Viaggio in Africa – La Cancelliera in tour promozionale

Africa Occidentale, Germania, Cina

Faz      110711

Viaggio in Africa – La Cancelliera in tour promozionale

– Quattro giorni di tour promozionale per l’industria tedesca della Cancelliera tedesca Merkel in Kenia, Angola e Nigeria, le maggiori economie dell’Africa dopo il Sudafrica, dove gli esportatori tedeschi si trovano in forte  competizione con la Cina.

– In Angola e Nigeria, importanti produttrici di materie prime, petrolio in particolare, i gruppi europei vengono scalzati dall’aggressività di quelli cinesi.

– Il Kenia, prima tappa, è riuscito a raggiungere una situazione di stabilità politica – dopo gli scontri simili ad una guerra civile seguiti alle presidenziali del dicembre 2007 – con una grande coalizione di governo su modello di quella tedesca di entrambi i candidati Mwai Kibaki e Raila Odinga.

– 2010: il Pil del Kenia +4%; + 41,9% l’export tedesco a €284mn, in particolare +54,3% l’export di macchinari, a €85 mn.; per la Germania è il più importante mercato della regione.

– Il Kenia è anche una importante via di comunicazione per le merci verso Uganda e il Sud Sudan,

o   da dove si sta pensando di costruire un nuovo oleodotto di 1500 km verso la costa del Kenia per ridurre la dipendenza dalle infrastrutture del Nord Sudan.

– Il Kenia progetta perciò la costruzione di un nuovo porto per alleggerire quello di Mombasa, unico grande porto marittimo del paese, per un costo di circa $3,5MD.

– L’Angola, divenuto l’El Dorado dell’Africa, ha petrolio e denaro per ricostruire le infrastrutture distrutte dalla guerra civile.

o   Nel 2005-2008, crescita del +20%/anno del PIL. Finora sono stati quasi solo i gruppi cinesi a costruire strade, scuole ospedali e nuovi quartieri, grazie all’accordo di scambio siglato tra Angola e Cina: petrolio contro cemento.

o   Aumentando le critiche alla qualità delle costruzioni cinesi, dopo la riabilitazione della sua affidabilità creditizia da parte di FMI e BM, l’Angola può permettersi di rivolgersi ad altri paesi: per le sue infrastrutture stanno operando ora anche gruppi brasiliani e russi.

o   Il calo del presso del petrolio nel 2009 e 2010 ha frenato la crescita, crescita Pil solo  poco più del 2%.

o   Nel 2010 l’export tedesco è calato dell’11,5% a €263mn, +21% però quello di macchinari, a €122,1 mn, -58,1% quello di auto e componenti, a €17,6mn., sia per la congiuntura sfavorevole che perché l’Angola presenta alle imprese  difficoltà per gli affari, la corruzione è estesa.

o   Tuttavia sembrano promettenti per gli appaltatori tedeschi gli sforzi del paese di non produrre solo petrolio: per il 2011 l’FMI prevede una crescita di circa il 6%.

– Nigeria, vanta il titolo di paese più corrotto del mondo, ma è anche il maggiore produttore di petrolio, e con 130 mn. di abitanti il maggiore mercato dell’Africa. La nuova politica economica che ha posto come sostanziale la lotta alla corruzione, e la trasparenza nell’assegnazione di commesse pubbliche,

o   ha ottenuto come risultato di far cancellare nel 2006 la Nigeria dalla lista dei paesi non cooperanti dalla Commissione del G8 contro la criminalità economica e finanziaria.

–  Nel 2010 la crescita è aumentata, trainata non solo dalle alte entrate petrolifere, ma anche dalla veloce crescita del bancario, tlc, ed agricoltura. Da qualche tempo il governo vincola in un conto speciale della Banca Centrale una maggiore quota degli introiti petroliferi per evitare una spinta inflazionistica e avere riserve a disposizione.

– Questo fornisce condizioni favorevoli agli affari, anche perché la Nigeria deve rinnovare le proprie infrastrutture vecchie di decenni, e il made in Germany ha una buona reputazione;

o   insufficiente ad es. la fornitura di energia elettrica, mancano raffinerie, strade e una ree ferroviaria efficiente, un nuovo porti, non bastando più quello di Lagos al crescente traffico mercantile.

Nel 2010, l’export tedesco è rimasto stagnante a €1,1 MD; la Nigeria ha esportato in Germania petrolio e prodotti agricoli per €2MD.
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Die Welt        110712

Con l’Africa la Merkel vuole una cooperazione alla pari

– Visita della Cancelliera Merkel in Africa: Kenya, Angola, Nigeria, nel mezzo della crisi dell’euro, si sta discutendo il raddoppio del pacchetto di salvataggio, a €1400 MD, a confronto il commercio annuale della Germania con l’intera Africa assomma a soli €37MD.

– in Kenya, importante potenza regionale; in Angola e Nigeria forti produttrici di petrolio.

– Il nuovo piano del governo tedesco per l’Africa, varato dai tre ministeri FDP (Esteri, Sviluppo ed Economia) un mese fa’ mette in primo piano i profitti che i gruppi tedeschi possono fare in Africa, prendendo le distanze dalle precedenti posizioni paternalistiche, dal dogmatismo SPD e dalla sindrome assistenziale dei Verdi.

– Il tour in corso mette alla prova la nuova strategia, la Merkel ha anticipato che intende cooperare “alla pari”, ma nella maggior parte dell’Africa la situazione è ancora pesante … la delegazione dei politici che accompagna la Merkel è composta da rappresentanti di secondo rango, due dei ministri padri della nuova strategia sono impegnati presso l’ONU (Esteri), la UE (Economia).

– La delegazione del mondo economico comprende i rappresentati di Bilfinger-Berger, Roland-Kich, Lufthansa.

I gruppi tedeschi in Africa sono dietro alla concorrenza, perché le PMI temono l’insicurezza degli investimenti, non c’è certezza del diritto in nessuno dei paesi visitati, e neppure assenza di corruzione.

Faz      110711

Afrika-Reise – Die Kanzlerin auf Werbetour

In diesen Tagen bereist Angela Merkel Kenia, Angola und Nigeria, die hinter Südafrika wirtschaftlich stärksten Nationen des Kontinents. Deutsche Exporteure treffen in diesen afrikanischen Ländern auf starke Konkurrenz aus China.

Von Thomas Scheen, Johannesburg

11. Juli 2011 2011-07-11 15:35:10

–   Die Afrika-Reise von Bundeskanzlerin Angela Merkel, von diesem Montag an bis Donnerstag, kann getrost als Werbetour für die deutsche Industrie bezeichnet werden. Ihre drei Reiseziele – Kenia, Angola und Nigeria – sind die hinter Südafrika wirtschaftlich stärksten Nationen des Kontinents und im Falle der Ölförderländer Angola und Nigeria zudem wichtige Rohstofflieferanten.

–   In beiden Ländern aber sind europäische Unternehmen durch das aggressive Auftreten der Konkurrenz aus China ins Hintertreffen geraten. Das zumindest für die deutsche Wirtschaft zu ändern, ist wohl auch ein Grund für das Werben der Kanzlerin.

–   Die erste Etappe der Reise – Kenia – fällt in diesem Zusammenhang nur scheinbar aus dem Rahmen. Das Land hat sich nach den bürgerkriegsähnlichen Unruhen im Gefolge der Präsidentschaftswahl vom Dezember 2007 politisch nicht zuletzt deshalb stabilisiert, weil die beiden Präsidentschaftskandidaten Mwai Kibaki und Raila Odinga eine große Koalition nach deutschem Vorbild bildeten.

–   Im Jahr 2010 betrug das Wachstum des kenianischen Bruttoinlandsproduktes nach den Wahlen 4 Prozent. Kenia ist für deutsche Waren in der Region der mit Abstand wichtigste Markt. Der deutsche Export nach Kenia stieg im Jahr 2010 um 41,9 Prozent auf 284 Millionen Euro. Allein der Export von Maschinen stieg um 54,3 Prozent auf 85 Millionen Euro.

Der Abhängigkeit entkommen

–   Hinzu kommt, dass Kenia das wichtigste Transitland für Warenlieferungen sowohl nach Uganda als auch in das jüngste Land der Welt ist, die Republik Südsudan.

o    Dort wird erwogen, die eigenen Ölvorkommen über eine neue, 1500 Kilometer lange Ölleitung an die kenianische Küste zu transportieren, um der Abhängigkeit von der Infrastruktur Nordsudans zu entkommen.

o    Kenia plant deshalb, an der Küste einen neuen Hafen zu bauen, um den einzigen großen Seehafen des Landes, Mombasa, zu entlasten. Das Projekt hat nach derzeitigem Planungsstand ein Volumen von 3,5 Milliarden Dollar.

–   Angola, die zweite Station der Kanzlerin, ist seit dem Ende des Bürgerkrieges so etwas wie das El Dorado Afrikas geworden. Das Land hat Öl und damit genug Geld, um die durch den Krieg völlig verwüstete Infrastruktur neu aufzubauen.

–   Zwischen 2005 und 2008 etwa lag das jährliche Wachstum bei Werten um die 20 Prozent. Bislang aber waren es nahezu ausschließlich chinesische Unternehmen, die in Angola Straßen, Schulen, Krankenhäuser und neue Stadtviertel errichteten, weil die chinesische und die angolanische Regierung ein schlichtes Tauschgeschäft vereinbart hatten: Öl gegen Beton.

–   Inzwischen aber mehrt sich in Angola die Kritik an der nicht immer einwandfreien Qualität der chinesischen Bauwerke. Weil der Internationale Währungsfonds (IWF) und die Weltbank Angola inzwischen wieder als kreditwürdig einstufen, kann das Land sich neu orientieren. So sind inzwischen brasilianische, aber auch russische Bauunternehmen gut im Geschäft.

Korruptionsbekämpfung in Nigeria verbessert

–   Der Verfall der Ölpreise in den Jahren 2009 und 2010 dämpfte allerdings die Goldgräberstimmung: Das Wachstum betrug in dieser Zeit lediglich etwas mehr als 2 Prozent.

–   Der deutsche Export nach Angola ging 2010 mit einem Minus von 11,5 Prozent auf 263 Millionen Euro zurück. Während es beim Absatz von Maschinen ein Plus von 21 Prozent auf 122,1 Millionen Euro gab, ging der Export von Autos und Ersatzteilen um 58,1 Prozent auf 17,6 Millionen zurück. Das hat mit der Eintrübung der angolanischen Wirtschaft in den beiden vergangenen Jahren zu tun, aber auch mit der Tatsache, dass Angola als schwieriges Umfeld für Geschäfte gilt. Die Zahlungsmoral ist nicht allzu ausgeprägt und Korruption weit verbreitet.

–   Gleichwohl gelten die Anstrengungen, mehr als nur Öl im Land zu produzieren, als relativ vielversprechend für deutsche Zulieferer. Für das Jahr 2011 rechnet der IWF mit einem Wachstum des angolanischen Bruttoinlandsproduktes von rund 6 Prozent.

–   Nigeria wiederum, die dritte Etappe der Reise, führt den unrühmlichen Titel, eines der korruptesten Länder der Welt zu sein. Dabei hat sich gerade in Nigeria, dem größten Ölförderland Afrikas und mit rund 130 Millionen Einwohnern größten Binnenmarkt des Kontinents, in den vergangen Jahren einiges getan. Die Korruptionsbekämpfung ist fester Bestandteil der Wirtschaftspolitik des Landes und die Einführung eines transparenten Verfahrens bei der Vergabe öffentlicher Aufträge Ausdruck dieser neuen Politik.

–   Als Ergebnis der Bemühungen der Kommission für Wirtschafts- und Finanzkriminalität (EFCC) wurde Nigeria 2006 aus der Liste der „nichtkooperierenden Staaten“ bei der Bekämpfung von Geldwäsche gestrichen, die die Gruppe der acht führenden Industriestaaten (G8) aufstellt.

Neue Infrastruktur benötigt

–   In den vergangenen Jahren legte die Wirtschaft durchweg mit einer hohen einstelligen Rate zu, und das Wachstum wurde nicht nur durch die hohen Öleinnahmen getragen, sondern zunehmend auch durch die schnell wachsenden Branchen Banken, Telekommunikation und Landwirtschaft. Seit einiger Zeit legt die Regierung zudem Mehreinnahmen aus dem Ölexport auf einem Sonderkonto der Zentralbank fest, um damit einen Inflationsschub zu verhindern und Reserven für schlechtere Zeiten anzulegen.

–   Das sind eigentlich gute Voraussetzungen für Geschäfte, zumal Nigeria dringend eine Erneuerung seiner über Jahrzehnte vernachlässigten Infrastruktur benötigt und „Made in Germany“ dort immer noch etwas gilt.

o    Die Stromversorgung beispielsweise ist völlig unzureichend, das Land braucht Raffinerien, Straßen, ein leistungsfähiges Eisenbahnnetz und einen neuen Seehafen, weil der Hafen in Lagos mit dem wachsenden Güterverkehr nicht mehr Schritt halten kann.

o    Gleichwohl stagnierte der deutsche Export im Jahr 2010 bei 1,1 Milliarden Euro. Nigeria exportierte in der gleichen Zeit Öl und Agrarerzeugnisse im Wert von 2 Milliarden Dollar nach Deutschland.

Text: F.A.Z.
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Die Welt          110712

Merkel will Kooperation mit Afrika auf Augenhöhe

Kanzlerin Angela Merkel ist zwar in Afrika, aber nicht in Afrika-Stimmung. Sie besucht die Ölländer südlich der Sahara – mitten in der Euro-Krise.

Wenn eine tapfere deutsche Frau nach Afrika reist, dann trifft sie dort einen stolzen Massai. So ist das nicht nur im Kitschfernsehen, sondern auch bei Staatsbesuchen: Na ja, fast jedenfalls.

   

Denn die beiden hochgewachsene Krieger, die in traditioneller, also knapper Kluft am späten Abend im klimatisierten Foyer des Interconti-Hotel von Nairobi fröstelnd auf die deutsche Bundeskanzlerin warte, sind gar keine echten Massai, sondern Samburus, also Angehörige einer anderen kenianischen Ethnie, die sich aber als Massais verkleiden, weil die Touristen in Kenia eben Massais erwarten. Kroaten und Syrer machen in Berlin ja auch italienische Restaurants auf.

Keine Afrika-Stimmung bei Merkel

Einen Massai-Tanz haben die frierenden Samburos auch einstudiert, aber den verpasst die Kanzlerin, die eine andere als die vorgesehene Hoteltür nimmt und dann auf ihr Zimmer eilt. Merkel ist nicht in Afrika-Stimmung auf dieser Afrika-Reise.

Schon auf dem Hinflug wirkt sie nur bedingt bei der Sache. Kein Wunder:

–   Während ihr Regierungsflieger den europäischen Luftraum verlässt, brennt in Europa die Luft: Krisensitzung in Brüssel. Muss Italien unter den Rettungsschirm? Reicht der dann noch?

–   Die nun diskutierte Verdoppelung des Rettungsschirmes – die Merkel ablehnt – würde ein Volumen von 1,4 Billionen Euro haben. Zum Vergleich: Auf 37 Milliarden Euro wird der jährliche Handel Deutschlands mit Afrika geschätzt – mit ganz Afrika, wohlgemerkt.

 

Es ist ein schlechter Zeitraum für eine Reise unter ferner liefen. Und das ist dieser Trip: Montag war die Kanzlerin in Kenia. Heute besucht sie Angola, Mittwoch Nigeria. Das hat schon alles seinen Sinn: Kenia ist eine wichtige Regionalmacht. Angola und Nigeria haben vor allem eines gemeinsam: Öl. Viel Öl.

–   Damit ist Geld zu verdienen. Und das sollen auch deutsche Unternehmen tun. So sieht es jedenfalls das neue „Afrika-Konzept“ der Bundesregierung vor, das vor einem Monat verabschiedet wurde und mit dieser Reise seinen ersten Anwendungsfall erlebt.

Geschäfte sind die beste Hilfe

–   Die drei FDP-Ministerien Außen, Entwicklung und Wirtschaft haben das Konzept erstellt. Es ist also FDP pur und so liest es sich auch: Weg vom alten Paternalismus, weg von roter Besserwisserei und grünem Helfersyndrom. Das neue Motto: Geschäfte sind die beste Hilfe.

Ein in dieser Unbedingtheit durchaus mutiger Ansatz. Aber tatsächlich: Merkel scheint sich das FDP-Konzept, das die Chancen und nicht die Probleme betont, zu Eigen zu machen. Vor dem Abflug hat die Kanzlerin per Videobotschaft gesagt, sie strebe eine Zusammenarbeit „auf Augenhöhe“ an.

Multimedia

Das schwarz-gelbe Bundeskabinett

Andererseits warnt Merkels persönlicher Afrikabeauftragter, der ehemalige DDR-Bürgerrechtler Günter Nooke (CDU) in einem Interview mit dem „Focus“, er sehe auch eine Gefahr in der neuen optimistischen Haltung: „Erst haben wir fast nur von Krisen und Konflikten gesprochen, und jetzt redet man die Dinge schön.“

–   Die Lage in Afrika sei an den meisten Orten weiterhin schlicht „brutal“. Merkel schätzt Nooke. Auch auf dieser Afrikareise gilt also genau wie in Berlin: Wie ernst Merkel FDP-Projekte wirklich nimmt, ist mindestens offen.

–   Für einen Neuanfang der deutschen Afrikapolitik ist die Delegation nicht gerade hochrangig besetzt: Die Kanzlerin wird von keinem der drei Väter des neuen Afrika-Konzeptes persönlich begleitet: Außenminister Guido Westerwelle ist gerade bei der UN in New York mit der Leitung des Sicherheitsrates beschäftigt.

Knowhow deutscher Landwirte anpreisen

–   Wirtschaftsminister Philipp Rösler hat als neuer FDP-Chef in Berlin sowieso genug zu tun. Und Entwicklungsminister Dirk Niebel fehlt auch aus unerfindlichen Gründen. Dafür ist Landwirtschaftsministerin Ilse Aigner (CSU) dabei. Sie will das Knowhow deutscher Landwirte anpreisen – dringend benötigt wäre dies hier in Kenia, wo schon einmal 30 bis 50 Prozent einer Ernte bei Transport und Lagerung vergammeln.

Die Bayerin ist zum ersten Mal in ihrem Leben in Afrika. Röslers Stellvertreter, der neue Außenwirtschaftssekretär Jochen Homann, ist ebenfalls ein Novize auf dem schwarzen Kontinent. Und sogar Niebels Mann auf dieser Mission, Hans-Jürgen Beerfeltz, gibt zu: In Schwarzafrika war er noch nie.

Lufthansa ist hochrangig vertreten

 

Eigentlich sollte das Anfänger-Trio noch ergänzt werden durch Lars-Hendrik Röller, den neuen Chef-Wirtschaftsberater der Kanzlerin. Doch er fehlt überraschend in der Delegation: Kann er Berlin in der prekären Euro-Lage nicht verlassen?

–   Die Wirtschaftsdelegation, die Röller noch in Berlin zusammengestellt, kann man „klein, aber fein“ nennen. Bilfinger-Berger, der Roland-Koch-Baukonzern, schickt einen Vorstand, weil die Öl-Länder viel Infrastruktur bauen. Die Lufthansa ist hochrangig vertreten.

"Um sich verdient zu machen"

Sonst dominieren Inhaber-geführte Unternehmen, die sich schon lange in Afrika engagieren. „Um zu verdienen, aber auch, um sich verdient zu machen“, beschreibt einer aus der Delegation dieses Engagement. Beispielhaftes Engagement – und seltenes.

–   Die deutsche Wirtschaft hängt in Afrika hinter der Konkurrenz zurück, weil der Mittelstand die Unsicherheit der Investitionen fürchtet – Rechtssicherheit gibt es in keinem der besuchten Staaten. Freiheit von Korruption schon gar nicht.

Das alles will Merkel heute ansprechen. Beim Mittagessen mit Präsident Mwai Kibbaki. Beim Ministerpräsidenten Raila Odinga der dessen politischer Gegner ist. Beim Parlamentspräsidenten Kenneth Otiado Marende, der als eine Art Vermittler zwischen den beiden gilt. Merkel interessiert sich für Menschen und liebt den Austausch mit Staatsmännern aus der ganzen Welt. Heute dürfte sie jedoch mit den Gedanken öfter einmal in Europa sein.

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