Ue, tocca alla Merkel «L'Europa deve ripartire dopo il no alla Carta»

Giuseppe Sarcina

Inizia domani il semestre
di presidenza tedesca

E la Spagna convoca i «Paesi del sì»

Mentre la SPAGNA convoca un vertice dei paesi UE che hanno
ratificato la Carta costituzionale, la GERMANIA cerca di evitare uno scontro
coi paesi che frenano sull’integrazione.

BRUXELLES — La Cancelliera e la palude. A
Berlino e a Bruxelles la diplomazia tedesca sta completando i preparativi per
l’avvio del semestre di presidenza, fissato per il primo gennaio. Ma non sarà
una partenza «sprint». Al contrario. Negli ultimi giorni la leader del governo,
Angela Merkel, ha chiesto ai collaboratori di raddoppiare la cautela
. Non è
proprio il caso di alzare ulteriormente l’asticella delle aspettative. Alla
fine del 2006 la macchina politica della Ue è ancora arenata. «Volete i
risultati? Dateci gli strumenti», ha detto nella conferenza stampa di fine anno
il vice presidente della Commissione Franco Frattini. Peccato, è il caso di
aggiungere, che il numero uno del Collegio, José Manuel Durão Barroso,
nell’ultimo anno abbia predicato l’esatto contrario (prima «l’Europa dei
risultati», poi le riforme istituzionali).

Ma i tedeschi sono preoccupati anche per quello che hanno visto e sentito negli
ultimi vertici tra Capi di Stato e di governo e nelle riunioni tra i ministri
europei. L’impianto istituzionale della Ue, così come è congegnato, non
sembra in grado di reggere alcun disegno politico che vada appena al di là
dell’ordinaria amministrazione
. Certo, da ultimo, la terna formata da
Commissione, Consiglio ed Europarlamento ha condotto finalmente in porto la
direttiva sulla liberalizzazione dei servizi
(la ex «Bolkestein») e
quella sulla disciplina dei prodotti chimici
(la «Reach»). Due progetti su
cui si è litigato per anni. Sui temi di frontiera, invece, che avrebbero
dovuto segnare il salto di qualità politico dell’Unione allargata, non è
successo nulla
. L’emergenza terrorismo, per esempio, sembrava aver
aperto la strada a una cooperazione più stretta tra i 25 soci. Non è stato
così. Le decisioni sulle collaborazioni giudiziarie e di polizia restano
confinate nel cosiddetto «terzo pilastro», dove si procede, o meglio non si
procede, all’unanimità
. Il veto di questo Paese o quell’altro blocca anche
provvedimenti che dovrebbero passare in automatico: la Polonia continua a dire
«no» al mutuo riconoscimento delle sentenze di condanna; la Slovacchia si
oppone al «mandato per l’acquisizione di prove su scala europea». Perfino la
«decisione quadro sul razzismo e la xenofobia», atto di puro valore simbolico
senza alcuna conseguenza pratica, è ferma da un paio di anni, tenuta in
ostaggio da Repubblica Ceca e Slovacchia.
Anche sull’energia si fatica a trovare una sintesi davvero efficace. La
Commissione presenterà a gennaio un pacchetto di proposte che potrà, al
massimo, dare un contributo per un miglior «coordinamento» tra i partner,
mentre le scelte strategiche (contratti, alleanze) rimarranno in capo ai
singoli governi. Da questa palude, pensano i tedeschi, si può uscire solo
cambiando le regole o, almeno, riportando il «focus» del dibattito europeo sui
meccanismi decisionali e dunque sulla Costituzione europea. La Germania non è
sola, in verità. Italia, Belgio, Spagna, Lussemburgo, Finlandia, Portogallo e
altri appoggiano questa linea con forza. Ma i tedeschi non vogliono arrivare
alla resa dei conti con il fronte «euro- minimalista», guidato dalla Gran
Bretagna di Tony Blair, e spalleggiato dai Paesi dell’Est (Polonia, Repubblica
Ceca e gli altri). Alla prova dei fatti, questo è lo schieramento risultato
vincente nel biennio 2005-2006. Ecco perché la prima mossa europea della Merkel
sarà un segnale di prudenza inviato al premier spagnolo José Luis Rodriguez
Zapatero che, con il lussemburghese Jean-Claude Juncker, ha organizzato per
fine gennaio una conferenza a Madrid tra i 18 Paesi che hanno ratificato la
Costituzione europea. I tedeschi non vogliono affatto cominciare il semestre
con una sfida diretta agli inglesi
. Senza la spinta della Germania, dicono
a Bruxelles, il vertice convocato da Zapatero avrà solo un valore emozionale,
sarà un semplice «punto esclamativo». Poi toccherà alla Merkel fare politica.

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