Carri armati a Bangkok: è colpo di Stato

Danilo
Taino

I militari appoggiati dal re destituiscono Thaksin e
prendono il potere


Golpe militare in THAILANDIA: destituito il premier, da
tempo accusato di brogli e malversazioni. Forse il re, molto popolare,
schierato coi golpisti.


Un tuffo nell’altro secolo: carri armati nelle strade di
Bangkok, militari alla televisione, braccio di ferro tra potere civile e potere
militare mentre il primo ministro è all’estero. Il colpo di Stato in Thailandia
sarà forse lite, leggero, senza spari e morti. Forse: si vedrà nelle prossime
ore. E «temporaneo», come ha fatto sapere un portavoce dei militari che l’hanno
realizzato, in attesa che una commissione studi una riforma politica con
l’obiettivo di sbloccare una situazione paradossale che andava avanti dalle
elezioni dello scorso aprile. Ciò nonostante, si tratta di qualcosa che non si
verificava in Thailandia da 15 anni, una presa del potere armata nell’unico
Paese davvero democratico della Penisola indocinese e in una delle tigri
economiche del Sudest asiatico.
Movimenti di altri tempi, almeno per l’Asia in buona parte sulla strada della
democratizzazione da un paio di decenni. Sul fare della sera, i carri armati
si sono mossi verso il centro di Bangkok, la grande capitale del Paese, hanno
circondato la tv di Stato e gli uffici del governo. Militari sarebbero entrati
anche negli uffici del primo ministro, il controverso Thaksin Shinawatra in
quel momento a New York per partecipare all’assemblea generale delle Nazioni
Unite. In apparenza non sono stati sparati colpi d’arma da fuoco
, gli
abitanti sono stati a guardare, il traffico ha lentamente (come sempre)
continuato a scorrere. Poche ore dopo, un portavoce dei putschisti ha fatto
sapere che le forze armate hanno il controllo della capitale e ha spiegato il
colpo come una reazione alla «corruzione» del governo e al fatto che il primo
ministro «ha diviso il Paese». Risultato: il comandante in capo dell’esercito,
Sondhi Boonyaratglyn, ha sospeso la costituzione e dichiarato la legge marziale
.

Da New York, Thaksin ha licenziato Sondhi, dichiarato anch’egli l’emergenza
nazionale e revocato a sé i poteri dei comandi militari. Promette di tornare in
patria al più presto ma non è detto lo possa fare
. Situazione complicata.
Sul terreno al momento vincono i ribelli: in televisione mandano musiche
patriottiche e mostrano fotografie del re, Bhumibol, amatissimo dai
thailandesi. E, per ora, non risulta che le forze armate si siano spaccate,
anche se voci di dissensi circolano.
A livello internazionale, le diplomazie sono esterrefatte per il precipitare
di una situazione che si sapeva critica ma che fino a pochi giorni fa non ci si
immaginava potesse sfociare in un colpo di Stato. A complicare le cose per i
ministeri degli Esteri di tutto il mondo, in queste ore è la posizione del
sovrano, considerato l’architrave della Thailandia e della sua evoluzione
democratica (regna dal 1946): la Casa Bianca ha parlato di situazione «non
chiara» e ha invitato a seguire metodi pacifici e democratici; la Ue ha
espresso «grave preoccupazione»
.
Secondo notizie che arrivano da Bangkok, Bhumibol sarebbe stato informato delle
intenzioni del generale Sondhi. Addirittura, il canale 5 della tv
thailandese ha sostenuto che il potere è ora nelle mani di un Consiglio di
Riforma Democratica (o Amministrativa) con il re «come capo dello Stato», una
formula confusa che non chiarisce la posizione del sovrano
. Nella notte,
però, i golpisti si sarebbero incontrati con il re.
La Thailandia è dall’aprile scorso senza Parlamento: le elezioni, vinte da
Thaksin ma boicottate dall’opposizione, sono state dichiarate non valide. In
questi mesi, il primo ministro è rimasto in carica per gli affari correnti ma
la situazione si è andata via via complicando e le prossime elezioni, previste
per metà ottobre, nei giorni scorsi erano state ulteriormente rinviate. In più,
il Paese è diviso sulla vendita effettuata in gennaio da Thaksin — ricchissimo
imprenditore — del suo gruppo di telecomunicazioni a un fondo di Singapore: il
premier è accusato di non avere pagato tasse e di avere ceduto all’estero un
bene nazionale
.
A muovere i carri armati, però, è probabilmente stato uno scontro diretto
tra Thaksin e i militari. Come ogni settembre, l’esercito thailandese affronta
il cambiamento di una serie di alti ufficiali. Questa volta, il primo ministro
non ha voluto ratificare le scelte dei generali
, con la motivazione che al
momento non ne ha il potere. I militari, però, sostengono che vorrebbe imporre
suoi uomini ai comandi e da qualche settimana a Bangkok si parla di scontro
aperto tra Thaksin e uno dei padri della patria, l’ex generale Prem
Tinsulanonda, ex primo ministro egli stesso, alleato di Sondhi e, soprattutto,
primo consigliere di re Bhumibol.
Ieri, la moneta, il baht, è crollata. Scuole, banche e Borsa oggi rimarranno
chiuse.

IL VOTO DEL 2005 Nel febbraio 2005 il primo ministro
Thaksin Shinawatra stravince le elezioni. Thaksin era già al potere dal 2001
LA PROTESTA Un anno dopo Thaksin è costretto dalla pressione della
piazza a convocare elezioni anticipate per il 2 aprile, che si tengono
nonostante il boicottaggio dell’opposizione
IL DOPPIO PASSO Thaksin delega i suoi poteri ma a maggio riprende in
mano le redini del potere

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