Nord Corea pronta al test del supermissile

Danilo Taino

Per Tokio il lancio sarebbe «una violazione» degli
accordi tra i due Paesi. La Rice chiede ai cinesi di fare pressioni su Kim

È in grado di colpire gli
Stati Uniti. In allerta le diplomazie dall’Asia all’Europa

TOKIO – Le diplomazie dell’Asia orientale sono in allerta.
Sulla base di rapporti che vengono dalle capitali della regione e da
Washington, ci si aspetta che la Corea del Nord lanci un missile balistico
intercontinentale capace in teoria di colpire anche il territorio degli Stati
Uniti
. I preparativi, nella base di Masudan-ri, nel Nordest del Paese, sono
osservati dai satelliti spia da cinque settimane ma nelle ultime ore la
convinzione che il test stia per essere effettuato si è fatta forte e ha messo
in moto i governi: giapponesi, sudcoreani, cinesi, americani sono mobilitati
e probabilmente anche Mosca si sta preparando. Gli Stati Uniti hanno fatto
sapere che il lancio sarebbe «provocatorio» e congelerebbe le trattative, in
corso ma tortuose, sul programma nucleare di Pyongyang
.


Che il regime di Kim Jong Il spari il missile (senza carica, si ritiene) non
è detto. Di certo, tutto è pronto, nella base
. I giornali giapponesi dicono
che, secondo fotografie satellitari, il Teapodong-2 a tre stadi è ormai
assemblato ed è sulla rampa. Sarebbero anche arrivati dieci serbatoi di
carburante. Si tratta delle stesse procedure – sottolineano gli esperti – che
nel 1998 precedettero il lancio di un Teapodong-1 che passò sopra al Giappone,
finì nel Pacifico e rese cosciente la comunità internazionale delle attività
nordcoreane. Quel missile aveva una gittata di duemila chilometri, questo
dovrebbe poter arrivare a seimila e mostrerebbe i nuovi muscoli nordcoreani. Probabilmente,
si tratta di un’arma poco precisa: i sistemi di guida non sono mai stati
testati. Di sicuro, però, se il lancio dovesse avvenire alzerebbe il livello
dello scontro in Asia e probabilmente avrebbe effetti a cascata gravi
.
Tokio è in prima linea, in queste ore. Shinzo Abe, capo gabinetto del
premier Junichiro Koizumi e candidato a succedergli in settembre, dopo essere
stato molto prudente nei giorni scorsi, si è convinto del pericolo e ha detto
che ogni gesto che metta in pericolo la sicurezza nipponica sarà considerato
«una violazione della dichiarazione di Pyongyang», firmata nel 2002 da Koizumi
e Kim, che prevede l’impegno a congelare ogni lancio capace di colpire il
Giappone
. (Nel 1998, Pyongyang aveva anche dichiarato una moratoria
unilaterale sul lancio dei missili: nelle settimane scorse, però, ha detto di
non ritenerla più in essere). Il ministro degli Esteri di Tokio, Taro Aso, si è
incontrato ieri con l’ambasciatore americano Thomas Schieffer per discutere la
minaccia e ha fatto avere a Pyongyang, via Pechino, un invito diplomatico a
desistere.
Nel frattempo, la Casa Bianca ha reso noto che la segretario di Stato
Condoleezza Rice ha chiesto ai cinesi di fare pressioni su Kim affinché si
fermi e che una richiesta del genere aveva fatto giorni fa il presidente Bush
al leader di Pechino Hu Jintao. Il Pentagono, invece, ha comunicato di essere
pronto con eventuali misure difensive. Anche la Corea del Sud ha invitato, ma
con meno determinazione, il governo del Nord a non effettuare il lancio
.
Mentre 15 Nobel per la pace, tra cui l’ex leader sovietico Gorbaciov, lanciano
un doppio appello: agli americani, perché tolgano le sanzioni economiche verso
i nordcoreani; a Pyongyang perché abbandoni la sua politica atomica e accetti
le ispezioni internazionali. Insomma, tutti gli occhi sono su quel piccolo,
povero ma non quieto Paese. Proprio questo, in realtà, potrebbe essere
l’obiettivo di Kim: in un momento in cui l’attenzione di Washington è
concentrata su Iraq e Iran, fare sapere al mondo di esserci e alzare la posta
con chi lo vuole convincere a rinunciare ai piani nucleari. Magari preparando
il lancio e poi non effettuandolo
. Fatto sta che i governi mostrano nervosismo
crescente ogni ora che passa, anche perché se si trattasse di una semplice
messinscena non si capisce in quale forum la Corea del Nord potrebbe farla
fruttare, dal momento che i colloqui a Sei aperti da tempo al momento sono
fermi.
Il lancio avrebbe probabilmente conseguenze notevoli. Gli Stati Uniti
potrebbero prendere l’occasione per aumentare i finanziamenti destinati alla
difesa anti-missilistica. Il Giappone potrebbe ulteriormente cambiare la sua
posizione in fatto di difesa, già in forte trasformazione, e alcuni analisti
dicono che, di fronte a una minaccia nucleare, potrebbe addirittura
riconsiderare la scelta anti-atomica
. Un’escalation che sarebbe vista
malissimo dalla Cina e non sarebbe nemmeno apprezzata dalla Corea del Sud, che
sta cercando di ammorbidire i cugini settentrionali con ogni mezzo (proprio
allontanare sempre più Seul da Washington è uno degli obiettivi di Kim).
Le prossime ore potrebbero essere ideali per il lancio. Una finestra di bel
tempo si chiuderà questa sera, quando potrebbero arrivare piogge quasi
monsoniche. Non che un missile balistico non si possa lanciare sotto l’acqua.
Gli esperti, però, pensano che, trattandosi di un apparato non testato, gli
scienziati di Pyongyang preferiscano ridurre le possibilità di brutta figura.
Per ora, tengono sveglie le diplomazie di mezzo mondo.

COREA DEL NORD

POVERTÀ Il Paese, guidato dal dittatore Kim Jong il, è
sempre più povero e isolato. Due milioni di persone sono morte di fame negli
ultimi 10 anni
DIRITTI UMANI Torture, esecuzioni pubbliche, schiavismo e campi di
prigionia. Decine di rapporti accusano il regime totalitario di gravissime
violazioni dei diritti umani
NUCLEARE Nel 2002 la Corea del Nord decise di riattivare un reattore
nucleare. Il Paese è in possesso dell’atomica, a settembre del 2005 il regime
si era impegnato a rinunciare al programma di armamento nucleare ma poi
l’accordo era saltato
MISSILI Lo scorso marzo Pyongyang aveva portato a termine un doppio test
missilistico

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