Ancora abusi nelle carceri irachene "Ma i soldati Usa restano a guardare"

IRAQ, USA, DIRITTI UMANI

REPUBBLICA
Mar. 25/4/2006   ELLEN KNICKMEYER

(Copyright
Washington Post/La Repubblica.
Traduzione di Anna Bissanti)

Il Washington Post accusa il Pentagono di non fermare gli
eccessi compiuti dalle milizie locali

generale pace
Se un soldato americano assiste a scene di tortura è sua responsabilità
intervenire per porvi fine
rumsfeld Non credo che lei intenda che hanno l´obbligo di porvi fine
fisicamente, ma soltanto quello di riferirlo
generale pace Se sono presenti quando la tortura è in corso, Signore,
hanno l´obbligo di cercare di fermarla

BAGDAD – Lo scorso 13 novembre i soldati americani
trovarono 173 uomini incarcerati, alcuni dei quali emaciati e con segni di
tortura, in un bunker segreto nel complesso del ministero degli Interni nel
centro di Bagdad. I soldati trasferirono immediatamente gli uomini in una
diversa struttura carceraria per proteggerli da ulteriori maltrattamenti. Da
allora ci sono state almeno sei ispezioni congiunte di americani e iracheni in
centri di detenzione
, la maggior parte dei quali gestiti dal ministero
degli Interni a guida sciita. Due fonti coinvolte nelle ispezioni, una irachena
e una statunitense, hanno parlato di maltrattamenti riscontrati sui prigionieri
in tutti i centri visitati da febbraio. Le autorità militari americane
confermano che segni di gravi maltrattamenti sono stati individuati in due
centri di detenzione. Ma i soldati americani questa volta non hanno reagito
portando via tutti i prigionieri, come a novembre
. Invece, secondo fonti
americane e irachene, soltanto alcuni prigionieri tra i più maltrattati sono
stati portati via per essere curati. Altri prigionieri in due centri carcerari
sono stati spostati per ridurre il sovraffollamento, e le autorità irachene e
americane hanno lasciato tutti gli altri dove erano.
Questa prassi di lasciare i prigionieri dove si trovavano ha destato il
timore che possano andare incontro ad ulteriori problemi, e al contempo ha
fatto nascere un interrogativo negli ispettori: gli Stati Uniti hanno onorato
la promessa fatta dal generale dei Marines, Peter Pace, presidente dello stato
maggiore della Difesa, che i soldati americani avrebbero cercato di porre fine
alla tortura se ne fossero stati testimoni?
Pace, ad una conferenza stampa
del 29 novembre con il Segretario alla Difesa Donald Rumsfeld, aveva detto: «Se
un soldato americano assiste a scene di tortura è sua precisa responsabilità
intervenire per porvi fine». Rivolgendosi a Pace, Rumsfeld aveva ribattuto:
«Non credo che lei intenda che hanno l´obbligo di porvi fisicamente fine, ma
soltanto quello di riferirlo». E Pace aveva risposto: «Se sono fisicamente
presenti quando la tortura è in corso, Signore, hanno l´obbligo di cercare di
fermarla».
La fonte irachena a conoscenza dei dettagli delle ispezioni congiunte ha
detto che i prigionieri che non sono stati spostati in altre strutture sono
diventati più esposti e vulnerabili
: «Loro ci dicono che se li lasciamo lì
li uccideranno», ha detto la fonte, che ha chiesto di rimanere anonima perché
ha ricevuto minacce di morte. La fonte americana, che anch´essa ha chiesto
di restare anonima, ha descritto in una e-mail il maltrattamento riscontrato
nel corso di alcune visite effettuate dal 13 novembre in poi
: «Numerose
ecchimosi sulle braccia, sulle gambe e sui piedi. Molti iracheni presentavano
problemi alle spalle, alle mani e alle dita. Si sono visti anche segni di
frusta lasciati sulle loro spalle. Abbiamo un precedente e il presidente dello
stato maggiore della Difesa ci ha impartito delle linee guida che però non sono
applicate».
Il governo iracheno dice che i casi di maltrattamento, la detenzione illegale
dei prigionieri e gli omicidi perpetrati dagli squadroni sciiti della morte
sono pochi, e nega qualsiasi coinvolgimento nei rapimenti. L´esercito americano
dal canto suo ha detto che sta dedicando il 2006 a rafforzare e riformare le
forze dell´ordine irachene. Dopo le rivelazioni del 13 novembre, i
funzionari americani di più alto grado in Iraq – l´ambasciatore Zalmay
Khalilzad e il generale George W. Casey Jr. – hanno fatto rare reprimende
ufficiali al governo iracheno. Su insistenza delle autorità americane, l´Iraq
ha acconsentito a condurre ispezioni congiunte nei centri di detenzione, che
secondo gli Stati Uniti sarebbero più di mille
. In una dichiarazione, il
tenente colonnello Kevin Curry, portavoce delle operazioni di detenzione
statunitensi, ha aggiunto: «In uno dei siti tredici prigionieri evidenziavano
segni di tortura che richiedevano immediata assistenza medica. Tra i segni di
tortura vi erano ossa rotte, segni che indicavano che erano stati picchiati con
tubi di gomma e cavi elettrici, segni che indicavano che erano stati appesi al
soffitto, e bruciature di sigaretta».

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