Mosca e Pechino uniti dal petrolio

La CINA ha finanziato l’acquisto di Yukos gestito dal governo russo: questo le ha garantito una fornitura di greggio a lungo termine dalla RUSSIA per alimentare la sua sete petrolifera. La Cina ha finanziato la nazionalizzazione della maggiore unità produttiva di Yukos, la società Yuganskneftegaz, con un prestito di sei miliardi di dollari alla compagnia di stato russa Rosneft. Una banca cinese, la Vneshkonom Bank, operando dietro le quinte, ha garantito a Rosneft la disponibilità di tutte le somme necessarie per vincere l’asta : che si è chiusa a 9, 35 miliardi di dollari. Una cifra modesta, per una compagnia che come la Yuganskneftegaz estrae un milione di barili di grezzo al giorno, pari a oltre 50 milioni di tonnellate annue, metà del consumo petrolifero italiano. Senza l’assistenza della banca cinese, Rosneft non sarebbe stata sicura di mandare in porto l’acquisto. E Putin, che, a quanto sembra, è stato il regista occulto dell’operazione, ha potuto realizzare il suo piano, perché i cinesi gli hanno dato il denaro. Non s’è trattato di un mero affare finanziario, motivato dal fatto che la Cina rigurgita di dollari. Certo, nel 2004 Pechino ne ha incassati, al netto, 70 miliardi, di cui 40 per surplus della bilancia commerciale, altri dieci per investimenti e 20 per flussi finanziari speculativi, in attesa di lucrare sul rialzo del remimbi. L’esodo di sei miliardi ha fatto parte della strategia cinese d’esportare capitali, per evitare il rialzo del remimbi. Ma Vneshkonom Bank non ha aiutato Rosneft, e conseguentemente Putin, con soldi propri. Li ha ricevuti dalla Export import Bank e da altre banche statali di Pechino, per conto della China National Petroleum Corporation, che intanto ha stipulato un contratto a lungo termine, per l’acquisto di grezzo da Rosneft. Le banche finanziatrici si sono, a loro volta, garantite su questo flusso di petrolio. Uno schema secondo le più ortodosse regole capitalistiche. Oramai la Cina assorbe il 30 per cento del carbone e l’8 per cento del petrolio del mondo. Ma ci sono ancora circa 150 milioni di contadini sottoccupati e, per mantenere il potere, il governo ha bisogno di un tasso di crescita del prodotto nazionale del 10 per cento, che comporta un incremento di altrettanto nella bolletta energetica. Dovremo attenderci molti altri colpi cinesi, a suon di dollari, per alimentare la fame di materie prime del drago.

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