Insegnanti nuovi protagonisti delle lotte in USA

Le lotte degli insegnanti Usa fra il 2018-19 si sono caratterizzate per avere affiancato a richieste prettamente di categoria (lotta contro i tagli salariali), pressanti richieste per conservare alla scuola pubblica un livello di qualità nell’interesse degli studenti. Separati distretto per distretto, vincolati da pesanti leggi antisciopero, minacciati ogni anno di non essere riassunti, hanno creato una rete di solidarietà (Red for Ed), che si è collegata alle associazioni di genitori e aperta alle tematiche sociali come quelle del movimento Black Lives Matter.  Il Movement of Rank-and-File Educators Caucus si è scontrato coi governatori. inizialmente perché mettessero in sicurezza le scuole, poi per il diritto di dibattere in classe circa il razzismo, il sessismo e l’oppressione negli Usa.


Fra il 2018-19 in alcuni stati Usa sono stati proclamati scioperi prolungati per protestare contro i tagli ai bilanci delle scuole che si traduceva in tagli salariali per i lavoratori ma anche in carenze di materiale per le scuole; in molte situazioni gli insegnanti volevano un contratto non individuale ma collettivo.

Gli scioperi del 2018

Il primo sciopero (dal 22 febbraio al 7 marzo 2018) coinvolse circa 10 mila insegnanti dei 55 distretti (nota 1) dello West Virginia aderenti all’ American Federation of Teachers e alla National Educational Association e si tradusse in un aumento stipendiale del 5%. Esso fu di esempio per scioperi analoghi, in Oklahoma (10 mila aderenti, 10 giorni di sciopero in aprile) e Arizona (20 mila partecipanti – 8 giorni di sciopero), e per proteste di minore portata in Kentucky, Nord Carolina (qui 30 mila docenti si mobilitarono contro un vero e proprio taglio alle retribuzioni, all’assistenza sanitaria e per il diverso trattamento riservato ai docenti temporanei rispetto a quelli stabilizzati). Poi scioperarono i docenti del Colorado (6 mila aderenti – 12 giorni di sciopero) e anche i conducenti di scuola bus in Georgia. Gli aumenti salariali andarono dal 2% del Colorado al 20% dell’Arizona. In tutto nel 2018 scioperarono 375 mila docenti, sfidando le leggi contro lo sciopero nel settore pubblico. (https://newlaborforum.cuny.edu/2020/10/03/the-red-for-ed-movement-two-years-in/). Da notare che il totale degli scioperanti in tutti i settori negli USA è stato di 485 mila.

Gli scioperi del 2019

Dopo una controversia principalmente per la mancata sottoscrizione di un contratto collettivo da parte del distretto scolastico. A Los Angeles circa 30 mila insegnanti organizzati dallaTthe United Teachers Union scioperarono a partire dal gennaio 2019, seguiti da 4 mila insegnanti della Virginia, e nuclei a Chicago, Denver e Oakland. Fu scelto un nome per questo fronte di sciopero, cioè Red for Ed, in riferimento alla T-shirt indossata dagli scioperanti in segno di solidarietà, ma anche in riferimento ai bilanci in rosso delle scuole. Gli esiti delle lotte furono diversi a seconda degli stati. In totale scioperarono 270 mila docenti (su un totale di scioperanti negli Usa di 425 mila). Scioperarono in ottobre i docenti di Dedham, in Massachusetts, sfidando le norme antisciopero particolarmente severe (varate dai Democratici a dimostrazione che non sono da meno dei Repubblicani nel sopprimere i diritti dei lavoratori); in novembre quelli di Nashville, (Tennesee) e di Little Rock in Arkansas, qui contro la nuova segregazione razziale operante nelle classi.

Essere insegnanti negli USA

Già da queste poche informazioni si comprende come sia diversa la situazione fra Italia e Usa per quanto riguarda l’organizzazione delle scuole la situazione lavorativa degli operatori. Le scuole private Usa coprono un 10% degli studenti, quindi circa come in Italia. C’è una forte presenza religiosa, sono scuole estremamente costose e elitarie. Nella scuola pubblica insegnanti e personale vengono assunti non dal governo federale o statale, ma dai distretti scolastici. I fondi di finanziamento provengono per il 6,4% dal governo federale, per il 43, 8% dal governo statale e per il 49,8% dal governo locale.  Viene tassata la terra e la proprietà fondiaria. Questo comporta una totale diseguaglianza dei fondi a disposizione da parte dei singoli distretti o comunità e scuole (e quindi totale differenza di retribuzioni e di attrezzature scolastiche). Dopo la crisi del 2008-9 la politica di tagliare i fondi in primo luogo alle scuole è stata accelerata (nota 2)

La scuola è lo specchio fedele delle diseguaglianze economiche, sociali e anche etniche. Le competenze e i titoli richiesti per insegnare nella scuola statale sono molto alti e assolutamente sproporzionati (come costi) alle retribuzioni che buona parte delle scuole è in grado di offrire. Di qui la crescente disaffezione dei giovani verso questa professione e la rarefazione di ispanici e neri fra le nuove leve (cioè di quei giovani che devono accedere al prestito scolastico per studiare). E la crescente difficoltà dei distretti più poveri a procurarsi docenti adeguatamente qualificati, tanto che, ad anno iniziati, i sono autorizzati ad accontentarsi di personale non qualificato. Come è prevedibile mancano insegnanti soprattutto di matematica, scienze, lingua 2 e di sostegno all’handicap. (https://www.edsurge.com/news/2021-03-04-is-teaching-still-an-appealing-profession-a-growing-teacher-shortage-worries-experts)

Non solo scioperi per lo stipendio

Correttamente gli aderenti alla CTA (California Teachers Association) presentarono lo sciopero come tutt’uno fra difesa dei loro diritti e lotta per migliorare le prospettive di un futuro per i giovani studenti. Purtroppo il movimento Red in Ed non è stato mediamente sostenuto dalla solidarietà di altri settori, in un quadro complessivo di passività del movimento dei lavoratori. Ma resta importante che non si sia limitato a chiedere aumenti salariali, ma anche classi meno numerose, la presenza di infermiere e consiglieri psicologici nelle scuole. La United Teachers Los Angeles (UTLA) è stata esemplare per modelli organizzativi, si è collegata con organizzazioni di genitori che si sono mobilitati anche sul tema “migliore scuola pubblica = giustizia razziale”. A Chicago gli insegnanti hanno coinvolto anche il personale dei servizi, da quelli delle pulizie agli assistenti di sostegno all’handicap, fino alle guardie giurate! In West Virginia lo sciopero degli insegnanti si è esteso agli altri settori del pubblico impiego.

La prima conseguenza del movimento è stato l’aumento della sindacalizzazione.  L’ American Federation of Teachers (AFT) fra febbraio 2018 e febbraio 2019 registra un 100 mila iscritti in più, concentrati dove lo sciopero è stato effettuato (non dove si è solo minacciato lo sciopero e poi patteggiato). Oltre alle conquiste concrete, molti insegnanti hanno espresso la propria soddisfazione per le capacità organizzative e di coinvolgimento dei colleghi che hanno acquistato, in una parola per la nuova dignità come persone che hanno assunto anche agli occhi dei loro studenti, dimostrando che “cambiare è possibile”. Dappertutto accanto a temi sindacali si sono agitati temi che riguardavano la giustizia sociale e spesso la pressione dei lavoratori ha costretto indolenti union sindacali a muoversi. Accanto alle Union tradizionali si sono formati gruppi di pressione come lo West Virginia United Caucus, il cui modello è stato seguito anche a Baltimora, Denver, Nashville e Philadelphia, poi coalizzati nel United Caucuses of Rank-and-File Educators (UCORE), associato a Labornotes. Essi sono riusciti a imporre un dibattito sulla scuola impostato diversamente, focalizzato contro le privatizzazioni, pro aumento dei fondi all’educazione. I tentativi di mostrare i docenti che scioperavano come dei fannulloni è fallito per la solidarietà dei genitori.

Un’altra lezione dello sciopero è stato che gli avversari hanno affinato le loro armi. Impreparati nel 2018, ma anche condizionate dalla coincidenza con le elezioni di Medio termine, le autorità dei vari distretti scolastici hanno reagito con durezza nel 2019 in West Virginia come in California o in Arizona. Una parte dei docenti ne sono rimasti demoralizzati. Lo scarto fra le loro aspirazioni e le condizioni lavorative reali ha spinto molti ad abbandonare la professione.

Nel marzo 2020 il movimento degli insegnanti si è apparentemente fermato, a causa dell’insorgere del Covid. Le stesse tematiche sono cambiate. Ad esempio in molte situazioni il Movement of Rank-and-File Educators Caucus si è scontrato coi governatori perché mettessero in sicurezza le scuole. Nel marzo 2021, i governatori hanno quasi tutti imposto le aperture (per far tornare le donne al lavoro), ma senza vaccinare i docenti, che da parte loro, come altri lavoratori, si sono trovati in prima fila nei contagi. Ma si è andati oltre la difesa di categoria.

  La United Teachers of Los Angeles (UTLA) ha denunciato la situazioni di studenti e famiglie nere e ispaniche o semplicemente povere, rimaste senza lavoro e senza assistenza sanitaria. La Chicago teachers Union (25 mila docenti iscritti) ha organizzato conferenze per illustrare la situazione delle famiglie operaie senza reddito e degli studenti esclusi dalle lezioni per mancanza di mezzi.

 Di fronte alla richiesta ufficiale della polizia di Boston alla Boston Teachers Union (BTU) di non appoggiare il Black Lives Matter e di impedire agli studenti di simpatizzare ha scatenato un dibattito senza precedenti fra gli insegnanti.   Molti governatori hanno tentato di introdurre leggi che impedivano in classe un dibattito sul razzismo. Migliaia di insegnanti in 22 città hanno firmato per il diritto di dibattere in classe circa il razzismo, il sessismo e l’oppressione negli Usa.  (Washington Post 12 giugno 2021 – https://www.washingtonpost.com/gdpr-consent/?next_url=https%3a%2f%2fwww.washingtonpost.com%2feducation%2f2021%2f06%2f12%2fteachers-protest-laws-restricting-antiracism-lessons-in-school%2f e UsaToday  11 giugno

https://eu.usatoday.com/in-depth/news/nation/2021/06/09/covid-fuels-big-summer-school-push-across-united-states-public-schools/7492936002/

Nota 1 Il distretto scolastico è una unità organizzativa di varia grandezza che si occupa della politica scolastica relativa a 55 milioni di studenti. Nel 2002 erano 13,506. I più grandi sono quelli di New York (995 mila studenti) e quello di Los Angeles (670 mila studenti).

Nota 2 – la vulgata in Italia sulle retribuzioni degli insegnanti USA è che un insegnante  è pagato meno di un benzinaio. In realtà siamo di fronte a una situazione molto variegata. Ufficialmente lo stipendio medio annuo lordo di un insegnante è di 74,400  (cioè esattamente più del doppio di un docente delle superiori a fine carriera). Esattamente pari a 38 $ all’ora. Per la cronaca il benzinaio prende 25$ all’ora, il minatore 27, il muratore 26. Ma i due estremi sono 36.00 in basso e 116.000 in alto (si ritiene che per vivere decentemente in una piccola città Usa occorrano 40 mila $). Sulla variabile pesano gli anni di esperienza . Una progressione tipica di un insegnante con laurea magistrale è 43.200 al’inizio, 76.000 dopo 10 anni, 102.000 dopo 20 anni. Se si ha solo una laurea triennale si parte con 33.000 $ ; con un master da 51.000.  Se si è una donna mediamente si prende il 5-10% in meno a tutti i livelli. Nel lordo è compresa sia l’indennità alloggio che quella trasporti rapportata alla situazione reale. Infine la media di 74.400 se vista stato per stato varia dai 56.000 di Hartfort (Connecticut) ai 90.000 di New York.

Leave a Reply