AMATO E FERRERO LAVORANO SU CITTADINANZA, CPT E DECRETO FLUSSI

Ministri “cacciavit” per smontare la Bossi-Fini
Il lavoro è «di concerto», le polemiche poche, i risultati però si vedranno
solo a partire da ottobre

I ministri (due, Giuliano Amato agli Interni e Paolo Ferrero alla
Solidarietà sociale) e i sottosegretari (uno, o meglio una, Marcella Lucidi,
che sta sempre agli Interni ed ha la delega sull’Immigrazione) stanno lavorando
sottotraccia e col metodo, caro a Prodi, dei cacciavit
. I risultati non arriveranno
subito – anche se dei segnali già si vedono – ma quando il quadro sarà completo
si tratterà di una vera e propria «rivoluzione». Non solo rispetto alla mai
troppo deprecata e deprecabile Bossi-Fini, l’ultimo atto legislativo di
riferimento, nell’ambito del quinquennio berlusconiano, sul tema immigrazione
ma anche rispetto a tutta la legislazione italiana sul tema. Dalla famosa legge
Martelli del ’92 in poi, per capirci.
Tre i pilastri sui quali
si muove l’azione del governo e dei suoi ministri
(che lavorano quasi
sempre, anche se non sempre, «di concerto»): stato di salute cpt, nuove norme per la legge di
cittadinanza e decreto flussi.
Il primo, quello più noto ai e sui media,
riguarda i Cpt ed ha già superato, nei fatti, il trito dibattito andato in onda
in campagna elettorale sulla loro «chiusura» (come invocava tutta la sinistra
radicale e molte associazioni di volontariato e ong) o sul loro «superamento»,
come chiedeva – e chiede – l’ala moderata dell’Unione e dell’Ulivo. Dopo la
visita congiunta Ferrero-Lucidi al cpt di Lampedusa, svoltasi nei primissimi
giorni d’insediamento del nuovo governo e che ha coinciso con un drammatico
picco degli sbarchi di clandestini in terra di Sicilia e dopo alcune serrate e
riservate riunioni guidate con polso fermo proprio dalla Lucidi, infatti, – il ministero dell’Interno ha
varato in meno di un mese la commissione d’ispezione sui Cpt ed ha posto alla
sua testa il rappresentante dell’Onu in Italia Staffan De Mistura, che ha
ricevuto apposita autorizzazione a presiederla dal segretario generale Kofi
Annan. La commissione – formata, e già questa è una novità da nove membri, di
cui quattro di nomina governativa, oltre al presidente, e quattro nominati
direttamente dalle associazioni (tra loro Amnesty, Arci, Caritas e Sant’Egidio)
– comincerà i suoi lavori questa settimana ma sul suo tavolo già fremono molti
scottanti dossier, dal cpt di Lampedusa fino a quello di Torino, dove vi è
stata una recente e clamorosa «fuga» di immigrati irregolari. L’opera di «smontaggio»
della Bossi-Fini, dunque, è cominciata a partire dall’osso più duro, quello dei
cpt, anche se le divergenze tra il ministro dell’Interno
(che ha
sostenuto, nell’audizione presso la commissione Affari costituzionali, che
sarebbe «ingenuo» pensare «ad altre strutture di identificazione per gli
immigrati clandestini») e
quello della Solidarietà sociale, che chiede di «superarli» – corroborato anche
dalle prese di posizioni dello stesso Vaticano (cardinale Renato Martino, che
ha parlato di «luoghi disumani») e dell’intero mondo del volontariato, Caritas
(che ha presentato il suo consueto e fondamentale Dossier statistico 2005
sull’immigrazione poche settimane fa) in testa, permangono
.

Dal punto di vista legislativo, invece, lo “smontaggio” della Bossi-Fini è
davvero in corso d’opera e produrrà, sul medio più che sul breve periodo, tutti
i suoi frutti. Senza mai
parlare di «abrogazione» della Bossi-Fini, infatti, Amato
– sempre
nell’audizione del 20 giugno scorso – ha indicato chiaramente come e dove vuole cambiarla.
E, su questo punto, la sintonia con Ferrero è totale e il «concerto» tra l’ala
moderata e l’ala radicale dell’Unione funziona alla perfezione. Due i fronti d’attacco. Il
primo è quello di una nuova legge sulla cittadinanza e di un’altra, quella sul
diritto d’asilo, che nella legislazione italiana manca del tutto
, come
l’Acnuhr della brava, bella e tosta Laura Boldrini non ha mai smesso di
denunciare (ultima occasione pubblica, la giornata mondiale del Rifugiato). Ma
sul punto la Lucidi assicura: «Il diritto all’asilo è un diritto soggettivo
pieno» e ci sono serie ragioni per ritenere che, sul punto, il governo
presenterà alle Camere un testo innovativo quanto «blindato». Proprio ieri,
invece, sempre presso il ministero dell’Interno, si sono svolte due riunioni
importanti e che danno il segno del nuovo vento che spira nelle stanze del
Viminale, a partire dal Dipartimento per le libertà civili e la libertà
religiosa retto dal prefetto «di ferro» Anna Maria D’Ascenzo. La prima ha visto
arrivare al dicastero gli esponenti della Consulta islamica, la seconda vedrà,
nei prossimi giorni, a colloquio con il sottosegretario Lucidi le associazioni
degli immigrati in Italia. L’idea
del ministero (cioè di Amato e della Lucidi, ma anche di Ferrero, idee che peraltro
godono già di un parere illustre, quello della sociologa Giovanna Zincone, oggi
consigliere diplomatico del Quirinale) sta nel ribaltare o meglio nel
«riequilibrare» il principio dello ius sanguinis, che ha sempre prevalso in un
paese come il nostro, storicamente portato all’emigrazione, con quello dello
ius solii, tipico dei paesi d’immigrazione, magari legandolo a test di cultura
generale e di conoscenza della lingua come avviene in altri paesi europei,
Francia in testa. Il problema si pone in modo particolarmente urgente per i
figli degli immigrati nati in Italia e qui residenti da anni
: una
proposta di legge presentata da diversi parlamentari del centrosinistra
recepisce la proposta della comunità di Sant’Egidio, che chiede di concedere la cittadinanza ai
figli di immigrati regolari presenti sul suolo patrio dopo due anni mentre oggi
il minore straniero deve aspettare il compimento del 18 esimo anno di età per
fare richiesta e un immigrato adulto ottiene la carta di soggiorno dopo ben sei
anni di presenza regolare
, atti comunque soggetti alla fin troppo ampia
«discrezionalità» delle prefetture.
E proprio su queste, riguardo al terzo e più delicato punto in questione, il
decreto flussi il cui iter è cominciato il 5 giugno scorso ma che non troverà
conclusione prima della fine settembre dopo diverse girandole di «tavoli
tecnici», si appuntano le attuali «preoccupazioni» del ministro Ferrero: «Il numero delle domande
presentate – spiega al Riformista – supera le 500 mila, se consideriamo le 170
mila già approvate e le altre 350 mila che vogliamo regolarizzare ma il
meccanismo inventato da Pisanu e dalla Bossi-Fini per lo smaltimento delle
pratiche, tutte avanzate da datori di lavoro reali che abbisognano di
manodopera legale e retribuita, è lento e farraginoso
. Sono preoccupato
ed ho già investito della questione il ministro Amato». I due ministri non
potrebbero essere politicamente e culturalmente più diversi, tra loro, ma sul
punto come su altro (rinnovi dei permessi di soggiorno, pratica dei
ricongiungimenti familiari, re-introduzione del permesso di soggiorno per
ragioni di lavoro, come prevedeva la legge Turco-Napolitano) lavoreranno «di
concerto», questo è sicuro.

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