Un vero film di pirati/ La Marina militare in missione di lunga durata

Gfp     081210/090219

Un vero film di pirati/ La Marina militare in missione di lunga durata

●    Nel quadro di una competizione nazionale per il controllo militare delle rotte commerciali marittime di fronte alla costa orientale africana, che viene presentata come, e collegata alla, lotta contro i pirati.

●    Quasi tutte le grandi potenze (circa una dozzina di paesi) inviano la loro marina da guerra nel Corno d’Africa: USA, UE, Russia e India. Fine 2008, c’erano nella regione oltre 10 navi da guerra, appartenenti oltre che a paesi Nato e UE (4 fregate, con la tedesca Rheinland-Pfalz + navi pattuglia delloperazione Enduring Freedom, con la tedesca Mecklenburg-Vorpommern), anche a Russia, India, Pakistan, UE e una dell’Iran. Si sono poi aggiunte due cacciatorpediniere e una nave da rifornimento cinesi; ora le navi da guerra sono due dozzine.

●    Si vanno aggiungendo navi da guerra di Turchia, Sud Corea, Giappone, previste altre unità europee, di Italia ed Olanda. I comandi militari sono separati.

●    Questa sfilata delle potenze fa presagire una futura competizione militare.

●    Con questa missione nel Corno d’Africa, UE ed USA entrano per la prima in competizione militare, scontrandosi per averne il comando

o   La Ue è entrata ufficialmente in guerra contro i pirati nel Corno d’Africa, la prima missione autonoma della marina nella storia UE, l’operazione EU Navfor Somalia – Atalanta.

o   Per bilanciare la missione UE, gli Usa hanno formato una nuova associazione multinazionale, Combined Task Force 151, CTF-151, a cui hanno aderito anche paesi europei, come Danimarca e Turchia.

o   La Russia rafforza la sua posizione strategica nella regione, Nord Africa e MO; fra pochi anni avrà basi nello Jemen (Sokotra), in Siria (Tartus) e in Libia (Tripoli) creando basi per la sua marina militare, ad Aden. Ad ottobre 2008 la Libia ha offerta alla Russia una base per la marina.

o   La Germania si è assicurata da anni Djibuti, dove hanno una base anche Francia e Usa.

– Il mandato della UE autorizza i militari ad intraprendere tutte “le necessarie misure, compreso il ricorso alla forza” contro i pirati, per scoraggiarli, evitarne gli attacchi o anche attaccarli. Anche il governo tedesco ha deciso di partecipare alla missione UE, a breve la scontata approvazione parlamentare.

– La Marina tedesca, che da anni lamenta un supposto “vuoto di attivazione” in alto mare, sta preparando l’opinione ad accettare un dispiegamento di lunga durata delle navi da guerra tedesche nel Corno d’Africa; anche i servizi segreti tedeschi (BND) sfruttano l’opportunità della guerra anti-pirati per chiedere nuove competenze.

o   I media tedeschi sono per una azione robusta della Bundeswehr contro i pirati (gli attacchi pirateschi sarebbero fortemente cresciuti a livello mondiale), e appoggiano le nuove competenze offensive richieste dalla marina militare.

– Essendo le operazioni antipirateria compito della polizia, perché possa parteciparvi anche la marina, deve una legge specifica regolamentare la lotta alla pirateria con navi da guerra, cosa possibile solo con una modifica della Costituzione che ampli i poteri della marina militare.

– Non essendo la questione ancora risolta, essa è stata aggirata in vista della missione UE: secondo il ministro tedesco della Difesa, Jung, l’operazione nel Corno d’Africa è costituzionale, perché la Germania secondo la costituzione può partecipare attivamente nel quadro di un “sistema di sicurezza collettiva mutua”. Questo riguarderebbe anche la missione della marina militare della UE.

– Permangono tuttavia lacci giuridici alla libertà d’azione dei militari: il testo varato dal governo prevede che la marina si occupi della prevenzione di azioni piratesche, ma non che combatta attivamente i pirati. Jung: il mandato comprende lo sparare, ma solo a difesa di una nave, non per catturare i pirati.

– La pirateria internazionale – diminuita rispetto ai primi anni del 2000 (con 445 episodi nel 2003; 329 nel 2004 e 263 nel 2007) – si è rafforzata dinanzi alle coste somale, da quanto l’Etiopia l’ha occupata due (tre) anni fa appoggiata da pesi occidentali, con un’escalation della guerra: da inizio 2008 100 incidenti, realmente attaccate 40 navi su circa 25mila navi mercantili che percorrono annualmente le rotte dinanzi al Corno d’Africa. In gennaio 2009 sono state attaccate 23 navi da 3 navi pirata, Per il 2008 gli esperti prevedono perdite per $50mn., una cifra ben modesta a paragone delle perdite per la crisi finanziaria o dei costi  delle missioni militari in corso.

Pressioni alla lotta anti-pirati da parte dei media, del settore logistica, delle assicurazioni, degli armatori tedeschi. E’ in preparazione anche un film d’azione alla TV sulla lotta contro i pirati, una drammatizzazione in appoggio alle richieste di escalation; si aggiungono dichiarazioni allarmistiche da parte dei ministeri tedeschi Estero e Trasporti.

Gfp      081210
Echtes Piratenkino
10.12.2008
BRÜSSEL/BERLIN

(Eigener Bericht) – Trotz des für heute angekündigten Kabinettsbeschlusses über den Einsatz deutscher Kriegsschiffe am Horn von Afrika

–   drängt die Marine auf neue Offensivkompetenzen. Es genüge nicht, Schüsse zur Abwehr von Angriffen abgeben zu dürfen, erklären Militärs; vielmehr müsse man die Erlaubnis erhalten, Seeräuber aktiv zu verfolgen.

–   Hintergrund ist der internationale Wettlauf um die militärische Kontrolle der Seehandelsstraßen vor der ostafrikanischen Küste, der mit dem Kampf gegen Piraten verbunden wird.

–   Entgegen populären Behauptungen stagniert die weltweite Seeräuberei auf einem Niveau, das deutlich unter dem Stand zu Beginn des Jahrtausends liegt; nur vor der Küste Somalias ist eine Zunahme festzustellen, seit Äthiopien im Verbund mit den westlichen Staaten vor zwei Jahren dort einmarschiert ist und der Krieg eskaliert. Die deutschen Medien schließen sich weithin den Forderungen der Militärs nach einer Ausweitung ihrer Angriffsbefugnisse an. Waffengewalt müsse nicht nur defensiv, sondern auch offensiv zulässig sein: Man dürfe nicht nur nach dem Motto "Dabei sein ist alles" handeln.

Robust

–   Die Europäische Union[e] befindet sich seit Wochenbeginn offiziell im Kampf gegen Piraten vor der Küste Somalias. Am Montag stimmten die Außenminister der Mitgliedstaaten dem Operationsplan für den Einsatz gegen Seeräuber am Horn von Afrika zu und fassten den förmlichen Beschluss, den ersten Marineeinsatz in der Geschichte der EU zu starten: Die Operation "EU Navfor Somalia – Atalanta".

–   Kriegsschiffe aus mehreren EU-Staaten, von denen die ersten bereits vor Ort sind, können damit unverzüglich den Einsatz aufnehmen. Ihr Mandat bevollmächtigt die Militärs, sämtliche "notwendigen Maßnahmen, einschließlich der Anwendung von Gewalt" zu ergreifen, um Piraten abzuschrecken, ihre Angriffe zu verhindern oder sie auch zu attackieren.[1] Der seit langem angestrebte "robuste" Einsatz der deutschen Marine rückt ebenfalls näher: Die Bundesregierung beschließt heute die deutsche Beteiligung an der EU-Piratenmission. Der Bundestag soll noch in der nächsten Woche entscheiden, die Mehrheit der Stimmen gilt als sicher.

Vollzugsvakuum

–   Mit der Erteilung des Einsatzmandates durch das Parlament erreichen die deutschen Militärs ein wichtiges Ziel. Sie beklagen seit Jahren ein angebliches "Vollzugsvakuum" auf hoher See: Operationen gegen Piraten gehören, wie die Verbrechensbekämpfung insgesamt, zum Aufgabenbereich der Bundespolizei.

–   Damit auch die Marine auf "Piratenjagd" gehen kann, soll die Bekämpfung von Seeräubern mit Kriegsschiffen ausdrücklich gesetzlich geregelt werden – und zwar durch eine Grundgesetzänderung zur Ausweitung der Marinebefugnisse (german-foreign-policy.com berichtete [2]).

–   Da sich dies bisher nicht durchsetzen ließ, werden die rechtlichen Hürden beim bevorstehenden EU-Einsatz durch eine spezielle Konstruktion umgangen. Die Operation vor Somalia ist Verteidigungsminister Jung zufolge verfassungskonform, da Deutschland laut Grundgesetz im Rahmen eines "Systems gegenseitiger kollektiver Sicherheit" aktiv werden kann. Dies treffe auf den EU-Marineeinsatz zu.

Aktiver Schuss

–   Trotz dieses Teilerfolgs stehen einem ungehemmten Vorgehen der Militärs noch juristische Hindernisse im Weg. Dem Mandatstext zufolge, der dem Bundeskabinett vorliegt, soll die Marine sich zwar der "Verhütung seeräuberischer Handlungen" widmen, nicht aber Piraten aktiv bekämpfen.

–   Laut Verteidigungsministerium geht ihr Mandat "bis zum aktiven Schuss"; dieser darf jedoch ausschließlich dem Schutz eines Schiffes vor einem Angriff dienen, nicht der Verfolgung von Piraten.[3] Diese Einschränkung wird heftig kritisiert.

–   Einmal mehr scheine die deutsche Beteiligung an einem militärpolitischen Großvorhaben, dem internationalen Kampf gegen die Piraterie, unter dem olympischen Motto "Dabei sein ist alles" zu stehen, beschwert sich die Presse.[4] Die deutschen Einsatzregeln dürften nicht zu defensiv ausfallen, mahnt der FDP-Verteidigungsexperte Rainer Stinner: "Nur Schiffe zu begleiten reicht nicht aus. Wir müssen Piraten aktiv bekämpfen und ihnen vor allem die Schiffe wegnehmen."[5] Der Inspekteur der deutschen Marine, Vizeadmiral Wolfgang Nolting, hatte bereits im September eine "beschämende weitgehende Untätigkeit" deutscher Kriegsschiffe beklagt und dazu aufgerufen, öffentlichen Druck mobilisieren, um die Handlungskompetenzen der Seestreitkräfte zu vergrößern.[6]

Dramatisierung

–   Die deutschen Medien nehmen die PR-Kampagne von Militärs und Politikern überwiegend positiv auf und setzen sich fast ausschließlich für ein möglichst "robustes" Vorgehen der Bundeswehr gegen Piraten ein. Zur Begründung heißt es etwa, die Zahl der Piratenattacken auf den Weltmeeren habe "dramatisch zugenommen".[7]

–   Tatsächlich sinkt sie seit geraumer Zeit. Das International Maritime Bureau (IMB), das für die Beobachtung der Seepiraterie zuständig ist, stellte schon 2004 einen Rückgang der registrierten Überfälle fest, von 445 im Vorjahr auf 329. Im Jahr 2007 kam es weltweit nur noch zu 263 Überfällen. Die Zahlen des laufenden Jahres bleiben etwa auf diesem Stand: In den ersten neuen Monaten 2008 verzeichnete das Piracy Reporting Centre des IMB 199 Vorfälle gegenüber 198 im selben Zeitraum des Vorjahres.[8]

–   Vor der Küste Ostafrikas nimmt die Zahl der Überfälle zwar tatsächlich zu, seit Äthiopien mit Unterstützung des Westens nach Somalia einmarschiert ist und der dortige Krieg eskaliert. Seit Jahresbeginn wurden am Horn von Afrika rund 100 Zwischenfälle mit Seeräubern registriert. Wirklich gekapert wurden jedoch nur rund 40 Schiffe – bei etwa 25.000 Handelsschiffen, die jedes Jahr durch die gefährdete Wasserstraße am Horn von Afrika fahren. Auch die von Fachleuten und Schiffsversicherern erwartete Rekordjahressumme von 50 Millionen US-Dollar Lösegeld nimmt sich angesichts der Beträge, die in der Finanzkrise verschleudert werden, oder im Vergleich zu den Kosten der aktuellen Militäreinsätze bescheiden aus.

SOS

–   Deutsche Medien und Vertreter der Logistikbranche fordern dennoch unermüdlich, im Kampf gegen Piraten müsse man endlich "Ernst machen" – andernfalls könne der Welthandel erheblichen Schaden nehmen.[9] Die zunehmende Piraterie verteuere Versicherungen für Schiffe und erhöhe die Frachtraten; dies schlage sich letztlich auf die Verbraucher nieder, weil die Preise im Supermarkt stiegen, heißt es drohend.[10]

–   Die deutschen Reeder funken SOS und behaupten, sie könnten kaum noch Personal für Fahrten durch den Golf von Aden finden. Sie fordern deshalb mehr Schutz durch das Militär: "Wir sind sehr beunruhigt, dass sich die Unterstützung der Marinen verzögert. Wir brauchen jetzt dringend Hilfe", sagte ein Sprecher des Verbands Deutscher Reeder. "Die Marinen müssen dort endlich gemeinsam eingreifen."[11] Die Forderungen ignorieren offenkundige Handlungsalternativen.

–   So heißt es über die dänische Reederei Maersk, ihre Schiffe wählten eine Route, mit der sich die Piraten umfahren ließen. Deutsche Reedereien hingegen betrachteten "die Lage mit gespannter Ruhe. Denn für die Piraten sind deutsche Containerschiffe keine leichte Beute."[12] Zwar gebe es auch für deutsche Schiffe ein Gefährdungspotenzial; allerdings erschwerten deren steile, hohe Kielwände ein Kapern durch Piraten beträchtlich.

Nicht zu erkennen

Inzwischen kommt es neben einer Popularisierung – ein "actionreiches und emotionales TV-Event-Movie" über die Piratenbekämpfung ist geplant [13] – zu einer starken Dramatisierung der Thematik, die geeignet ist, beliebige Eskalationsforderungen zu stützen. So berichteten am Wochenende fast sämtliche Medien in großer Aufmachtung, die deutsche Marine habe einen Piratenangriff auf ein deutsches Kreuzfahrtschiff vereitelt. Das Vier-Sterne-Schiff "MS Astor" sei im Golf von Oman von Seeräubern angegriffen worden, hieß es: "Die Passagiere kamen mit dem Schrecken davon: Die Fregatte ‘Mecklenburg-Vorpommern’ konnte die Attacke in letzter Minute verhindern."[14] Tatsächlich hatte das Kriegsschiff sogenannte Warnschüsse zur Nothilfe auf zwei Schnellboote abgegeben, die in etwa drei Seemeilen Entfernung von dem Kreuzfahrtschiff aufgetaucht waren und daraufhin flüchteten.[15] Ob es sich dabei überhaupt um Piratenboote handelte, war eingestandenermaßen nicht herauszufinden; Waffen waren nach übereinstimmenden Angaben nicht zu erkennen. Ein Sprecher des Kreuzfahrtanbieters Transocean Tours erklärte, einen Hilferuf habe man nicht abgesetzt, die 492 Gäste an Bord hätten von dem Zwischenfall ebenso wenig bemerkt wie die Besatzung.[16]

Nicht angegriffen

–   Obwohl der Reiseveranstalter betont, das Kreuzfahrtschiff sei "definitiv nicht angegriffen worden" und fahre ungehindert auf der geplanten Route weiter, erklärt das Auswärtige Amt, Reisende gingen am Horn von Afrika ein "sehr großes Sicherheitsrisiko" ein.[17] Bundesverkehrsminister Wolfgang Tiefensee warnt die deutschen Reeder "wegen der Piratengefahr" vor Fahrten in den Golf von Aden. Jeder Reeder und jeder Kapitän müsse die Sicherheit der Passagiere an erste Stelle setzen, sagt der Politiker: "Es geht hier nicht um Piratenkino, sondern um echte Todesgefahr."[18]

Militärkonkurrenz

– Die Bemühungen um eine Ausweitung der Einsatzkompetenzen erfolgen zu einem Zeitpunkt, da fast sämtliche großen Mächte ihre Marinen an das Horn von Afrika entsenden: Kriegsschiffe der Vereinigten Staaten, der EU, Russlands und Indiens kreuzen in den dortigen Gewässern, die zu den weltweit wichtigsten Routen des Seehandels gehören.

–   Während Russland sich um eine Marinebasis in Aden (Jemen) bemüht und die indische Kriegsmarine in Oman ankern darf, hat Berlin sich bereits vor Jahren Landerechte in Dijbouti gesichert, wo auch Frankreich und die USA eigene Stützpunkte unterhalten.

–   Der Aufmarsch der Großmächte am Horn von Afrika (german-foreign-policy.com berichtete [19]) lässt die künftige Militärkonkurrenz erahnen.

[1] EU erlaubt Waffengewalt gegen Piraten vor Somalia; www. sueddeutsche.de 08.12.2008

[2] s. dazu Seekrieger (I), Seekrieger (II), Expeditionary Navy, Seemacht (I), Seemacht (II), Piratenjagd, S.O.S. – Piraten, Modelleinsatz vor Somalia und Exklusive Ansprechstellen

[3] "Deutsche Marine soll primär Piraterie verhüten"; Frankfurter Allgemeine Zeitung 06.12.2008

[4] Bundeswehr und Piraten: Hauptsache dabei; Tagesspiegel 08.12.2008

[5] "Deutsche Marine soll primär Piraterie verhüten"; Frankfurter Allgemeine Zeitung 06.12.2008

[6] s. dazu S.O.S. – Piraten

[7] Dramatischer Anstieg: Mehr Piraten-Überfälle; www.n-tv.de 23.10.2008

[8] Piracy mounts unabated in Somalia: IMB report; www.iccwbo.org 23.10.2008

[9] Welthandel leidet unter Piraterie; Handelsblatt 04.12.2008

[10] Experte: Piraterie macht Waren teurer; Handelsblatt 19.11.2008

[11] Machtlose Marine: Reeder funken SOS wegen Piraten; Financial Times Deutschland 19.11.2008. Die Angst vor Piraten beeinträchtigt den Welthandel; Frankfurter Allgemeine Zeitung 20.11.2008

[12] Piraten zwingen Reederei Maersk zum Umdenken; Handelsblatt 21.11.2008

[13] s. dazu S.O.S. – Piraten

[14] Piratenattacke auf MS Astor: Marine vereitelt Angriff auf deutsches Kreuzfahrtschiff; Spiegel online 04.12.2008

[15], [16] Marine rettet "MS Astor" vor Piraten-Angriff; dpa 05.12.2008

[17] Die Piraten im Visier; Kölnische Rundschau 09.12.2008

[18] Weltreisende flüchten vor Piraten in die Luft; Netzeitung 09.12.2008

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Gfp      090219

Marine im Dauereinsatz

19.02.2009
BERLIN/DJIBOUTI
(Eigener Bericht) –

–   Transatlantische Rivalitäten begleiten den internationalen Aufmarsch von Kriegsschiffen am Horn von Afrika. Zwei Dutzend Fregatten und Zerstörer aus mehr als einem Dutzend Staaten operieren mittlerweile zur Piratenbekämpfung in dem Gebiet, das einige der wichtigsten globalen Seehandelswege umfasst.

–   Dabei bestehen die westlichen Führungsmächte auf getrennten Kommandos.

–   Während die EU ihren ersten eigenständigen Marineeinsatz probt, haben die Vereinigten Staaten ihrerseits einen neuen multinationalen Verband gegründet, dem sich auch europäische Staaten anschließen.

–   Damit treten EU und USA erstmals in militärischer Konkurrenz zueinander an und kämpfen um die Führung.

–   Zugleich stärkt Russland mit dem Bau mehrerer Marinestützpunkte seine strategische Position in der Region.

–   Die deutsche Basis in dem umkämpften Gebiet befindet sich in Djibouti. Marinekreise beginnen, die Öffentlichkeit auf eine dauerhafte Stationierung deutscher Kriegsschiffe am Horn von Afrika vorzubereiten.

Selbstbewusstsein

–   Trotz des Aufmarschs zahlreicher Kriegsschiffe ist die Zahl der Piratenangriffe am Horn von Afrika im Januar auf ein neues Rekordniveau gestiegen. Insgesamt wurden 23 Schiffe attackiert, drei Kaperversuche gelangen. Der bisherige Monats-Höchststand vom September 2008 hatte nur bei 16 Angriffen gelegen.

–   Um den Marineeinsatz zu rechtfertigen, erklärt die EU in einer Bilanz ihrer Anti-Piraten-Mission "Atalanta", es sei zumindest geglückt, die Erfolgsquote der Piraten signifikant zu senken. Auch die Bundeswehr wertet den Marineeinsatz trotz der Kaperung des deutschen Flüssiggastankers "Longchamp" als Erfolg.[1] General Wolfgang Schneiderhan, als Generalinspekteur der Bundeswehr für die Einsatzführung verantwortlich, attestierte der Truppe bei einem Besuch der Fregatte "Rheinland-Pfalz" im Golf von Aden "maritimes Selbstbewusstsein und Optimismus". Die Marine sei "gut gerüstet, um diesen für uns sehr wichtigen Einsatz erfolgreich durchzuführen", lautete das Fazit des Generalinspekteurs.[2]

Armada

–   Der internationale Wettstreit um die militärische Kontrolle der wichtigen Seehandelsstraßen vor der ostafrikanischen Küste, der mit der Piratenbekämpfung verbunden ist, dauert unterdessen an – mit einer wachsenden Zahl an Teilnehmern.

–   Ende 2008 waren in der Region bereits mehr als zehn Kriegsschiffe im Einsatz gemeldet worden, darunter neben NATO- und EU-Einheiten auch russische, indische, pakistanische und US-amerikanische Kriegsschiffe sowie eines aus dem Iran.[3] Ende Dezember brachen dann zwei weitere Zerstörer und ein Versorgungsschiff der Volksrepublik China in Richtung Golf von Aden auf; mittlerweile ist eine beeindruckende Streitmacht am Horn von Afrika versammelt – zwei Dutzend Kriegsschiffe aus mehr als einem Dutzend Staaten.[4]

–   Zu der Armada gehören vier Fregatten aus Europa, die im Rahmen der EU-Operation im Krisengebiet kreuzen, darunter die deutsche Fregatte "Rheinland-Pfalz". Hinzu kommen mehrere im Rahmen der US-geführten "Operation Enduring Freedom" (OEF) patrouillierende Kriegsschiffe, darunter die deutsche Fregatte "Mecklenburg-Vorpommern".

Führungsstreit

–   Die Zahl der Kriegsschiffe am Horn von Afrika wird sich in Kürze weiter erhöhen. Am Dienstag setzte die Türkei eine Fregatte in Richtung Golf von Aden in Marsch. Noch im Februar will auch die südkoreanische Marine einen Zerstörer entsenden, Anfang März sollen zwei japanische Zerstörer folgen. Angekündigt ist bereits, dass weitere Einheiten aus EU-Staaten – etwa aus Italien und den Niederlanden – in die Region verlegt werden sollen.

–   Dabei spitzt sich auch der Streit um die militärische Führungsrolle zu. Die USA haben als Gegenstück zur EU-Mission eine eigene, von einem US-Offizier geführte multinationale Einheit gegründet (Combined Task Force 151, CTF-151), die vom Roten Meer bis zum Indischen Ozean operieren soll. Dabei macht der US-Verband der EU Mitglieder abspenstig: Ein dänisches Schiff integrierte sich offiziell in die US-geführte CTF-151.

–   Auch die vom EU-Anwärter Türkei entsandte Fregatte wird sich dem US-Verband anschließen.

Operative Möglichkeiten

–   Eine besondere Rolle spielt derzeit die Kriegsmarine Russlands, die sich auf eine dauerhafte Präsenz in Nordafrika und im Nahen Osten vorbereitet. Schon "in einigen Jahren" werde man Stützpunkte im Jemen (Sokotra), in Syrien (Tartus) und in Libyen (Tripolis) unterhalten, verlautet aus dem Führungsstab der Seekriegsflotte.

–   Moskau plane "ein Stützpunktsystem der Kriegsmarine in entfernten Gegenden", um aktuelle, aber auch potenzielle Bedrohungen seiner Sicherheit "effektiv parieren" zu können, sagte ein Marinevertreter. Ein eigener Stützpunkt im Mittelmeer – dort patrouillieren russische Schiffe inzwischen wieder – werde die "operativen Möglichkeiten der russischen Seekriegsflotte erweitern", erklärte ein Flottenadmiral.[5] Im Oktober vergangenen Jahres hatte der libysche Staatschef Muammar al-Gaddafi Moskau eine Marinebasis angeboten und war damit auf großes Interesse gestoßen.

Auf der Höhe der Zeit

–   An der Erweiterung ihrer operativen Möglichkeiten arbeiten auch deutsche Militärs und Regierungsvertreter. So wollen Experten der Regierungskoalition die Gelegenheit nutzen, um dem Bundesnachrichtendienst (BND) neue Befugnisse zu verschaffen. Bislang darf der BND Anschlüsse deutscher Staatsangehöriger im Ausland nicht gezielt erfassen. Das geltende Recht sei "nicht auf der Höhe der Zeit", heißt es nun dazu. Noch in dieser Legislaturperiode soll eine Gesetzesänderung verabschiedet werden: Der Kampf gegen Piraten vor der Küste Somalias und gegen Geiselnehmer in anderen Ländern mache es erforderlich, dem BND das Orten und Abhören der Telefone von Deutschen im Ausland zu gestatten.[6]

Fünf Jahre reichen nicht

Darüber hinaus beginnen Marinekreise, die Öffentlichkeit auf eine dauerhafte Präsenz deutscher Kriegsschiffe an den Seehandelsstraßen am Horn von Afrika vorzubereiten. Die Zeitschrift MarineForum, das Organ des Interessenverbands der Marineoffiziere – "von allen gern gelesen, die sich dem maritimen Standort Deutschland verbunden fühlen" – erklärt, ein Abzug sei nicht zu empfehlen: "Klar ist doch, dass die Piraten parallel zu einem Abzug von Kriegsschiffen ihre Aktivitäten sofort wieder erhöhen werden. Eine vielleicht zwei oder drei, ja selbst fünf Jahre währende Präsenz wird sicher keine Jahrhunderte alte ‘regionale Tradition’ beenden".[7]

Weitere Informationen über die Aktivitäten der deutschen Marine zur Piratenbekämpfung finden Sie hier: Seekrieger (I), Seekrieger (II), Expeditionary Navy, Seemacht (I), Seemacht (II), Piratenjagd, S.O.S. – Piraten, Modelleinsatz vor Somalia, Echtes Piratenkino und Aufmarsch vor Somalia.

[1] Geringere Gefahr: Marine-Einsatz gegen Piraten erfolgreich; Tagesspiegel 26.01.2009. Deutsche Marine nennt Anti-Piraten-Mission Erfolg; Spiegel online 30.01.2009

[2] Generalinspekteur besucht Fregatte Rheinland-Pfalz im Einsatzgebiet; www.bundeswehr.de 16.02.2009

[3] s. dazu Aufmarsch vor Somalia

[4] Mission: Piratenjagd; www.stern.de 14.02.2009

[5] Strategische Häfen: Russen planen angeblich neue Marinestützpunkte; Welt online 16.01.2009

[6] Koalitionsfraktionen wollen BND auf Geiselnehmer ansetzen; AFP 03.02.2009

[7] Die aktuelle Lage am Horn von Afrika; www.marineforum.info

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