STAGNETTI, Spartaco

(Roma, 1880 – Ustica, 1927), sindacalista

 

Dopo aver svolto, giovanissimo, attività tra i repubblicani e i socialisti, a 17 anni si avvicinò all’anarchia. A Trastevere fondò un Circolo Giovanile Operaio Anarchico, represso dalle autorità. Denunciato per istigazione all’odio di classe, venne arrestato dopo l’attentato di Gaetano Bresci a Monza (29 luglio 1900). Attivo antimilitarista, nel 1916 venne nominato segretario del Sindacato Ferrovieri delle Secondarie, aderente alla CGdL.

Condannato a cinque anni di confino (Ustica), tradotto nel gennaio, venne ucciso con un colpo di trincetto al cuore da un coatto comune il 15 agosto 1927. Il disegnatore socialista Giuseppe Scalarini (che fece un disegno raffigurante i funerali) lo ricordò così:

Il delitto più grave consumato a Ustica, quando c’ero io, fu l’uccisione dell’anarchico Spartaco Stagnetti, di Roma, che conduceva un’osteriuccia. L’uccise un coatto, il 13 [15] agosto 1927. Il giorno dopo, la salma venne esposta in una stanza a terreno dell’infermeria, trasformata in camera ardente. C’erano molti fiori e dei ceri. Tutta la giornata, fu una processione di confinati. Io e mia figlia Virginia gli facemmo il ritratto. Il giorno dei funerali la direzione non voleva che tutti i confinati seguissero il feretro, ma soltanto una cinquantina; allora decidemmo, per protesta, che nessuno l’accompagnasse: o tutti o nessuno, e ci ritirammo in silenzio nelle nostre case. Lo portarono al cimitero di notte. Dopo alcuni mesi la salma venne trasportata a Roma. La bara, portata a spalle da quattro confinati, e seguita dal direttore e da alcuni agenti, attraversò in fretta il paese. Vedo ancora, nella barca che la conduceva al piroscafo, la bianca cassa, sulla quale una mano pietosa aveva deposto un mazzetto di fiori. Povero Stagnetti.

Se la fine di Spartaco Stagnetti presenta molti aspetti misteriosi ed equivoci, la sua vicenda familiare è ancora più oscura.

La moglie di Spartaco Stagnetti, Giuseppina Cola, era a libro paga della Polizia Politica mentre Spartaco era al confino; nel fascicolo PolPol sugli Stagnetti all’Archivio di Stato (b. 1302), è riportato che il ricorso della Cola contro l’inserimento del proprio nome nella lista dei fiduciari della polizia fascista, venne rigettato dall’Alto Commissario per le sanzioni contro i reati fascisti. Nelle motivazioni del rigetto si scrive su Spartaco: “si vuole che sia stato ucciso non da elementi fascisti che non avevano motivo di essere confinati, bensì da elementi contrari al fascismo, i quali si erano accorti che lo Stagnetti era un provocatore e agente fascista”.

Inoltre il fratello di Spartaco, Metello Stagnetti, venne reclutato dalla Polizia Politica qualche anno dopo l’uccisione di Spartaco e poi si iscrisse al PNF “con convinzione e con fede”. 

“Gli Stagnetti, una vecchia famiglia romana di tradizioni anarchiche, vennero anch’essi investiti in pieno dal fenomeno della delazione” (M. Canali).

 

 

FONTI: F. Schirone, Spartaco Stagnetti, un confinato a Ustica… lo portarono al cimitero di notte!, in: https://www.centrostudiustica.it/images/PDF/pdf-copertine-rivista-lettera/Lettera-N.38-39/L38-39_Conf_Stagnetti_Schirone.pdf; M. Canali, Le spie del regime, Il Mulino, 2004

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