"Più soldati a Kabul e Herat"

C. Fus.

Il sottosegretario agli Esteri Gianni Vernetti: dobbiamo
rafforzare la nostra presenza

Domani l´incontro con il
presidente Karzai

KABUL – Più militari italiani tra Kabul e Herat.
Anche più elicotteri e mezzi aerei per questioni logistiche, per facilitare i
contatti e i collegamenti tra un presidio e l´altro
. L´Afghanistan è
soprattutto gole e montagne e quello che un elicottero può fare in due ore, per
un convoglio via terra ne possono servire anche 12-13 rischiando tantissimo. «Consolidiamo
e intensifichiamo la nostra presenza tra Kabul e Herat», promette il
sottosegretario agli Esteri Gianni Vernetti durante la cena con gli
ambasciatori dell´Unione europea presenti nella capitale afgana. Ma precisa:
«L´Italia non sarà impegnata nel quadrante sud del paese dove è iniziata la
Fase 3 della missione Isaf»
. Potrebbe bastare, forse, per disinnescare uno
degli argomenti più esplosivi nel dibattito politico interno alla maggioranza
di centrosinistra in vista del decreto che dovrà rifinanziare le missioni
militari dell´Italia all´estero.


Ma la cena, offerta dall´Italia nella residenza dell´ambasciatore Ettore Sequi,
ha avuto un convitato di pietra: le minacce di Al Zawahiri che chiama gli
afgani a combattere contro gli occidentali
. Il 4 maggio il capo della
guerriglia Hekmatyar annunciò il sodalizio con Zawahiri. Il giorno dopo, un
portavoce del mullah Omar promise di trasformare il paese «in un fiume di
sangue per i britannici» che avevano appena ereditato dall´Italia il comando
della missione Isaf.
Vernetti incontrerà Karzai domattina ma concorda con il presidente sul fatto
che per combattere la guerriglia delle "Opposition Militant Forces"
(Taleban, militanti di Al Qaeda e uomini di Hekmatyar) sia necessario «cambiare
approccio». «Occorre più intelligence – ribadisce – la cui azione è preziosa
per individuare le reti logistiche di finanziamento e di addestramento alla
guerriglia». Per il resto la nostra missione può continuare ad essere di nation
building, impegnata cioè nella doppia veste civile e militare nella
ricostruzione, «e uomini e mezzi in più non significherà certo tornare ai 2200
presenti a maggio». La cosa che più ha colpito il sottosegretario arrivando
nell´ aeroporto di Kabul «è stata la vista della bandiera francese, quella
della Spagna di Zapatero e della Germania di Angela Merkel, i paesi che più di
tutti hanno combattuto l´unilateralismo americano». Segno reale che questa è
una missione diversa da quella irachena, «totalmente multilaterale».

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