Il capo del sindacato in cella. Per sciopero

USA, LAVORO, TRASPORTI

CORRIERE Mar. 25/4/2006  
Massimo Gaggi

Roger Toussaint, condannato per l’agitazione di dicembre,
ha raggiunto il penitenziario attraversando il ponte di Brooklyn alla testa di
un corteo

New York: aveva bloccato la
metropolitana, dieci giorni di carcere

NEW YORK – Roger Toussaint, il capo di «Local 100», il
sindacato dei trasporti pubblici di New York, è entrato ieri sera nel carcere
di Manhattan per scontare un periodo di detenzione di 10 giorni: la condanna
inflittagli dalla Corte Suprema dello Stato per aver proclamato, nel dicembre
scorso, lo sciopero che paralizzò per 60 ore metropolitana e autobus di New
York
.

Quello di un leader sindacale imprigionato per una violazione della
legge sul diritto di sciopero è uno scenario pressoché impensabile in Italia,
ma non in America, dove c’è molta più enfasi sul rispetto della legalità, le
punizioni sono assai severe e si finisce in prigione anche per reati non
gravissimi: nei maggiori Paesi europei i detenuti si calcolano in decine di
migliaia, negli Stati Uniti sono due milioni.
Ma anche nell’America delle relazioni sindacali gestite con grande durezza –
aziende che tengono le «unions» fuori dai cancelli con le buone o con le
cattive e sindacati che, se riescono a ottenere la fiducia di una maggioranza
dei lavoratori, conducono battaglie assai aspre, con scioperi che possono
durare anche settimane – la vicenda di New York ha aspetti straordinari e
potrebbe diventare uno spartiacque per il sindacato americano
. Apparentemente
Toussaint, che ha passato gli ultimi giorni immerso nella lettura delle Lettere
dalla prigione di Birmingham
di Martin Luther King, potrebbe divenire un
eroe del movimento dei lavoratori
.
Ieri ha capeggiato una marcia di protesta alla quale hanno partecipato
lavoratori di varie categorie e leader sindacali, compreso John Sweeney, il
capo dell’Afl-Cio, la confederazione nazionale dei sindacati: la folla ha
attraversato il ponte di Brooklyn, accompagnandolo fino alla porta di «The
Tombs»
, carcere riservato ai detenuti meno pericolosi, dove è stato preso
in consegna da secondini il cui sindacato ha promesso a Toussaint un
trattamento con i «guanti gialli».
Dieci giorni dietro alle sbarre possono far riconquistare al sindacalista –
che giudica la sua condanna un atto politico – il consenso perduto. Potrebbero
addirittura legare il suo nome ad una battaglia per l’abrogazione della «legge
Taylor»
(quella che vieta ai dipendenti pubblici dello Stato di New York di
scioperare).
In realtà la pena detentiva per Toussaint è solo un aspetto delle sanzioni
comminate al sindacato: «Local 100» è stato messo in ginocchio da una multa
pesantissima
(2,5 milioni di dollari, circa 2 milioni di euro) e,
soprattutto, dalla decisione del magistrato di vietargli di raccogliere
contributi tra gli iscritti. Una misura che, secondo molti, rischia di portare
il sindacato alla bancarotta
.
Un attacco politico al ruolo delle «unions»? Una tesi un po’ difficile da
sostenere, visto che il giudice Theodore Jones ha deciso sulla base delle
richieste dell’accusa che è capeggiata da Eliot Spitzer: il popolarissimo
«sceriffo di Wall Street» che sta per lasciare la magistratura ed è il
candidato democratico alla carica di governatore dello Stato di New York. E
l’Afl-Cio e i sindacati locali non sono solo alleati del Partito democratico:
sono la sua principale macchina elettorale e una importante fonte di
finanziamenti. In realtà Toussaint
– che è nato a Trinidad 50 anni fa e che
ha una storia di battaglie politiche e sindacali sempre su posizioni radicali,
prima nell’isola caraibica, poi negli Usa – ha incastrato il sindacato in
una posizione difficilissima.
Prima
, giocando sul potere di ricatto di un’organizzazione che ha
paralizzato New York in alcuni dei giorni più gelidi dell’anno, ha perso la
simpatia della cittadinanza e ha spinto gli iscritti a sostenere una piattaforma
troppo ambiziosa
.
Poi, costretto a più miti consigli, ha siglato una bozza di intesa che non è
riuscito a far digerire ad una base ormai sfuggitagli di mano
. A qualche
mese di distanza, con la magistratura ormai in azione e la Mta, l’azienda municipale,
che ha chiesto un arbitrato, i dipendenti di bus e metrò sono tornati sui loro
passi e, con un nuovo referendum, hanno approvato a larga maggioranza l’accordo
che avevano bocciato qualche mese fa. Ma ormai è tardi: l’azienda ha chiesto,
in base alla legge, un arbitrato che si materializzerà solo tra qualche mese e
che certamente sarà «punitivo» per i lavoratori. In particolare rischia di
sparire il contributo di 130 milioni di dollari al fondo pensioni, giudicato
dal governatore uscente, il repubblicano Pataki, un inaccettabile regalo a chi
ha violato la legge. Paradossalmente, Toussaint e i lavoratori della Mta,
devono sperare che arrivi proprio Spitzer a salvare il loro fondo pensioni.

 

La
vicenda

L’ACCUSA Roger Toussaint, leader sindacale dei lavoratori
del trasporto pubblico, è stato condannato su richiesta del pm Eliot Spitzer
(foto sopra), un democratico
CONTRATTO L’azienda municipale dei trasporti, la Mta, guidata da Peter
Kalikow (foto sopra), ha chiesto al tribunale un arbitrato sulla bozza
dell’intesa che Roger Toussaint è riuscito a far «digerire» ai lavoratori solo
a fatica

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