Rifinanziata l’occupazione italiana in Iraq
Dal Parlamento un sì e un no imperialisti

Al voto in Senato per il rifinanziamento della missione militare in Iraq, la sinistra parlamentare ha votato no. Ma era un “sì, se solo” il governo avesse accettato di mettere un distintivo ONU o UE sulla divisa delle truppe italiane, offrendo una foglia di fico al loro patriottismo imperialista.Piero Fassino (Segr. Ds): “Se il Consiglio di sicurezza ci dice che la presenza italiana è utile, allora ha un senso restare” (Adnkronos 9 febbraio).
Fausto Bertinotti (segr. PRC): “E’ il momento di chiedere da parte dell’Europa e dell’Italia una forte iniziativa dell’ONU per programmare il ritiro delle truppe di occupazione…” (Cds 14 febbraio).
Romano Prodi: idem.
Caldarola(Ds – dalemiano) si appella a Francia e Germania: “Il governo dovrebbe promuovere un’iniziativa con Francia e Germania… Penso che la transizione democratica abbia bisogno di una presenza internazionale” (Unità 13 febbraio)

Ma l’ONU – questo covo dei maggiori briganti imperialisti – non aveva già avallato l’occupazione militare dell’Iraq? Non sanno che l’ONU è impotente se solo uno dei grandi briganti membri permanenti del Consiglio di Sicurezza non è d’accordo?

Ma la UE non è il tentativo degli imperialismi tedesco, francese, britannico, italiano, spagnolo ecc., fradici del sangue dei popoli di più di mezzo mondo, di mettersi insieme per riconquistare sfere di influenza, mercati dove smerciare e sfruttare, dopo il declino seguito alla Seconda Guerra Mondiale che essi hanno scatenato?

Forse che uno solo di questi personaggi alla ricerca del voto pacifista ha motivato il suo no come opposizione al perseguimento degli interessi imperialistici dell’Italia in Iraq e nel Medio Oriente?

Le elezioni in Iraq, lungi dal risolvere i problemi, hanno ratificato la divisione etnico-religiosa tra sciiti, sunniti, curdi, e accresciuto l’influenza iraniana; hanno lasciato fuori i sunniti, la cui borghesia cerca con una accanita resistenza e feroci attentati di contrattare il proprio rientro nelle posizioni di potere.

Intanto l’imperialismo italiano reclama la sua parte per aver appoggiato la guerra.
All’ENI sperano che il nuovo governo dia loro una partecipazione alle risorse petrolifere fatte covare per 18 mesi dalle truppe italiane a Nassiriya. E molti altri gruppi hanno già avuto, anche se fuori dai main contracts assegnati dal Pmo (Program management office) principalmente a Stati Uniti e Gran Bretagna. Nel dopo Saddam le esportazioni italiane in Iraq sono aumentate del 150% .

Di fronte alla politica estera imperialista della destra come della sinistra parlamentare e alle ipocrite prese di posizione dal sapore elettorale, la nostra posizione rimane la stessa:

Siamo contro la guerra e l’occupazione dell’Iraq perché siamo contro tutti gli imperialismi, e contro quello di casa nostra in particolare; lo saremmo anche se l’Italia fosse al seguito di Francia e Germania anziché degli USA.
Siamo contro le azioni dell’imperialismo italiano che dopo aver fornito le armi per i massacri della guerra Iran-Iraq ed aver partecipato alla guerra del 1991 è tornato a perseguire i suoi interessi con le armi.

Siamo per il ritiro di tutte le truppe occupanti, con o senza camuffamenti con gli elmetti blu dell’Onu.

Le forze cui ci rivolgiamo non sono quelle degli Stati imperialisti, ma quelle dei lavoratori e degli sfruttati del mondo, per la comune battaglia internazionalista.

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