Cina e Vaticano verso la svolta

CHIESA, CINA

REPUBBLICA Dom. 26/3/2006   MARCO POLITI

Lajolo in un´intervista al "South China Morning
Post": "I tempi sono maturi", "Pechino propensa
all´apertura"

Il ministro degli Esteri del Papa svela il negoziato
segreto

Complesso il nodo dei
vescovi, che però da un anno sono nominati con intese sottobanco
Tra le concessioni la disponibilità a spostare l´ambasciata della Santa Sede da
Taiwan

CITTÀ DEL VATICANO – Benedetto XVI sta negoziando con
Pechino per arrivare alla normalizzazione dei rapporti. Il Papa spera di andare
in Cina per le Olimpiadi del 2008
. Dai colloqui segreti emerge la tendenza
delle autorità cinesi ad un´«apertura».
D´improvviso il ministro degli Esteri vaticano, monsignor Giovanni Lajolo,
solleva il velo sui negoziati segreti, che Ratzinger ha ordinato di avviare
subito dopo la sua elezione. «I tempi sono maturi», dice, e dalle parole del
prelato si ricava che i colloqui dietro le quinte sono stati con «alti e
bassi come avviene in genere in ogni trattativa», ma concreti e «non privi di
frutti»
.

Lajolo ha svelato tutto in due lunghe interviste al South China Morning Post
e alla televisione di Hong Kong I-Cable TV. L´occasione è venuta con la porpora
concessa al popolare vescovo di Hong Kong Joseph Zen
. «Attraverso contatti
informali – ha dichiarato il capo della diplomazia vaticana – la Santa Sede ha
cercato di richiamare l´attenzione sui bisogni della Chiesa in Cina». La
propensione di Pechino, ha rivelato, «non è alla chiusura, bensì all´apertura».
Lajolo è stato franco: «Abbiamo detto chiaramente cosa chiediamo, cosa possiamo
concedere e a cosa non possiamo rinunciare».
Tra le concessioni c´è la disponibilità a trasferire «anche subito» l´ambasciata
vaticana da Taiwan a Pechino. Più complesso il nodo delle nomine vescovili, che
le autorità cinesi non vogliono far dipendere da una «potenza straniera» come
viene considerato il papato. Ma in realtà, da mezz´anno circa, le ultime nomine
sono avvenute con un accordo sottobanco tra le autorità cinesi e i responsabili
vaticani
. Il Papa sceglieva personalità non sgradite a Pechino, i cinesi
davano l´assenso, e poi la gerarchia cattolica locale faceva «eleggere» la
persona giusta, frutto del compromesso. Inoltre l´ottanta per cento dei
vescovi cosiddetti governativi ha ottenuto segretamente nei passati decenni il
placet papale
.
La missione del Papa e dei vescovi, ha chiarito Lajolo, è regolata
«armoniosamente» dal Codice di diritto canonico. Decrittato, il discorso del
ministro degli Esteri papale significa che la gerarchia cattolica vuole
muoversi su un piano spirituale, l´intervento nella società consiste nel
richiamo a valori morali, la Chiesa non intende fare politica. Però non può
esservi compromesso sul principio che vescovi si diventa per decisione del Papa
.
«La questione più rilevante è quella del rispetto della costituzione essenziale
della Chiesa cattolica; e le autorità statali ne devono tenere conto», ha detto
Lajolo. In ogni caso, la «libertà religiosa è un diritto fondamentale, che
non può essere sottoposto a limitazioni politiche»
Per rassicurare i
dirigenti cinesi ha soggiunto che la decisione di Benedetto XVI di includere
Zen tra i quindici neo-porporati è una prova del «grande amore che il Papa
nutre verso la Cina»
. Un riconoscimento nei confronti «degli alti valori
della cultura e della tradizione cinesi, oltre al ruolo che la Cina moderna
riveste nel mondo d´oggi».
Quando nel luglio scorso Ratzinger si trovava in Val d´Aosta per le vacanze
estive gli avevamo chiesto quali erano i suoi progetti di dialogo con la Cina.
« Speriamo che vada avanti – ci aveva risposto – abbiamo speranze».
L´uscita di Lajolo conferma che tra Cina e Santa Sede le cose sono in
movimento. Anzi, si vanno accelerando. Il prelato non ha nascosto le
contraddizioni: «L´impressione è che mentre le più alte autorità mostrano
volontà di regolarizzare le relazioni, a livelli intermedi c´è chi rema
contro». Il ministro papale ha poi difeso Zen, affermando che nessuno può accusarlo
di iniziative contro la costituzione o le leggi cinesi. Il neo-cardinale si
muove nell´ambito dello status speciale di Hong Kong
, riconosciuto
internazionalmente, ed è semmai un «modello» di azione nel senso dei principi
democratici e della giustizia sociale.
La rivelazione finale riguarda i progetti del pontefice. Benedetto XVI nutre
il «grande desiderio di visitare la Cina»
. E se «arrivasse nel 2008
l´invito del governo cinese», cioè nell´anno delle Olimpiadi, Ratzinger
nonostante gli ottantun anni «credo che non esiterebbe ad andare a Pechino».
Conclusione: «I tempi sono maturi. Speriamo in una apertura da parte delle
autorità cinesi che non possono ignorare né le aspettative del loro popolo né i
segni dei tempi».

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