Crisi e lotta di classe in Iran

Proponiamo di seguito la traduzione di un interessante articolo sulla situazione socio-economica in Iran del gruppo marxista australiano Socialist Alternative, pubblicato sul loro sito Red Flag (5 settembre 2022), firmato Bella Beiraghi

Una nuova ondata di scioperi e proteste ha attraversato l’Iran dall’inizio del 2022. Ci sono state proteste per la scarsità d’acqua e il prezzo del pane, e scioperi nazionali degli insegnanti. Dalla piccola provincia del Khorasan alla capitale Teheran, la gente è scesa in strada con due slogan: “Morte al dittatore” e “Vittoria ai lavoratori”.

L’economia iraniana è in forte crisi. A giugno la valuta nazionale ha toccato il valore più basso di sempre, l’inflazione è al 41,5% su base annua, e continua a crescere (dati del Centro Di Statistica iraniano). Il prezzo dei generi alimentari essenziali è aumentato del 90,2% e sono triplicate le spese delle famiglie, mentre i salari reali continuano a diminuire. Il governo ha risposto intensificando le misure di austerità. Di recente, ha tagliato i sussidi per il grano – il che ha fatto aumentare di tredici volte il prezzo del pane – e ha eliminato i sussidi per i farmaci.

È dal 2018 che la classe operaia iraniana subisce il peso delle pesanti sanzioni statunitensi. Poi, nel 2020, la devastazione portata da COVID-19, con 7,5 milioni di casi (registrati) e più di 143.000 morti – ma il numero reale è probabilmente molto più alto. Su Internet sono stati diffusi video di ospedali sovraffollati di malati, con persone che chiedono medicine e cadaveri ammassati fuori dal pronto soccorso.

L’attuale regime è estremamente impopolare. L’anno scorso il conservatore Ebrahim Raisi ha vinto la presidenza, con la più bassa affluenza alle urne degli ultimi 40 anni. Raisi è famigerato per una serie di cacce alle streghe contro i dissidenti politici. Nel 1988 ha diretto la “commissione della morte”, che ha ordinato l’esecuzione di migliaia di prigionieri politici. Il governo Raisi rappresenta la scelta di una crescente repressione delle crisi interne e del dissenso, e delle crescenti ambizioni imperialiste nella regione della classe dominante.

Le rivolte per il pane sono scoppiate per la prima volta, ad inizio maggio, nella provincia meridionale del Khuzestan, a seguito del taglio dei sussidi per il grano da parte del governo. La provincia, sede di un’ampia minoranza araba e dei lavoratori della canna da zucchero militanti del sindacato Haft Tappeh, è un punto nevralgico della lotta. Rivolte e proteste si sono diffuse in 40 città e paesi. La popolazione ha occupato edifici governativi, preso d’assalto banche e sequestrato magazzini di farina. A Junqan ha persino tentato di bruciare la base di una milizia sostenuta dallo Stato.

Questi primi disordini sono stati repressi dall’esercito, ma in breve la rivolta è riemersa nella città di Abadan. Il crollo di due grattacieli di proprietà di Hossein Abdol-Baghi, uno degli uomini più ricchi di Abadan, ha ucciso più di 40 persone. I manifestanti si sono subito riversati nelle strade chiedendo la condanna a morte di Abdol-Baghi e giustizia per le vittime. La rabbia era tale che Abdol-Baghi ha dovuto fuggire dalla città sotto la protezione delle forze di sicurezza. Quando il governo ha tentato di calmare i manifestanti inviando un portavoce in città, costui è stato attaccato in diretta televisiva dai manifestanti che urlavano “Morte al dittatore”.

Queste lotte urbane facevano seguito a un’ondata di mobilitazioni sindacali iniziate nei primi mesi del 2022, in risposta alla crisi del costo della vita. A guidare questa battaglia sono stati gli insegnanti. Organizzati sotto il Consiglio di Coordinamento dei Sindacati degli Insegnanti, essi hanno organizzato una serie di scioperi, manifestazioni e occupazioni in tutto il Paese, tra cui grandi dimostrazioni in occasione del Primo Maggio. Nel corso della campagna, gli insegnanti hanno avanzato richieste politiche, tra cui il diritto di formare sindacati indipendenti, l’istruzione gratuita, il diritto all’istruzione per le minoranze nazionali, il rilascio dei prigionieri politici e il diritto di insegnare senza il controllo dello Stato.

La radicalizzazione degli insegnanti ebbe inizio nel 2017, quando un’ondata di scioperi portò alla creazione di sindacati indipendenti e il Consiglio di coordinamento dei sindacati degli insegnanti divenne l’organo nazionale di rappresentanza degli insegnanti. Ma lo scoppio di COVID-19, all’inizio del 2020, ha determinato un punto di svolta per gli insegnanti: l’istruzione è diventata online e gli insegnanti hanno iniziato a creare reti di comunicazione che coinvolgono migliaia di lavoratori in tutto il Paese.

È stata istituita online una Shura (Consiglio) di coordinamento, un organo nazionale eletto che rappresenta tutti i sindacati degli insegnanti del Paese, per coordinare il processo decisionale collettivo sulle rivendicazioni politiche, la strategia e le tattiche del movimento. Ma quando la Shura di coordinamento è entrata in azione, ha coinvolto anche altri settori sociali, tra cui gli studenti e i pensionati. Fatto ancora più importante, la Shura ha iniziato a organizzare collettivamente i lavoratori, di tutti i settori, per protestare e scioperare; in questo modo si è estesa oltre il Consiglio di coordinamento dei sindacati degli insegnanti.

Dopo la mobilitazione nazionale illegale del Primo Maggio organizzata dagli insegnanti, il governo ha arrestato centinaia di sindacalisti di spicco e li ha sbattuti in prigione. La Shura ha immediatamente lanciato una campagna per chiederne il rilascio. Altri sindacati militanti come Haft Tappeh, il sindacato dei lavoratori degli autobus di Teheran, il sindacato Vahed e il sindacato dei pensionati hanno lanciato campagne di solidarietà con gli insegnanti incarcerati e hanno organizzato proteste e scioperi per chiederne il rilascio incondizionato. La forza della campagna per la liberazione degli insegnanti imprigionati ha costretto il regime a fare parziali concessioni.

Forse il più significativo e recente sviluppo del movimento operaio iraniano è il riemergere e il diffondersi della politica e dell’organizzazione marxista in alcuni settori dei lavoratori. Il “Comitato d’azione organizzata per il lavoro” (LOAC) è una delle numerose organizzazioni socialiste rivoluzionarie nate tra gli insegnanti, gli operai di Haft Tappeh e i lavoratori del petrolifero. Obiettivo del LOAC è costruire le basi per un partito operaio socialista rivoluzionario che possa un giorno rovesciare lo Stato capitalista con la rivoluzione. Gli attivisti coinvolti in questi gruppi rischiano il sequestro, la tortura e persino la morte e operano in gran parte in clandestinità. La crescente influenza di una politica socialista tra i settori avanzati dei lavoratori, nonostante la repressione del regime, è il risultato dell’intensificarsi delle lotte in Iran. È stato gettato il seme dell’organizzazione socialista rivoluzionaria in alcuni settori specifici della classe operaia iraniana: insegnanti, autisti di autobus, lavoratori delle fabbriche e del petrolio. È uno sviluppo promettente che, se portato avanti nei prossimi anni, potrebbe lanciare una seria sfida al capitalismo iraniano.

[https://redflag.org.au/about; https://redflag.org.au/article/crisis-and-class-struggle-iran]

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