L’anno decisivo + vari

Gfp     090723
L’anno decisivo

●    La recente offensiva militare tedesca in Afghanistan – che segna una cesura storica per l’utilizzo di mortai e corazzati per la prima volta dopo la 2° Guerra Mondiale –  è accompagnata dalle prime difficoltà per le truppe di occupazione occidentale in Afghanistan; i ribelli continuano ad aprire nuovi fronti al di là del territorio che l’Occidente cerca di tenere sotto controllo con l’offensiva in corso;

o   anche nel distretto di Jalrez che si trova a circa 50 km ad O della capitale, presentato dagli USA come area modello della loro occupazione. A febbraio le truppe USA erano entrate a Jalrez, controllato fino ad inizio anno dai ribelli, senza incontrare opposizione;

o   gli USA hanno cominciato a formare nel distretto una milizia locale; sistema molto discusso perché rischierebbe di armare i futuri signori della guerra locali;

o   (NYT) la strategia Usa rischia di fallire, due le sconfitte rimarcate: già dal principio alcuni villaggi si sono rifiutati di collaborare; i ribelli hanno ucciso il capo della polizia che collaborava con le potenze occidentali e tre dei suoi poliziotti.

●    Dopo quasi otto anni di guerra, riconoscendo che l’Occidente non è in grado di vincere la guerra in un anno,

●    il ministro Difesa americano, Robert Gates dichiara: «si devono fare evidenti passi avanti entro la prossima primavera o prima estate», senza registrare un alto numero di vittime, se si vuole guadagnare tempo ed evitare un ulteriore calo dei consensi negli USA per la guerra in Afghanistan:

o   «le truppe e il popolo americano sono molto stanchi».

– Berlino punta sulla vittoria, sta discutendo sull’invio di altri soldati e programma la costruzione, tramite  l’organizzazione tedesca per lo “sviluppo”, GTZ, di un aeroporto nel Sud, nella provincia di Uruzgan per la fine del 2010, si dice per uso civile, ma in realtà l’85% di tutti i voli in Afghanistan hanno compiti militari (nel 2008, 315mila voli militari contro 55mila civili.

– Uruzgan è una provincia molto tradizionalista, impenetrabile e perciò difficilmente controllabile;

– per accrescere il controllo sull’area, GTZ ha iniziato a costruire una strada di collegamento con la capitale.

●    L’opposizione alle forze straniere sta aumentando tra gli afghani, anche al di fuori degli islamisti. L’organizzazione per i diritti della donna RWA invita a rivoltarsi contro gli occupanti, dichiarando che «la cosiddetta “nuova” strategia dell’Amministrazione Obama» è ancora «molto più bellicista di quella Bush».

o   In un appello RWA invita a ribellarsi: «L’unico modo in cui la nostra gente può opporsi alle forze di occupazione e ai loro ubbidienti servitori è di sollevarsi contro di loro. NO agli occupanti, NO ai bestiali talebani, NO alla criminale Alleanza del Nord; lunga vita ad un libero e democratico Afghanistan!»

o   RWA non dice come si debba combattere per raggiungere questo obiettivo, ma dopo tutte le esperienze fatte, esclude che si debba farlo con gli occupanti.

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Die Welt        090723

Afghanistan – La Bundeswehr prende il controllo di un’area di disordini

●    Con la maggiore offensiva militare finora, la Bundeswehr ha preso il controllo del distretto di Char Darah, nella provincia di Kundus, utilizzando “legalmente” armi pesanti, di cui già disponeva in Afghanistan (carri armati Marder e pezzi di artiglieria;

o   vi hanno partecipato 300 i soldati tedeschi e 900 le forze di sicurezza afghane;

o   uccisi 13 ribelli e 4 soldati afghani, numerosi i feriti.

o   Un esponente militare tedesco lamenta che i soldati tedeschi non possano esercitarsi in Germania con le armi che devono usare in Afghanistan, nuove armi che vengono direttamente spedite in Afghanistan.

– L’escalation militare tedesca è difesa da esponenti dell’Union[e] /CDU-CSU) e della SPD; i verdi protestano che la missione Afghanistan continui ad essere “abbellita” in Germania; il ministro Difesa (CDU), Jung, continua a definirla missione di stabilizzazione e non guerra.

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Faz      090721

Cambio di strategia – All’offensiva con il carro armato „Marder“

Stephan Löwenstein

●    Area di Kundus, Nord Afghanistan, a ovest di Chahar Dara o Chardara, la maggiore operazione militare delle forze di sicurezza afgane appoggiati da soldati della Bundeswehr,

●    segna un cambio di strategia, con il passaggio dalla difensiva all’offensiva.

– Cronaca degli scontri tra truppe tedesche assieme a belgi e forze afghane, contro i ribelli; riportato l’utilizzo di armi pesanti:

o   mortai con munizioni esplosive (finora in Afghanistan la Bundeswehr aveva usato solo proiettili illuminanti)

o   carri armati da 40 tonnellate, con cannone e mitragliatrice, in grado di trasportare 6 soldati di fanteria;

o   i carri armati Marder erano stati portati a fine 2006 come “riserva corazzata” a Mazar-e-Sharif, dove le forze tedesche della missione Isaf hanno il loro quartier generale per il Nord e una importante base di approvvigionamento; da tre settimane erano stati trasferiti a Kundus dove gli scontri armati stanno aumentando.

o   Qui erano stati provati al di fuori della base, ed ora sono usati in vere battaglie per la prima volta dopo la loro adozione nel 1979 dalla Bundeswehr.

o   richiesta ed ottenuta la copertura da parte di aerei da guerra; riportati feriti e morti. Dispiegati soldati tedeschi delle truppe di reazione rapida.

I ribelli hanno risposto con il lancio di 5 missili sul pianoro dove vicino all’aeroporto ci sono edifici delle forze di sicurezza afgane Isaf e una società di sicurezza americana.

Gfp      090723
Das Jahr der Entscheidung
23.07.2009
KABUL/BERLIN/WASHINGTON

–   (Eigener Bericht) – Ernste Schwierigkeiten für die westlichen Besatzungstruppen am Hindukusch begleiten die jüngste Afghanistan-Offensive der Bundeswehr. Während die deutschen Soldaten ihre ersten Panzer-Angriffe nach dem Zweiten Weltkrieg führen, vermeldet Washington Rückschläge in einer wichtigen Modellregion.

–   Demnach destabilisieren Aufständische den Distrikt Jalrez, der als Testfall für die neue US-Besatzungspraxis gilt. Wie der Verteidigungsminister der Vereinigten Staaten erklärt, bleibe dem Westen in Afghanistan höchstens noch ein Jahr Zeit für "erkennbare Fortschritte"; die US-Truppen und die Bevölkerung seien "müde".

–   Berlin setzt auf Sieg, debattiert über die Entsendung zusätzlicher Truppen und plant den Bau eines entlegenen Flughafens bis Ende 2010 – angeblich zu zivilen Zwecken. Tatsächlich dienen mehr als 80 Prozent aller Flüge in Afghanistan militärischen Aufgaben.

–   In der afghanischen Bevölkerung nimmt der Widerstand gegen die westlichen Streitkräfte nun auch außerhalb des islamistischen Spektrums zu. Die Frauenrechtsorganisation RAWA fordert dazu auf, sich gegen die Besatzer zu erheben.

Brutalisierung

–   Die jüngsten Kampfhandlungen der deutschen Truppen markieren einen erneuten historischen Einschnitt: Zum ersten Mal seit dem Ende des Zweiten Weltkriegs haben deutsche Soldaten Mörser und Schützenpanzer gegen feindliche Kräfte eingesetzt.

–   In Afghanistan weitet die Bundeswehr systematisch ihren Handlungsspielraum aus; inzwischen fordern Militärs nicht nur die Entsendung weiterer Soldaten [1], sondern bringen auch einen Einsatz deutscher Kampfflugzeuge ins Gespräch.

–   Die deutschen Truppen müssten zukünftig eigene "Luftunterstützung" gegen Aufständische anfordern können, heißt es. Die Folgen der Brutalisierung zeigt der Tod eines unbewaffneten afghanischen Jugendlichen am vergangenen Wochenende; er wurde von deutschen Soldaten erschossen. Schon jetzt ist der Juli der verlustreichste Monat für die westlichen Besatzer, die in den vergangenen Tagen auch mehrere Hubschrauber und Kampfflugzeuge eingebüßt haben. Dabei eröffnen die Aufständischen immer wieder neue Fronten abseits des Gebiets im Süden des Landes, das der Westen mit der aktuellen Offensive unter Kontrolle zu bekommen sucht.

Modelldistrikt

–   Selbst die Modellregionen der neuen US-Besatzungsstrategie sind nicht länger sicher. Dies zeigt sich im Distrikt Jalrez rund 50 Kilometer westlich der afghanischen Hauptstadt, dem ersten Gebiet des Landes, in dem Washington die neue Besatzungsstrategie anwandte. Bis Jahresbeginn hatten Aufständische den Distrikt kontrolliert. Im Februar marschierten US-Truppen in großer Anzahl ein, ohne auf nennenswerten Widerstand zu stoßen – die Aufständischen zogen sich unverzüglich zurück.

–   Anschließend unterstützten die US-Truppen den Aufbau einheimischer Milizen, um diese gegen die Aufständischen in Stellung zu bringen.

–   Die Methode ist heftig umstritten; Kritiker monieren, Washington rüste hier zukünftige Warlords auf. Zudem weigerten sich manche Dörfer von Anfang an, mit den Vereinigten Staaten zu kooperieren – "ein Schlag für die Pläne der Amerikaner", urteilte die US-Presse bereits Ende Mai.[2] Einen weiteren Schlag vermeldete die Presse Mitte Juli: Aufständische ermordeten den mit dem Westen kooperierenden Polizeichef des Modelldistrikts Jalrez sowie drei seiner Polizisten. Die neue Besatzungsstrategie drohe zu scheitern, heißt es in den USA.[3]

Extrem müde

–   Dabei gelten die politischen Spielräume in Washington mittlerweile als eng. "Die Truppen sind müde, und das amerikanische Volk ist extrem müde", erklärt US-Verteidigungsminister Robert Gates.[4] Nach beinahe acht Jahren Krieg müsse man "im nächsten Frühling oder frühen Sommer Fortschritte" erzielt haben, um ein weiteres Schwinden der Zustimmung zum Afghanistan-Krieg in den Vereinigten Staaten zu verhindern.

–   Zwar sei der Westen nicht in der Lage, den Krieg innerhalb eines Jahres für sich zu entscheiden. Wenn er aber "Fortschritte vorweisen" könne und auch "keine erheblichen Todesopfer zu verzeichnen habe", "dann können wir mehr Zeit auf der Uhr in Washington gewinnen".

Infrastruktur

Angesichts dessen intensiviert Berlin seine Anstrengungen. Jüngstes Ergebnis ist der Beschluss, in der südafghanischen Provinz Uruzgan einen Flughafen auszubauen. Uruzgan gilt als äußerst traditionelle und zudem recht unzugängliche, also schwer kontrollierbare Provinz. Die deutsche "Entwicklungs"-Organisation GTZ hat inzwischen begonnen, Uruzgan von der Provinzhauptstadt aus mit einer Straße zu erschließen – und so die westliche Kontrolle zu intensivieren.

–   Zudem wird die GTZ nun den Flughafen der Provinzhauptstadt ausbauen, um die Zugänglichkeit der Region zu steigern – angeblich zu zivilen Zwecken.

–   Erst kürzlich hat die Bundesregierung allerdings mitgeteilt, dass den rund 55.000 zivilen Flugbewegungen in Afghanistan im Jahr 2008 laut ISAF-Statistiken etwa 315.000 militärische Flugbewegungen gegenüberstehen. 85 Prozent der Flüge in Afghanistan dienen damit unmittelbar den westlichen Truppen zur Stabilisierung ihrer Besatzung. Der neue Flughafen in Uruzgan soll schon bald voll betriebsfähig sein – spätestens Ende 2010.[5]

Gegen die Besatzer

–   Während der Westen seine Offensive gegen die Aufständischen verstärkt, nimmt der Widerstand gegen die Besatzer auch außerhalb des islamistischen Spektrums deutlich zu. Die "sogenannte ‘neue’ Strategie der Obama-Administration" und die Aufstockung der westlichen Truppen in Afghanistan erwiesen sich als noch "viel kriegstreiberischer als Bush", urteilt die afghanische Frauenrechtsorganisation RAWA.[6]

–   "Der einzige Weg, wie unsere Bevölkerung den Besatzungskräften und ihren gehorsamen Dienern entkommen kann, ist, sich gegen sie zu erheben", schreibt RAWA in einem Aufruf und nennt als Ziel: "Weder die Besatzer noch die bestialischen Taliban und die kriminelle Nordallianz; lang lebe ein freies und demokratisches Afghanistan!"

–   Wie ein "freies und demokratisches Afghanistan" erkämpft werden soll, lässt RAWA offen. Dass es mit den westlichen Besatzern zu erreichen sei, schließt die Organisation jedoch nach all ihren bisherigen Erfahrungen aus.

Weitere Berichte über die Entwicklung in Afghanistan finden Sie hier: Rückzugsperspektive, Paramilitärs, Söldner, Lauschtechnik, Spezialkommandos, Kriegsgewinne, Eine Generation oder länger, Zu schlicht, Der nächste Krieg, Krieg der Worte, Teil des Problems, Beitrag zur Operationsführung, Vormarsch auf Kabul, Afghanistan sagt Danke, Kriegsabstimmung, Partner ohne Uniform, Hilfsgeld-Empfänger und Kriegsgebiet Südwestasien.

[1] Harald Kujat: Die Bundeswehr muss in Afghanistan in die Offensive gehen; Sächsische Zeitung 06.07.2009

[2] Afghan Valley Offers Test for Obama Strategy; The New York Times 31.05.2009

[3] Explosion Kills Afghan Police Chief and 3 Officers; The New York Times 13.07.2009

[4] Gates: "Das amerikanische Volk ist extrem müde"; Welt Online 22.07.2009

[5] Gemeinsame Projekte im Süden Afghanistans; www.auswaertiges-amt.de 22.07.2009

[6] Let’s rise against the war crimes of US and its fundamentalist lackeys!; www.rawa.org 07.05.2009

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Die Welt          090723
Afghanistan – Bundeswehr bringt Unruheregion unter Kontrolle

23. Juli 2009, 13:18 Uhr

–   Es ist die bislang größte Militäroffensive der Bundeswehr gegen die radikal-islamischen Taliban: Deutsche und afghanische Soldaten haben einen Unruhedistrikt im Norden des Landes wieder unter Kontrolle gebracht. Neben vier afghanischen Soldaten sollen dabei 13 Aufständische ums Leben gekommen sein.

Bei der bislang größten Militäroffensive der Bundeswehr gegen die radikal-islamischen Taliban haben deutsche und afghanische Soldaten einen Unruhedistrikt im Norden des Landes wieder unter Kontrolle gebracht. Der Gouverneur der Provinz Kundus, Mohammad Omar, sagte, deutsche Truppen und afghanische Sicherheitskräfte hätten den Distrikt Char Darah am Vorabend von Taliban-Kämpfern und al-Qaida-Terroristen „gesäubert“.

–   Nach Angaben des Verteidigungsministeriums in Kabul kamen vier afghanische Soldaten bei den Gefechten ums Leben. Der Provinzgouverneur berichtete, mindestens 13 Aufständische seien getötet und „zahlreiche“ weitere verletzt worden.

–   An der seit mehreren Tagen andauernden Offensive sind rund 300 deutsche Soldaten und 900 afghanischen Sicherheitskräfte beteiligt. Verteidigungsminister Franz Josef Jung hatte den Einsatz mit der Verschlechterung der Sicherheitslage im Raum Kundus durch Angriffe und Hinterhalte von Aufständischen begründet. Vor allem im Distrikt Char Darah hatte sich die Situation zuletzt massiv zugespitzt. Erst Ende Juni waren dort drei deutsche Soldaten bei einem Gefecht mit Taliban-Kämpfern ums Leben gekommen.

–   Die Bundeswehr ist auf den Einsatz schwerer Waffen in Afghanistan langfristig vorbereitet gewesen. Die Diskussion um eine neue Qualität des Einsatzes durch den Gebrauch schwerer Waffen sei „etwas hochgespielt worden“, sagte Oberstleutnant Thomas Sohst, Vorsitzender vom Landesverband West im Deutschen Bundeswehrverband, im Deutschlandfunk. Schützenpanzer vom Typ „Marder“ und Artillerie-Geschütze seien bereits seit einem Jahr in Afghanistan. „Zum Aufbau von Afghanistan gehört es, politische und Sicherheitsstrukturen herzustellen“, sagte Sohst. Rund drei Wochen vor den Wahlen im Land gelte es, die Sicherheitslage zu stabilisieren. In den vergangenen Monaten habe sich dort „eine Menge verändert“.

Die deutschen Soldaten seien gut ausgebildet. „Natürlich gibt es auch durch diese Kampfeinsätze Erfahrungen, die wir bislang nicht gehabt haben“, räumte Sohst ein.

–   Es sei problematisch, dass den Soldaten in Deutschland zu Übungszwecken nicht bereits die Ausrüstung zur Verfügung stehe, mit der sie in Afghanistan im Einsatz sind. Das „neue, hochwertige“ Material gehe direkt nach Afghanistan, weshalb ein Teil der „vollen Ausbildung“ erst dort stattfinden könne. Insgesamt sei die Qualität der Ausrüstung „sicherlich in Ordnung“, sagte Sohst.

–   Der verteidigungspolitische Sprecher der CDU/CSU-Fraktion, Bernd Siebert (CDU), verteidigte gegenüber dem Radiosender hr-Info den Einsatz: "Die Taliban müssen als Terroristen und als Verbrecher bekämpft werden." Der SPD-Außenexperte Rolf Mützenich erklärte auf WDR 5, die Stabilität in der Region müsse wieder hergestellt werden. Dafür seien im Mandat der Bundeswehr auch militärische Maßnahmen vorgesehen. Der Grünen-Verteidigungsexperte Winfried Nachtwei warf der Bundesregierung vor, den Afghanistan-Einsatz weiter zu beschönigen. „Soldaten, mit denen ich kürzlich in Kundus gesprochen habe, reden von Krieg“, sagte Nachwei der „Münsterschen Zeitung“. Bundesverteidigungsminister Franz Josef Jung (CDU) betont hingegen weiterhin:„Wir machen einen Stabilisierungseinsatz und keinen Krieg.“

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Faz      090721
Strategiewechsel – Mit dem „Marder“ in die Offensive

Von Stephan Löwenstein, Berlin

21. Juli 2009 In der Umgebung von Kundus im Norden des Landes dauert die großangelegte Operation afghanischer Sicherheitskräfte, unterstützt von Soldaten der Bundeswehr und anderen Kräften der Afghanistanschutztruppe Isaf an. Allerdings kam es dort zuletzt zu keinen Feuergefechten mehr.

Am Montagabend wurde ein Angriff mit ungelenkten Raketen auf das Feldlager Kundus registriert, bei dem niemand zu Schaden kam. Am Sonntag, zu Beginn der Operation, hatten deutsche Soldaten erstmals im Einsatz Schützenpanzer im Gefecht eingesetzt, die mit ihren Maschinenkanonen Sprengbrandmunition verschossen haben. Zudem wurden erstmals Mörser mit Sprengmunition eingesetzt. Bislang waren die Mörser von der Bundeswehr in Afghanistan nur mit Leuchtmunition eingesetzt worden.

Robuste Unterstützung

–   Noch am Montag waren die Auskünfte über Details der Operation gegen die Aufständische spärlich. Denn das Vorgehen dauerte noch an, und da wollte niemand vor der Zeit Angaben über Zahlen und Ziele machen. Doch deutet alles darauf hin, dass es dort einen grundlegenden Wechsel aus der Defensive in die Offensive gegeben hat. Dabei wurde die Operation von der afghanischen Armee geführt, die auch die meisten Soldaten dazu gestellt hat.

–   Doch hat die Bundeswehr dazu sehr robust Unterstützung geleistet – erstmals auch mit ihren Schützenpanzern „Marder“. Die militärische Dimension ging jedoch zunächst unter, weil sich dabei auch ein tragischer Zwischenfall ereignete, als deutsche Soldaten einen Jugendlichen erschossen, der selbst anscheinend nichts mit den Angreifern zu tun hatte. Der Vorfall ereignete sich an einer Auffangstellung westlich der Ortschaft Chahar Dara (Chardara), in der die deutschen Soldaten die Operation abgesichert haben.

„Die Soldaten mussten von einem Angriff ausgehen“

–   Nach Bundeswehrangaben fuhr ein Kleintransporter mit offener Ladefläche, ein sogenannter Pickup, mit hoher Geschwindigkeit auf die Stellung zu. Die Soldaten hätten Warnschüsse abgegeben, doch das Auto sei weitergefahren. Daraufhin gingen die Soldaten von einem Angriff aus und schossen mit Maschinengewehren. Dabei wurde der Jugendliche getötet und zwei weitere erwachsene Männer schwer verletzt. Eine Person sei unverletzt geblieben, eine weitere sei geflohen, hieß es.

Die beiden Schwerverletzten seien im Regionalen Wiederaufbauteam (PRT) Kundus medizinisch versorgt und zur weiteren Behandlung nach Mazar-e Sharif ausgeflogen worden, wo deutsche Sanitäter ein Feldkrankenhaus betreiben. Die Bundeswehr setzte sich mit den Angehörigen des Getöteten in Verbindung.

Nach vorläufiger Bewertung der Bundeswehr „mussten die Soldaten von einem Angriff ausgehen, so dass der Schusswaffengebrauch auf der Grundlage bestehender Einsatzregeln rechtmäßig erfolgte“. Erste Meldungen vom Sonntag abend, wonach bei dem Vorfall zwei Personen getötet worden seien, hätten auf einem Irrtum beruht, hieß es.

Die Deutsche Presse-Agentur zitierte den Gouverneur der Provinz Kundus mit der Behauptung, die Deutschen hätten Geheimdienstinformationen gehabt, wonach Talibankämpfer in einem „zivilen Fahrzeug unterwegs seien“. Nach dem Beschuss hätten die Soldaten erkannt, „dass die bewaffneten Taliban vor dem Checkpoint den Wagen verlassen hatten“. Diese Version, wonach also die Taliban die Insassen des Pickup gleichsam als Geisel genommen hätten, konnte ein Sprecher des Verteidigungsministeriums in Berlin nicht bestätigen.

Ein halbes Dutzend „Feindkontakte“

–   Er wies aber darauf hin, dass sich die Aufständischen bewusst in der Bevölkerung versteckten, um sich zu schützen, aber auch um Verluste Unbeteiligter zu provozieren. Bei der Operation kam es am Sonntag zu gut einem halben Dutzend Zwischenfällen, die die Militärs als „Feindkontakte“ bezeichnen. Würde man sie sich als rote Punkte auf einer Karte vorstellen, so wären diese in einem weiten Halbkreis zu sehen, nordwestlich, westlich und südwestlich der Stadt. Nach den Angaben von deutschen und Nato-Militärs ergab sich am Montag das Bild eines breit angelegten Vorgehens, um die Aufständischen besonders in dem Distrikt Chahar Dara (Chardara) anzugreifen.

–   In einem Fall am Vormittag wurden drei afghanische Soldaten in einem Schusswechsel verwundet. Kampfflugzeuge wurden zur Unterstützung angefordert, doch reichte es aus, dass sie im Tiefflug über die gegnerischen Stellungen flogen. Die Aufständischen antworteten mit zwei Raketenangriffen auf das Plateau, wo die Einrichtungen von afghanischen Sicherheitskräften, Isaf und auch einer amerikanischen Sicherheitsfirma neben dem Flugplatz liegen. Insgesamt wurden fünf Raketen abgefeuert. Ein afghanischer Soldat wurde verwundet. Nachmittags wurden wieder deutsche Soldaten im Zuge ihres Vorgehens beschossen, und ein afghanischer Konvoi wurde mit einer Sprengfalle angegriffen. Ein geschütztes Fahrzeug vom Typ „Dingo“ wurde beschädigt.

–   Gegen vier Uhr nachmittags kam es zu dem Vorfall mit dem Pickup. Später wurden afghanische und deutsche Kräfte wieder in ein längeres Feuergefecht verwickelt. Sie fordeten wieder Kampfflugzeuge an, die diesmal ihre Waffen einsetzten. Dabei wurden fünf Angreifer getötet und zwei verwundet. Sieben Aufständische wurden durch die Afghanen gefangengenommen.

–   Am Montag kam es nur noch vereinzelt zu Auseinandersetzungen. Die afghanischen Einheiten werden durch deutsche und belgische Mentorenteams unterstützt. Sie waren es auch, die die Lufteinsätze vom Boden aus führten. Außerdem wurden seitens der Bundeswehr Soldaten der Schutzkompanie in Kundus und der schnellen Reaktionskräfte eingesetzt.

–   Bei einer Gelegenheit setzten die Deutschen auch ihre „Marder“ ein. Die knapp 40 Tonnen schweren Schützenpanzer haben eine Maschinenkanone, die gegen ungepanzerte Gegner mit starker Wirkung eingesetzt werden kann, und ein Maschinengewehr und können sechs Infanteristen transportieren.

–   Sie waren Ende 2006 als „gepanzerte Reserve“ nach Mazar-i-Scharif verlegt worden, wo die deutschen Isaf-Kräfte ihr Hauptquartier für die Nordregion und eine große Nachschubbasis haben. Seit rund drei Wochen sind sie aber wegen der dort zunehmenden Feuergefechte nach Kundus verlegt worden. Einmal wurden sie bislang außerhalb des Lagers erprobt, ehe sie jetzt – überhaupt zum ersten Mal seit Einführung in die Bundeswehr 1979 – im Gefecht eingesetzt wurden.

Text: FAZ.NET

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