DELLA MAGGIORA, Michele

(Ponte Buggianese, 1898 – 1926), operaio

Tubercolotico di guerra, affrontò con le armi il fascismo nascente. Comunista dal Ventuno, emigrò a Marsiglia dove s’iscrisse alla sezione di S. André del PCF; poi rientrò al paese per sottoporsi a cure mediche.

I fascisti del luogo lo presero di mira, con bastonature ma anche con vessazioni e scherno. Dopo un ricovero all’ospedale di Pescia, alla dimissione, esasperato, il 16 maggio 1928 uccise due fascisti, Giovanni Buonamici e Gino Moschini.

La stampa fascista innescò una furiosa campagna definendolo squilibrato e disperato; certa stampa non fascista (i concentrazionisti emigrati, ad esempio) prese per buone tali affermazioni.  Arrestato per strage al fine di attentare alla sicurezza dello Stato e suscitare la guerra civile, nel corso del processo a Lucca (città messa per l’occasione in stato d’assedio) il PM Carlo Baratelli si rifiutò di avallare le accuse e venne sostituito da Massimo Dessy. All’imputato fu impedito di nominarsi un avvocato di fiducia. Il presidente del Tribunale e l’avvocato d’ufficio (il fascista Manassero) tentarono di convincere Della Maggiora a chiedere la grazia al re con una dichiarazione formale in cui avesse accusato alcuni capi del PCdI di essere i mandanti dei due omicidi; Della Maggiora si rifiutò.

“Ho voluto con le armi manifestare il mio odio di proletario, che è l’odio di tutti i lavoratori, contro la tirannide fascista”.

Condannato a morte, fu il primo fucilato su sentenza del Tribunale Speciale.

“La mia situazione non era speciale: molti lavoratori erano trattati come me. Eravamo come schiavi. Non potevamo parlare. Non potevamo cercarci lavoro nei paesi vicini”

Alle 6,27 del 18 ottobre 1928, respinti i conforti religiosi, venne fucilato al cimitero di Ponte Buggianese. Cadde gridando: “Abbasso il fascismo”, “Viva la Rivoluzione proletaria”, “Viva i Soviet!”.

FONTI: «Bandiera Rossa» organo in italiano del PCO Argentino, 15 dicembre 1928

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