Scontro all’Onu, gli Usa chiedono le scuse di Annan

IRAQ, USA, TERRORISMO

CORRIERE Ven. 9/6/2006  
Alessandra Farkas

Interviene la Rice. Il numero due delle Nazioni Unite aveva
detto: «Nascondete al popolo americano il nostro buon lavoro»

Il vicesegretario generale
Malloch Brown accusa il rappresentante statunitense Bolton

NEW YORK – La tensione che da anni
avvelena il rapporto tra Nazioni Unite e Stati Uniti è esplosa in quello che
negli ambienti diplomatici newyorchesi viene definito «il più violento scontro
pubblico nella storia del Palazzo di Vetro».
Uno scontro che ha innestato una crisi dalle implicazioni potenzialmente
disastrose per il futuro dell’organismo mondiale: ieri il segretario di stato Condoleezza
Rice ha telefonato personalmente al segretario generale dell’Onu Kofi Annan per
protestare contro le critiche «senza precedenti» del Palazzo di Vetro agli
Stati Uniti
.

L’alterco è esploso ad una conferenza sponsorizzata dal «Center for American
Progress» e dalla «Century Foundation», quando il Vice Segretario Generale Onu,
Mark Malloch Brown, ha accusato Washington di sfruttare le Nazioni Unite come
strumento diplomatico quando gli conviene, dimenticandosi poi di difenderle in
Patria dai virulenti attacchi quotidiani della destra. E anzi di «tenere
completamente all’oscuro il popolo americano sull’efficace lavoro svolto
dall’Onu»
.
«Questo tipo di politica diplomatica della segretezza è insostenibile», ha
puntato il dito Malloch Brown, secondo cui, tranne gli sforzi del Segretario di
Stato Condoleezza Rice e del suo predecessore Colin Powell, «il buon operato
dell’Onu è completamente taciuto nell’America Profonda, la Middle America» che,
ha aggiunto, «è lasciata in balia dei nostri più feroci detrattori come il
commentatore di destra Rush Limbaugh e la Fox News». A dargli ragione: l’ultimo
sondaggio Gallup, dove il 64% degli Americani (un record) boccia l’operato
dell’Onu
.
Per l’ambasciatore statunitense John Bolton, approdato al Palazzo di Vetro dopo
aver affermato che «se il Palazzo di Vetro perdesse i dieci piani più alti non
farebbe la minima differenza», è stato un invito a nozze. «Anche se
l’obiettivo del discorso erano gli Stati Uniti, alla fine la vittima saranno le
stesse Nazioni Unite», ha minacciato Bolton, paventando un ulteriore
irrigidimento della già ultraintransigente posizione americana. Alla fine del
mese l’Onu rischia la paralisi a causa di una manovra di bilancio varata in
dicembre su pressione Usa: manovra che condiziona l’erogazione di ulteriori
fondi all’avanzamento delle riforme
.
«La parte peggiore del discorso è il tono paternalistico e condiscendente nei
confronti del popolo americano», ha detto Bolton, piccato soprattutto dal fatto
che Malloch Brown, un inglese, abbia usato il termine «America Profonda» nei
confronti dei cugini minori. E ha chiesto ad Annan di «dissociarsi
personalmente e pubblicamente dalle posizioni illegittime espresse dal suo
vice». Alcune ore più tardi Kofi Annan è corso in difesa del Vice Segretario,
«perché l’Onu non può funzionare se gli Stati Uniti non decideranno di
svolgervi un ruolo centrale».
La lite rischia di inasprire ciò che Malloch Brown ha definito «il
matrimonio infelice» tra Usa e Onu. Un matrimonio deterioratosi dopo il rifiuto
del Consiglio di Sicurezza di appoggiare l’invasione americana dell’Iraq. E
sopravvissuto, ma a malapena, ad innumerevoli diverbi e bracci di ferro. Ultimo:
la decisione dell’America di votare (insieme a solo tre altre Nazioni) contro
la creazione di un nuovo Consiglio dei Diritti Umani appoggiato da ben 170
Paesi
.
A rinfocolare le reciproche animosità è anche l’imminente elezione del
successore di Kofi Annan. L’ambasciatore Bolton ha chiesto una vasta
epurazione di alti funzionari al Palazzo di Vetro quando, a fine anno, il
segretario generale lascerà il mandato
. «Il prossimo leader deve essere
messo nelle condizioni di partire da zero», ha spiegato Bolton. Che rifiuta
anche l’antica pratica di «rotazione tra continenti» secondo cui il successore
dovrebbe essere un rappresentante del continente Asiatico, in favore di un
candidato dell’Europa dell’Est
.

Leave a Reply