La strigliata della Merkel ai Paesi dell’Europa dell’Est

Giuseppe Sarcina

LA RATIFICA DELLA
COSTITUZIONE

BRUXELLES – Ancora pochi
mesi fa tutti guardavano ad Angela Merkel. Il rilancio europeo sarebbe dovuto
cominciare il primo gennaio 2007, con la neo-cancelliera alla testa della Ue.
Ieri il vertice dei 25 Capi di Stato e di governo si è concluso con una mesta
sensazione. Difficile pensare che in Europa possa muoversi qualcosa almeno fino
alle presidenziali francesi (metà del 2007) se non, addirittura, fino alla
seconda parte del 2008. Come dire: il semestre di presidenza della Germania è
finito prima ancora di cominciare. La stessa Merkel, dopo aver conquistato la
scena nel dicembre scorso sbloccando il negoziato sul bilancio a Bruxelles, ora
vede avvicinarsi la «palude». Così, a margine del vertice, nei colloqui
riservati con i leader delle altre capitali, il primo ministro tedesco è stata
durissimo. Fin dall’inizio la Merkel si è posta l’obiettivo di tenere vivo il
processo di ratifica della Costituzione, semi-paralizzato dal «no» nei
referendum di Francia e Olanda. Nel tabellone ci sono otto Stati che non hanno
ancora preso una decisione. A Berlino nessuno, naturalmente, si aspetta
un’iniziativa dal fronte classico degli euroscettici (Gran Bretagna, Svezia,
Danimarca). Ma per il primo ministro tedesco non è sopportabile che manchino
all’appello anche Polonia e Repubblica Ceca, gli unici due governi dell’ex
blocco comunista a non aver ancora approvato il Trattato costituzionale. «Ci
sono dei Paesi – ha sibilato irritata la Merkel – che sono entrati nella Ue
solo con l’idea di prendere soldi. Così non va bene. Si devono rendere conto
che bisogna anche fare qualcosa per gli altri»
.
La Germania, ha aggiunto poi la Cancelliera, è stata «il motore
dell’allargamento», concedendo al blocco dell’Est un trattamento di favore
«rispetto a quello adottato oggi nei confronti di Croazia e Serbia». Nei
prossimi mesi, dunque, Berlino «aumenterà la pressione» in direzione di Praga e
Varsavia
. Ma senza perdere di vista le relazioni con la Gran Bretagna:
«Londra è fondamentale. Se gli inglesi se ne dovessero andare, polacchi e cechi
li seguirebbero e l’Europa perderebbe peso nel mondo».

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