Il giorno dopo (I/II/III-IV)

Siria, guerra civile
Gfp     120730/120808-27-29
Il giorno dopo (I/II/III-IV)

●    Il piano di riorganizzazione della Siria con la creazione di un regime filo-occidentale, segretamente elaborato da consiglieri del governo tedesco e di quello americano[1] – chiamato “Il giorno dopo”, sarà presentato ad una conferenza stampa, martedì 28 agosto a Berlino, da circa 45 oppositori siriani, che rappresentano le maggiori correnti dell’opposizione, dalla Fratellanza musulmana alle milizie dell’Esercito libero siriano (FSA).

o   Il piano prevede anche di misure di emergenza per evitare il collasso delle strutture statali e lo sfascio della Siria, o ad es. anche dell’organizzazione del sistema giudiziario siriano.

●    L’associazione degli esuli dell’SNC (Consiglio Nazionale Siriano), riconosciuto dall’Occidente come organizzazione moderata dell’opposizione, ha comunicato che intende assumere il piano come “roadmap” dopo la caduta del regime.

●    Obiettivo principale della politica occidentale verso la Siria è l’isolamento dell’Iran per impedirgli di assurgere a potenza regionale nel Golfo. Il piano occidentale prevede un maggior ruolo per le forze islamiste, utile contro l’alleanza Siria-Iran e per isolare Teheran.

 

–   Benché gruppi influenti di milizie rifiutino di sottomettersi ai piani dell’Occidente nel dopo Assad, il fatto che le forze islamiste, sia localmente che nei piani tedesco-americani mantengono un ruolo importante ha importanti conseguenze:

o   gli islamisti in Siria sposteranno ulteriormente le relazioni del mondo arabo da un ordinamento secolare ad uno conservatore-religioso, ben rappresentato nella Lega Araba dalle dittature del Golfo;

o   inoltre la Siria sotto influenza sunnita-islamista si allontanerà dall’alleanza con l’Iran sciita-islamista, lasciandolo senza alleati nel mondo arabo

●    Da uno studio dell’Institute for the Study of War (ISW, Washington) su un gruppo armato di ribelli dei pressi di Aleppo: importanti raggruppamenti di milizie ribelli vogliono rimanere autonomi e non assoggettarsi all’Occidente.

o   Le bande armate che si sono costituite nell’autunno 2011 sulle colline di Jabal al Zawiyah, a sud di Idlib, hanno sfruttato il periodo di tregua in aprile-maggio, per riorganizzarsi ed armarsi;

o   a fine maggio avrebbero sfruttato il massacro di Hula per riprendere gli attacchi contro le forze governative.

o   L’armamento delle milizie avviene grazie ai finanziamenti delle dittature del Golfo ed è, per lo meno, coordinato dalle forze Usa. Ora le milizie ribelli dipongono di armi per abbattere gli elicotteri.

o   Un importante gruppo di milizie, “Suqur al Sham”, Falchi dell’Oriente) pagherebbe circa 1000 guerriglieri con $25/mese, di più coloro che hanno una famiglia da mantenere. Alcune unità di Aleppo si sarebbero ora unite a Suqur al Sham.

o   Importante l’orientamento politico di milizie influenti, come Suqur al Sham, dato che in caso di crollo del regime il personale dirigente regionale dovrebbe essere reclutato tra i ribelli locali.

o   Suqur al Sham, ad es., non considera il CNS come un’organizzazione a cui sottomettersi, pur riconoscendolo verbalmente come alto rappresentante all’estero della rivoluzione; Suqur al Sham è di orientamento islamista, è contro la partecipazione delle donne ai combattimenti.

o   Il suo leader dichiara di voler trasformare la Siria in uno “stato islamico moderato”, avrebbe dichiarato che i musulmani siriani hanno perso l’onore perché per paura della morte hanno rinunciato alla guerra di religione e al martirio.

o   Fino a metà luglio 2012, Suqur al Sham non avrebbe attuato attacchi suicidi, segno di riconoscimento delle organizzazioni terroristiche islamiste (appartenenti ad Al-Qaida), si sarebbe limitata a far saltare in aria persone ritenute spie.

 

–    Sono ora noti i primi dettagli sul gruppo di studio tedesco-americano, che contiene anche elementi per una nuova Costituzione e per la riorganizzazione dell’apparato di repressione:

o   alla sua stesura ha partecipato Ferhad Ahma (1974), esule dal 1996, vive a Berlino, da fine 2011 collabora all’SNC, e vi rappresenta la parte di lingua curda dell’opposizione siriana. Collabora a livello distrettuale con Bündis90/Die Grüne (Verdi).

o   Ahma riconosce che il carattere d’azzardo del piani: se falliscono i tentativi di riorganizzazione nel dopo Assad, la Siria si disintegrerà.

o   Critico anche Amr al Azm, professore universitario negli Usa (Ohio) e co-fondatore dell’SNC: l’Occidente ha compreso che l’SNC non potrà svolgere il ruolo che gli avevano assegnato, sia perché poco radicato in Siria, sia per le numerose difficoltà interne.

o   Almeno da parte USA l’SNC non è considerato l’unico e neppure il principale raggruppamento dell’opposizione.

o   Amr al Azm: “Quando cadrà il regime di Assad avremo bisogno di molto aiuto esterno, anche dalla Germania”.

–   Parteciperanno alla presentazione del piano anche:

o    Afra Jalabi (donna dell’SNC, che si è occupata della questione femminile secondo il Corano, e che rappresenta il contrappunto alla Fratellanza musulmana),

o   Murhaf Jouejati, insegnante di Studi sul Medio Oriente alla National Defense University di Washington, centro di formazione del ministero Difesa Usa; e il noto oppositore Riad Seif, negli anni Ottanta imprenditore privato di successo, produceva per il gruppo tedesco Adidas, da allora si sono sviluppate le relazioni con la Germania, avviati i contatti con il direttore di SWP; anni Novanta, parlamentare favorevole alla deregolamentazione, entrato in aperto conflitto con il regime, incarcerato, poi fatto liberare ed aiutato dai tedeschi ad espatriare;

o   Seif ha partecipato ad un incontro (il 16 agosto) del “gruppo di lavoro” multinazionale per la riorganizzazione dell’economia siriana.

 

–   Da mesi il governo tedesco sta intrattenendo relazioni segrete con oltre 40 oppositori siriani in esilio; ha redatto bozze di piani per l’economia siriana del dopo guerra civile. Hanno partecipato agli incontri a Berlino delegati dell’FSA (Free Syrian Army, Esercito Siriano Libero)

–   Fino ad inizio 2011 l’incaricato del governo tedesco per il Medio Oriente e Maghreb, Ruge,

o   ha cercato di rafforzare la cooperazione tedesca con il regime siriano – che ha perseguito una politica di deregolamentazione – e con gli industriali siriani, senza occuparsi del crescente impoverimento di gran parte della popolazione siriana;

o   il dipartimento di Ruge ha appoggiato il respingimento in Siria dei profughi, 1/5 dei quali sono stati incarcerati al rientro.

o   Nel febbraio 2010 gli industriali tedeschi, in accordo con il governo tedesco e siriano, hanno creato un “Consiglio per gli Affari Siria-Germania” (Syrian German Business Council), di cui facevano parte importanti industriali che,

o   dopo la decisione, presa con l’opposizione siriana in esilio, di cercare di attuare un cambio delle elite al potere, ad inizio 2011 sono stati colpiti dalle sanzioni UE per “appoggio al regime siriano dal punto di vista economico”.

–   Dal luglio 2011 il governo tedesco cerca la collaborazione con l’opposizione siriana: incontro con la loro delegazione guidata da Ziadeh, che in esilio dal 2007 e lavora per l’Usip (Istituto Usa per la Pace), che si occupa dell’eventuale intervento nei conflitti internazionali.

–   Ziadeh è ora il direttore per le relazioni estere del CNS (Consiglio nazionale siriano), un’organizzazione dell’opposizione siriana in esilio legata ai Fratelli musulmani, e riconosciuta dai paesi occidentali quale legittima rappresentante della popolazione siriana.

–   In collaborazione con Usip, da gennaio 2012 la Fondazione tedesca SWP ha organizza a Berlino incontri con 45 oppositori siriani, per discutere il dopo Assad.

o   SWP ha dato il via ad un programma di ricerca pluriennale per tenere sotto osservazione il cambio delle elite al potere nei rivolgimenti dei paesi arabi, al fine di offrire informazioni utili al governo tedesco per esercitare al meglio la propria influenza, anche sulla Siria.

–   Berlino ha dichiarato di non essere coinvolta nella fornitura di armi all’opposizione siriana,

o   di fatto la marina tedesca che pattuglia la costa davanti al Libano, una importante rotta del contrabbando di armi, non ha mai fermato nessuno.

–   Rappresentano un’occasione di influenza per le potenze i territori siriani in mano agli insorti – dove questi ultimi si impongono con violenza, attuano esecuzioni di massa, e hanno una posizione di forza anche organizzazioni islamiste.

Gfp     120829
Il giorno dopo (IV)
[Cfr. scheda precedente, stesso titolo]

– … presentato ieri a Berlino da 45 oppositori siriani, di varie correnti, di un progetto per la Siria del dopo Assad … elaborato da gennaio sotto supervisione della fondazione tedesca SWP;

o   sei i temi principali: stato di diritto, giustizia di transizione, riforma del settore sicurezza, riforma elettorale, progetto di Costituzione, riorganizzazione dell’economia;

o   la maggior parte degli “esperti tecnici” è costituita da collaboratori di varie istituzioni Usa:

o   4 dell’Usip (Istituto Usa per la Pace), che hanno organizzato il progetto con la tedesca SWP; più diversi altri sempre dell’Usip;

o   1 ex-ambasciatore americano;

o   un esperto di Costituzione, che ha lavorato per il ministero esteri americano, e ha fatto da consulente per funzionari afghani e per il consiglio di transizione libico.

 

o   Per la Francia c’era un’esperta del Centre d’Études et de Recherches Internationales (CÉRI) ;

o   per la GB un esperto giurista.

– Prossimi passi: verrà aperto Istanbul un ufficio per la realizzazione della parte relativa a Repressione e sistema giudiziario, il "Syrian Transition Support Network".

– Attivisti dell’opposizione siriana saranno addestrati a Istanbul da americani e britannici per la creazione di una rete clandestina sovversiva, e per la presa del potere in villaggi e città;

– si parla della “prossima classe dominante” della Siria.

– La direzione formale è di un “Comitato esecutivo”, registrato a Bruxelles come ONG.

– Il progetto vuole conquistarsi quella parte di popolazione siriana che ha finora titubato, per timore di una lunga guerra civile, à la Irak;

– vuole convincere l’opinione che dopo l’abbattimento di Assad potrà essere creato uno Stato siriano stabile.

– Il “Gruppo di lavoro”, diretto da un tedesco e cofinanziato dagli Emirati Arabi, si occuperà della ristrutturazione dell’economia siriana, da rendere compatibile con l’economia di mercato occidentale.

– Particolare importanza la ricostruzione delle infrastrutture.

– Rifacimento dei servizi segreti, che offriranno forti possibilità di influenza agli alleati dei futuri governanti.

Si prevede la riedizione, transitoria, della Costituzione del 1950, fortemente islamista …, della commissione che la elaborò faceva parte il fondatori della Fratellanza musulmana siriana.

[1] Da SWP (Fondazione scienza e politica), finanziata dal governo tedesco, e da Usip (Istituto americano per la Pace), anch’esso finanziato dal governo USA.

Gfp      120829

The Day After (IV)

29.08.2012
DAMASKUS/BERLIN

–   (Eigener Bericht) – Nach der öffentlichen Präsentation einer Neuordnungs-Konzeption für Syrien kündigen deutsche Regierungsberater erste Schritte zu ihrer Verwirklichung an. Die Konzeption, die am gestrigen Dienstag unter dem Titel "The Day After" in Berlin vorgelegt worden ist, steckt den Rahmen für die künftige Staatlichkeit Syriens ab. Sie ist unter maßgeblichem Einfluss westlicher, insbesondere US-amerikanischer Experten und Institutionen erstellt worden. In einem nächsten Schritt wird jetzt ein Büro in Istanbul eröffnet, das die Umsetzung der Konzeption in Sachen Repressions- und Rechtssystem beaufsichtigen soll. Wie jüngst eine Sprecherin des US-Außenministeriums bestätigt hat, sind inzwischen Oppositionsaktivisten in Syrien unterwegs, die in Istanbul von amerikanischen und britischen Stellen trainiert wurden, um als "Untergrundnetzwerk" zunächst subversiv zu wirken und baldestmöglich die Kontrolle über syrische Dörfer und Städte zu übernehmen. Die Rede ist von der "nächsten regierenden Klasse" Syriens.

Neuordnungspläne

Am gestrigen Dienstag haben syrische Oppositionelle in Berlin die Neuordnungs-Konzeption "The Day After" präsentiert. Diese ist seit Jahresbeginn unter Leitung der Berliner Stiftung Wissenschaft und Politik (SWP) erstellt worden und soll nach dem Sturz des Assad-Regimes in Syrien umgesetzt werden (german-foreign-policy.com berichtete [1]).

–   Beteiligt waren gut 45 syrische Oppositionelle unterschiedlichster Spektren, die sechs Mal in der deutschen Hauptstadt zusammenkamen, um sich auf gemeinsame Grundzüge zu einigen.

–   Die formelle Leitung lag bei einem "Exekutivkomitee", das sich jetzt als "Non Profit Organization" in Brüssel registrieren lassen will. Das Projekt steckt den Rahmen für Syriens zukünftige Staatlichkeit ab. Es soll erklärtermaßen syrische Bevölkerungsteile gewinnen, die bislang – aus Furcht vor einem dauerhaften Bürgerkrieg à la Irak – noch zögern, zur Opposition überzulaufen. Zugleich solle mit der Neuordnungs-Konzeption die Weltöffentlichkeit überzeugt werden, dass nach Assads Sturz ein stabiler syrischer Staat entstehen könne, heißt es bei der SWP.[2] Damit lässt sich eine Ausweitung der westlichen Unterstützung für die Aufständischen in Syrien legitimieren.

Technische Experten

Die syrischen Projektteilnehmer sind bei ihren Berliner Beratungen, die sich auf insgesamt sechs Themenfelder konzentrierten (Rechtsstaat, Übergangsjustiz, Sicherheitssektorreform, Wahlreform, Verfassungsentwurf, Neuordnung der Wirtschaft), laut Bericht der SWP [3] jeweils von "führenden technischen Experten beraten" worden.

–   Bei der Mehrzahl von ihnen handelt es sich um Mitarbeiter verschiedener US-Institutionen. Vier sind beim staatsfinanzierten United States Institute for Peace (USIP) beschäftigt, das "The Day After" gemeinsam mit der SWP organisiert hat.

–   Mehrere weitere sind bereits zuvor in der einen oder anderen Form für USIP tätig gewesen. Unter den "technischen Experten" befindet sich nicht nur ein ehemaliger Botschafter der Vereinigten Staaten, sondern – mit Andrew Reynolds – auch ein Verfassungsexperte, der zeitweise in unmittelbarem Auftrag des US-Außenministeriums tätig war und zuletzt nicht nur afghanische Stellen, sondern auch die Rebellen des libyschen Nationalen Übergangsrats beraten hat.

–   Frankreich war mit einer Expertin vom Centre d’Études et de Recherches Internationales (CÉRI) vertreten, Großbritannien mit einem Londoner Völkerrechtsexperten. Deutschland war über die SWP präsent.

Marktwirtschaft

–   Wie die SWP hervorhebt, hielten Teilnehmer des Projekts auch zu anderen Syrien-Aktivitäten des Westens Kontakt. Dies gelte, heißt es, insbesondere für die "Arbeitsgruppe", die von den "Friends of Syria", einem internationalen Willkür-Bündnis zur Unterstützung der Aufständischen, eingesetzt wurde und sich mit Plänen für den Neuaufbau der Wirtschaft Syriens befasst.[4]

–   Die Arbeitsgruppe unterhält ein Büro in Berlin, das von einem Deutschen geleitet und von den Vereinigten Arabischen Emiraten kofinanziert wird. Am gestrigen Dienstag hielt sich – anlässlich der Präsentation von "The Day After" – der emiratische Außenminister in der deutschen Hauptstadt auf, um dort mit seinem Berliner Amtskollegen die nächste, für Anfang September geplante Sitzung der Arbeitsgruppe zu besprechen. Wie die "The Day After"-Konzeption zeigt, soll die syrische Wirtschaft kompatibel mit westlichen Marktwirtschaften sein; die dazu notwendigen Trainingsprogramme für das Personal bei internationalen Institutionen sind ebenso geplant wie die Schaffung günstiger Rahmenbedingungen für private Wirtschaftsunternehmen. Besondere Bedeutung messen die Autoren dem Wiederaufbau der Infrastruktur Syriens bei.[5]

Islamistisch, für den Westen offen

–   Neben dem kompletten Neuaufbau der Geheimdienste, der den Verbündeten der künftigen Herren Syriens exklusive Einflussoptionen bietet, sieht die "The Day After"-Konzeption die unmittelbare Aufhebung der aktuellen syrischen Verfassung und die Erstellung einer neuen vor.

–   Übergangsweise könne die Verfassung von 1950 verwendet werden, heißt es.[6] Über die Verfassung von 1950 ist in Fachpublikationen zu lesen, sie habe "eine stark islamische Tendenz" gezeigt, "die den Islam in die Nähe einer Staatsreligion rückte"; ihr zufolge sollte "die islamische Rechtslehre (…) den Ausgangspunkt für die gesamte syrische Gesetzgebung" bilden.[7] Innerhalb dieses Systems habe, so wird berichtet, "die christliche Minderheit zunehmend Nachteile" erfahren.[8] Der Kommission, die die Verfassung von 1950 ausgearbeitet hatte, gehörte der Gründer des syrischen Ablegers der Muslimbruderschaft an; die Organisation verfügt heute wieder über wachsenden Einfluss. Während die Verfassung im Jahr 1950 einer konservativen Variante des Islam großen Spielraum verschaffte, kam sie auch westlichen Neigungen spürbar entgegen. In Syrien sei, berichtete die bundesdeutsche Presse im April 1954, nach dem jüngsten Putsch die Verfassung von 1950 "wieder in Kraft getreten. Damit dürften eine Reihe von Einengungen für ausländische Interessenten fallen." "Gerade Syrien" habe "eine Reihe von Projekten durchzuführen"; das Land werde daher für westliche Unternehmen "recht lohnenswert sein".[9]

Büro in Istanbul

–   Nach der öffentlichen Präsentation der "The Day After"-Konzeption soll, wie die SWP berichtet, in einem nächsten Schritt nun ein Büro in Istanbul eröffnet werden. Es werde nur vorübergehend tätig sein, heißt es, und die Verwirklichung der Konzeption in drei Bereichen überwachen: Zunächst im Bereich der staatlichen Sicherheit, also bei der Durchsetzung einer neuen staatlichen Kontrolle und beim Aufbau neuer Repressionskräfte, sodann aber auch in puncto Übergangsjustiz und Aufbau des neuen Rechtssystems.[10] Für letzteren hält sich mittlerweile das Bundesjustizministerium bereit (german-foreign-policy.com berichtete [11]). Das Büro soll den Namen "Syrian Transition Support Network" erhalten. Die Aufgabenbeschreibung deutet darauf hin, dass es bereits vor dem Sturz des Regimes tätig werden soll – in denjenigen Gebieten, in denen die Aufständischen mittlerweile die Macht übernommen haben.

Die nächste regierende Klasse

–   Tatsächlich sind, wie die britische Presse am Wochenende berichtete, amerikanische und britische Stellen schon längst mit dem Training ausgewählter Oppositionsaktivisten befasst, die in Syrien ein "Untergrundnetzwerk" bilden. Dessen Aufgabe sei zunächst subversiver Art, heißt es: Ziel sei die Vernetzung und Unterstützung der Aufständischen, die zu diesem Zweck mit allen notwendigen Gerätschaften ausgestattet würden. Vor allem jedoch würden sie instruiert, so bald wie möglich die Kontrolle über syrische Dörfer und Städte zu übernehmen.

–   Da sie zwar außerhalb Syriens trainiert, aber dann ins Land zurückgeschickt würden, gebe es inzwischen nicht nur außerhalb, sondern auch innerhalb Syriens Gruppierungen, die Planungen "für den Tag danach" vorbereiteten, bestätigt eine Sprecherin des US-Außenministeriums.[12]

–   Die Rede ist dabei von einem "multinationalen Projekt zum Aufbau von Syriens nächster regierender Klasse". Das amerikanisch-britische Training wird in Istanbul durchgeführt – dort, wo der SWP zufolge in Zukunft ein neues Büro die Verwirklichung der "The Day After"-Konzeption in Syrien beaufsichtigen soll. Die deutsch-amerikanische Kooperation, die den geheimdienstlich-militärischen Teil der westlichen Syrien-Aktivitäten beinhaltet (german-foreign-policy.com berichtete [13]), prägt auch die Herausbildung der neuen syrischen Herrschaft.

Weitere Informationen und Hintergründe zur deutschen Syrien-Politik finden Sie hier: Kriegsdrohungen gegen Syrien, Irans Achillesferse, Kriegsszenarien für Syrien, Kriegsszenarien für Syrien (II), Mit der UNO zur Eskalation, Marktwirtschaft für Syrien, Die jemenitische Lösung, Schmuggelkontrolleure, Nach vierzig ruhigen Jahren, The Day After, The Day After (II), Verdeckte Kriegspartei und The Day After (III).

[1] s. dazu The Day After und The Day After (II)

[2], [3], [4] The Day After. Supporting a Democratic Transition in Syria, SWP Comments 28, August 2012

[5], [6] The Day After Project: Supporting a Democratic Transition in Syria, August 2012

[7] Katrin Schmauder: Das Darlehen im syrischen Kulturraum. Geschichte und Gegenwart: rechtshistorische und rechtsvergleichende Betrachtung, Münster 1997

[8] Nadja Thoma: Syrien – zwischen Beständigkeit und Wandel. Gesellschaftliche Strukturen und politisches System, Schriftenreihe der Landesverteidigungsakademie, Wien, Juni 2008

[9] Die Konkurrenz ist stark; Die Zeit 15.04.1954

[10] The Day After. Supporting a Democratic Transition in Syria, SWP Comments 28, August 2012

[11] s. dazu The Day After (III)

[12] Britain and US plan a Syrian revolution from an innocuous office block in Istanbul; www.telegraph.co.uk 26.08.2012

[13] s. dazu Verdeckte Kriegspartei

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The Day After (III)

27.08.2012
DAMASKUS/BERLIN

–   (Eigener Bericht) – Am morgigen Dienstag stellen syrische Oppositionelle in Berlin der Weltöffentlichkeit Pläne zur Neuordnung Syriens vor. Die Pläne sind unter Anleitung deutscher Regierungsberater in Kooperation mit US-Stellen hinter verschlossenen Türen erarbeitet worden; sie sollen nach dem Sturz des jetzigen Regimes, den die deutsche Auslandsspionage aktiv unterstützt, schnellstmöglich verwirklicht werden.

–   Über die bislang unter strikter Geheimhaltung tagende Planungsgruppe werden mittlerweile erste Details bekannt. Demnach ist an der Erstellung der Neuordnungspläne, die unter anderem Elemente für eine neue Verfassung beinhalten, nicht nur ein bei Bündnis 90/Die Grünen organisierter syrischer Exilpolitiker beteiligt, sondern auch ein an der höchstrangigen Ausbildungsstätte des Pentagon lehrender Wissenschaftler.

–   Äußerungen von an den Planungen beteiligten Exilsyrern lassen deutlich erkennen, dass die Berliner Syrien-Vorhaben den Charakter eines Va Banque-Spiels tragen. Die Stiftung Wissenschaft und Politik (SWP), die an den Aktivitäten führend beteiligt ist, hat unlängst ein mehrjähriges Forschungsprojekt initiiert, mit dem sie angesichts der Umbrüche in großen Teilen der arabischen Welt den dortigen Elitenwandel systematisch unter die Lupe nimmt. Damit gibt sie Berlin auch über Syrien hinaus die Möglichkeit, sein Einflussstreben zu maximieren.

Premiere in Berlin

–   Am morgigen Dienstag stellen syrische Oppositionelle erstmals umfassende Pläne zur Neuordnung Syriens vor. Ort ihres Auftritts ist die Berliner Bundespressekonferenz, wo gewöhnlich Sprecher der Bundesregierung Medienvertretern Rede und Antwort stehen. Die Pläne, die die Syrer präsentieren, sind im Rahmen eines deutsch-amerikanischen Projekts mit dem Titel "The Day After" erstellt worden, für das auf deutscher Seite die vom Bundeskanzleramt finanzierte Stiftung Wissenschaft und Politik (SWP) federführend war, auf US-Seite das United States Institute of Peace (USIP) (german-foreign-policy.com berichtete [1]).

–   Einbezogen worden sind rund 45 syrische Regimegegner, von denen es heißt, sie repräsentierten die wichtigsten Strömungen der Opposition – von der Muslimbruderschaft bis zu Milizionären von der Free Syrian Army (FSA). Am Nachmittag sollen dann die Resultate von "The Day After" in den Räumlichkeiten der SWP handverlesenen Funktionsträgern aus Politik, Verwaltung, Wirtschaft und Wissenschaft näher erläutert werden. Der Exilverband Syrian National Council (SNC), der zwar im Land selbst kaum verankert ist, von den westlichen Staaten aber als maßgebliche Oppositionsorganisation anerkannt wird, hat mittlerweile angekündigt, die Pläne als "Roadmap" für die Zeit nach dem Sturz des Regimes übernehmen zu wollen.

Va Banque

–   Inzwischen werden erste Details über die bisher strikt geheim tagende Planungsgruppe bekannt. Demnach gehört ihr der 1974 geborene, 1996 aus Syrien geflohene und heute in Berlin lebende Ferhad Ahma an, der seit Ende 2011 im SNC mitarbeitet und in ihm den kurdischsprachigen Teil der syrischen Opposition vertritt. Ahma, auf Bezirksebene für Bündnis 90/Die Grünen aktiv, lobte bereits im Februar die Zusammenarbeit des Auswärtigen Amts mit syrischen Regimegegnern [2]; wie er berichtet, umfassen die Resultate von "The Day After" Planungen für die Umstrukturierung der syrischen Repressionsapparate sowie Vorschläge für eine neue Verfassung.

–   Ahma gesteht offen ein, dass die von den arabischen Golfdiktaturen und den westlichen Führungsmächten unterstützten Bemühungen, Assad zu stürzen, klaren Va Banque-Charakter tragen. "Nach Assad ist mit Chaos zu rechnen", äußert der SNC-Politiker: Scheiterten die Bemühungen um Neuordnung, "dann wird das Land auseinanderfallen".[3] In die Unterstützung der Oppositionsmilizen ist auf deutscher Seite vor allem der Bundesnachrichtendienst involviert (german-foreign-policy.com berichtete [4]).

Allzu zerstritten

–   Kritisch äußert sich auch Amr al Azm, Professor an der Shawnee State University in Portsmouth (Ohio) und SNC-Gründungsmitglied, der sich morgen an der Vorstellung der Resultate von "The Day After" beteiligen wird.

–   Al Azm hat vor kurzem festgestellt, die westlichen Staaten realisierten mittlerweile, "dass der SNC nicht die Rolle spielen können wird, die sie ihm zugedacht haben".[5]

o    Grund sind neben der schwachen Verankerung in Syrien die zahlreichen inneren Streitigkeiten, die der Verband bis heute nicht beigelegt hat. Der SNC werde zumindest von den USA "nicht mehr als die einzige, nicht einmal als die dominante Oppositionsgruppierung betrachtet", erläuterte Al Azm.

o    In deutschen Medien lässt er sich mit einer Einladung an Berliner Einflussagenten zitieren: "Wenn der Regimewechsel kommt, dann werden wir sehr viel Hilfe brauchen – auch aus Deutschland."[6]

o    Neben Al Azm werden an der morgigen Vorstellung der "The Day After"-Planungen auch die SNC-Mitglieder Afra Jalabi und Murhaf Jouejati teilnehmen. Jalabi, eine in Montreal lebende Publizistin, hat sich unter anderem mit feministischen Auslegungen des Koran befasst und bildet im SNC einen gewissen – im Westen gern hervorgehobenen – Gegenpol zur Muslimbruderschaft, die in dem Dachverband eine führende Rolle spielt. Jouejati lehrt "Middle East Studies" an der National Defense University in Washington, der höchstrangigen Ausbildungsstätte des US-Verteidigungsministeriums.

Langjährige Kontakte

–   In die Berliner Aktivitäten zur Neuordnung Syriens ist auch der prominente Oppositionelle Riad Seif involviert.

–   Während bei "The Day After" Pläne entworfen wurden, hat Berlin mittlerweile ein Büro eingerichtet, das die Vorbereitungen einer multinationalen "Arbeitsgruppe" zur Umgestaltung der syrischen Wirtschaft koordiniert (german-foreign-policy.com berichtete [7]). An einem Treffen der "Arbeitsgruppe" am 16. August im Auswärtigen Amt nahm auch Seif teil und führte am Rande der Zusammenkunft ein Gespräch mit dem deutschen Außenminister. Der Syrer war in den 1980er Jahren einer der erfolgreichsten Privatunternehmer seines Landes; i

–   n den 1990er Jahren trieb er als unabhängiger Parlamentsabgeordneter die Deregulierung der syrischen Ökonomie voran. Damals entwickelten sich seine bis heute tragfähigen Beziehungen nach Deutschland: Seif produzierte für den deutschen Adidas-Konzern und hielt Kontakt zum heutigen Direktor der SWP, Volker Perthes, der ihn in einem seiner recht prominenten Bücher über die arabische Welt als Modellbeispiel eines syrischen Oppositionellen porträtierte.[8]

–   Als Seif in offenen Konflikt mit dem Regime geriet und inhaftiert wurde, da stärkte Berlin, das sich sonst nicht scheute, syrische Flüchtlinge abzuschieben, ihm den Rücken: 2003 erhielt Seif den Weimarer Menschenrechtspreis, später forderten zahlreiche Politiker seine Freilassung. Mit deutscher Hilfe konnte er im Juni Syrien verlassen; seitdem hält er sich in der Bundesrepublik auf.

Elitenwandel

–   Die SWP, die führend an "The Day After" beteiligt ist, hat inzwischen ein neues Forschungsprojekt gestartet, das den aktuellen "Elitenwandel" in der arabischen Welt untersucht. Ein solches Vorhaben hatte sie erstmals in den Jahren 2001 bis 2003 durchgeführt; damals ging es darum, Verschiebungen in den arabischen Eliten unter die Lupe zu nehmen, die durch Generationswechsel und durch nötige Modernisierungsmaßnahmen unvermeidlich schienen. Man müsse "sich ernsthaft mit der neuen Elitengeneration und ihren Interessen" befassen, schrieb damals die SWP; wenn nötig gelte es auch, "altgedienten Partnern, die Wandel blockieren", entschieden entgegenzutreten.[9]

–   Der Beistand, den etwa Riad Seif – er wurde damals von der SWP als Angehöriger aufstrebender Eliten identifiziert – wenig später aus Deutschland erhielt, trug dieser Forderung Rechnung; heute zahlt er sich aus. Wie die SWP jetzt schreibt, will sie an ihr damaliges Projekt anknüpfen und die künftigen Eliten in der arabischen Welt möglichst präzise identifizieren; das soll "die von der Bundesregierung aufgelegten Transformationspartnerschaften" mit mehreren Staaten des Nahen und Mittleren Ostens "analytisch unterfüttern und forschend und politikberatend begleiten".[10] Das Vorhaben dient einer möglichst wirksamen deutschen Einflusspolitik nicht nur in Syrien, sondern in der gesamten arabischen Welt.

Weitere Informationen und Hintergründe zur deutschen Syrien-Politik finden Sie hier: Kriegsdrohungen gegen Syrien, Irans Achillesferse, Kriegsszenarien für Syrien, Kriegsszenarien für Syrien (II), Mit der UNO zur Eskalation, Marktwirtschaft für Syrien, Die jemenitische Lösung, Schmuggelkontrolleure, Nach vierzig ruhigen Jahren, The Day After, The Day After (II) und Verdeckte Kriegspartei.

[1] s. dazu The Day After

[2] Worauf die Syrer in Deutschland hoffen; www.zeit.de 10.02.2012

[3] Wie in Berlin die Zeit nach Assad geplant wird; www.welt.de 20.08.2012

[4] s. dazu Verdeckte Kriegspartei

[5] Washington backs away from supporting SNC; www.dailystar.com.lb 17.08.2012

[6] "Da fliegen die Fetzen"; www.tagesschau.de 21.08.2012

[7] s. dazu Marktwirtschaft für Syrien

[8] Volker Perthes: Geheime Gärten. Die neue arabische Welt, München 2002

[9] Volker Perthes (Hg.): Elitenwandel in der arabischen Welt und Iran, SWP-Studie S41, Dezember 2002

[10] Elitenwandel und neue soziale Mobilisierung in der arabischen Welt; www.swp-berlin.org

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The Day After (II)
08.08.2012
BERLIN/DAMASKUS

–   (Eigener Bericht) – Mit der Einrichtung einer neuen "Task Force" verstärkt die Bundesregierung ihre Bemühungen um Einfluss auf Syrien nach dem erwarteten Sturz des Assad-Regimes. Es sei "bereits jetzt notwendig", Planungen "für den Tag nach einem Übergang" in Syrien vorzubereiten, teilt das Auswärtige Amt mit; sämtliche entsprechenden Anstrengungen bündele von nun an eine "personell verstärkte Stabsstelle" im deutschen Außenministerium.

–   Damit erweitert die Bundesregierung ihre bisherigen Aktivitäten, die unter anderem monatelange Geheimgespräche mit über 40 Exil-Oppositionellen sowie die Erstellung von Blaupausen für die syrische Ökonomie nach dem Ende des Bürgerkriegs umfassen. Federführend ist der Regionalbeauftragte für den Nahen und Mittleren Osten und Maghreb im Auswärtigen Amt, Boris Ruge. Ruge begleitete bis Anfang 2011 die immer engere deutsche Kooperation mit dem syrischen Regime und mit syrischen Industriellen, während die Damaszener Deregulierungspolitik größere Teile der Bevölkerung in die Verelendung trieb. Ebenfalls stützte Ruge den Berliner Kurs bei der Abschiebung von Flüchtlingen nach Syrien, von denen rund ein Fünftel unmittelbar nach ihrer Ankunft inhaftiert wurden.

–   Heute bemüht er sich um Zusammenarbeit mit Oppositionellen, deren katastrophale Lage die Berliner Außenpolitik noch bis Anfang 2011 mit ihrer Unterstützung für das Regime verschlimmerte.

Unterstützung der Exil-Opposition

–   Um Einfluss auf die syrische Opposition bemüht sich Berlin mit verstärkter Intensität seit Juli 2011. Am 5. Juli 2011 traf eine exilsyrische Delegation unter Leitung von Radwan Ziadeh zu Gesprächen im Auswärtigen Amt ein.[1] "Das Treffen war gut", teilte der Delegationschef drei Wochen später mit: "Deutschland stimmt mit uns überein."[2]

–   Ziadeh, der 2007 ins Exil gegangen war, hatte bald darauf begonnen, für das United States Institute of Peace (USIP) zu arbeiten, eine regierungsfinanzierte Einrichtung, die sich mit möglichen Intervention in Konflikten weltweit befasst.

–   Ende Juli 2011 war dann in Berlin zu erfahren, dass der Nahost-Beauftragte des Auswärtigen Amts, Boris Ruge, sich bereits zweimal zu Gesprächen mit Vertretern auch der Opposition nach Damaskus begeben habe.

–   Ziadeh fungiert inzwischen als "Direktor für auswärtige Beziehungen" des Syrian National Council (SNC), einer stark von der Muslimbruderschaft geprägten Organisation von Exil-Oppositionellen, die von den westlichen Industriestaaten zur "legitimen Vertretung" der Bevölkerung Syriens erklärt worden ist.

–   In Zusammenarbeit mit dem USIP hat die vom Bundeskanzleramt finanzierte Stiftung Wissenschaft und Politik (SWP) seit Januar rund 45 syrische Exil-Oppositionelle zu ausführlichen Gesprächen in der deutschen Hauptstadt versammelt, um Vorbereitungen für die Zeit nach dem Sturz des Regimes zu treffen (german-foreign-policy.com berichtete [3]). Zum selben Zweck hat die Bundesregierung in Berlin ein Büro eingerichtet, das die Wirtschaftsordnung des Post-Assad-Syriens gestalten soll. Es wird von einem Deutschen geleitet (german-foreign-policy.com berichtete [4]).

Task Force Syrien

–   An die genannten Aktivitäten knüpft nun die neu installierte Berliner "Task Force Syrien" an. Man könne "annehmen, dass das Regime die volle Kontrolle über das Land nicht wiedererlangen wird", schreibt das Auswärtige Amt.[5] Hintergrund ist die arbeitsteilige Unterstützung des bewaffneten Aufstands in Syrien durch die westlichen Staaten sowie die mit ihnen verbündeten Golfdiktaturen, die finanzielle und logistische Hilfen bis hin zu militärischer Aufrüstung umfasst.

–   Berlin erklärt, in Aufrüstungsmaßnahmen nicht involviert zu sein; doch gelten die Küstengewässer des Libanon, in denen die deutsche Marine zur Verhinderung von Waffenschmuggel eingesetzt ist, als bedeutende Transportroute für den Nachschub an Kriegsgerät und an auswärtigen Milizionären – von deutschen Schiffen wurde jedenfalls noch nichts davon gestoppt.[6] Ergänzend kündigt Berlin nun an, eine "personell verstärkte Stabsstelle" zur Koordination aller Aktivitäten zu installieren ("Task Force Syrien") und mit ihrer Hilfe konkrete "Planungen für den Tag nach einem Übergang voranzutreiben".[7] Dazu müssten auch Kontakte zur "syrischen Opposition im Inland" hergestellt werden, erklärt das Auswärtige Amt.

Die Herrschaft der Aufständischen

–   Diejenigen Gebiete Syriens, die mittlerweile von Aufständischen kontrolliert werden, bieten nun erste Möglichkeiten zu systematischer westlicher Einflussnahme im Land selbst. Dabei scheinen sich die Befürchtungen, Syrien könne aus dem bisherigen Zustand harter Repression in neue, nicht weniger blutige Gewaltverhältnisse abgleiten, zu bestätigen.

–   Erste Berichte aus Gebieten, in denen Rebellen die Macht übernommen haben, beschreiben Willkürherrschaft, illegale Massenexekutionen und eine starke Stellung auch militant islamistischer Organisationen.

o    In Azaz unweit Aleppo etwa hätten Aufständische gefangene Regierungssoldaten schlicht "gefesselt und erschossen", heißt es;

o    der Rebellenkommandeur habe eine große Nähe zum militanten Islamismus und nutze Symbole, die denjenigen von Al Qaida ähnelten. Die Macht liege insgesamt bei zum Teil brutal operierenden Milizionären.[8]

Freunde aus der Industrie

–   Der Leiter der neuen Berliner "Task Force Syrien", Boris Ruge, verfügt schon lange über Beziehungen nach Syrien. Exemplarisch zeigt dies ein Ereignis vom November 2010.

–   In den Jahren zuvor hatte das Assad-Regime begonnen, seine Politik stärker auf die Interessen von Industriellen auszurichten, und dabei die verarmende Landbevölkerung sowie große Teile der weithin perspektivlosen Jugend erheblich vernachlässigt.

o    Die Deregulierungspolitik führte zu wachsender Verelendung und im Frühjahr 2011 dann in den Aufstand. Berlin interessierte sich bis 2011 – Assad herrschte gänzlich unumstritten – nicht für die wachsende Verelendung der Bevölkerung; deutsche Industrielle gründeten im Februar 2010 in Abstimmung mit dem Bundeswirtschaftsministerium und dem Damaszener Regime einen "Syrian German Business Council".

o    Am 29. November 2010 erklärte Boris Ruge auf einer Veranstaltung des Wirtschaftsverbandes, er sei überzeugt, dieser könne die deutsch-syrischen Beziehungen auch künftig "positiv entwickeln". Zu den Mitgliedern des "Business Council" gehörten hochrangige Industrielle, die noch Anfang 2011 von Berlin hofiert wurden, wenig später aber sich oder ihre Unternehmen auf einer EU-Sanktionsliste wiederfanden – Grund: "Unterstützt das syrische Regime in wirtschaftlicher Hinsicht."[9]

o    Dazwischen war die Entscheidung gefallen, gemeinsam mit der syrischen Exil-Opposition einen Elitenwechsel in Syrien anzustreben. Seitdem wird in der westlichen Öffentlichkeit gelegentlich auf die zuvor ignorierte Verelendung von Teilen der syrischen Bevölkerung unter Assad hingewiesen.

Abschiebepolitik

–   Gleiches gilt für die Repression des Assad-Regimes. Berlin hat nicht nur jahrelang eine recht enge Geheimdienstkooperation mit Syrien unterhalten, Folterkooperationen inklusive (german-foreign-policy.com berichtete [10]). Ein Abschiebeabkommen, das Anfang 2009 in Kraft getreten ist, hat darüber hinaus die Überstellung zahlreicher Flüchtlinge aus Deutschland an das syrische Regime möglich gemacht. Trotz eines Hungerstreiks syrischer Exil-Oppositioneller hielt die Bundesregierung an ihm fest.[11]

–   Wie sie noch im Oktober 2010 bestätigte, wurde gut ein Fünftel der nach Syrien abgeschobenen Flüchtlinge unmittelbar nach ihrer Ankunft in Haft genommen; einige von ihnen blieben bis zu dreieinhalb Monate interniert.[12] Noch im März 2012 musste Amnesty International die Bundesregierung auffordern, einen offiziellen Abschiebestopp für Flüchtlinge aus Syrien zu erlassen. Erst nach massivem öffentlichem Druck waren die Bundesländer im April 2012 bereit, formell auf die Überstellung von Flüchtlingen nach Syrien zu verzichten – allerdings zeitlich beschränkt auf sechs Monate.

Fehl am Platze

Während die Bundesregierung sich weiterhin um Einfluss bei der syrischen Opposition bemüht, teilte der Menschenrechtsbeauftragte der Bundesregierung, Markus Löning, am Montag mit, es sei "einfach völlig fehl am Platze", die Aufnahme syrischer Kriegsflüchtlinge in der Bundesrepublik in Betracht zu ziehen; diese sollten im Nahen Osten bleiben.[13] Ergänzend hat der Vorsitzende der CDU/CSU-Bundestagsfraktion, Volker Kauder, in Aussicht gestellt, christliche Flüchtlinge, die religiös motivierten Aufständischen entkommen konnten, bevorzugt zu behandeln: "Wir prüfen derzeit", teilt Kauder mit, "wie wir zumindest den Christen, die in die Nachbarländer geflüchtet sind, helfen können".[14]

[1] s. dazu Marktwirtschaft für Syrien

[2] "Im Ramadan ist jeder Tag ein Freitag"; www.taz.de 28.07.2011

[3] s. dazu The Day After

[4] s. dazu Marktwirtschaft für Syrien

[5] Auswärtiges Amt richtet ressortübergreifende "Task Force Syrien" ein; www.auswaertiges-amt.de

[6] s. dazu Schmuggelkontrolleure

[7] Auswärtiges Amt richtet ressortübergreifende "Task Force Syrien" ein; www.auswaertiges-amt.de

[8] Assads blutendes Antlitz; Frankfurter Allgemeine Zeitung 01.08.2012

[9] Verordnung (EU) Nr. 878/2011 des Rates vom 2. September 2011 zur Änderung der Verordnung (EU) Nr. 442/2011 über restriktive Maßnahmen angesichts der Lage in Syrien

[10] s. dazu Der gemeinsame Nenner Repression (I) und Der gemeinsame Nenner Repression (II)

[11] s. dazu Im Hungerstreik

[12] s. dazu Der gemeinsame Nenner Repression (I)

[13] Löning: "Keine Syrien-Flüchtlinge nach Deutschland – Menschen brauchen Hilfe unabhängig von Religion"; www.swr.de 06.08.2012

[14] Wer schützt die Christen in Syrien? www.bild.de 05.08.2012

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The day after
30.07.2012
BERLIN/WASHINGTON/DAMASKUS

–   (Eigener Bericht) – Deutsch-amerikanische Pläne zur Umgestaltung Syriens nach westlichem Modell stoßen bereits vor dem möglichen Sturz des Assad-Regimes auf Widerstände. Schon seit Monaten sind Regierungsberater von der Berliner Stiftung Wissenschaft und Politik (SWP) mit Vorbereitungen für Sofortmaßnahmen nach einem Umsturz in Damaskus befasst.

–   Die Planungen werden gemeinsam mit dem staatsfinanzierten U.S. Institute of Peace (USIP) und etwa 45 syrischen Oppositionellen in der deutschen Hauptstadt vorangetrieben.

–   Sie zielen darauf ab, so schnell wie möglich ein prowestliches Regime in Damaskus zu installieren. Im Land selbst jedoch zeichnet sich ab, dass einflussreiche aufständische Milizen sich dem Westen keineswegs unterordnen wollen und auf Eigenständigkeit beharren;

o    dies geht etwa aus einer Studie hervor, die exemplarisch einen militärischen Verband von Rebellen nahe Aleppo untersucht. Man werde, heißt es, den teils islamistisch orientierten Milizen größeren Einfluss auf die Neugestaltung Syriens zugestehen müssen.

o    Eine stärkere Rolle islamistischer Kräfte in Syrien sehen auch die von der SWP und dem USIP in Berlin entwickelten Pläne vor. Sie sind geeignet, das Bündnis zwischen Syrien und Iran auf absehbare Zeit zu beenden und Teheran noch stärker zu isolieren.

Zugriff auf Damaskus

–   Bereits seit Januar werden in Berlin Pläne für die Umgestaltung Syriens nach westlichem Modell entwickelt. Regierungsberater von der staatsfinanzierten Stiftung Wissenschaft und Politik (SWP) und Funktionäre des gleichfalls staatsfinanzierten U.S. Institute of Peace (USIP) bereiten dort – in Zusammenarbeit mit rund 45 ausgewählten Vertretern der syrischen Opposition – die wichtigsten Schritte vor, die unmittelbar nach einem möglichen Sturz des Assad-Regimes in die Wege geleitet werden sollen. Dabei handelt es sich zum Teil um Sofortmaßnahmen, die einen totalen Kollaps der staatlichen Strukturen und den Zerfall Syriens verhindern sollen. Gleichzeitig werden auch Überlegungen angestellt, die beispielsweise das künftige Justizwesen des Landes betreffen. Zudem ist mit der Auswahl der syrischen Oppositionsvertreter, die an den Planungen teilnehmen und diese nach dem Sturz des Regimes in Damaskus realisieren sollen, bereits eine Vorentscheidung über die künftig in Syrien herrschenden Kräfte getroffen worden – in Washington und Berlin.

Deutsch-amerikanische Pläne

–   Um das Personal des deutsch-amerikanischen Projekts, das unter der Bezeichnung "The Day After" firmiert, nicht von vornherein als Marionetten Berlins und Washingtons zu demaskieren, heißt es in den seit letzter Woche vorliegenden Berichten über die Planungen, die Syrer führten die Debatte ohne Einmischung deutscher Regierungsvertreter – eine recht originelle Behauptung angesichts der Tatsache, dass die SWP und das USIP zwar keine Mitglieder der Bundesregierung oder Mitarbeiter von Ministerien beschäftigen, jedoch jeweils unmittelbar an die Regierungsapparate in Berlin und in Washington angebunden sind.[1]

–   Zudem werden zur Zeit in einem Büro in Berlin unter Leitung eines deutschen Experten Pläne für die Wirtschaftsordnung Syriens in der Zeit nach dem Sturz des Assad-Regimes entwickelt (german-foreign-policy.com berichtete [2]); von einem eigenständigen Aufbau der syrischen Ökonomie durch demokratisch legitimierte Kräfte ist dabei nicht die Rede.

–   In den Berichten heißt es des weiteren, die Berliner Planungen beträfen nicht die Bürgerkriegsführung – damit seien "andere Gruppen" befasst.[3] Dass dennoch intensivere Absprachen mit ausgewählten Milizionären getroffen werden, zeigt die Beteiligung von Delegierten der Free Syrian Army (FSA) an den Gesprächen in Berlin. Ansonsten ist zu erfahren, dass nach deutsch-amerikanischem Willen islamistische Kräfte eine maßgebliche Rolle im künftigen Syrien spielen werden.

Aufständische Milizen

–   Neue Erkenntnisse über die Rebellen im Land selbst und damit über die Kräfte, denen Berlin und Washington nach dem erwünschten Sturz des Assad-Regimes ihre Planungen aufzwingen wollen, bieten eine Reihe aktueller Analysen.

–   Das Washingtoner Institute for the Study of War etwa hat in der vergangenen Woche eine Untersuchung publiziert, die die Milizen in den Hügeln von Jabal al Zawiyah südlich von Idlib zum Gegenstand hat.

–   Sie beschreibt, wie die bewaffneten Banden dort, die sich bereits im Herbst 2011 gegründet hatten, die Zeit des Waffenstillstands im April und Mai nutzen konnten, um sich neu zu formieren und aufzurüsten.

–   Ende Mai hätten sie das – Recherchen mehrerer renommierter Journalisten zufolge von Aufständischen verübte [4] – Massaker von Hula zum Anlass genommen, um ihre Angriffe auf die Streitkräfte wieder aufzunehmen – mit Erfolg.

–   In der Analyse wird ausdrücklich darauf hingewiesen, dass die Aufrüstung der Milizen mit Geld aus den Golfdiktaturen erfolgt und zumindest von US-Kräften koordiniert worden sei.[5] Dabei hätten die Milizionäre inzwischen sogar Waffen erhalten, mit denen man Kampfhubschrauber abschießen könne.

–   Von einer einflussreichen Miliz ("Suqur al Sham", "Falken der Levante") sei bekannt, dass sie ihren rund 1.000 Kämpfern einen Monatssold von 25 US-Dollar zahlen könne; diejenigen, die eine Familie ernähren müssten, erhielten noch mehr. Einzelne Einheiten im zur Zeit umkämpften Aleppo hätten sich Suqur al Sham unterstellt.

Islamistischer Staat

–   Wie es in der Studie heißt, sei die politische Orientierung einflussreicher Milizen wie etwa Suqur al Sham von erheblicher Bedeutung, weil das regionale Führungspersonal, sollte das Regime stürzen, sich wohl aus den führenden Kreisen der örtlichen Aufständischen rekrutieren müsse.

–   Im Falle von Suqur al Sham habe man zu berücksichtigen, dass die Miliz zwar verbal den Syrischen Nationalrat (Syrian National Council, SNC) als "Hauptrepräsentanten der Revolution im Ausland" anerkenne,

–   ihn aber nicht als eine Organisation betrachte, deren Befehlen man Folge zu leisten habe. Suqur al Sham selbst sei islamistisch orientiert und grenze sich beispielsweise strikt davon ab, auch Frauen mitkämpfen zu lassen.

–   Der Anführer der Miliz habe sich – heißt es – dazu bekannt, Syrien in einen "moderaten islamischen Staat" transformieren zu wollen. Ihm wird die Äußerung zugeschrieben, die syrischen Muslime hätten "ihre Ehre" verloren, weil sie den bewaffneten Glaubenskampf und das Märtyrertum aufgrund von Todesfurcht aufgegeben hätten [6] – eine Äußerung, die in islamistischen Kreisen bestens ankommt.

Spezielle Autobomben

–   Dabei legt die Untersuchung großen Wert auf die Feststellung, dass Suqur al Sham "bis Mitte Juli 2012" keine Suizidanschläge begangen habe; diese gelten als Kennzeichen von Organisationen, die dem terroristischen Segment militant islamistischer Strukturen ("Al Qaida") zuzurechnen sind.

–   Wie es in der Studie heißt, habe sich Suqur al Sham stets darauf beschränkt, Gefangene und Personen, die als "Spione" galten, in Autos zu setzen, die zuvor mit Sprengstoff beladen worden waren. Die Sprengladungen seien dann jeweils ferngezündet worden, sobald die fliehenden Gefangenen einen Checkpoint der syrischen Streitkräfte erreicht hätten – etwa in den Vororten von Idlib.[7]

Gegen Iran

–   Trotz des erkennbaren Unwillens einflussreicher syrischer Milizen, sich nach einem Sturz des Assad-Regimes Planungen des Westens für ihr Land aufzwingen zu lassen,

–   zeichnen sich mit Blick auf die Tatsache, dass islamistische Kräfte sowohl vor Ort als auch in den deutsch-amerikanischen Konzeptionen eine bedeutende Rolle spielen, wichtige Konsequenzen ab.

–   So werden die Islamisten in Syrien die Verhältnisse in der arabischen Welt weiter verschieben – weg von säkularen Milieus hin zu einer religiös-konservativen Ordnung, die sich mit der aktuellen politischen Führungsrolle der Golfdiktaturen in der Arabischen Liga gut verträgt.

–   Zudem wird Syrien unter sunnitisch-islamistischem Einfluss aus seinem Bündnis mit dem schiitisch-islamistischen Iran ausscheren und damit Teheran ohne staatlichen Verbündeten in der arabischen Welt zurücklassen.

–   Damit offenbart die westliche Syrien-Politik, die auf Unterstützung für islamistische Kräfte setzt, ihr eigentliches Ziel – die vollständige Isolierung Teherans, um dessen machtpolitische Entfaltung am Persischen Golf auf Dauer zu verhindern.

Weitere Informationen und Hintergründe zur deutschen Syrien-Politik finden Sie hier: Kriegsdrohungen gegen Syrien, Irans Achillesferse, Kriegsszenarien für Syrien, Kriegsszenarien für Syrien (II), Mit der UNO zur Eskalation, M

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