STALETTI, Aurelio “Luca”

(Milano, 1925 – Parigi, 2014), giornalista, agente letterario

 

Figlio di un tipografo e di un’operaia aderenti al PCI, dopo il 1943 partecipò alla Resistenza nella X Brigata Rocco, reparto garibaldino operante nel Cusio e nell’Ossola, a fianco di Nino Seniga (col quale partecipò all’episodio del treno di mercurio condotto a Briga, alla fine della Repubblica dell’Ossola) e Luciano Raimondi; tutti futuri protagonisti della scissione di Azione Comunista.

Militante della sezione della Bovisa del PCI milanese, venne espulso nel 1956 nel corso dei processi in sezione dopo la “fuga” di Seniga (segretario di Secchia) da Roma “con armi e bagagli”. Tra gli inquisitori vi furono Arturo Colombi, Nella Marcellino, Armando Cossutta. Divenne redattore, scrittore e impaginatore del giornale dei dissidenti «Azione Comunista» con gli altri milanesi espulsi Bruno Fortichiari, Mario Noè (“il mio maestro, che mi ha fatto conoscere le nefandezze del partito staliniano che è finito nella merda”), Seniga, Raimondi ed Emilio Setti.

Con la fine dell’esperienza di AC (1964) partì girovago per il mondo approdando a Parigi, ormai su posizioni libertarie. L’incontro coi surrealisti di André Breton lo spinse ad impegnarsi nel mondo letterario e artistico. Divenne l’agente di autrici di fama mondiale di letteratura erotica e dei migliori fumettisti in circolazione, dando impulso anche alla satira politica. Rientrò in Italia (1972), e fondò il giornale «L’Arcibraccio» con riferimento alla rivista surrealista francese L’Archibras, (“a metà strada tra il mensile «Hara-Kiri» fondato in Francia nel 1960 e il settimanale «Charlie-Hebdo») che uscì tra mille difficoltà per due anni. Deluso dall’ambiente italiano, tornò in Francia.

Scrisse L’Orzaiolo, romanzo autobiografico picaresco di un libertario errante.

«Non lavoro, non voto. Contrariamente alla mia volontà, non vegeto. Ciò m’ha costretto a girare cinque volte il mondo. Ho visto i capolavori più decantati e le nefandezze inconfessate che l’uomo ha prodotto. Odio la guerra, vivo nelle guerre. Ho tirato sassi contro la polizia, ho ancheggiato il fado e sentito il fetore dei cadaveri putrefatti. Ho oltraggiato le religioni e il comune senso del pudore. Ho lavato il culo ai miei figli neonati, li ho cullati, imboccati. Li amo. Prendo il treno della vita al volo, perché non ne osservo gli orari. Il sole è morto. Me n’accorgo di notte e non riesco a scaldarmi. Cerco i miei piedi, non li trovo. Dormo a feto.»

[L’Orzaiolo]

 

FONTI: L’Orzaiolo, Deriveapprodi, 2001; Corrispondenza tra Staletti e PM, archivio PM; Foto: http://archivio.fotografiaeuropea.it

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