SEDRAN, Domenico “Alfonso Carlini”

(Pozzo di San Giorgio della Richinvelda, 1905 – Sequals, 1993), manutentore tranviario

 

Emigrato giovanissimo in Lussemburgo e Francia, entrò in contatto con i gruppi comunisti di lingua italiana. Negli scontri tra i sostenitori della linea ufficiale del partito e i bordighisti stette coi primi. Espulso dalla Francia nel 1927, si stabilì a Bruxelles. Membro del partito comunista belga, aderì alla frazione trotskista. Nel 1928 il partito lo espulse, e l’anno dopo ricevette il provvedimento di allontanamento dal Belgio per “aver minacciato la sicurezza nazionale” avendo preso parte a diverse manifestazioni antifasciste. Raggiunse clandestinamente Parigi, poi fu costretto a continui spostamenti: Lione, Bastia, di nuovo a Lione, Marsiglia, Tolone, di nuovo, a Marsiglia. Membro della NOI (Nuova Opposizione Italiana) trotskista, nell’estate del 1936 partì per la Spagna. Dopo aver chiesto senza esito di poter costituire una frazione trotskista all’interno del POUM, combatté inquadrato nella Columna Lenin sul fronte di Huesca. In stretto contatto con Grandizo Munis organizzò l’attività della Sección Bolchevique-Leninista de España (SBLE) a Barcellona. Nel marzo 1938 venne arrestato con altri trotskisti, accusati di essere spie di Franco. L’arresto fu conseguenza dell’eliminazione da parte del POUM del capitano delle Brigate Internazionali León Narwicz, agente NKVD pericoloso che si era infiltrato nel POUM per identificarne i militanti e tra i responsabili della morte di Andreu Nin. A sparare tre colpi in testa alla spia stalinista furono Albert Masó “Vega” (che collaborerà nel dopoguerra col PCInt) e Lluis Puig. La morte di Narwicz servì per arrestare e torturare i trotskisti della SBLE, tra cui Sedran. Condannato a morte, riuscì a fuggire, varcò i Pirenei e raggiunse la Francia. Venne internato e poi  deportato in Bretagna. Fuggito, riparò a Bruxelles. Tentò di rientrare in Italia ma venne arrestato a Modane.

Dopo il carcere si stabilì a Milano, e già durante la guerra entrò in contatto col PCInt, con cui collaborò fino al convegno di Torino (dicembre 1945), al quale partecipò anche Vega; contrario alle tesi di Perrone sull’imperialismo, abbandonò il PCInt per collegarsi nuovamente al movimento trotskista. Negli anni Sessanta ritornò nella terra natale, in Friuli, con una breve parentesi a Pola. Negli anni successivi aderì a Democrazia Proletaria e poi a Rifondazione Comunista.

FONTI: «Il Barbacian», dicembre 2015; D. Sedran, Memorie di un proletario rivoluzionario, «Critica Comunista», luglio-ottobre 1980; «La Risveglia», Un incontro: “Carlini” il rivoluzionario, nella tormenta del ‘900. maggio-dicembre 2001.

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