Lo scontro fra feroci bande della borghesia turca

Più di 260 morti e 1440 feriti bastano a dare la misura della ferocia dello scontro in atto in Turchia. Ed è lo stesso Erdogan a definire i protagonisti della resa dei conti: lui e il suo governo, l’esercito, il movimento di Gulen. Cioè tre frazioni della borghesia turca che in vario modo si sono alleate o contrapposte negli ultimi quattordici anni di storia turca. Non c’è nessun fronte “democratico”

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I PROFUGHI, FOGLIA DI FICO PER LO SCONTRO TRA I PREDONI NATO E RUSSI

Mentre la situazione militare in Siria sembra volgere a favore del regime Assad – appoggiato dai bombardamenti russi e sul terreno dalle formazioni militari curde – Germania e Turchia, affiancati dal governo pseudo socialista di Tsipras,[1] hanno chiesto e ottenuto, con il pieno sostegno americano e della Commissione UE, il dispiegamento nell’Egeo delle forze Nato, per combattere “il traffico di esseri umani”. Se ne occuperà il “Gruppo navale 2” della

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L’ACCIAIO DELLA LOTTA DI CLASSE

Mentre in Italia è in corso un’altra tappa della lotta dei lavoratori del siderurgico,[1] circa 400 operai dell’Ilva di Cornigliano – sostenuti dai lavoratori di altre industrie metalmeccaniche genovesi – per la difesa dei posti di lavoro a rischio dopo la decisione del Governo Renzi di privatizzare il gruppo, il consiglio di Stato cinese (22 gennaio 2016) ha deciso che la capacità di produzione di acciaio, carbone, cemento, alluminio, vetro

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MANOVRE ARMATE E DIPLOMATICHE E AFFARI DEL CAPITALE IN MEDIO ORIENTE

In Siria ed Irak proseguono le operazioni militari che ognuno dei paesi della pseudo coalizione per la cosiddetta guerra contro IS conduce per i propri interessi. Ma, con l’intervento diretto prima della Turchia contro i curdi e soprattutto della Russia a difesa del regime siriano e in accordo con l’Iran, i rapporti di forza tra le potenze globali e regionali si vanno fortemente modificando e le relazioni divengono sempre più

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L’Italia e la guerra che profuma di zafferano e oppio

Alcuni giorni fa, dopo lo scoop del Corriere su un eventuale intervento diretto italiano in Iraq, funzionari Nato hanno fatto intendere, poi confermati da Renzi in diretta, che l’Italia confermerà la missione Isaf in Afghanistan. Come è noto oggi in Afghanistan operano 9.800 soldati Usa, che resteranno anche nel 2016, 850 tedeschi, 760 italiani e 500 turchi. Isaf, iniziata nel 2003, è costata fino al 2013 quasi 5 miliardi di

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KURDISTAN IRACHENO – UNA LOTTA DI CLASSE TRA LA GUERRA DELLE POTENZE E GLI SCONTRI DI POTERE DELLA BORGHESIA CURDA

Nel Kurdistan iracheno dal 1° ottobre sono in corso manifestazioni e scioperi di lavoratori del pubblico impiego,[1] ospedali, scuole, università e amministrazioni pubbliche, via via allargate a diverse città, Erbil, Halabja, Sulaimania, Halabcheh, Raniyeh, e Koyeh, Kalar…. Centinaia di insegnanti, dopo aver scioperato per una intera settimana, sono scesi in piazza a Sulaimania e Erbil. Hanno dichiarato che non torneranno al lavoro prima di ricevere tutto quanto loro dovuto. Dopo

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Israele strizza l’occhio all’intervento russo in Siria

Sul terreno di Siria ed Iraq sono mandati al macello decine di migliaia di proletari spinti dalle appartenenze etniche e religiose, assoldati dai petrodollari del Golfo e dai dollari ed euro delle potenze occidentali. Quando un fronte rischia di cedere ecco le potenze imperialiste bombardare dal cielo i nemici dei propri amici: prima americani, inglesi, francesi, canadesi, australiani, i paesi del Golfo, i turchi (che tendono a confondere i kurdi

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La svolta nella politica turca scombina le alleanze in Medio Oriente

La Turchia ha bombardato il 23 luglio, postazioni dell’Isis in Siria e campi curdi in Iraq; il ministro degli esteri Davutoglu ha dichiarato che le zone tolte all’Isis in Siria potrebbero diventare campi di raccolta per i profughi siriani. In quest’area, analoga a quella che il 1 luglio hanno creato le truppe giordane a sud della Siria, Erdogan sta inviando preventivamente 18 mila soldati. Con queste azioni il governo turco

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Quanto “storico” è l’accordo di Vienna sul nucleare iraniano?

L’accordo sul nucleare iraniano firmato a Vienna, dopo mesi di trattative, prima segrete e poi dal febbraio 2013 pubbliche, viene da lontano. Sembra modificare radicalmente la politica estera Usa, quasi quanto la strategia del ping pong nei confronti della Cina all’epoca di Nixon. Da subito si è aperta la partita delle valutazioni Scontata la diretta condanna di Israele, la velata ostilità saudita, la soddisfazione europea. Non manca chi considera l’accordo

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Usa – La borghesia americana, senza distinzione di razza, fa reprimere le rivolte sociali a difesa del proprio predominio di classe

Migliaia di lavoratori e studenti hanno manifestato mercoledì 28 aprile a Baltimora, Maryland, sfidando il potente apparato di repressione statale messo in campo. La protesta si è subito diffusa per solidarietà ad altri centri, tra cui New York, Boston, Denver, Houston, Milwaukee, Minneapolis e Washington DC. La rabbia della popolazione è stata scatenata dall’assassinio del giovane 25enne nero Freddie Gray per opera della polizia, ma le sue cause profonde sono

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