ZOCCHI, Pulvio

(San Giovanni Valdarno, 1878 – ?), capostazione delle Ferrovie, sindacalista

 

Assunto nelle Ferrovie come capostazione, lavorò nella sua città, e presto venne attratto dal sindacalismo rivoluzionario. Redattore del periodico ferroviario «La Staffetta» (1905-1906 con Ugo Clerici, futuro interventista e fascista), nel 1909 venne nominato segretario della CdL di Bologna. Dopo tre anni di scontri interni, le leghe a direzione socialista abbandonarono la CdL ormai saldamente in mano ai rivoluzionari di Zocchi.

Spostatosi a Torino, si mise alla testa di uno sciopero di operai dell’automobile contro il contratto firmato dalla FIOM. Fu uno dei fondatori del Comitato dell’Azione Diretta e dell’Unione Sindacale Italiana, confederazione contrapposta alla CGdL riformista. Nel 1913 a Milano prese il posto di Filippo Corridoni che era stato portato in galera. Organizzò lotte che quasi sempre sfociavano in duri scontri con le guardie. Dopo lo sciopero generale di agosto l’anarchico romagnolo Giovanni Baldazzi, emigrato negli Stati Uniti e aderente agli IWW (altro bell’esemplare che da  estremista spaccamontagne diverrà filofascista), attaccò duramente Zocchi, “solo, assoluto e dispotico dirigente” dell’Unione Sindacale Milanese (Zocchiani o sindacalisti, «Il Libertario», 21 agosto 1913), ribadendo poi le accuse allo Zocchi su «L’Avvenire anarchico».

Un giovane di Parma descriveva così lo Zocchi:

A Parma, una volta, tutti avevano la politica nella pelle. Portavo ancora i calzoni corti che andavo già ai comizi, prima della guerra del ‘15. Ne ricordo uno, nel Salone della Cooperativa Bevitori del Cornocchio, tenuto da Pulvio Zocchi. L’uditorio era composto da diverse decine di persone, cassonieri, braccianti, spesati, ferrovieri, qualche donna vestita di scuro con il figlio piccolo in braccio. In fondo alla sala alcune giovani coppie con il suonatore di fisarmonica, che attendeva di prendere il posto dell’oratore per attaccare le danze domenicali con la mazurca di Migliavacca o Il ballo dell’usignolo. A questo pubblico pomeridiano Pulvio Zocchi chiedeva perentoriamente di “buttare a mare i poliziotti“, cosa non facile a Parma. Parlava in piedi su un tavolo addossato alla parete, sulla quale spiccava un grande quadro di Gesù Cristo, con una fiammante tunica rossa. Gesù Cristo, il primo socialista, mi diceva mio padre.

Nel suo estremismo Zocchi si spinse ad elogiare l’anarchico Jean Jacques Liabeuf, ciabattino francese ghigliottinato, che oltre ad essere un magnaccia era anche un assassino, avendo ucciso un poliziotto una volta uscito di galera. Nel 1915 Zocchi ispirò  «La Coerenza», settimanale milanese antimilitarista, antipatriottico, antiguerrafondaio.

Quando nacque il fascismo seguì molti suoi compagni sindacalisti rivoluzionari che vi aderirono? Vi sono un po’ di dubbi. Forse si avvicinò al regime ma senza svolgere attività. Secondo «Il Progresso» (giornale del gruppo progressista Alta Italia Democrazia del Lavoro) del febbraio 1945, Mussolini sbarrò sempre le porte del PNF a Zocchi non avendo dimenticato ciò che la “baldracca” Zocchi nei primi anni Dieci avrebbe scritto “con volgarità tutta toscana” a proposito del futuro Duce: “nato dai lombi adulteri di una grande tr..a”.

Alla fine degli anni Trenta lo Zocchi collaborò a «La Verità», giornale di Bombacci tollerato dal regime che raccoglieva vecchi avanzi del sindacalismo rivoluzionario che non si opponevano al fascismo. Certo è che nel febbraio 1945 l’ex capostazione di San Giovanni Valdarno lo troviamo tra i protagonisti di quell’obbrobrio chiamato Raggruppamento Nazionale Repubblicano Socialista guidato dal filosofo Edmondo Cione, tentativo maldestro di conciliare Resistenza e RSI, che si attirò l’odio sia dei gerarchi più intransigenti che del fronte antifascista. L’esperimento fallì, e Zocchi intraprese un duro scontro polemico con Cione, pubblicando nel 1945 Cione e la sua morte civile. La nascita osteggiata la crescita ingloriosa la morte inonorata del Raggruppamento Nazionale Repubblicano Socialista (1945).

Nel dopoguerra ricevette simpatici elogi dalla stampa socialista: L’«Avanti» del 10 marzo 1945 parlò di lui come “Vecchio massone del vecchio sindacalismo corridoniano (ragazzi eravamo, Pulvio, quando tu oravi su le piazze, e non ti credevamo)”; «Il progresso» del marzo 1945 scrisse di “stupidità e facce di bronzo” citando i nomi di Cione, Sollazzo, Zocchi.

Lo scritto più famoso dello Zocchi rimane Lo Sciopero Generale dei Ferrovieri Francesi, pubblicato a Parma nel 1911 in un’edizione per il Nord America.

S’ignorano data e luogo di morte.

 

FONTI: «Il Progresso», febbraio 1945, p. 2

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