SILVA, Arnaldo “Ivan Monotov”

(Roma, 1887 – Poligono di Butovo, 1938), ufficiale dell’Armata Rossa

 

Comunista dal Ventuno, in occasione del congresso fascista (Roma, 7-10 novembre 1921) fu tra i più attivi nell’organizzare lo sciopero generale di cinque giorni e nell’erigere barricate nel quartiere di San Lorenzo a Roma. Il suo ruolo e quello degli anarchici sono stati rimossi dai successivi agiografi del PCI, da Giorgio Amendola a Paolo Spriano. In seguito a questi fatti, con l’accusa di «mancato omicidio» nel corso di uno scontro a fuoco, Silva venne internato nel carcere di Regina Coeli, dal quale evase; della sua clamorosa evasione se ne occupò la stampa romana per una settimana. Condannato in contumacia a 23 anni e 7 mesi di reclusione, alla fine del 1922 giunse a Mosca, dove venne ammesso all’Accademia militare dello Stato maggiore dell’Esercito Rosso. Solidale con le posizioni della Sinistra comunista italiana, aderì alla frazione costituita dai militanti italiani emigrati in URSS e iscritti al partito bolscevico. In uno dei suoi viaggi, giunto alla frontiera, la polizia sovietica gli trovò nascosta nel manico della valigia una lettera cifrata scritta dal gruppo bordighiano-trotskista di Mosca che lui aveva accettato di recapitare ai bordighiani-trotskisti in Francia. Per molto tempo i compagni sospettarono che il delatore fosse Plinio Trovatelli; invece fu l’agente Ersilio Ambrogi.

A causa di questa attività Silva venne sottoposto a provvedimenti disciplinari; espulso dal Club egli emigrati, un anno dopo fece autocritica e venne riammesso nel partito russo. Nel 1937 fu allontanato da Mosca e confinato nella regione di Krasnojarsk, dove, il 23 gennaio 1938, venne arrestato dalla NKVD con l’accusa di essere dirigente di un centro illegale controrivoluzionario trotzkista-bordighista di Mosca e di aver rivelato allo stato maggiore dell’esercito italiano informazioni spionistiche sugli obiettivi militari sovietici. Rinchiuso nel carcere della Taganka di Mosca, fu processato e condannato alla pena capitale.

 

FONTI: D. Corneli, Italiani vittime di Togliatti e dello stalinismo, Massari, 2019

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