DOLFI, Agenore “Catena” “Vinio”

(Montecatini Valdinievole, 1900 – Appennino Tosco-Emiliano, 1944), idraulico

 

Socialista antimilitarista, passò al PCdI nel 1921; il partito lo inviò a Viareggio a dirigere la locale sezione. Arrestato e bastonato più volte, nel 1923 fu costretto a emigrare e raggiunse l’Argentina, dove fondò l’Alleanza Antifascista. Nel 1926 passò dalla “Sinistra” al “Centro”, allineatissimo all’Internazionale contro i sinistri e, più tardi, contro tutte le altre dissidenze, dai chispisti al gruppo di Penelón. Promosse molte iniziative contro il fascismo, tra cui quella dell’8 gennaio 1928 nel popolare quartiere della Darsena Norte a Buenos Aires, assieme a Pietro Pavesi e Giuseppe Tuntar per denunciare la grave situazione di Isidoro Azzario dopo l’arresto, repressa dalla polizia. Fondatore e dirigente dell’Alleanza Antifascista, partecipò al congresso antifascista di Berlino del novembre 1929. Sospetto di eresia nel partito ormai in mano a Codovilla, subì voci su un suo presunto ruolo di doppio informatore, non supportate da prove. Dolfi Approvò anche l’espulsione dei “tre” (Ravazzoli, Tresso, Leonetti). Espulso dall’Argentina nel 1933 raggiunse la Francia; un anno dopo il Soccorso Rosso lo inviò nelle Asturie per supportare gli insorti. Tornato in Francia, venne arrestato e deportato nel SS Sonderlager Hinzert, nel maggio 1941, poi consegnato alle autorità fasciste che lo confinarono (Tremiti). Liberato, tornò in Toscana e diede impulso alla lotta antifascista. Arrestato il 7 gennaio 1944, detenuto a Monsummano, venne liberato due mesi dopo. Fece da staffetta verso l’Emilia nella brigata partigiana Bozzi la cui base era il rifugio di Pian della Rasa. Probabilmente entrò in conflitto col partito in quei giorni.

Infatti venti giorni dopo sparì. I partigiani fecero girare la voce che fosse stato catturato e ucciso dai tedeschi durante una missione segreta, invece con tutta probabilità venne eliminato dai suoi compagni con false accuse (appropriazione indebita di denari della formazione), stessa sorte toccata ad altri dissidenti con diverse motivazioni (vedi De LucaZanotto).

 

FONTI: «Farestoria» n. 16, 1991; «La Internacional», archivio PM; https://www.consiglio.regione.toscana.it/upload/eda/pubblicazioni/pub4094.pdf

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