L´Ue si prende un altro anno per trovare l´intesa sulla Carta

EUROPA

REPUBBLICA Dom. 28/5/2006   ANDREA BONANNI

Al vertice dei ministri degli Esteri di Vienna la
decisione di far slittare ancora le discussioni sulle modifiche alla
Costituzione

L´Italia: "Una pausa per rilanciarla, non per abbandonarla"

Sul futuro dell´Europa piena
intesa e stretta collaborazione fra Roma e Berlino
Per D´Alema non va fermato il processo di allargamento come chiede la Francia


VIENNA – Ad un anno esatto dal referendum con
cui i francesi, il 29 maggio 2005, bocciarono il progetto di Costituzione
europea l´Unione non riesce ad uscire dalla paralisi in cui si trova e si dà un
altro anno per cercare di sbloccare la situazione e definire le modifiche del
testo che rendano possibile sottoporre il trattato ad un nuovo referendum
.
E´ questo l´orientamento che emerge dall´incontro informale dei ministri
degli Esteri europei
, riuniti ieri e oggi nell´abbazia di Klosterneuburg,
vicino a Vienna.
Si tratta, del resto, di una scelta obbligata. Infatti sarà solo nella primavera
prossima che Francia e Olanda, i due Paesi che hanno detto «no» alla
Costituzione con un referendum, torneranno alle urne per eleggere il nuovo
presidente della Repubblica e il nuovo governo. E solo una nuova leadership
politica potrà accettare di richiamare i cittadini alle urne per la ratifica
del Trattato bocciato nel 2005, sia pure in una nuova formulazione che dovrà
essere nel frattempo messa a punto.
Ma, se la decisione di prolungare la «pausa di riflessione» non ha
alternative, l´Italia del nuovo governo di centro sinistra avverte, per bocca
del ministro degli esteri Massimo D´Alema, che «l´oggetto della riflessione
deve essere come rilanciare il processo costituzionale, e non come
abbandonarlo».
L´osservazione di D´Alema coglie nel segno. Infatti dietro la scelta di
rinviare ogni decisione alla primavera-estate prossima, quando l´Unione sarà
sotto presidenza tedesca, si nascondono strategie e progetti diversi. I
quindici Paesi che hanno già ratificato la Costituzione (tra cui Italia,
Germania e Spagna), sono determinati ad andare avanti
e potrebbero
accettare modifiche formali al testo che non ne alterino però la sostanza.
Altri Paesi tradizionalmente euroscettici, come la Gran Bretagna, la Polonia e
la Svezia
, cui il «no» di Francia e Olanda ha risparmiato l´imbarazzo di
una ratifica dagli esiti assolutamente incerti, sperano che il Trattato
costituzionale prenda silenziosamente la via dell´oblio
e che alla fine non
se ne parli più. Altri ancora, come la Francia e l´Olanda, guardano con
estrema preoccupazione all´ipotesi di richiamare i propri cittadini alle urne
chiedendo sostanzialmente loro di rimangiarsi una bocciatura già pronunciata
.
Per questo motivo Parigi va proponendo ipotesi di rilancio dell´integrazione
europea in diversi campi, dalla politica estera a quella economica a quella
giudiziaria e di polizia, senza però mettere mano ai trattati esistenti. La
Francia inoltre insiste per frenare il processo di allargamento
che è
stato, agli occhi dei politici francesi, una delle principali cause del no
referendario.
Rispetto a queste variabili, D´Alema ieri ha definito i punti fermi della
nuova strategia europea dell´Italia. Primo: rilancio del processo
costituzionale che non può essere abbandonato. Secondo: disponibilità
dell´Italia ad una parziale revisione del testo del Trattato, ma
«salvaguardando al massimo» la parte prima e seconda della Costituzione
,
che sono quelle di maggior valore politico e istituzionale. Terzo: sì a
rilanciare il processo di integrazione a trattati costanti su temi come la
cooperazione giudiziaria, il coordinamento economico e l´energia, ma senza che
questo significhi un accantonamento del processo costituzionale. Quarto: no a
bloccare il processo di allargamento
, come chiede la Francia, introducendo
il criterio della «capacità di assorbimento» di eventuali nuovi membri da parte
dell´Unione. Secondo D´Alema, si tratta di un principio «ambiguo», mentre
l´Italia è favorevole a rispettare i tempi dell´adesione di Romania e Bulgaria
e a mantenere una prospettiva di allargamento anche per i Paesi del Balcani
occidentali.
Il corollario di questa nuova strategia italiana è la creazione di una
stretta collaborazione con il governo tedesco
, che condivide
sostanzialmente le stesse posizioni. Secondo D´Alema, che ieri sera ha incontrato
a lungo in bilaterale il ministro degli esteri tedesco Frank-Walter Steinmeier,
si tratta di uno sbocco naturale «essendo i governi tedesco e italiano quelli
che hanno davanti a sé prospettive di più lungo periodo e convergenze di
vedute».

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