A spese degli USA, le nazioni d’Europa si ravvicinano

Tesi Andrei Higgins, WSJ (parte di una serie sulla percezione degli Stati Uniti nel mondo):

I vantaggi dell’ingresso in EU (sussidi agricoli, finanziamenti per infrastrutture, aumento export) stanno inducendo molti in Polonia ed Est EU ad atteggiamento più pro-UE, meno filo-USA.

• Tendenza rafforzata da disapprovazione guerra Iraq (16 morti polacchi)

• e da rifiuto USA di concedere libero accesso ai polacchi.

• Polonia ha avuto divergenze con USA su gestione occupazione Iraq; spesso lamentele polacche sono rimaste inascoltate. Non lascerà l’Iraq, ma intende ritirare 700 uomini su 2.400 in febbraio.

• Ungheria ha terminato il ritiro del suo contingente di 300 uomini.

• Lo stesso Yushenko si è espresso per il ritiro dei 1.600 ucraini nel 2005(vedi tabella).

• D’altra parte UE non sembra ancora in grado di fornire una prospettiva politica alternativa a USA. La mediazione Polonia-UE (Solana) sulle elezioni in Ucraina è tuttavia indicatrice delle potenzialità di una politica estera comune.

• Articolo-reportage da Elblag, città portuale di 130mila ab, 30 km da Russia (Kaliningrad?), la cui provincia riceverà 100m euro dalla UE, di cui 10m per i tram.

• Grazie a rimozione tariffe e altre barriere export polacco di latte e derivati in UE è aumentato di un quarto in sei mesi. Secondo UE agricoltori polacchi (20% della forza lavoro) hanno visto aumentare redditi del 74%.

• T. Beaut, un allevatore produttore di latte che aveva fatto campagna contro ingresso in UE nel partito populista “Autodifesa” ha ricevuto un sussidio di 13.500 euro, col quale ingrandirà la stalla, ed è diventato pro-UE.

• Kogut, allevatore maiali su terra di ex fattoria statale data in affitto a 40 agricoltori, ha ricevuto 60mila euro di sussidi UE. La statua di Lenin che resta sullo scaffale della libreria (di fronte a crocifisso appeso alla parete) gli dice che “dobbiamo essere parte dell’Europa”.

• Un vicino produttore di mobili che vendeva prevalentemente in Russia ora vende all’80% in UE, soprattutto in Germania. Ha mandato i figli a studiare negli Stati Uniti, ma non vuole che il figlio finisca in Irak.

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