Gas, Europa in campo: la Russia apra il mercato

Gabriele Dossena

Sulle forniture resta
l’incognita dei mancati accordi con gli ex paesi satelliti

Piebalgs: serve più trasparenza per poter investire

Il commissario europeo chiede
un accesso ai gasdotti che non «sia discriminatorio»

Più trasparenza, in un quadro giuridico sicuro. Il
messaggio è chiaro e inequivocabile. Destinatario: il governo Putin e la
politica energetica della Russia. L’Unione europea torna così alla carica su
Mosca, sia per garantirsi le forniture di gas, sia per agevolare gli
investimenti delle imprese europee in campo energetico
.
Non si è ancora spenta l’eco della cessione forzata a Gazprom, da parte
della compagnia anglo- olandese Royal Dutch Shell, del controllo del
maxigiacimento Sakhalin-2, con il pretesto di violazioni alla normativa
ambientale, ed ecco che il commissario europeo all’Energia, Andris Piebalgs,
tenta di rilanciare, nel complicato dialogo con la Russia, il concetto di «mutuo
interesse», sollecitando a Mosca «accesso a condizioni non discriminatorie» ai
gasdotti russi
.In un’intervista al quotidiano russo Novye Izvestia,
Piebalgs suggerisce anche al governo Putin l’adozione di una politica di
risparmio energetico interno, che tra l’altro potrebbe favorire ulteriori
forniture all’Europa. In pratica, sostiene Piebalgs, il risparmio energetico
sarebbe «vantaggioso» sia per la Russia sia per l’Unione europea, permettendo a
Mosca di vendere gas agli europei a prezzi più elevati rispetto a quelli
possibili sul mercato interno.
Ma il commissario Ue ha anche ribadito che «bisogna garantire accesso ai
gasdotti a condizioni non-discriminatorie»: la cooperazione, ha detto, «non può
essere a senso unico», mutuando un concetto molto caro al dizionario del
linguaggio energetico russo. Sottolineando poi che «le società straniere
vorrebbero lavorare in Russia se ci fosse un quadro giuridico sicuro e
trasparente per gli investitori»
.
È su questi due cardini che si basa la proposta per la cooperazione
energetica tra Ue e Russia, con l’Europa oggi costretta a dipendere dalla
Russia per oltre il 30% delle importazioni di gas e petrolio. Un dossier che
peraltro dal primo gennaio passerà sotto la regia della presidenza di turno
tedesca
. E proprio su questo punto, con l’avvicinarsi del semestre
europeo con il cancelliere Angela Merkel al timone, si aprono nuovi
interrogativi. Non va infatti sottovalutato, per esempio, che proprio la
Germania si è assicurata da tempo intese a vasto raggio con la Russia
:
dalla realizzazione del gasdotto che trasporterà 27,5 miliardi di metri cubi di
gas sotto il Baltico a partire dal 2010, e alla cui presidenza è stato nominato
l’ex cancelliere tedesco Gerhard Schröder, fino all’intreccio azionario che
vede da un lato Wintershall (del gruppo Basf) nel giacimento di Yuznoe-Russkoie
con una quota del 35% e dall’altro Gazprom alleata con Wingas (sempre
controllata da Basf) nella distribuzione e vendita di metano in Germania.
Finora i tentativi di ridefinire le relazioni e spianare la strada a nuovi
accordi di cooperazione con il Cremlino sono naufragati
. Come testimonia il
nulla di fatto in occasione del vertice di Helsinki di un mese fa. Per
l’immediato, viste le tensioni in Bielorussia, Moldova e Georgia, Gazprom ha
cercato di rassicurare l’Europa, dichiarando di aver accumulato riserve extra
di gas in alcune aree di deposito europee per fra fronte a eventuali crisi.

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