PARENTINI, Luigi

(San Miniato, 1892 – Firenze, 1944), tranviere, ciabattino.

 

Emigrato in Francia nel 1908, ritornò alla vigilia della Grande guerra. Comunista dal Ventuno, venne aggredito dai fascisti nel 1923. Espulso dal PCdI per aver testimoniato a favore del fascista Tullio Tamburini nel processo Banchelli, continuò a tenere i contatti col partito e due anni dopo venne arrestato con l’accusa di aver partecipato alla riunione clandestina tenutasi il 12 ottobre 1924 nell’abitazione di Ugo Ugolini, dove parteciparono tra gli altri il capo dei comunisti toscani Damen e Togliatti. Parentini era incaricato di raccogliere e occultare armi. Espulso nel 1925 dal PCdI per aver testimoniato a favore del capo degli squadristi fiorentini Tullio Tamburini nel processo Banchelli, venne arrestato e condannato nel gennaio 1928 dal Tribunale Speciale a quattro anni di carcere per cospirazione, poi graziato su richiesta della moglie l’anno successivo. Nuovamente fermato nel 1936 con provvedimento di ammonizione e sorveglianza, due anni dopo finì in carcere per bancarotta. In quel periodo aveva una bottega da ciabattino nel rione delle Cure a Firenze, frequentata da antifascisti, e cominciò a collaborare con l’OVRA. Definito da F. Gozzini “elemento di vivacissima intelligenza, vero esperto nell’insinuarsi negli ambienti considerati sospetti”, permise alla polizia fascista di smantellare l’organizzazione comunista fiorentina fornendo i nomi dei frequentatori della bottega e dei loro compagni, fino alla grande retata del 1942. Per i sospetti che i compagni cominciarono ad avere su di lui venne tenuto ai margini della Resistenza. Poi sparì. Si pensava che fosse andato via dalla città per evitare possibili vendette.

La sera del 17 luglio 1944 giunse in piazza Tasso un camion carico di fascisti comandati da Giuseppe Bernasconi, che aveva preso il posto del torturatore Mario Carità; i fascisti spararono uccidendo quattro persone tra cui Ivo Poli di 7 anni, e fecero una retata. Sei giorni dopo a Firenze diciassette persone vennero uccise e sepolte in una fossa comune a Cascine. La fossa venne scoperta nel 1956 e i cadaveri – tranne uno – indentificati; tra essi v’era il Parentini.

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FONTI: ACS-CPC; F. Quercioli-A. Bernardini, Fucilati alle Cascine. Storia di 17 desaparecidos nella Liberazione di Firenze. Luglio 1944-Aprile 1956; M. Canali, Le spie del regime, p. 388.

IMMAGINE: La lapide alle Cascine coi nomi dei fucilati tra cui Luigi Parentini

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