Fondo di aiuti per l’Euro – Non vi è ancora stato versato denaro tedesco/+ Welt + Die Welt 110326, Unione monetaria

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Fondo di aiuti per l’Euro – Non vi è ancora stato versato denaro tedesco

Werner Mussler

+ Die Welt     110326, Unione monetaria

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Due posizioni a confronto sul contributo tedesco al fondo per l’Euro (ESFS) – €500 MD ai quali se ne aggiungono €250 MD FMI:

– 1. Il direttore del Fondo di crisi per l’Euro, Kaus Regling:

o   finora neppure un euro dei contribuenti tedeschi è andato a Grecia, Irlanda o Portogallo.

o   I crediti alla Grecia sono un buon affare per la Germania, alla quale la Grecia ripagherà gli interessi;

o   sì, c’è il rischio per gli impegni tedeschi verso la Grecia e per le garanzie per il suo Fondo che i destinatari dei crediti non riescano a restituirli, e a questo punto toccherebbe ai contribuenti tedeschi ripagarli, in parte o completamente.

– 2. Il presidente di Ifo: per i vari meccanismi di crisi istituiti lo scorso anno la Germania ha obblighi per quasi €400MD, una somma molto superiore al bilancio federale.

– Sia le garanzie che i pagamenti in contanti rappresentano un rischio per il bilancio statale tedesco.

o    Se i paesi destinatari non fossero in grado di pagare gli interessi, la Germania dovrà stanziare altri versamenti in contanti, le garanzie diverrebbero un obbligo di pagamento, a quanto potrebbero ammontare è difficile dire.

–  Faz: La verità sta nel mezzo:

o   non tutti gli impegni/contributi tedeschi per il salvataggio dell’Euro mettono ugualmente a rischio il bilancio statale tedesco:

§ i crediti della Bundesbank verso altre banche centrali, derivanti dal sistema di pagamenti Target-2, non rappresentano un rischio;

§ e neppure i crediti tedeschi verso il FMI, che partecipa alle misure di aiuti europei, per circa 1/3.

– La Germania garantisce indirettamente per il contributo FMI (€250MD) con la quota tedesca del capitale FMI pari a circa il 6%, e cioè circa €17MD di garanzie.

o   La Germania ha sempre tratto profitto dai suoi contributi all’FMI con gli interessi che le tornano.

– Il contributo diretto tedesco. Per il meccanismo di stabilità europeo (ESM) che a giugno 2013 sostituirà EFSF, sono previste garanzie tedesche di €168 MD (su un totale di garanzie di €620MD);

o   a queste cui si aggiungono versamenti in denaro contante per €22MD (sul totale di €80MD), che la Germania ha ottenuto di versare in 5 tranche annuali a partire dal 2013, e che diversamente dalle garanzie vanno ad aumentare l’indebitamento netto, ma non vengono calcolate come deficit statale secondo i criteri di Maastricht.

Die Welt

– Sui contribuenti tedeschi il peso maggiore del nuovo pacchetto di stabilizzazione dell’euro, il 27,15% del totale (€22MD), in rate da €4,3MD anno; anche per il fondo di salvataggio in vigore ESFS sarà la Germania a pagare di più, con garanzie attorno ai €200MD, e versamenti in contanti da decidere entro giugno.

– La UE ha varato la maggiore riforma dall’introduzione della moneta unica, ma rimane non chiarito come si procederà per i vecchi debiti, il conto deve essere pagato dai contribuenti dei paesi virtuosi, mentre i creditori dei paesi indebitati rimangono incolumi;

– la questione delle banche è irrisolta, le grandi banche possono continuare a ricattare gli Stati. La riparazione dell’euro dovrà continuare.

o   assieme al pacchetto di salvataggio regole più rigide per il bilancio statale con sanzioni pecuniarie previste (in anticipo e a rate) sia per superamento di deficit (3% PIL) che debito statale (60% PIL); la revoca delle sanzioni richiede una maggioranza qualificata.

o   e il patto “euro Plus” per rafforzare al competitività dei paesi membri, a cui hanno aderito anche sei paesi non appartenenti all’area euro, tra cui Polonia e Danimarca; patto però non vincolante e senza sanzioni previste.

o   I governi nazionali sono tenuti ad informare in anticipo i ministri Finanze UE sui propri programmi di bilancio a medio termine.

o   Per l’esperto finanze SPD, il patto non è sufficiente;  le politiche economiche e finanziarie nazionali della UE devono essere coordinate strettamente, al fine di incentivare gli investimenti futuri.

– Il meccanismo ESM prevede anche garanzie per €620MD e €80MD di liquidi; i governi dei paesi dell’euro si sono impegnati però ad ulteriori contributi se saranno necessari.

– Il presidente della Commissione UE, Barroso: abbiamo rafforzato l’unione monetaria con un’unione economica.

– La Grecia è sprofondata nella recessione, secondo BCE; previsto -3% per il PIL 2011, al minimo; già nel 4° trimestre 2010 -1,7%.

– PIL italiano ott-dicembre 2010 +0,1%, la metà di quanto previsto; +1% previsto per il 2011; bene l’export, diminuiti i consumi.

– Portogallo, 4° trim. 2010, PIL -0,3; timori recessione a seguito dei tagli su salari e pensioni, e calo dei consumi.

– Spagna, Pil fine 2010 +0,2%; -0,1% complessivo nel 2010; previsto +1,3% per il 2011.

Irlanda, 2010, PIL -0,3%; 2011, PIL +1% previsto. Dublino avrà probabilmente bisogno di altri aiuti; e chiede di abbassare i tassi di interesse per gli aiuti del fondo europeo, la UE chiede in cambio altre riforme.

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Euro-Hilfsfonds – Noch fließt kein Geld

Sind die Griechenland-Kredite ein gutes Geschäft? Muss Deutschland zahlen, bis es nicht mehr zu retten ist? Die Belastungen durch die Euro-Rettung sind unklar – und bleiben es vorerst auch.

Von Werner Mussler, Brüssel

19. April 2011 2011-04-19 12:12:23

Wer nach den Belastungen Deutschlands durch die Rettungsaktionen zugunsten diverser Euro-Staaten fragt, bekommt die Antwort, die er hören möchte. Die beruhigende hat – nicht zum ersten Mal – Klaus Regling gegeben, der Leiter des Euro-Krisenfonds EFSF.

–   Regling sagte kürzlich im Gespräch mit der F.A.Z., noch sei kein deutscher Steuer-Euro nach Griechenland, Irland oder Portugal geflossen.

–   Und derzeit seien die Griechen-Kredite sogar ein gutes Geschäft für Deutschland; Griechenland zahle schließlich Zinsen zurück. Freilich bestreitet auch Regling nicht, dass das deutsche Griechenland-Engagement (und die Garantien für seinen Fonds) Risiken berge. Diese bestehen darin, dass die Empfänger der Kredite diese nicht zurückzahlen können. Dann müsste der deutsche Steuerzahler ganz oder teilweise einspringen.

–   Eine noch weit alarmierendere Antwort hat kürzlich der Präsident des Ifo-Instituts, Hans-Werner Sinn, gegeben. Er sieht Deutschland mit fast 400 Milliarden Euro – das ist deutlich mehr als ein Bundeshaushalt – für die diversen Krisenmechanismen haften, die sich im vergangenen Jahr etabliert haben. Implizit fügt er hinzu: Diese Garantien münden irgendwann in Zahlungen, und dann ist Deutschland nicht mehr zu retten. Wer hat recht? Die unbefriedigende Antwort lautet, dass das erst die Zukunft zeigen wird – und dass die Wahrheit wohl irgendwo in der Mitte liegt.

–   Fest dürfte freilich stehen, dass nicht alle Verpflichtungen, die Sinn in einem Zeitungsbeitrag als deutsche „Beiträge“ für die „Euro-Rettung“ identifiziert hat, in gleichem Maße den deutschen Staatshaushalt gefährden. So bilden die Forderungen der Bundesbank gegen andere Notenbanken, die sich aus dem europäischen Zahlungsverkehrssystem Target-2 ergeben, keine Gefahr.

–   Ungefährlich dürften auch die deutschen Forderungen gegenüber dem Internationalen Währungsfonds (IWF) sein, die sich aus der IWF-Beteiligung an den europäischen Hilfsaktionen ergeben. Der Fonds in Washington beteiligt sich an dieser Hilfe grundsätzlich zu jeweils etwa einem Drittel. So wird das EFSF-Kapital von 500 Milliarden Euro um 250 Milliarden Euro vom IWF ergänzt.

–   Für den jeweiligen IWF-Beitrag haftet Deutschland indirekt mit seinem Anteil am IWF-Kapital von knapp 6 Prozent. Daraus ergeben sich rund 17 Milliarden Euro Garantien. Regling weist freilich auf die hohe Bonität des IWF und darauf hin, dass Deutschland von seinen Beiträgen zum IWF durch Zinsrückflüsse immer profitiert hat. Deshalb gingen vom IWF keinerlei Risiken aus.

Gefährdungen durch Garantien und Bareinlagen

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–   Übrig bleibt die unmittelbare deutsche Beteiligung an den Krisenfonds. Für den Europäischen Stabilitätsmechanismus (ESM), der die EFSF 2013 ablösen soll, sind Garantien von 168 Milliarden Euro vorgesehen. Hinzu kommen die Bareinzahlungen von knapp 22 Milliarden Euro, die Deutschland von 2013 an in fünf gleichen Jahrestranchen in den ESM einzahlen muss. Sie erhöhen – anders als die Garantien selbst – die Nettoneuverschuldung, werden allerdings nicht auf das Staatsdefizit in der Maastrichter Abgrenzung angerechnet.

Gefährdungen für den Staatshaushalt gehen sowohl von den Garantien als auch von den Bareinlagen aus: Wenn die Empfängerländer ihre Schulden nicht bedienen können, muss Deutschland möglicherweise zusätzliche Bareinlagen nachschießen. Und Garantien können dann zu Zahlungsverpflichtungen werden. Wie hoch sie ausfallen, ist schwer zu sagen.

Text: F.A.Z.
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Die Welt          110326
Währungsunion
(97) Autor:

S. Bolzen, J. Hildebrand und C. B. Schiltz| 25.03.2011

Deutschland zahlt 22 Milliarden für Euro-Rettung

–   Die EU-Regierungschefs haben ein neues Paket geschnürt, um den Euro dauerhaft zu stabilisieren. Deutsche Steuerzahler tragen die größte Last.

–   Die EU hat die größte Reform seit der Einführung des Euro beschlossen. Mit milliardenschweren Rettungsfonds, schärferen Haushaltsregeln und einem Pakt „Euro Plus“ zur Stärkung der Wettbewerbsfähigkeit wollen die Mitgliedsländer die gemeinsame Währung gegen künftige Krisen sichern. Der Euro habe „eine erste wichtige Bewährungsprobe bestanden“, sagte Kanzlerin Angela Merkel nach dem Treffen der 27 EU-Regierungschefs in Brüssel. Man habe sich der Krise gewachsen gezeigt, fügte sie hinzu. EU-Kommissionschef Jose Manuel Barroso erklärte: „Wir haben die Währungsunion durch eine Wirtschaftsunion gestärkt.“

61 Milliarden mehr Steuern

–    Die EU beschloss zur Rettung von Euro-Krisenländern ab 2013 einen permanenten Rettungsschirm (European Stability Mechanism-ESM) aufzuspannen. Der Fonds kann 500 Mrd. Euro ausleihen.

–   Damit die Ratingagenturen dem ESM die höchste Bonitätsnote einräumen, muss er allerdings 620 Mrd. Euro an Bürgschaften bereitstellen und 80 Mrd. Euro als Bareinlagen hinterlegen.

–   Deutschland konnte erreichen, dass die Bareinlagen in dem neuen Fonds über fünf Jahre bis 2017 gestreckt werden.

Euro-Sorgenkinder Griechenland

–   Griechenland steckt nach Prognose der Zentralbank tief in der Rezession fest. Sie sagt für dieses Jahr einen Rückgang der Wirtschaftsleistung von mindestens drei Prozent voraus. „Die Rezession dämpft den privaten Konsum und die Investitionen“, schrieben die Notenbanker. Im abgelaufenen vierten Quartal 2010 schrumpfte das Bruttoinlandsprodukt (BIP) um 1,4 Prozent verglichen mit dem vorangegangenen Vierteljahr. Im dritten Quartal hatte es bereits einen Einbruch um 1,7 Prozent gegeben.

–   Italien

–   Die ohnehin langsame Erholung der italienischen Wirtschaft ist Ende 2010 fast zum Erliegen gekommen. Das Bruttoinlandsprodukt stieg zwischen Oktober und Dezember nur um 0,1 Prozent zum Vorquartal – halb so stark wie erwartet. Im dritten Quartal war das BIP noch um 0,3 Prozent geklettert. Während der Export gut lief, hielten sich die Verbraucher beim Einkaufen zurück. Experten trauen der italienischen Wirtschaft 2011 lediglich ein Wachstum von einem Prozent zu.

Portugal

–   Portugal kämpft gegen einen Rückfall in die Rezession. Im vierten Quartal schrumpfte das Bruttoinlandsprodukt um 0,3 Prozent. Im Sommer war die Wirtschaft noch um 0,3 Prozent gewachsen. Experten befürchten eine Rückkehr der Rezession, weil die Regierung im Kampf gegen die Schuldenkrise Steuern erhöht und Löhne für Staatsbedienstete gekürzt hat, was den Konsum belastet. Die Regierung rechnet zwar für 2011 mit einem Wachstum von 0,2 Prozent. Doch die meisten Experten sagen ein Minus von bis zu einem Prozent voraus.

Spanien

–   Spaniens Wirtschaft kämpft sich im Schneckentempo aus der Krise. Zum Jahresende wuchs das Bruttoinlandsprodukt um 0,2 Prozent. Experten sehen gute Chancen, dass die Rezession überwunden ist und die Wirtschaft in diesem Jahr in die Gänge kommt. Allerdings dürfte das Wachstum mager ausfallen, weil die Krise am Bausektor und das harte Sparprogramm der Regierung dämpfen. Diese rechnet für 2011 mit einem Plus von 1,3 Prozent, nach einem Minus von 0,1 Prozent im alten Jahr. Viele Experten trauen Spanien aber nur ein gut halbes Prozent Wachstum zu.

Irland

–   Auch in Irland läuft es nicht gut. Nur ein Prozent Wachstum erwarten Notenbank, EU-Kommission und Internationaler Währungsfonds für das einstige Boomland. 2010 schrumpfte das Bruttoinlandsprodukt um 0,3 Prozent. Während der Export die Wirtschaft anschieben dürfte, sieht es für den privaten Konsum schlecht aus. Die Regierung in Dublin hat im Gegenzug für das 85 Milliarden Euro große Hilfspaket von EU und IWF unter anderem den Mindestlohn gesenkt und die Mehrwertsteuer angehoben. Reuters

–   Insgesamt muss Berlin 22 Mrd. Euro in den Fonds einzahlen – das ist 27,15 Prozent der Gesamtlast. Deutschland muss für die Einzahlungen von jeweils 4,3 Mrd. Euro über fünf Jahre seine Neuverschuldung erhöhen und Zinsen zahlen. „Die Aufteilung in kleinere Tranchen schont die Haushalte der Mitgliedstaaten“, sagte Unionsfraktionsvize Michael Meister. Wichtig: Die Euro-Regierungen verpflichten sich allerdings auch, falls nötig, über die 22 Mrd. Euro hinaus weitere Beiträge einzuzahlen.

–   Bis Juni 2013 gilt weiterhin der EU-Rettungsfonds EFSF. Bisher hat nur Irland Geld aus dem Fonds erhalten. Als nächster Kandidat gilt Portugal. Der portugiesische Ministerpräsident Jose Socrates bekräftigte jedoch am Freitag: „Ich bin hier, um mein Land zu verteidigen. Portugal braucht keine Hilfe von außen, wir brauchen Vertrauen“.

–   Der Druck auf Portugal, die Milliarden-Kredite aus dem EFSF endlich zu akzeptieren, wächst. Ziel ist, die Märkte zu beruhigen. Die portugiesische Regierung lehnt aber ab, sie fürchtet die strengen Sparauflagen von EU und Internationalem Währungsfonds (IWF). Die Entscheidung dürfte spätestens Mitte April fallen: Dann braucht Portugal 5,2 Mrd. Euro für Zins und Tilgung einer Anleihe.

–   Mit Blick auf den aktuellen EU-Rettungsfonds ist noch unsicher, wie angestrebte Ausleihsumme von 440 Mrd. Euro abgesichert wird. Den größten Anteil an den Bürgschaften und möglichen Bareinzahlungen muss auch hier Deutschland tragen. Die deutschen Garantien könnten sich auf mehr als 200 Mrd. Euro belaufen. Die Entscheidung soll im Juni fallen.

EU beschließt Euro-Rettungspaket

–   Neben den Rettungsfonds einigten sich die Regierungen auch auf eine Verschärfung des Stabilitätspaktes. Künftig drohen Defizitsündern nicht nur Geldstrafen, wenn die jährliche Neuverschuldung drei Prozent der Wirtschaftsleistung übersteigt, sondern auch wenn die Gesamtverschuldung über 60 Prozent der Wirtschaftsleistung liegt. Außerdem soll es frühere und abgestufte Strafen geben. Dabei soll eine Blockade von Sanktionen schwieriger werden.

–   Der Eröffnung eines Strafverfahrens müssen die EU-Finanzminister zwar weiterhin mit qualifizierter Mehrheit zustimmen. Doch anschließend lässt sich ein Strafverfahren nur dann noch stoppen, wenn eine qualifizierte Mehrheit dies verlangt (‚reverse majority’). Der FDP-Wirtschaftsexperte Jorgo Chatzimarkakis kritisierte: „Was fehlt, das ist ein Mechanismus für automatische Sanktionen. Ein Pakt ist nur so gut wie seine Zähne.“

–   Teil des neuen Pakets ist auch, dass die nationalen Regierungen die Euro-Finanzminister führzeitig über die mittelfristigen Haushaltspläne informieren müssen, um rechtzeitig Fehlentwicklungen zu verhindern (‚Europäisches Semester’).

–   Zur neuen Gesamtstrategie gehört auch ein neuer Pakt für mehr Wettbewerbsfähigkeit. Dem Pakt wollen sich auch sechs Nicht-Euroländer anschließen, darunter Dänemark und Polen. Der Pakt sieht in den einzelnen Ländern unterschiedliche Maßnahmen zur Förderung der Wettbewerbsfähigkeit vor. Die Erklärungen sind aber nicht bindend, Sanktionen gibt es nicht.

–   Die Meinungen über den Pakt gehen auseinander: Einige Experten bezeichnen das neue Instrument als folgenlos, andere wiederum sehen darin den Einstieg in eine Wirtschaftsunion. Dem SPD-Finanzexperten Udo Bullmann gehen die Beschlüsse nicht weit genug: „Europa braucht eine echte Verzahnung der nationalen Wirtschafts- und Finanzpolitiken mit dem Ziel, Zukunftsinvestitionen zu fördern.“

–   Ungelöst blieb nach dem Treffen der Streit mit Irland. Dublin braucht niedrigere Zinsen für die Hilfen aus dem Rettungsfonds. Die EU verlangt im Gegenzug aber zusätzliche Reformen. Regierungschef Enda Kenny sagte, er wolle erst die Ergebnisse des Banken-Stresstest abwarten.

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Die Welt          110326

Meinung – EU-Gipfel – Dies war bestimmt nicht die letzte Euro-Reparatur

Christoph B. Schiltz| 25.03.2011

Die geforderten Nachbesserungen sind beschlossen, der neue Euro-Rettungsschirm steht. Einige wichtige Fragen bleiben aber ungeklärt.

–   Sie haben es geschafft. Die größte Reform in der Geschichte der Währungsunion ist vollendet. Die EU-Regierungschefs sind zufrieden. Kanzlerin Merkel sagt über die Euro-Rettung: „Mit dieser Gesamtstrategie wird 2011 zum Jahr des Vertrauens“.

EU beschließt Euro-Rettungspaket

–   Wirklich? Die Zukunft ist höchst ungewiss. Irland braucht möglicherweise schon bald weitere Milliarden-Hilfen, die Debatte über eine Umschuldung Griechenlands wird immer drängender und die andauernde Hängepartie des Wackelkandidaten Portugal, der sich verzweifelt gegen EU-Rettungskredite wehrt, wird die Märkte weiter verunsichern. Immerhin: Das neue Rettungspaket, das erst nach vielen Pirouetten Merkels möglich wurde, hat richtige Ansätze. Aber es hat auch Risiken und gravierende Defizite.

–   Es ist gut, dass sich die EU-Kommission mit ihren Forderungen nach frühzeitiger Information über die nationalen Haushaltsplanungen, nach einem verbindlichen Abbau der Gesamtverschuldung jedes Mitgliedslandes und nach schnelleren Strafen durchsetzen konnte – auch wenn der politische Spielraum bei der Entscheidung über Sanktionen immer noch erheblich ist.

–   Aber selbst dann, wenn es gelingen sollte, exzessive neue Schulden zu verhindern – was alles andere als sicher ist – bleibt unklar, wie mit den alten Milliarden-Schuldenbergen zu verfahren ist. Die neuen Rettungsmechanismen schließen eine Umschuldung praktisch aus. Im Klartext: Die Steuerzahler der solventen Länder müssen die Zeche zahlen, die Gläubiger der Schuldnerstaaten bleiben ungeschoren.

–   Hinzu kommt: Die Rettungsfonds sind praktisch unlimitiert, die Haftung ist in Wahrheit unbeschränkt und das Risiko, dass aus bloßen Garantien am Ende Milliarden-Belastungen werden, ist hoch. Außerdem ist das Banken-Problem nicht gelöst: Die Aufsicht bleibt unzureichend, große Banken können die Staaten weiterhin erpressen. Die Euro-Reparatur wird weiter gehen.

Gewalttätige Proteste am Rande des EU-Gipfels

 

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