Gli europei contro gli Usa: no ai rinforzi in Afghanistan

Nasce «un gruppo di
contatto» per risolvere la crisi a Kabul


Ma nelle emergenze si
potranno spostare le truppe Nato Dal vertice di Riga via libera alla Serbia
nell’Alleanza

Vertice NATO: gli europei bocciano l’invio di truppe nelle zone
calde dell’AFGANISTAN, ma procedono nell’allargamento NATO a CROAZIA, ALBANIA e
MACEDONIA (purché la NATO resti solo militare).

RIGA — Sulla carta, quella delle «dichiarazioni
finali», tutti i 26 Paesi della Nato confermano «l’impegno in Afghanistan». Nei
fatti, però, il comandante in capo dell’Alleanza, il generale dei marine James
Jones torna a Bruxelles senza i rinforzi «di uomini e mezzi» sollecitati a più
riprese. Nel vertice di Riga i principali partner europei — Francia, Germania,
Italia e Spagna — si sono limitati a precisare le «regole di ingaggio»,
ammettendo la possibilità che i contingenti possano essere spostati da un
quadrante all’altro in caso di «emergenza»
. Secondo il segretario generale della
Nato, Jaap de Hoop Scheffer, «si tratta di un risultato positivo, perché ora 20
mila uomini sui 32 mila schierati in Afghanistan saranno maggiormente
utilizzabili anche per azioni di combattimento». La scaletta di partenza
degli alti gradi Nato era più ambiziosa. Ma in rapida successione la
cancelliera tedesca Angela Merkel, il premier italiano Romano Prodi e quello
spagnolo Josè Luis Zapatero hanno chiuso la prospettiva di un potenziamento
dell’azione Nato nel Sud dell’Afghanistan, l’area più pericolosa del Paese.
Anche il presidente francese Jacques Chirac si è mantenuto su questa linea, sia
pure concedendo l’invio di due elicotteri «Cougar» nelle regioni più a rischio
.
L’unica novità è l’istituzione di «un gruppo di contatto» sul modello del
Kosovo. Una cabina di regia per la crisi, in cui coinvolgere anche i Paesi
confinanti: dal Pakistan all’Iran
. Secondo Chirac la proposta ha ricevuto
un largo consenso. L’idea si incrocia con il suggerimento italiano di convocare
una «conferenza per l’Afghanistan». Ma il presidente Usa George Bush ha
lasciato Riga senza pronunciarsi: se ne riparlerà in sede Onu.
Il confronto si è rivelato più agevole sull’allargamento dell’Alleanza. I 26
leader hanno deciso di ammettere Serbia, Bosnia e Montenegro nell’anello più esterno,
quello del «partenariato per la pace». L’apertura ha colto di sorpresa il
governo di Belgrado
. Il premier Kostunica appare in difficoltà sulla scena
internazionale dal maggio scorso, quando l’Ue sospese i negoziati per
l’«accordo di associazione e di stabilizzazione». La mossa della Nato
riporta la Serbia nel vivo delle relazioni internazionali
. Non hanno pesato
questioni di principio, come la mancata cattura del criminale di guerra Ratko
Mladic, e problemi politici, come la voglia di indipendenza del Kosovo. Del
resto l’espansione Nato nei Balcani è in accelerazione. Nel 2008 i tre Paesi
della regione già «candidati» — Croazia, Albania e Macedonia — «potrebbero
essere invitati a entrare nell’Alleanza a pieno titolo»
.
Gli europei sottoscrivono il programma di allargamento, ma, come ha detto
Chirac, «a condizione che la Nato mantenga i suoi tratti di organizzazione
militare». Sempre Chirac ha bocciato l’idea di associare Paesi come Giappone,
Corea del Sud, Australia e Nuova Zelanda
.
I pochi risultati concreti del vertice riguardano la dimensione militare: nelle
prossime settimane sarà «operativa» la «Forza di reazione rapida», reparti di
25 mila unità pronti a entrare in azione nel giro di 30 giorni in ogni parte
del mondo.

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