Una fabbrica di omicidi di massa: dentro i bombardamenti calcolati di Israele su Gaza

In nome della lotta al “terrorismo” lo Stato sionista sta attuando una delle più massicce operazioni terroristiche della storia, ai danni di una popolazione che, chiusa su tre lati da Israele e uno dall’Egitto, non ha neppure possibilità di fuga.

Riportiamo la traduzione di un’inchiesta della rivista online +972 Magazine e Local Call, basata in Israele, che sulla base di informazioni fornite dagli stessi militari israeliani denuncia il fatto che
gli obiettivi colpiti dai massicci bombardamenti aerei sono in gran parte obiettivi civili, con lo scopo terroristico di spingere la popolazione a rivoltarsi contro Hamas; i militari sono pienamente consapevoli del numero di morti civili che un obiettivo comporta; vengono distrutti molti palazzi dove abitano intere famiglie allargate con qualche membro in Hamas, seppellendo sotto le macerie intere famiglie; mentre in passato i residenti venivano avvisati prima di distruggerne le abitazioni, ora in molti casi non avviene;
l’intelligenza artificiale viene utilizzata per generare centinaia di obiettivi al giorno, in modo da utilizzare appieno tutta la capacità distruttiva delle forze armate israeliane; ciononostante non sembra che questi metodi di barbarie su scala industriale siano riusciti a ridimensionare significativamente le forze di Hamas (e degli altri gruppi della resistenza palestinese).

Ma lo strapotere militare non significa necessariamente vittoria politica. Questa violenza assassina può avere l’effetto opposto, di far aumentare il numero di palestinesi che decidono di impegnarsi nella resistenza contro l’oppressione sionista, per la libertà del popolo palestinese.

Anche nel mondo le immagini delle macerie, dei bambini ammazzati, della disperazione dei sopravvissuti sta facendo sollevare l’indignazione di un numero crescente di giovani, contro gli assassini di Tel Aviv ma anche contro i governi, occidentali e arabi, che hanno dato e continuano a dare appoggio al governo sionista.

Facciamo crescere la mobilitazione:

  • basta bombardamenti su Gaza!
  • basta aggressioni dei coloni fascisti e raid polizieschi in Cisgiordania!
  • libertà e parità di diritti per il popolo palestinese!
  • Sosteniamo la sua resistenza contro l’oppressore!
  • Opponiamoci al sostegno militare, economico e politico del governo italiano a Israele!

Una fabbrica di omicidi di massa: dentro i bombardamenti calcolati di Israele su Gaza

Gli attacchi aerei consentiti su obiettivi non militari e l’uso di un sistema di intelligenza artificiale hanno permesso all’esercito israeliano di condurre la sua guerra più letale contro Gaza, come rivela un’inchiesta di +972 e Local Call.
Di Yuval Abraham
30 novembre 2023

L’ampliamento dell’autorizzazione dell’esercito israeliano a bombardare obiettivi non militari, l’allentamento dei vincoli relativi alle vittime civili previste e l’uso di un sistema di intelligenza artificiale per generare un numero maggiore di potenziali obiettivi rispetto al passato, sembrano aver contribuito alla natura distruttiva delle fasi iniziali dell’attuale guerra di Israele contro la Striscia di Gaza, come rivela un’inchiesta di +972 Magazine e Local Call. Questi fattori, come descritto da attuali ed ex membri dell’intelligence israeliana, hanno probabilmente giocato un ruolo nel produrre quella che è stata una delle campagne militari più letali contro i palestinesi dalla Nakba del 1948.

L’indagine di +972 e Local Call si basa su conversazioni con sette attuali ed ex membri della comunità di intelligence israeliana – tra cui personale dell’intelligence militare e dell’aeronautica che ha partecipato alle operazioni israeliane nella Striscia assediata – oltre a testimonianze palestinesi, dati e documentazione provenienti dalla Striscia di Gaza e dichiarazioni ufficiali del portavoce dell’IDF e di altre istituzioni statali israeliane.

Rispetto ai precedenti attacchi israeliani a Gaza, l’attuale guerra – che Israele ha chiamato “Operazione Spade di Ferro” e che è iniziata sulla scia dell’assalto guidato da Hamas al sud di Israele il 7 ottobre – ha visto l’esercito espandere in modo significativo il bombardamento di obiettivi che non sono distintamente di natura militare. Questi includono residenze private, edifici pubblici, infrastrutture e grattacieli, che secondo le fonti l’esercito definisce “obiettivi di potere” (“matarot otzem”).

Il bombardamento di obiettivi di potere, secondo fonti dell’intelligence che hanno avuto esperienza diretta con la sua applicazione a Gaza in passato, è principalmente inteso a danneggiare la società civile palestinese: per “creare uno shock” che, tra le altre cose, si riverbererà con forza e “porterà i civili a fare pressione su Hamas”, come ha detto una fonte.

Diverse fonti, che hanno parlato con +972 e Local Call a condizione di anonimato, hanno confermato che l’esercito israeliano dispone di file sulla stragrande maggioranza dei potenziali obiettivi a Gaza – comprese le case – che stabiliscono il numero di civili che potrebbero essere uccisi in un attacco a un determinato obiettivo. Questo numero è calcolato e noto in anticipo alle unità di intelligence dell’esercito, che sanno anche, poco prima di effettuare un attacco, quanti civili saranno sicuramente uccisi.

In un caso discusso dalle fonti, il comando militare israeliano ha consapevolmente approvato l’uccisione di centinaia di civili palestinesi nel tentativo di assassinare un singolo comandante militare di spicco di Hamas. “I numeri sono aumentati da decine di morti civili [permessi] come danno collaterale nell’ambito di un attacco a un alto funzionario in operazioni precedenti, a centinaia di morti civili come danno collaterale“, ha detto una fonte.

“Nulla accade per caso”, ha detto un’altra fonte. “Quando una bambina di 3 anni viene uccisa in una casa a Gaza, è perché qualcuno nell’esercito ha deciso che non era un grosso problema ucciderla – che era un prezzo da pagare per colpire [un altro] obiettivo. Noi non siamo Hamas. Questi non sono razzi casuali. Tutto è intenzionale. Sappiamo esattamente quanti danni collaterali ci sono in ogni casa”.

Secondo l’indagine, un’altra ragione del gran numero di obiettivi e dei danni estesi alla vita civile a Gaza è l’uso diffuso di un sistema chiamato “Habsora” (“IlVangelo“), che è in gran parte costruito sull’intelligenza artificiale ed è in grado di “generare” obiettivi quasi automaticamente a un ritmo che supera di gran lunga quello che era possibile in precedenza. Questo sistema di intelligenza artificiale, come descritto da un ex ufficiale dei servizi segreti, facilita essenzialmente una “fabbrica di assassini di massa”.

Secondo le fonti, l’uso crescente di sistemi basati sull’intelligenza artificiale come Habsora consente all’esercito di effettuare attacchi su larga scala contro le case residenziali in cui vive un singolo membro di Hamas, anche se si tratta di giovani operativi di Hamas. Tuttavia, le testimonianze dei palestinesi a Gaza suggeriscono che dal 7 ottobre l’esercito ha attaccato anche molte residenze private in cui non risiedeva alcun membro noto o apparente di Hamas o di qualsiasi altro gruppo militante. Tali attacchi, hanno confermato le fonti a +972 e Local Call, possono uccidere consapevolmente intere famiglie.

Nella maggior parte dei casi, aggiungono le fonti, non viene condotta alcuna azione militare da queste case prese di mira. “Ricordo di aver pensato che era come se [i militanti palestinesi] bombardassero tutte le residenze private delle nostre famiglie quando [i soldati israeliani] tornano a dormire a casa durante il fine settimana“, ricorda una fonte, che critica questa pratica.

Un’altra fonte ha affermato che, dopo il 7 ottobre, un alto funzionario dell’intelligence informò i suoi ufficiali che l’obiettivo era quello di “uccidere il maggior numero possibile di agenti di Hamas”, per cui i criteri relativi al danneggiamento dei civili palestinesi sono stati notevolmente allentati. Per questo motivo, ci sono “casi in cui bombardiamo sulla base di una localizzazione ampia del bersaglio, uccidendo i civili. Questo viene fatto spesso per risparmiare tempo, invece di fare un po’ più di lavoro per ottenere un’individuazione più accurata”, ha detto la fonte.

Il risultato di queste politiche è dal 7 ottobre la sconvolgente perdita di vite umane a Gaza. Più di 300 famiglie hanno perso 10 o più familiari nei bombardamenti israeliani degli ultimi due mesi – un numero 15 volte superiore a quello della guerra più letale di Israele contro Gaza, quella del 2014. Al momento in cui scriviamo, sono circa 15.000 i palestinesi uccisi nella guerra, e non solo.

“Tutto questo avviene in contrasto con il protocollo utilizzato dall’IDF in passato“, ha spiegato una fonte. “C’è la sensazione che gli alti ufficiali dell’esercito siano consapevoli del loro fallimento del 7 ottobre e stiano cercando di capire come offrire all’opinione pubblica israeliana un’immagine [della vittoria] che salvi la loro reputazione”.

Una scusa per causare distruzione

Israele ha lanciato il suo assalto a Gaza all’indomani dell’offensiva guidata da Hamas del 7 ottobre contro il sud di Israele. Durante quell’attacco, con una pioggia di razzi, i militanti palestinesi hanno massacrato più di 840 civili e ucciso 350 soldati e personale di sicurezza, hanno rapito circa 240 persone – civili e soldati – a Gaza e hanno commesso diffuse violenze sessuali, tra cui stupri, secondo un rapporto dell’ONG Physicians for Human Rights Israel.

Fin dal primo momento dopo l’attacco del 7 ottobre, i responsabili delle decisioni in Israele hanno dichiarato apertamente che la risposta sarebbe stata di portata completamente diversa rispetto alle precedenti operazioni militari a Gaza, con l’obiettivo dichiarato di sradicare totalmente Hamas. “La priorità è il danno e non la precisione”, ha dichiarato il portavoce dell’IDF Daniel Hagari il 9 ottobre. L’esercito ha rapidamente tradotto queste dichiarazioni in azioni.

Secondo le fonti che hanno parlato con +972 e Local Call, gli obiettivi a Gaza che sono stati colpiti dagli aerei israeliani possono essere divisi approssimativamente in quattro categorie. La prima è quella degli “obiettivi tattici“, che comprende obiettivi militari standard come cellule militanti armate, magazzini di armi, lanciarazzi, lanciamissili anticarro, postazioni di lancio, granate di mortaio, quartieri generali militari, posti di osservazione e così via.

Il secondo è costituito dagli “obiettivi sotterranei“, principalmente i tunnel che Hamas ha scavato sotto i quartieri di Gaza, anche sotto le case dei civili. Gli attacchi aerei su questi obiettivi possono provocare il crollo delle case sopra o vicino ai tunnel.

Il terzo è quello dei cosiddetti “obiettivi di potere“, che comprende grattacieli e torri residenziali nel cuore delle città, ed edifici pubblici come università, banche e uffici governativi. L’idea alla base di questi obiettivi, affermano tre fonti dell’intelligence che sono state coinvolte nella pianificazione o nella conduzione di attacchi a obiettivi di potere in passato, è che un attacco deliberato alla società palestinese eserciterà una “pressione civile” su Hamas.

L’ultima categoria è costituita dalle “case di famiglia” o “case degli operativi“. Lo scopo dichiarato di questi attacchi è quello di distruggere le abitazioni private per assassinare un singolo residente sospettato di essere un agente di Hamas o della Jihad islamica. Tuttavia, nella guerra in corso, le testimonianze palestinesi affermano che in alcune delle famiglie uccise non c’erano operativi di queste organizzazioni.

Nelle prime fasi dell’attuale guerra, l’esercito israeliano sembra aver prestato particolare attenzione alla terza e quarta categoria di obiettivi. Secondo le dichiarazioni rilasciate l’11 ottobre dal portavoce dell’IDF, nei primi cinque giorni di combattimenti, la metà degli obiettivi bombardati – 1.329 su un totale di 2.687 – erano considerati “obiettivi di potere”.

“Ci viene chiesto di cercare edifici alti con un mezzo piano che possa essere attribuito ad Hamas“, ha detto una fonte che ha preso parte alle precedenti offensive israeliane a Gaza. “A volte si tratta dell’ufficio del portavoce di un gruppo militante, o di un punto in cui si incontrano gli operativi. Ho capito che quel mezzo piano è una scusa che permette all’esercito di causare molta distruzione a Gaza. Questo è ciò che ci hanno detto.

“Se dicessero al mondo intero che gli uffici [della Jihad islamica] al 10° piano non sono importanti come obiettivo, ma che sono una giustificazione per far crollare l’intero grattacielo con l’obiettivo di mettere sotto pressione le famiglie civili che vi abitano per fare pressione sulle organizzazioni terroristiche, questo verrebbe visto come terrorismo. Quindi non lo dicono“, ha aggiunto la fonte.

Diverse fonti che hanno prestato servizio nelle unità di intelligence dell’IDF hanno affermato che, almeno fino all’attuale guerra, i protocolli dell’esercito consentivano di attaccare obiettivi di potere solo quando gli edifici erano vuoti di residenti al momento dell’attacco. Tuttavia, testimonianze e video da Gaza suggeriscono che dal 7 ottobre alcuni di questi obiettivi sono stati attaccati senza preavviso agli occupanti, uccidendo intere famiglie.

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L’attacco su larga scala alle case residenziali può essere ricavato da dati pubblici e ufficiali. Secondo l’Ufficio governativo per i media di Gaza – che fornisce il bilancio delle vittime da quando il Ministero della Salute di Gaza ha smesso di farlo l’11 novembre a causa del collasso dei servizi sanitari nella Striscia – al momento del cessate il fuoco temporaneo, il 23 novembre, Israele aveva ucciso 14.800 palestinesi a Gaza; circa 6.000 di loro erano bambini e 4.000 donne, che insieme costituiscono più del 67% del totale. Le cifre fornite dal Ministero della Salute e dall’Ufficio governativo dei media – entrambi sotto l’egida del governo di Hamas – non si discostano significativamente dalle stime israeliane.

Il Ministero della Salute di Gaza, inoltre, non specifica quanti dei morti appartengano alle ali militari di Hamas o della Jihad islamica. L’esercito israeliano stima di aver ucciso tra i 1.000 e i 3.000 militanti palestinesi armati. Secondo i media israeliani, alcuni dei militanti morti sono sepolti sotto le macerie o all’interno del sistema di tunnel sotterranei di Hamas, e quindi non sono stati conteggiati nei conteggi ufficiali.

I dati delle Nazioni Unite relativi al periodo fino all’11 novembre, quando Israele aveva ucciso 11.078 palestinesi a Gaza, affermano che almeno 312 famiglie hanno perso 10 o più persone nell’attuale attacco israeliano; per avere un termine di paragone, durante l’operazione “Protective Edge” del 2014, 20 famiglie a Gaza hanno perso 10 o più persone. Almeno 189 famiglie hanno perso tra le sei e le nove persone, secondo i dati delle Nazioni Unite, mentre 549 famiglie hanno perso tra le due e le cinque persone. Non sono ancora stati forniti dati aggiornati per le cifre delle vittime pubblicate dall’11 novembre.

I massicci attacchi contro obiettivi di potere e residenze private sono avvenuti nello stesso momento in cui l’esercito israeliano, il 13 ottobre, ha invitato gli 1,1 milioni di residenti della Striscia di Gaza settentrionale – la maggior parte dei quali risiede a Gaza City – a lasciare le loro case e a trasferirsi nel sud della Striscia. A quella data, era già stato bombardato un numero record di obiettivi di potere e più di 1.000 palestinesi erano già stati uccisi, tra cui centinaia di bambini.

In totale, secondo le Nazioni Unite, dal 7 ottobre 1,7 milioni di palestinesi, la grande maggioranza della popolazione della Striscia, sono stati sfollati nell’interno di Gaza. L’esercito ha affermato che la richiesta di evacuare il nord della Striscia era volta a proteggere le vite dei civili. I palestinesi, tuttavia, vedono questo sfollamento di massa come parte di una “nuova Nakba”, un tentativo di pulizia etnica di una parte o di tutto il territorio.

“Hanno abbattuto un grattacielo per il gusto di farlo”

L’esercito israeliano afferma che, nei primi cinque giorni di combattimenti, ha sganciato 6.000 bombe sulla Striscia, per un peso totale di circa 4.000 tonnellate. I media hanno riferito che l’esercito ha spazzato via interi quartieri; secondo il Centro per i diritti umani Al Mezan, con sede a Gaza, questi attacchi hanno portato alla “completa distruzione di quartieri residenziali, alla distruzione delle infrastrutture e all’uccisione di massa dei residenti”.

Come documentato da Al Mezan e da numerose immagini provenienti da Gaza, Israele ha bombardato l’Università islamica di Gaza, l’Ordine degli avvocati palestinesi, un edificio delle Nazioni Unite per un programma educativo per studenti eccellenti, un edificio appartenente alla Società palestinese per le telecomunicazioni, il Ministero dell’Economia nazionale, il Ministero della Cultura, strade e decine di grattacieli e case, soprattutto nei quartieri settentrionali di Gaza.

Il quinto giorno di combattimenti, il portavoce dell’IDF ha distribuito ai giornalisti militari in Israele immagini satellitari del “prima e dopo” di quartieri nel nord della Striscia, come Shuja’iyya e Al-Furqan (soprannome di una moschea della zona) a Gaza City, che mostravano decine di case ed edifici distrutti. L’esercito israeliano ha dichiarato di aver colpito 182 obiettivi di potere a Shuja’iyya e 312 obiettivi di potere a Al-Furqan.

Il capo di Stato Maggiore dell’aviazione israeliana, Omer Tishler, ha dichiarato ai giornalisti militari che tutti questi attacchi avevano un obiettivo militare legittimo, ma ha anche detto che interi quartieri sono stati attaccati “su larga scala e non in modo chirurgico”. Sottolineando che la metà degli obiettivi militari fino all’11 ottobre erano obiettivi di potere, il portavoce dell’IDF ha detto che sono stati attaccati “quartieri che servono come nidi di terrore per Hamas” e che sono stati causati danni a “quartieri generali operativi”, “beni operativi” e “beni utilizzati dalle organizzazioni terroristiche all’interno di edifici residenziali”. Il 12 ottobre, l’esercito israeliano ha annunciato di aver ucciso tre “alti membri di Hamas”, due dei quali facevano parte dell’ala politica del gruppo.

Tuttavia, nonostante il bombardamento israeliano senza freni, i danni alle infrastrutture militari di Hamas nel nord di Gaza durante i primi giorni di guerra sembrano essere stati minimi. In effetti, fonti dell’intelligence hanno riferito a +972 e Local Call che gli obiettivi militari che facevano parte degli obiettivi di potere sono stati usati molte volte come foglia di fico per danneggiare la popolazione civile. “Hamas è ovunque a Gaza; non c’è edificio che non abbia qualcosa di Hamas al suo interno, quindi se si vuole trovare un modo per trasformare un grattacielo in un obiettivo, lo si potrà fare”, ha detto un ex funzionario dell’intelligence.

“Non colpiranno mai un grattacielo che non abbia qualcosa che possiamo definire un obiettivo militare”, ha detto un’altra fonte dell’intelligence, che ha effettuato precedenti attacchi contro obiettivi di potere. “Ci sarà sempre un piano nel grattacielo [associato ad Hamas]. Ma per la maggior parte, quando si tratta di obiettivi di potere, è chiaro che l’obiettivo non ha un valore militare che giustifichi un attacco che abbatta l’intero edificio vuoto nel mezzo di una città, con l’aiuto di sei aerei e bombe del peso di diverse tonnellate”.

In effetti, secondo le fonti che hanno partecipato alla compilazione degli obiettivi di potere nelle guerre precedenti, anche se il file degli obiettivi di solito contiene qualche tipo di presunta associazione con Hamas o altri gruppi militanti, colpire l’obiettivo funziona principalmente come “mezzo che permette di danneggiare la società civile”. Le fonti hanno riconosciuto, alcune esplicitamente e altre implicitamente, che i danni ai civili sono il vero scopo di questi attacchi.

Nel maggio 2021, ad esempio, Israele è stato pesantemente criticato per aver bombardato la Torre Al-Jalaa, che ospitava importanti media internazionali come Al Jazeera, AP e AFP. L’esercito ha affermato che l’edificio era un obiettivo militare legato ad Hamas; fonti hanno dichiarato a +972 e Local Call che si trattava in realtà di un obiettivo di potere.

“Si ritiene che l’abbattimento dei grattacieli faccia danneggi davvero Hamas, perché crea una reazione pubblica nella Striscia di Gaza e spaventa la popolazione”, ha detto una delle fonti. “Volevano dare ai cittadini di Gaza la sensazione che Hamas non avesse il controllo della situazione. A volte hanno abbattuto edifici, a volte il servizio postale e gli edifici governativi”.

Sebbene sia senza precedenti che l’esercito israeliano attacchi più di 1.000 obiettivi di potere in cinque giorni, l’idea di causare devastazioni di massa alle aree civili per scopi strategici è stata formulata in precedenti operazioni militari a Gaza, affinate dalla cosiddetta “Dottrina Dahiya” della Seconda guerra del Libano nel 2006.

Secondo tale dottrina – sviluppata dall’ex capo di Stato Maggiore dell’IDF Gadi Eizenkot, che ora è membro della Knesset e fa parte dell’attuale gabinetto di guerra – in una guerra contro gruppi di guerriglieri come Hamas o Hezbollah, Israele deve usare una forza sproporzionata e schiacciante prendendo di mira le infrastrutture civili e governative, al fine di ottenere un effetto deterrente e costringere la popolazione civile a fare pressione sui gruppi di guerriglieri affinché cessino i loro attacchi. Il concetto di “obiettivi di potere” sembra essere nato da questa stessa logica.

La prima volta che l’esercito israeliano ha definito pubblicamente gli obiettivi di potere a Gaza è stato alla fine dell’operazione Protective Edge nel 2014.

L’esercito ha bombardato quattro edifici durante gli ultimi quattro giorni di guerra: tre edifici residenziali a più piani a Gaza City e un grattacielo a Rafah. Le autorità di sicurezza hanno spiegato all’epoca che gli attacchi avevano lo scopo di comunicare ai palestinesi di Gaza che “nulla è più immune” e di fare pressione su Hamas affinché accettasse un cessate il fuoco. “Le prove che abbiamo raccolto dimostrano che la massiccia distruzione [degli edifici] è stata effettuata deliberatamente e senza alcuna giustificazione militare”, ha dichiarato un rapporto di Amnesty a fine 2014.

In un’altra violenta escalation iniziata nel novembre 2018, l’esercito ha nuovamente attaccato obiettivi di potere. Israele bombardò grattacieli, centri commerciali e l’edificio della stazione televisiva Al-Aqsa, affiliata a Hamas. “Attaccare obiettivi di potere produce un effetto molto significativo sull’altra parte”, dichiarò all’epoca un ufficiale dell’Aeronautica. “Lo abbiamo fatto senza uccidere nessuno e ci siamo assicurati che l’edificio e i suoi dintorni fossero evacuati”.

Le operazioni precedenti hanno anche dimostrato come colpire questi obiettivi non abbia solo lo scopo di danneggiare il morale dei palestinesi, ma anche di alzare il morale all’interno di Israele. Haaretz ha rivelato che durante l’operazione Guardian of the Walls, nel 2021, l’unità dei portavoce dell’IDF ha condotto una psy-op (operazione persuasione psicologica) nei confronti dei cittadini israeliani per aumentarne la consapevolezza delle operazioni dell’IDF a Gaza e dei danni causati ai palestinesi. I militari, che hanno utilizzato falsi account sui social media per dissimulare l’origine della campagna, hanno caricato su Twitter, Facebook, Instagram e TikTok immagini e filmati degli attacchi dell’esercito a Gaza per dimostrare al pubblico israeliano la bravura dell’esercito.

Durante l’assalto del 2021, Israele ha colpito nove obiettivi definiti di potenza, tutti grattacieli. ” Lo scopo era quello di far crollare i grattacieli per fare pressione su Hamas, e anche perché l’opinione pubblica [israeliana] vedesse immagine di vittoria”, ha dichiarato una fonte della sicurezza a +972 e Local Call.

Ma, ha continuato la fonte, “non ha funzionato. Come persona che si è occupata di Hamas, ho constatato in prima persona quanto non si preoccupassero dei civili e degli edifici abbattuti. A volte l’esercito ha trovato qualcosa in un grattacielo che era legato ad Hamas, ma era anche possibile colpire quell’obiettivo specifico con armi più precise. Il risultato è che hanno abbattuto un grattacielo per il gusto di abbattere un grattacielo”.

“Tutti cercavano i loro figli in questi mucchi”

Nella guerra in corso Israele non solo ha attaccato un numero senza precedenti di obiettivi di potere, ma l’esercito ha anche abbandonato le politiche precedenti che miravano a evitare danni ai civili. Se in precedenza la procedura ufficiale dell’esercito prevedeva che fosse possibile attaccare gli obiettivi di potere solo dopo che tutti i civili fossero stati evacuati, le testimonianze dei residenti palestinesi a Gaza indicano che, dal 7 ottobre, Israele ha attaccato i grattacieli con i loro residenti ancora all’interno, o senza aver preso misure significative per evacuarli, causando molte morti tra i civili.

Questi attacchi molto spesso causano l’uccisione di intere famiglie, come già sperimentato in precedenti offensive; secondo un’indagine dell’AP condotta dopo la guerra del 2014, circa l’89% delle persone uccise nei bombardamenti aerei delle case familiari erano residenti disarmati, e la maggior parte di loro erano bambini e donne.

Tishler, il capo di stato maggiore dell’aeronautica, ha confermato un cambiamento di politica, ha dichiarato ai giornalisti che la politica dell’esercito di “bussare sui tetti” – in base alla quale si sparava un piccolo colpo iniziale sul tetto di un edificio per avvertire i residenti che stava per essere colpito – non è più utilizzata “laddove c’è un nemico”. Il Roof Knocking, ha detto Tishler, è “un termine che riguarda i turni [di combattimento] e non la guerra”.

Le fonti che hanno lavorato in precedenza sugli obiettivi di potere hanno detto che la strategia spregiudicata dell’attuale guerra potrebbe rivelarsi un pericoloso sviluppo, e hanno spiegato che l’attacco agli obiettivi di potere mirava originariamente a “scioccare” Gaza, ma non necessariamente a uccidere un gran numero di civili. “Gli obiettivi erano stati progettati con il presupposto che i grattacieli sarebbero stati evacuati dalle persone, quindi quando stavamo lavorando [alla compilazione degli obiettivi], non ci si preoccupava in alcun modo di quanti civili sarebbero stati danneggiati; si presumeva che il numero sarebbe sempre stato zero”, ha detto una fonte con una profonda conoscenza della tattica.

“Il che significa che ci sarebbe un’evacuazione totale [degli edifici presi di mira], operazione che richiede dalle due alle tre ore, durante le quali i residenti vengono chiamati [per telefono ad evacuare], vengono lanciati missili di avvertimento e viene fatto anche un controllo incrociato con i filmati dei droni per verificare che le persone stiano effettivamente lasciando i grattacieli”, ha aggiunto la fonte.

Tuttavia, le testimonianze da Gaza suggeriscono che alcuni grattacieli – che presumiamo fossero obiettivi di potere – sono stati abbattuti senza preavviso.

+972 e Local Call hanno individuato almeno due casi durante la guerra in corso in cui interi grattacieli residenziali sono stati bombardati e sono crollati senza preavviso, e un caso in cui, secondo le testimonianze, un grattacielo è crollato sui civili che si trovavano all’interno.

Il 10 ottobre, Israele ha bombardato l’edificio Babel a Gaza, secondo la testimonianza di Bilal Abu Hatzira, che quella notte ha recuperato dei corpi dalle rovine.

Nell’attacco all’edificio sono rimaste uccise dieci persone, tra cui tre giornalisti.

Il 25 ottobre, l’edificio residenziale di 12 piani Al-Taj, a Gaza City, è stato bombardato fino alle fondamenta, uccidendo senza preavviso le famiglie che vi abitavano. Circa 120 persone sono state sepolte sotto le rovine dei loro appartamenti, secondo le testimonianze dei residenti. Yousef Amar Sharaf, un abitante di Al-Taj, ha scritto su X che nell’attacco sono stati uccisi 37 membri della sua famiglia che abitavano nell’edificio: “Il mio caro padre e la mia cara madre, la mia amata moglie, i miei figli e la maggior parte dei miei fratelli e le loro famiglie”. I residenti hanno dichiarato che sono state lanciate molte bombe, che hanno danneggiato e distrutto anche gli appartamenti degli edifici vicini.

Sei giorni dopo, il 31 ottobre, l’edificio residenziale di otto piani Al-Mohandseen è stato bombardato senza preavviso. Secondo quanto riferito, il primo giorno sono stati recuperati dalle rovine tra i 30 e i 45 corpi. Un bambino è stato trovato vivo, senza i suoi genitori. I giornalisti hanno stimato che nell’attacco sono state uccise oltre 150 persone, e molte sono rimaste sepolte sotto le macerie.

L’edificio si trovava nel campo profughi di Nuseirat, a sud di Wadi Gaza – nella presunta “zona sicura” verso cui Israele ha indirizzato i palestinesi fuggiti dalle loro case nel nord e nel centro di Gaza – e serviva quindi come rifugio temporaneo per gli sfollati, secondo le testimonianze.

Secondo un’indagine di Amnesty International, il 9 ottobre Israele ha bombardato almeno tre edifici a più piani e un mercato delle pulci all’aperto in una strada affollata del campo profughi di Jabaliya, uccidendo almeno 69 persone. “I corpi erano bruciati… non volevo guardare, avevo paura di guardare il volto di Imad”, ha detto il padre di un bambino ucciso. “I corpi erano sparsi sul pavimento. Tutti cercavano i loro figli in questi mucchi. Ho riconosciuto mio figlio solo dai pantaloni. Volevo seppellirlo immediatamente, così ho preso in braccio mio figlio e l’ho portato fuori“.

Secondo l’indagine di Amnesty, l’esercito ha dichiarato che l’attacco all’area del mercato aveva come obiettivo una moschea “dove erano presenti operativi di Hamas”. Tuttavia, secondo la stessa indagine, le immagini satellitari non mostrano alcuna moschea nelle vicinanze.

Il portavoce dell’IDF non ha risposto alle domande di +972 e Local Call su attacchi specifici, ma ha dichiarato più in generale che “prima degli attacchi l’IDF ha lanciato avvertimenti in vari modi e, quando le circostanze lo hanno permesso, anche avvertimenti individuali tramite telefonate a persone che si trovavano presso gli obiettivi o nelle vicinanze (ci sono state più di 25.000 comunicazioni in diretta durante la guerra, oltre a milioni di comunicazioni registrate, messaggi di testo e volantini lanciati dall’aria per avvisare la popolazione). In generale, l’IDF lavora per ridurre il più possibile i danni ai civili durante gli attacchi, nonostante le difficoltà di combattere un’organizzazione terroristica che usa i cittadini di Gaza come scudi umani”.

La macchina ha prodotto 100 obiettivi in un solo giorno

Secondo il portavoce dell’IDF, al 10 novembre, durante i primi 35 giorni di combattimenti, Israele ha attaccato un totale di 15.000 obiettivi a Gaza. Secondo diverse fonti, si tratta di una cifra molto alta rispetto alle quattro precedenti grandi operazioni nella Striscia. Nel 2021, durante la missione Guardian of the Walls, Israele ha attaccato 1.500 obiettivi in 11 giorni. Durante Protective Edge del 2014, durata 51 giorni, Israele ha colpito tra i 5.266 e i 6.231 obiettivi.

Durante il Pillar of Defense del 2012, sono stati attaccati circa 1.500 obiettivi in otto giorni. In “Piombo Fuso”, nel 2008, Israele ha colpito 3.400 obiettivi in 22 giorni.

Fonti dell’intelligence che hanno prestato servizio nelle precedenti operazioni hanno anche riferito a +972 e Local Call che, per 10 giorni nel 2021 e per tre settimane nel 2014, un tasso di attacco di 100-200 obiettivi al giorno ha portato a una situazione in cui l’aviazione israeliana non aveva più obiettivi di valore militare. Perché allora, dopo quasi due mesi, l’esercito israeliano non ha ancora esaurito gli obiettivi della guerra in corso?

La risposta potrebbe risiedere in una dichiarazione del portavoce dell’IDF del 2 novembre, secondo il quale l’esercito israeliano sta utilizzando il sistema di intelligenza artificiale Habsora (“Il Vangelo”), che “consente l’uso di strumenti automatici per produrre obiettivi a ritmo veloce e opera aumentando il materiale di intelligence accurato e di alta qualità in base alle esigenze [operative]”.

Nella dichiarazione, un alto funzionario dell’intelligence afferma che grazie ad Habsora è possibile creare obiettivi per attacchi di precisione ” che provocano grandi danni al nemico e danni minimi ai non combattenti”. Gli agenti di Hamas non sono al riparo, indipendentemente dal luogo in cui si nascondono”.

Secondo fonti di intelligence, Habsora genera, tra l’altro, suggerimenti automatici di attacco a residenze private dove vivono persone sospettate di essere agenti di Hamas o della Jihad islamica. Israele conduce poi operazioni di assassinio su larga scala bombardando pesantemente queste abitazioni.

Habsora, ha spiegato una delle fonti, elabora enormi quantità di dati che “decine di migliaia di agenti dell’intelligence non potrebbero elaborare” e raccomanda siti di bombardamento in tempo reale. Poiché la maggior parte degli alti gradi di Hamas si rifugia nei tunnel sotterranei all’inizio di qualsiasi operazione militare, le fonti affermano che l’uso di un sistema come Habsora rende possibile localizzare e attaccare le case di quadri di rango relativamente basso.

Un ex ufficiale dei servizi segreti ha spiegato che il sistema Habsora consente all’esercito di gestire una “fabbrica di omicidi di massa”, in cui “è posta in pimo piano la quantità non la qualità”. Un occhio umano “esamina gli obiettivi prima di ogni attacco, ma non deve di dedicarci molto tempo”. Poiché Israele stima che ci siano circa 30.000 membri di Hamas a Gaza, tutti destinati alla morte, il numero di potenziali obiettivi è enorme.

Nel 2019, l’esercito israeliano ha creato un nuovo centro che mira a utilizzare l’intelligenza artificiale per accelerare la generazione di obiettivi. “La Divisione amministrativa degli obiettivi è un’unità che comprende centinaia di ufficiali e soldati e si basa sulle capacità dell’IA”, ha dichiarato l’ex capo di stato maggiore dell’IDF Aviv Kochavi in un’intervista approfondita con Ynet all’inizio di quest’anno.

“Si tratta di una macchina che, con l’aiuto dell’IA, elabora molti dati meglio e più velocemente di qualsiasi umano, e li traduce in obiettivi da attaccare”, ha proseguito Kochavi. “Il risultato è stato che nell’operazione Guardian of the Walls [nel 2021], dal momento in cui questa macchina venne attivata, generò 100 nuovi obiettivi ogni giorno. In passato, a Gaza c’erano periodi in cui creavamo 50 obiettivi all’anno. E qui la macchina ha prodotto 100 obiettivi in un giorno”.

“Prepariamo gli obiettivi automaticamente e lavoriamo secondo una lista di controllo”, ha dichiarato a +972 e Local Call una delle fonti che ha lavorato nella nuova divisione amministrativa degli obiettivi. “È davvero come una fabbrica. Lavoriamo velocemente e non c’è tempo per analizzare a fondo l’obiettivo. Noi siamo giudicati in base al numero di obiettivi che riusciamo a generare”.

All’inizio di quest’anno, un alto funzionario militare responsabile della banca degli obiettivi ha dichiarato al Jerusalem Post che, grazie ai sistemi di intelligenza artificiale dell’esercito, per la prima volta l’esercito è in grado di generare nuovi obiettivi a un ritmo più veloce di quello degli attacchi. Un’altra fonte ha detto che la capacità di generare automaticamente un gran numero di obiettivi è una realizzazione della Dottrina Dahiya.

Sistemi automatizzati come Habsora hanno quindi facilitato notevolmente il lavoro degli ufficiali dell’intelligence israeliana nel prendere decisioni durante le operazioni militari, compreso il calcolo delle potenziali vittime. Cinque diverse fonti hanno confermato che il numero di civili che potrebbero essere uccisi in attacchi contro residenze private è noto in anticipo all’intelligence israeliana e appare chiaramente nel file dell’obiettivo sotto la categoria “danni collaterali”.

Secondo queste fonti, esistono gradi di danno collaterale in base ai quali l’esercito determina se è possibile attaccare un obiettivo dentro una residenza privata. Quando la direttiva generale assume il valore di “danno collaterale 5″, significa che siamo autorizzati a colpire tutti gli obiettivi che uccidono cinque civili o meno – possiamo agire su tutti gli obiettivi che sono cinque o meno”, ha detto una delle fonti.

“In passato, non segnalavamo regolarmente le abitazioni dei membri minori di Hamas per bombardarle”, ha dichiarato un funzionario della sicurezza che ha partecipato all’attacco di obiettivi durante le operazioni precedenti. “Ai miei tempi, se l’abitazione su cui stavo lavorando era contrassegnata come danno collaterale 5, non sempre veniva approvata [per l’attacco]”. Tale approvazione, ha detto, veniva ricevuta solo se si sapeva che un alto comandante di Hamas viveva nella casa.

“A quanto mi risulta, oggi possono contrassegnare tutte le abitazioni di [qualsiasi agente militare di Hamas, indipendentemente dal rango]”, ha proseguito la fonte. “Si tratta di molte case. I membri di Hamas che non contano nulla abitano nelle case di tutta Gaza. Perciò contrassegnano la casa, la bombardano e uccidono tutti coloro che vi abitano”.

Una politica concertata per bombardare le case delle famiglie

Il 22 ottobre, l’aviazione israeliana ha bombardato la casa del giornalista palestinese Ahmed Alnaouq nella città di Deir al-Balah. Ahmed è un mio caro amico e collega; quattro anni fa, abbiamo fondato una pagina Facebook ebraica chiamata “Across the Wall”, con l’obiettivo di portare al pubblico israeliano le voci palestinesi di Gaza.

L’attacco del 22 ottobre ha fatto crollare blocchi di cemento sull’intera famiglia di Ahmed, uccidendo il padre, i fratelli, le sorelle e tutti i loro figli, compresi i neonati. È sopravvissuta solo la nipote Malak, di 12 anni, ed è rimasta in condizioni critiche, con il corpo coperto di ustioni. Malak è morta pochi giorni dopo.

In totale sono stati uccisi ventuno membri della famiglia di Ahmed, sepolti sotto la loro casa. Nessuno di loro era un militante. Il più giovane aveva 2 anni; il più anziano, suo padre, ne aveva 75. Ahmed, che attualmente vive nel Regno Unito, è ora il solo sopravvissuto di tutta la sua famiglia.

Il gruppo WhatsApp della famiglia di Ahmed è chiamato “Meglio Assieme”. L’ultimo messaggio che vi compare è stato inviato da lui stesso, poco dopo la mezzanotte della notte in cui ha perso la sua famiglia. “Qualcuno mi ha fatto sapere che va tutto bene”, ha scritto. Non ha risposto nessuno. Si è addormentato, ma si è svegliato in preda al panico alle 4. Madido di sudore, ha controllato di nuovo il telefono. Silenzio. Poi ha ricevuto un messaggio da un amico con la terribile notizia.

Il caso di Ahmed è comune a Gaza in questi giorni. Nelle interviste rilasciate alla stampa, i direttori degli ospedali di Gaza hanno ripetuto la medesima descrizione: le famiglie entrano negli ospedali come una successione di cadaveri, un bambino seguito dal padre e dal nonno. I corpi sono tutti coperti di terra e sangue.

Secondo ex ufficiali dell’intelligence israeliana, in molti casi in cui viene bombardata un’abitazione privata, l’obiettivo è “l’assassinio di agenti di Hamas o della Jihad”, e tali obiettivi vengono attaccati quando l’agente entra in casa. I tecnici dell’intelligence sanno se nell’attacco possono morire anche i membri della famiglia o i vicini dell’agente e sanno come calcolare quanti di loro potrebbero morire. Ciascuna delle fonti ha dichiarato che si tratta di abitazioni private, dove nella maggior parte dei casi non si svolgono attività militari.

+972 e Local Call non dispongono di dati sul numero di operativi militari che sono stati effettivamente uccisi o feriti da attacchi aerei su abitazioni private nella guerra in corso, ma ci sono ampie prove che, in molti casi, non si trattava di operativi militari o politici appartenenti ad Hamas o alla Jihad islamica.

Il 10 ottobre, l’aviazione israeliana ha bombardato un condominio nel quartiere Sheikh Radwan di Gaza, uccidendo 40 persone, la maggior parte delle quali donne e bambini. In uno dei video scioccanti girati dopo l’attacco, si vedono persone che urlano, tengono in mano quella che sembra essere una bambola estratta dalle rovine della casa e se la passano di mano in mano. Quando la telecamera zooma, si vede che non si tratta di una bambola, ma del corpo di un bambino.

Uno dei residenti ha detto che nell’attacco sono stati uccisi 19 membri della sua famiglia. Un altro sopravvissuto ha scritto su Facebook di aver trovato solo la spalla di suo figlio tra le macerie. Amnesty ha indagato sull’attacco e ha scoperto che un membro di Hamas viveva in uno dei piani superiori dell’edificio, ma non era presente al momento dell’attacco.

Il bombardamento delle case delle famiglie in cui presumibilmente vivono operatori di Hamas o della Jihad islamica è diventato probabilmente una strategia più concertata dell’IDF durante l’operazione Protective Edge del 2014. In quell’occasione, 606 palestinesi – circa un quarto dei morti civili durante i 51 giorni di combattimenti – erano membri di famiglie le cui case erano state bombardate. Nel 2015 un rapporto delle Nazioni Unite ha definito questa operazione sia come potenziale crimine di guerra sia come “un nuovo modello” di azione che “ha portato alla morte di intere famiglie”.

Nel 2014, sono stati uccisi 93 bambini a seguito dei bombardamenti israeliani sulle case delle famiglie, di cui 13 avevano meno di un anno. Un mese fa erano già stati accertati 286 bambini di età pari o inferiore a 1 anno uccisi a Gaza, secondo un elenco dettagliato con l’età delle vittime pubblicato dal Ministero della Sanità di Gaza il 26 ottobre. Da allora il numero è probabilmente raddoppiato o triplicato.

Tuttavia, in molti casi, e soprattutto durante gli attuali attacchi a Gaza, l’esercito israeliano ha attaccato residenze private anche quando non c’era un obiettivo militare noto o chiaro. Ad esempio, secondo il Committee to Protect Journalists, al 29 novembre Israele aveva ucciso 50 giornalisti palestinesi a Gaza, alcuni dei quali nelle loro case con le loro famiglie.

Roshdi Sarraj, 31 anni, giornalista di Gaza nata in Gran Bretagna, ha fondato a Gaza un’agenzia di stampa chiamata “Ain Media”. Il 22 ottobre, una bomba israeliana ha colpito la casa dei suoi genitori dove stava dormendo, uccidendolo. Anche la giornalista Salam Mema è morta sotto le macerie della sua casa in seguito al bombardamento; dei suoi tre figli piccoli, Hadi, 7 anni, è morto, mentre Sham, 3 anni, non è ancora stato ritrovato sotto le macerie. Altre due giornaliste, Duaa Sharaf e Salma Makhaimer, sono state uccise insieme ai loro figli nelle loro case.

Gli analisti israeliani hanno ammesso che l’efficacia militare di questo tipo di attacchi aerei sproporzionati è limitata. Due settimane dopo l’inizio dei bombardamenti a Gaza (e prima dell’invasione di terra) – dopo che nella Striscia di Gaza erano stati contati i corpi di 1.903 bambini, circa 1.000 donne e 187 anziani – il commentatore israeliano Avi Issacharoff ha twittato: “Per quanto sia difficile accettare, al 14° giorno di combattimenti, non sembra che il braccio militare di Hamas sia stato danneggiato in modo significativo. Il danno più significativo alla leadership militare è l’assassinio del [comandante di Hamas] Ayman Nofal”.

Combattere contro animali umani

I militanti di Hamas operano regolarmente da un’intricata rete di tunnel costruiti sotto ampie zone della Striscia di Gaza. Questi tunnel, come confermato dagli ex ufficiali dell’intelligence israeliana con cui abbiamo parlato, passano anche sotto le case e le strade. Pertanto, i tentativi israeliani di distruggerli con attacchi aerei rischiano in molti casi di provocare l’uccisione di civili. Questa potrebbe essere un’altra ragione dell’alto numero di famiglie palestinesi spazzate via nell’attuale offensiva.

Gli ufficiali dell’intelligence intervistati per questo articolo hanno affermato che il modo in cui Hamas ha progettato la rete di tunnel a Gaza sfrutta consapevolmente la popolazione civile e le infrastrutture in superficie. Queste affermazioni sono state anche utilizzate per la campagna mediatica condotta da Israele in relazione agli attacchi e ai raid contro l’ospedale Al-Shifa e ai tunnel scoperti sotto di esso.

Israele ha anche attaccato un gran numero di obiettivi militari: agenti armati di Hamas, siti di lancio di razzi, cecchini, squadre anticarro, quartieri generali militari, basi, posti di osservazione e altro ancora. Fin dall’inizio dell’invasione di terra, i bombardamenti aerei e il fuoco dell’artiglieria pesante sono stati utilizzati per fornire supporto alle truppe israeliane sul terreno. Secondo gli esperti di diritto internazionale, questi obiettivi sono legittimi, purché gli attacchi rispettino il principio di proporzionalità.

In risposta a una richiesta di +972 e Local Call per questo articolo, il portavoce dell’IDF ha dichiarato: “L’IDF si impegna a rispettare il diritto internazionale e agisce in base ad esso, e nel farlo attacca obiettivi militari e non attacca i civili. L’organizzazione terroristica Hamas colloca i suoi agenti e i suoi mezzi militari nel cuore della popolazione civile. Hamas usa sistematicamente la popolazione civile come scudo umano e conduce i combattimenti da edifici civili, compresi siti sensibili come ospedali, moschee, scuole e strutture delle Nazioni Unite”.

Fonti dell’intelligence che hanno parlato con +972 e Local Call hanno affermato che in molti casi Hamas “mette deliberatamente in pericolo la popolazione civile di Gaza e cerca di impedire con la forza l’evacuazione dei civili”. Due fonti hanno affermato che i leader di Hamas “sanno che i danni israeliani ai civili li legittimano a combattere”.

Allo stesso tempo, anche se oggi è difficile da immaginare, non è sempre stata accettata facilmente da ampie fasce della società israeliana l’idea di sganciare una bomba da una tonnellata con l’obiettivo di uccidere un agente di Hamas ma che finisce per uccidere un’intera famiglia come “danno collaterale”. Nel 2002, ad esempio, l’aviazione israeliana bombardò la casa di Salah Mustafa Muhammad Shehade, allora capo delle Brigate Al-Qassam, l’ala militare di Hamas. La bomba uccise lui, la moglie Eman, la figlia quattordicenne Laila e altri 14 civili, tra cui 11 bambini. L’uccisione suscitò clamore pubblico sia in Israele che nel mondo, e Israele fu accusato di crimini di guerra.

Queste critiche fecero decidere all’esercito israeliano, nel 2003, di sganciare una bomba più piccola, da un quarto di tonnellata, su una riunione di alti funzionari di Hamas – tra cui l’inafferrabile leader delle Brigate Al-Qassam, Mohammed Deif – che si svolgeva in un edificio residenziale di Gaza, nonostante temesse che non sarebbe stata abbastanza potente da eliminarli. Nel suo libro “Conoscere Hamas”, il giornalista israeliano veterano Shlomi Eldar ha scritto che la decisione di usare una bomba relativamente piccola era dovuta al precedente di Shehade e al timore che una bomba da una tonnellata avrebbe ucciso anche i civili nell’edificio. L’attacco fallì e gli alti ufficiali militari riuscirono a fuggire.

Nel dicembre 2008, nella prima grande guerra condotta da Israele contro Hamas dopo la sua presa di potere a Gaza, Yoav Gallant, all’epoca a capo del Comando Sud dell’IDF, dichiarò per la prima volta che Israele stava “colpendo le case di famiglia” degli alti funzionari di Hamas con l’obiettivo di distruggerle, senza danneggiare le loro famiglie. Gallant ha sottolineato che le abitazioni vennero attaccate dopo aver avvertito le famiglie con una “bussata sul tetto”, oltre che con una telefonata, dopo che aver verificato che dentro l’abitazione si svolgeva un’attività militare di Hamas.

Dopo Protective Edge del 2014, durante il quale Israele iniziò a colpire sistematicamente le case delle famiglie dal cielo, gruppi per i diritti umani come B’Tselem hanno raccolto testimonianze di palestinesi sopravvissuti a questi attacchi. I sopravvissuti hanno raccontato che le case sono crollate, che i frammenti di vetro hanno ferito i corpi di chi c’era all’interno, che le macerie “puzzano di sangue” e che sono state sepolte vive delle persone.

Questa strategia mortale continua ancora oggi, in parte grazie all’uso di armi distruttive e di tecnologie sofisticate come Habsora, ma anche perché l’establishment politico e di sicurezza ha allentato le redini dell’apparato militare israeliano. Quindici anni dopo aver ribadito che l’esercito si impegnava per ridurre al minimo i danni ai civili, Gallant, ora ministro della Difesa, ha chiaramente cambiato idea. “Stiamo combattendo contro animali umani e agiamo di conseguenza”, ha dichiarato dopo il 7 ottobre.

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