FRANCHI, Socrate “Speranza” “Dino” “Franchini” “Mozzo”

(Prata, 1900 – Feynez, 1955), operaio siderurgico, muratore

 

Dall’età di 10 anni visse a Piombino. Anarchico a 15 anni, fu attivo nel biennio rosso. La sua compagna era Ines Jacometti (Piombino, 1900 – Feynes, 1969), figlia dell’anarchico piombinese Pilade. Arrestato il 26 maggio 1922 per “detenzione di bombe e rivoltelle”, processato, Franchi fu assolto per insufficienza di prove. All’inizio del 1923 emigrò a Lione.

Frequentatore assiduo delle riunioni del Circolo “Sacco e Vanzetti” di Lione, venne arrestato e brutalmente torturato. Nel maggio 1930 fu sospettato insieme al comunista Franco Delfino, di un attentato ai danni di Mario Scribante, segretario del Fascio di Lione. Schedato come “individuo davvero pericoloso”, “violento”, “pericoloso per l’ordine nazionale”, strinse i rapporti con i militanti della Sinistra comunista. Il 26 ottobre 1930, un gruppo di sei persone armate di pistola ferì a Saint-Priest de Lyon Giuseppe Negri, presidente della locale associazione fascista degli ex combattenti di Lione; l’azione rispondeva alla rappresaglia per l’aggressione perpetrata il 5 ottobre precedente da una squadra fascista contro Aldo Lecci e Carlo Mazzucchelli “Tre”, due militanti della Sinistra comunista che diffondevano «Prometeo».

Il 14 dicembre 1930  Franchi intervenne in un incontro del Circolo “Sacco e Vanzetti” al quale partecipavano rappresentanti di varie tendenze (anarchici, massimalisti, bordighisti, operaisti, riformisti) tra cui Marcello Bianconi, Antonio Bonito, Alfredo Bonsignori, Primo Lastrucci, Aldo Lecci, Gusmano Marini, Marino Ripoli, Umberto Rossi, Giovanni Saroglia, Giuseppe Scarmagnan e Gemisto Vallesi, dove venne lanciata una campagna internazionale per ottenere la liberazione degli anarchici Francesco Ghezzi e Alfonso Petrini, detenuti nell’URSS. Arrestato per possesso di arma da fuoco, torturato, processato e condannato a un anno di carcere, nel 1932 venne espulso dalla Francia ma raggiunse Parigi dove fu accolto dall’anarchico scarlinese Narciso Portanti. Dopo un ulteriore arresto, nel 1936 raggiunse la Catalogna arruolandosi nella “Colonna Ascaso”, e combatté a Monte Pelato e Almudèver. Tornato a Parigi nel gennaio 1937, fu continuamente sorvegliato. Dal 1941 la Polpol italiana perse le sue tracce, probabilmente fu internato a Algerlers. Si unì ad una formazione partigiana che operava nel dipartimento di Les Boques del Rhône, dove combatté fino al 1944, ottenendo la Medaglia d’Argento al merito di guerra. Nel dopoguerra compì alcuni viaggi in Toscana (Piombino, Follonica, Massa Marittima) per incontrare vecchi compagni come Narciso Portanti.

 

FONTI: www.estelnegre.org

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