Dell’utilità della secessione

Sudan, secessione, Germania, potenze
Gfp     110110
Dell’utilità della secessione

●    Il Sud Sudan ha indetto il 9 gennaio 2011 il referendum per la secessione dal Nord,

o   il cui responso a favore appare certo.

– Il referendum era previsto dall’accordo di pace tra il governo centrale sudanese e l’SPLM (Sudan Peoples’ Liberation Movement), siglato sotto la pressione di Usa, GB e Germania ad inizio 2005.

●    La secessione rappresenta il punto culminante delle manovre geostrategiche dell’Occidente, il cui principale obiettivo è quello di sottrarre questi territori ricchi di risorse al controllo del Nord arabo, collegandoli invece ai paesi filo-occidentali dell’Africa Orientale,

o   cooperazione non esente da problemi, ma soddisfacente sulle questioni centrali.

●    Dopo la secessione, Juba (la capitale dei Sud Sudan) controllerebbe fino all’80% delle complessive risorse petrolifere sudanesi.

– Già da metà anni Novanta Berlino segue ed appoggia il percorso verso la secessione con i fondi dei cosiddetti “aiuti allo sviluppo” stanziati per la creazione dello Stato e per progetti di infrastrutture;

o   l’intervento tedesco viene presentato all’opinione come finalizzato a porre termine alla guerra civile in Sudan e alla difesa dei diritti umani, mentre osservatori di Human Rights Watch riferiscono già dal 2009 di gravi violazioni dei diritti umani in Sudsudan, perpetrate dalle forze di repressione locali e non punite dal governo di Juba;

o   Amnesty International ha riportato l’incarcerazione arbitraria di giornalisti da parte dello Stato.

o   Il regime SPLM di Juba attizza scontri etnici privilegiando l’etnia Dinka. Nel primo semestre 2010 l’ONU ha riferito si almeno 700 vittime e 150mila profughi a seguito di scontri armati tra vari gruppi linguistici in Sudsudan, dove le vittime di scontri tribali sarebbero superiori a quelle della guerra nel Darfur.

– Nuovi documenti di Wikileak confermano che il Sudsudan viene armato (carri armati compresi) contro Khartum con il sostegno dell’Occidente. Il Kenia, lasciando transitare gli armamenti, fornisce un supporto logistico.

– Contribuisce all’armamento dei secessionisti anche la Bundeswehr che da anni finge di non vedere il rifornimento di migliaia di carri armati ed altri armamenti, mentre nel quadro della missione UNMIS (missione Onu in Sudan) dovrebbe vigilare sul mantenimento della tregua.

o   E’ nota la vicenda dei 32 carri armati trasportati da una nave mercantile catturata dai pirati nel 2008, che dovevano essere consegnati tramite Mombasa al Sudsudan; erano stati imbarcati in Ucraina, l’acquisto era stato siglato dal governo del filooccidentale Juschenko.

– Dal 1998 il tedesco “Istituto Max-Planck per il diritto pubblico estero e internazionale” si occupa della questioni del Sud Sudan, con programmi di aggiornamento per gli addetti al settore Giustizia e di consulenza legislativa;

o   l’Istituto ha guidato l’elaborazione della bozza della Costituzione sud sudanese.

o   Con i fondi dell’Agenzia Tedesca per la Cooperazione Internazionale (GIZ – Deutsche Gesellschaft für Internationale Zusammenarbeit, fino al 2010 chiamata GTZ) Berlino ha investito €2,8mn. per la creazione della polizia sudsudanese; altri €550mila per le forze congiunte di polizia della regione di Abyie. Dal 2007 DGIZ segue un programma decennale di appoggio alla creazione delle sovrastrutture statali. Sarebbero oltre €50mn. gli “aiuti allo sviluppo” erogati da Berlino a Juba dal 2005.

o   GIZ partecipa al progetto per una rivista di informazione ed ha organizzato l’aggiornamento dei giornalisti radio, in cooperazione con l’emittente tedesca Deutsche Welle, finanziata dal governo.

– La partecipazione di Berlino alla creazione di infrastrutture, la cui carenza rappresenta uno dei più gravi problemi del Sudsudan, prepara le condizioni oggettive per il distacco dal Nord; da anni GTZ ha avviato la costruzione di strade che vanno verso l’Uganda, aprendo una nuova direttrice al Sudsudan;

o   le vie di comunicazioni e gli oleodotti esistenti passavano finora per lo più nel territorio controllato dal Nord Sudan.

o   Dal 2003 imprese tedesche stanno occupandosi della costruzione di un collegamento ferroviario verso la costa del Kenia, che consente una rotta alternativa per il trasporto di petrolio; ThyssenKrupp GfT Gleistechnik è subentrato nel progetto al il piccolo gruppo tedesco Thormählen Schweißtechnik, fallito.

●    La secessionerischia di deludere fortemente le aspettative della popolazione del Sud Sudan, visto il carattere repressivo del regime sud sudanese e le difficoltà di approvvigionamento;

o   e rischia di innescare nuovi scontri tra i vari gruppi linguistici rivali, (che hanno già causato molte più vittime della guerra in Darfur) e in particolare nella regione di Abyei ricca di giacimenti petroliferi rivendicati tanto da Khartum che da Juba e divisa tra filo nordisti e filo sudisti.

– La UE sta da tempo discutendo sull’invio di un suo contingente armato (Battle group) nel territorio disputato.

L’Occidente intende esercitare una forte pressione su Khartum per impedire che imponga militarmente l’unità del paese, ma non è chiaro se ci riuscirà

Gfp      110110

Vom Nutzen der Sezession

10.01.2011
KHARTUM/JUBA/BERLIN

–   (Eigener Bericht) – Dank langjähriger Unterstützung auch aus Berlin steht der Südsudan nach dem gestern gestarteten Abspaltungsreferendum vor der Sezession. Daran, dass eine klare Mehrheit für die Trennung von Khartum stimmen wird, besteht kein Zweifel.

–   Damit nähert sich eine geostrategische Operation des Westens ihrem Höhepunkt, die es zum Ziel hat, die reichen Ressourcengebiete des Sudan arabischer Kontrolle zu entziehen und sie stattdessen an die westlich orientierten Staaten Ostafrikas anzubinden.

–   Berlin hat sich mit Millionensummen aus der sogenannten Entwicklungshilfe, mit systematischer Unterstützung für den Staatsaufbau sowie mit Infrastrukturprojekten an dem Vorhaben beteiligt.

–   Die Operation wird publikumswirksam mit der Behauptung begründet, man müsse den Bürgerkrieg im Sudan beenden.

–   Tatsächlich droht gerade wegen der Sezession neuer Krieg. Angesichts der desolaten Versorgungslage und des repressiven Charakters des südsudanesischen Regimes warnen seriöse Beobachter nicht nur vor schweren Enttäuschungen für die Bevölkerung des Sezessionsgebiets, die sich von der Abspaltung eine Verbesserung ihrer Lebensverhältnisse verspricht. Es drohten, heißt es, auch neue Machtkämpfe zwischen rivalisierenden Sprachgruppen im Südsudan, die weitaus mehr Todesopfer forderten als etwa der Bürgerkrieg in Darfur.

Krieg droht

–   Nach der als sicher geltenden Zustimmung der südsudanesischen Bevölkerung zur Sezession ihrer Wohngebiete vom Norden des Landes steht die Ausrufung eines neuen Staates im Südsudan bevor.

–   Das gestern gestartete Referendum war im Friedensabkommen zwischen der Zentralregierung und der SPLM (Sudan Peoples’ Liberation Movement) beschlossen worden, das maßgeblich auf Druck der Vereinigten Staaten, Großbritanniens sowie Deutschlands Anfang 2005 unterzeichnet worden war.

–   Es galt stets als unbezweifelbar, dass eine Mehrheit die Sezession – ein geostrategisches Ziel Washingtons und Berlin – befürworten würde.

–   Mit massivem Druck auf Khartum will der Westen nun verhindern, dass das sudanesische Regime die Einheit des Landes militärisch zu erzwingen sucht. Dennoch droht Krieg; es gilt nicht nur als unklar, ob Khartum klein beigibt, es wird zudem mit schweren Auseinandersetzungen in der Region Abyei gerechnet, deren Bevölkerung zwischen Anhängern des Nordens und des Südens gespalten ist.

–   Dort liegen umfangreiche Erdölvorräte, die sowohl von Khartum als auch von Juba beansprucht werden.

–   Insgesamt wird Juba nach erfolgter Sezession bis zu 80 Prozent der gesamten sudanesischen Erdölvorkommen kontrollieren. Es sei in der Geschichte bereits aus geringerem Anlass Krieg geführt worden, urteilen Kommentatoren.

Staatsaufbau

–   Deutschland unterstützt die Sezession des Südsudan erkennbar seit der zweiten Hälfte der 1990er Jahre. Seit 1998 ist das Heidelberger Max-Planck-Institut für ausländisches öffentliches Recht und Völkerrecht in Sachen Südsudan tätig. Seine Arbeiten umfassen nicht nur Fortbildungsprogramme für Richter und Justizangestellte, sondern auch Gesetzgebungsberatung; sie werden, um zumindest den Schein der Neutralität nicht gänzlich fallenzulassen, nicht nur im Südsudan, sondern teilweise auch in Khartum durchgeführt.

–   Der Entwurf für die südsudanesische Verfassung ist ebenfalls unter Anleitung aus Heidelberg erstellt worden. Für den Aufbau der Polizei im Sezessionsgebiet hat das Auswärtige Amt 2,8 Millionen Euro bereitgestellt; die Joint Integrated Police Unit in Abyei wurde mit zusätzlichen 550.000 Euro finanziert. Beide Projekte werden von der Entwicklungsagentur giz (Deutsche Gesellschaft für Internationale Zusammenarbeit, bis 2010 GTZ) realisiert, die außerdem seit 2007 ein zehnjähriges "Programm zur Unterstützung des Staatsaufbaus" in Juba umsetzt. Die giz ist darüber hinaus mit der Arbeit an einem Konzept zur Gründung eines Nachrichtenmagazins für den Südsudan befasst und hat die Fortbildung südsudanesischer Radiojournalisten organisiert – in Kooperation mit der regierungsfinanzierten Deutschen Welle. Laut Auskunft des Auswärtigen Amts hat Juba seit 2005 mehr als 50 Millionen Euro an sogenannter Entwicklungshilfe erhalten.[1]

Entmachtung der Araber

–   Deutsche Aktivitäten zielen auch auf die Lösung eines der schwierigsten Probleme des Südsudan: auf die Schaffung von Infrastruktur, die die Trennung vom Norden erst ermöglicht.

–   Bisher war die Infrastruktur des Südsudan vor allem auf die nördliche Landeshälfte orientiert; die Pipelines etwa, die das Erdöl abtransportieren, verlaufen bis heute durch von Khartum kontrolliertes Gebiet. Dies erschwert es dem Süden, sich vom Norden zu trennen.

–   Die GTZ hat bereits vor Jahren begonnen, zunächst einmal Straßen aus dem Südsudan in das südlich angrenzende Uganda zu bauen; damit wird eine neue Ausrichtung des Sezessionsgebietes gefördert.

o    Deutsche Unternehmer sind schon seit 2003 mit Plänen befasst, eine Eisenbahnverbindung an die kenianische Küste zu errichten, um eine Alternative zum Erdöltransport via Nordsudan zu schaffen.

o    Nach dem Scheitern eines kleinen deutschen Unternehmens ("Thormählen Schweißtechnik" [2]) hat sich mittlerweile ThyssenKrupp GfT Gleistechnik des Vorhabens angenommen. Die Infrastrukturprojekte verdeutlichen plastisch, dass der Südsudan mit seinen Erdölressourcen der Kontrolle des arabischen Nordens entzogen und stattdessen an die prowestlich orientierten englischsprachigen Staaten Ostafrikas angeschlossen werden soll. Diese geostrategische Operation ist das eigentliche Ziel der westlichen Sezessionsunterstützung.

Kampfpanzer übersehen

–   Die Kooperation mit den Staaten Ostafrikas verläuft dabei zwar keineswegs problemfrei, aber in den zentralen Bereichen zufriedenstellend. Dies bestätigen einige von WikiLeaks veröffentlichte Dokumente. Schon lange ist bekannt, dass 32 Panzer, die somalische Piraten auf einem 2008 von ihnen gekaperten Frachtschiff vorfanden, via Mombasa in den Südsudan geliefert werden sollten. Sie waren in der Ukraine eingeschifft worden; den Kaufvertrag hatte die vom Westen unterstützte Regierung Juschtschenko kurz nach ihrem Amtsantritt geschlossen. Neue WikiLeaks-Dokumente bestätigen jetzt, was Experten bereits zuvor berichtet hatten [3]: Dass der Südsudan systematisch und mit Unterstützung des Westens gegen Khartum aufgerüstet wird – Kampfpanzer inklusive.[4]

–   Logistische Hilfe leistet Kenia, über dessen Territorium die Transporte abgewickelt werden.

–   Hilfe leistet auch die Bundeswehr, die im Rahmen der United Nations Mission in Sudan, UNMIS, zwar die Einhaltung des Waffenstillstands im Südsudan überwachen soll, dabei jedoch die Aufrüstung des Sezessionsregimes mit einer dreistelligen Zahl an Kampfpanzern und weiterem ähnlich unauffälligen Kriegsgerät seit Jahren erfolgreich übersieht.

Menschenrechte

–   Während Berlin die geostrategisch motivierte Sezessionsunterstützung publikumswirksam mit der Behauptung begründet, man wolle die Menschenrechte schützen, berichten Beobachter schon jetzt von schweren Menschenrechtsverletzungen im Südsudan ganz ohne Zutun Khartums.

–   Schon 2009 hieß es in einem Bericht von Human Rights Watch, die Regierung in Juba schreite nicht ernsthaft gegen Verbrechen ihrer Repressionskräfte ein; diese würden etwa für Einschüchterung, Raub und Vergewaltigungen oft nicht bestraft.[5] Amnesty International berichtete unlängst von staatlichen Willkürmaßnahmen gegen kritische Journalisten, die das südsudanesische Regime nach Berichten über Oppositionelle ohne jegliche Rechtsgrundlage inhaftierte.[6]

–   Auch häufen sich Beschwerden, das SPLM-Regime in Juba bevorzuge die Bevölkerungsgruppe der Dinka und schüre damit neuen Ethno-Streit. Dieser wird im Südsudan bis heute auf blutigste Weise ausgetragen. Allein im ersten Halbjahr 2010 zählten die Vereinten Nationen mindestens 700 Tote und 150.000 Flüchtlinge nach Kämpfen, die zwischen unterschiedlichen Sprachgruppen im Südsudan ausgetragen wurden.[7] Seriöse Beobachter weisen immer wieder darauf hin, dass in inner-südsudanesischen Kämpfen weitaus mehr Menschen massakriert werden als etwa in Darfur. Zusätzlich nimmt der Westen mit seiner Sezessionsbeihilfe ein mögliches neues Aufflammen des Nord-Süd-Krieges etwa in Abyei bewusst in Kauf:

–   Die Debatte, ob eine EU Battle Group gegebenenfalls in das umstrittene Gebiet entsandt werden soll, hat längst begonnen und belegt, dass in Brüssel über die eventuellen Folgen der Sezession keinerlei Zweifel herrscht. Frieden und Menschenrechte werden auch im Sudan vom Westen zwar propagandistisch bemüht, real jedoch der Durchsetzung eigener Interessen – in diesem Falle einer geostrategischen Operation – bedenkenlos untergeordnet.

–   Berichte über die deutsche Sezessionsunterstützung für den Südsudan finden Sie hier: Die Bahn zur Unabhängigkeit, Keimzelle, Deutsche Geschäfte, Soldaten für Ostafrika, Heißer Frieden, Schweißtechnik, Nation building, Großer Befürworter, New Sudan, Überall dabei, Sudan: Die Anti-Khartum-Front, Sudan: Das linke Deckmäntelchen, Mit Rebellen gegen Khartum, Geteilte Menschenrechte, Sudan: Zerfall nicht ausgeschlossen, Zerschlagen und neu aufbauen, Transatlantische Front, Instrument westlicher Machtpolitik, Staatsaufbau, Der Nutzen der Sezession, Die Bahn zur Unabhängigkeit (II), Nächstes Jahr ein neuer Staat und The Day After.

[1] s. dazu Staatsaufbau und Nächstes Jahr ein neuer Staat

[2] s. dazu Die Bahn zur Unabhängigkeit, Keimzelle und Die Bahn zur Unabhängigkeit (II)

[3] s. dazu Staatsaufbau

[4] Pirates’ Catch Exposed Route of Arms in Sudan; www.nytimes.com 08.12.2010

[5] Human Rights Watch: “There is no Protection”. Insecurity and Human Rights in Southern Sudan, 2009

[6] Amnesty International: The Chains Remain. Restrictions on Freedom of Expression in Sudan, 2010

[7] United Nations Security Council: Report of the Secretary-General on the Sudan, 19 July 2010

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