Croce di vittoria/ Cambiamento per mezzo dello sviluppo

Ue, Germania, Sud America German Foreign Policy 06-05-01
Croce di vittoria/ Cambiamento per mezzo dello sviluppo
In preparazione al vertice di Vienna di metà maggio UE-Americana Latina, incontro del ministro tedesco per lo Sviluppo, Wieczorek-Zeul
con il presidente boliviano Evo Morales, e visita del ministro Esteri tedesco Steinmeier in Cile, Argentina, Brasile.
Della “Nuova sinistra dell’America Latina” fanno parte due correnti, l’“Onda rosa”, e l’“Arco rosso”.

  • l’Onda rosa:
    Cile, Argentina, Brasile e Uruguay; Berlino li considera disponibili a cooperare
    con ed aperti agli interessi UE. Berlino considera gran parte di questi paesi disponibili a collaborare
    con la Germania e possibili alleati nella contesa con Washington.
    • Il governo
      del Cile continuerebbe la politica macroeconomica dei “Chicago boys” dell’era
      Pinochet, con una maschera sociale.
    • L’attuale
      presidentessa del Cile ha vissuto a lungo a Lipsia e Berlino, e viene da tempo
      considerato strettamente legata alla Germania.
    • Il presidente
      dell’Uruguay, Tabaré Vásquez, coopera da tempo con la Fondazione Friedrich-Ebert,
      vicina alla SPD.
  • Arco rosso
    • La Bolivia fa
      parte dello Arco rosso, non allineata né con gli USA né con la UE; il suo
      presidente Evo Morales intende collegarsi a Cuba e Venezuela, perseguire una politica
      estera autonoma ed espropriare i gruppi esteri.
    • Per scongiurare
      possibili rischi all’economia tedesca, Wieczorek-Zeul cerca di fare pressione sulla
      Bolivia tramite gli aiuti allo sviluppo, pari all’1,5% del bilancio statale del
      paese. Intanto il governo Morales ha attenuato, la richiesta di esproprio delle
      società straniere del gas, ma non ancora chiaramente scelto l’orientamento di
      politica estera.
    • La Bolivia,
      il paese più povero del S-A, ha scarso interscambio economico con la Germania; è
      il maggior percettore in S-A di aiuto allo sviluppo tedeschi. La Germania è interessata
      alle sue riserve di gas naturale, calcolate in 680 MD. di m3,seconde
      a quelle del Venezuela.
    • Partecipano allo
      sfruttamento del gas boliviano anche società europee (Repsol YPF, Total,
      British Gas).
      • la scorsa
        estate, i progetti di statalizzazione dell’allora opposizione Boliviana dell’industria
        del gas e l’aumento delle royalties hanno turbato il mercato dell’energia sudamericano,
        toccando anche Brasile e Cile, due paesi
        in cui le imprese tedesche hanno grandi progetti.
    • Berlino vuole
      porre un freno anche ai progetti analoghi a quelli di Morales del candidato alla presidenza peruviano Ollanta
      Humala e di forti movimenti sociali in Argentina
      e Brasile
      .
    • L’anno scorso
      Berlino ha aumentato il proprio appoggio all’opposizione cubana; ci sono stati
      diversi tentativi della CDU di rovesciare il presidente venezuelano Hugo Chávez,
      documentati da una recente pubblicazione.

L’influenza tedesca in Cile si basa anche sulla cooperazione militare e la fornitura di
armi tedesche, avviate dal Kaiser tedesco 130 anni fa per contrastare
l’influenza europea e USA in Sud America.

Il ministro Esteri Steinmeier ha promesso
al Cile la fornitura di 118
carri armati tedeschi Leopard 2, che saranno consegnati in un’area al
confine con la Bolivia e il Perù, da utilizzare, come supposto, se il conflitto
con i due paesi si trasformasse in guerra.

  • Santiago richiede altri 200 carri
    armati; per questa fornitura la Svizzera potrebbe consegnare parte dei suoi Leopard 2 alla Germania,
    che li passerebbe al Cile.

La contesa in corso con Perù e Bolivia riguarda i confini
territoriali costieri, e l’accesso al mare della Bolivia, e sarà uno degli argomenti
dell’incontro tedesco-cileno.

Nel
conflitto armato sui confini marittimi in corso tra Cile e Perù, sono impiegate
armi tedesche: circa i 2/3 dei 350 carri armati cileni (Leopard 1) proviene
dalla Germania.

  • Marina cilena: 2 sottomarini
    dei cantieri tedeschi HDW sono stati ordinati nel 1980, con Pinochet al potere,
    nonostante in quel periodo fosse predominante in Cile l’influenza USA (Pinochet
    iniziò la sua carriera nell’esercito cileno, improntato dai tedeschi, e venne addestrato con materiale nazista);
    nel 1997 e 98 la Bundeswehr ha inviato 6 motovedette Tiger, per la guerra di
    confine per le acque costiere.

Negli ultimi anni l’industria degli armamenti tedesca ha ricevuto commesse per parti di
ricambio e ampliamento di apparecchi bellici già forniti per €10mn. l’anno.

Breve storia cooperazione militare


Nei primi anni 1880, Berlino colse l’occasione del progetto
di modernizzazione delle forze armate cilene per offrire istruttori militari
tedeschi: nel 1885 venne inviato Emil Körner, nominato nel 1904 ispettore militare,
e poté così porsi ai vertici dell’esercito cileno.

Scriveva Körner nel 1911: «Nell’esercito cileno diventano
sempre più influenti gli ufficiali […] che hanno per la maggior parte avuto una
formazione militare tedesca, sia qui e che in Germania, e che ammirano e sono
riconoscenti alla Germania».

Nel 1910 il ministero tedesco degli Esteri constatava che,
grazie agli istruttori militari tedeschi,
venivano preferite per la
fornitura di armamenti le ditte tedesche. Il legame con la Germania fece sì che
nella Prima guerra mondiale il Cile non appoggiò gli Alleati.

Alla fine del conflitto, nonostante il divieto del Trattato
di Versailles, Berlino riprese la cooperazione militare con Santiago; la
situazione era però molto mutata:

Un
ufficiale tedesco inviato in Cile: «Nell’aeronautica ci sono istruttori
britannici, ufficiali cileni sono in servizio nell’esercito francese, in quello
cileno trova consenso la concezione del mondo dei francesi». In pochi anni la
Germania riprese la propria influenza sull’esercito cileno, grazie a «amici e
allievi del tempo passato»; dopo la Seconda guerra mondiale ripresero anche le
forniture di armamenti.

Nel 2002, la Marina tedesca assegnò la Croce d’oro al merito della Bundeswehr
al comandante supremo della Marina cilena; viceversa il Cile ha riconosciuto la
“Croce della vittoria” a un ispettore militare tedesco (Hans-Otto Budde).German
Foreign Policy 06-05-01

Siegeskreuz

SANTIAGO/BERLIN

(Eigener
Bericht) – Schwere Spannungen
zwischen Chile und einigen seiner Nachbarstaaten begleiten den am
heutigen Montag beginnenden Aufenthalt
des deutschen Außenministers in der chilenischen Hauptstadt.


Frank-Walter Steinmeier will das EU-Lateinamerika-Gipfeltreffen vorbereiten, das in der kommenden Woche
in Wien stattfindet, und besucht deswegen mit einer deutschen Unternehmerdelegation die drei
wichtigsten Wirtschaftspartner Deutschlands in Südamerika – neben Chile noch Argentinien und Brasilien.


Deutsche Waffenlieferungen an die chilenische Armee heizen Grenzstreitigkeiten mit Bolivien und Peru
an. In Peru fürchtet inzwischen mehr als die Hälfte der Bevölkerung, Santiago
rüste sich für einen Angriffskrieg gegen ihr Land und wolle dafür die 118 Kampfpanzer nutzen, deren Lieferung die Bundesregierung
kürzlich zugesagt hat.


Rüstungs- und Militärkooperationen wie der geplante Panzer-Export sind seit 130 Jahren in
ungebrochener Kontinuität ein wichtiger Bestandteil der deutschen Chile-Politik
und fundieren den deutschen Einfluss in dem südamerikanischen Land.

Die
Kampfpanzer vom Typ Leopard 2,
deren Export die Bundesregierung im Dezember genehmigt hat, sollen im Norden Chiles nahe den
Grenzen zu Bolivien [1] und Peru stationiert werden. Dies meldete am
Wochenende die chilenische Presse.[2]


Damit bestätigen sich Vermutungen, denen zufolge die
deutschen Panzer unmittelbar eingesetzt werden können, sollte sich der Konflikt
zwischen Chile und einem der nördlich angrenzenden Staaten zum Krieg ausweiten.


Die
dortigen Grenzstreitigkeiten,
die sich um fischreiche
Gewässer und einen Zugang
Boliviens zum Meer drehen, dürften auch Gegenstand der Gespräche sein, die der deutsche
Außenminister und seine Delegation heute in der chilenischen Hauptstadt führen.


Santiago wünscht die Lieferung von rund 200 weiteren
deutschen Kampfpanzern. Dafür
wird auch ein Dreiecksgeschäft erwogen, demzufolge die Schweiz einen Teil ihrer Leopard 2-Bestände an
Deutschland zurückgeben könnte – zur Weiterleitung nach Chile.

Deutsche
Waffen


Bereits
jetzt würde ein Krieg zwischen
Chile und Peru um die Seegrenze zwischen den beiden Staaten mit deutschen Waffen geführt.
Rund zwei Drittel der
insgesamt 350 derzeitigen chilenischen Kampfpanzer stammen aus
Deutschland (Leopard 1).


Auch die Marine setzt deutsches Kriegsgerät ein. Zwei U-Boot-Lieferungen der deutschen Werft HDW gehen auf eine Bestellung aus dem Jahr 1980 zurück, als in Santiago das Militärregime
von Augusto Pinochet herrschte. In den Jahren 1997 und 1998 verschiffte die Bundeswehr sechs
Schnellboote der Tiger-Klasse
in das südamerikanische Land. Sie
sind für die Überwasser-Kriegführung in Küstengewässern geeignet.


In
den vergangenen Jahren verzeichnete die deutsche Rüstungsindustrie Nachfolgeaufträge
(Ersatzteile und Erweiterungen für bereits geliefertes Kriegsgerät) im Wert von
mehr als 10 Millionen Euro pro Jahr.[3]

"Bewunderung
und Dankbarkeit"


Die deutsch-chilenische Militär- und
Rüstungskooperation geht zurück auf Bestrebungen des Kaiserreichs, die
deutschen Positionen in Südamerika gegen die europäische und US-amerikanische
Konkurrenz zu stärken.


Berlin nutzte damals Modernisierungspläne in der
chilenischen Armee, um deutsche Offiziere als Ausbilder
anzubieten. Seit der Entsendung des ersten Militär-Instrukteurs Emil Körner im Jahr 1885 nahm
der deutsche Einfluss kontinuierlich zu; Körner wurde 1904 schließlich zum Heeresinspekteur ernannt
und trat damit an die Spitze
des chilenischen Heeres.


Im Jahr 1911 schrieb der deutsche Gesandte in Santiago nach Berlin: "Im chilenischen
Heer bilden sich zu den wirklich maßgebenden Personen immer mehr die Offiziere
(…) heran, die großenteils hier und in Deutschland die deutsche militärische
Ausbildung genossen haben und die fast alle Bewunderung und Dankbarkeit für
Deutschland hegen."[4]


Ein
Jahr zuvor hatte das Auswärtige Amt bereits festgestellt, dass dank der deutschen
Militär-Instrukteure deutsche Firmen in Chile als Waffenlieferanten bevorzugt
wurden. Die Sympathie für Deutschland in der chilenischen Armee verhinderte im Ersten Weltkrieg
schließlich einen Kriegseintritt des Landes auf der Seite der Alliierten.[5]

Zurückerobert


Nach dem Krieg nahm Berlin die Militärkooperation
mit Santiago trotz des
Verbots durch den Versailler Friedensvertrag wieder auf.


Von
starken Veränderungen zur Vorkriegssituation berichtete ein 1924 nach Chile entsandter deutscher
Offizier:


"In der Luftwaffe gab es britische
Instrukteure, chilenische Offiziere dienten in großer Zahl im französischen
Heer, und im chilenischen Heer hatte die französische Weltanschauung großen
Widerhall gefunden."[6]


Wie
der deutsche Militär vermeldete, gelang es ihm mit Hilfe von "Freunden und
Schülern aus früheren Zeiten" binnen weniger Jahre, "den deutschen
Einfluß auf das Heer zurück(zu)erober(n)". 1935 resümierte ein in den
1920er Jahren als Militär-Attaché in Berlin tätiger chilenischer Generalmajor:
"Viele Chilenen, die heute im Heer dienen, haben ihre Ausbildung in
Deutschland genossen, unter ihnen befindet sich auch der jetzige
Oberkommandierende (…), der 1927 bis 1929 in Dresden und Potsdam kommandiert
war."[7] Auch Rüstungslieferungen
blieben nicht aus. Noch 1940 bemühte sich Santiago um Waffenkäufe in
Deutschland, musste allerdings
wegen des deutschen Eigenbedarfs auf die Zeit nach dem Krieg vertröstet werden.[8]

"Eng und
freundschaftlich"


In
der deutsch geprägten chilenischen Armee der 1930er Jahre begann der spätere
Putschist und Militärdiktator Augusto Pinochet seine militärische Laufbahn, für die er auf den
Offiziersschulen des Landes unter anderem mit NS-Materialien ausgebildet wurde.[9]
Die U-Boot-Bestellungen des
Pinochet-Regimes bei der deutschen Werft HDW im Jahr 1980 bildeten nach dem
Zweiten Weltkrieg, als der Einfluss Washingtons in Santiago dominierte, einen
neuen Höhepunkt der deutsch-chilenischen Rüstungskooperation, in deren
Tradition die aktuellen Panzerlieferungen stehen. Auch die Zusammenarbeit
zwischen den Armeen beider Staaten dauert an. "Militärische Ausbildungshilfe,
Expertengespräche, Stabsgespräche und eine Vielzahl von gegenseitigen
Besuchen" bildeten die Basis für "besonders enge und
freundschaftliche Beziehungen", berichtete die Deutsche Marine im Jahr 2002 anlässlich der Verleihung des
Ehrenkreuzes der Bundeswehr in Gold an den Oberbefehlshaber der chilenischen
Marine. Dessen "Bemühungen um die rüstungspolitische Zusammenarbeit
mit der deutschen Werftenindustrie" fanden besondere Erwähnung.[10]

Aufmarschgebiet

Jüngster
Ausdruck der deutsch-chilenischen Militärkooperation ist die Verleihung der
"Cruz de la
Victoria" ("Siegeskreuz"), eines Ehrenabzeichens der
chilenischen Armee, an den deutschen Heeresinspekteur Hans-Otto Budde.
Bereits sein Amtsvorgänger Gert Gudera war bei einem Besuch in der chilenischen
Hauptstadt mit einem militärischen Orden dekoriert worden. Wie die deutsche
Botschaft in Santiago mitteilt, hat Budde vor dem Empfang der "Cruz de la Victoria" Ende
März Gespräche mit der
chilenischen Verteidigungsministerin geführt und eine Luft- und Raumfahrtmesse
besucht, auf der auch prominente deutsche Rüstungsfirmen vertreten waren.
Anschließend bereiste der deutsche Heeresinspekteur den Norden des Landes, wo
die deutschen Kampfpanzer vom Typ Leopard 2 stationiert werden sollen.[11] Es
handelt sich um das Aufmarschgebiet für einen eventuellen Krieg gegen Peru oder
Bolivien.

[1] s. auch
Wandel durch Entwicklung

[2] Ejército
prepara construcción en el norte de instalaciones de Leopard-2; La Tercera
29.04.2006

[3]
Rüstungsexportberichte der Bundesregierung 1999 bis 2004

[4], [5]
Gerhard Brunn: Deutscher Einfluss und deutsche Interessen in der Professionalisierung
einiger lateinamerikanischer Armeen vor dem 1. Weltkrieg (1885-1914), in:
Jahrbuch für Geschichte von Staat, Wirtschaft und Gesellschaft Lateinamerikas 6
(1969), S. 328-335

[6] Victor
Farías: Die Nazis in Chile, Berlin/Wien 2002, S. 252f

[7] Farías, S. 248

[8] Farías, S. 254f

[9] Farías, S. 260-266

[10]
Ehrenkreuz der Bundeswehr in Gold fuer chilenischen Admiral;
www.deutschemarine.de 18.10.2002

[11] Ejército chileno
condecora a Inspector del Ejército Alemán con la "Cruz de la
Victoria"; www.santiago.diplo.de/es/Nachricht__Besuch__Budde.html

s. auch
Kontrolle über den Sicherheitssektor


German Foreign Policy 06-04-27


German Foreign Policy 06-04-27

Wandel durch Entwicklung

LA PAZ/BERLIN

(Eigener
Bericht) – Vor dem für Mitte
Mai angekündigten Gipfeltreffen zwischen der EU und den Staaten Lateinamerikas
bündelt die Bundesregierung ihre Einflussnahme auf ausgewählte Regierungen des
Subkontinents. Außenminister Steinmeier wird in der kommenden Woche
Chile, Argentinien und Brasilien besuchen, Entwicklungsministerin Wieczorek-Zeul ist in der
vergangenen Woche mit dem bolivianischen Staatspräsidenten Evo Morales
zusammengetroffen.


Morales’
Regierung gehört einer breiten, länderübergreifenden Strömung an, die als
"Neue Linke Lateinamerikas" bezeichnet wird und in unterschiedlicher
Ausprägung die US-Hegemonie zurückweist.


Der größere Teil dieser Strömung, darunter die Regierungen, die Steinmeier
besuchen will, gilt in der
deutschen Hauptstadt als prinzipiell kooperativ und im Konkurrenzkampf mit Washington
als bündnisfähig.


Dagegen orientiert sich der Präsident Boliviens an seinen
Amtskollegen in Kuba und Venezuela und strebt eine eigenständige Außenpolitik
sowie Enteignungen ausländischer Konzerne an. Wegen der damit
einhergehenden Gefahren für
die deutsche Wirtschaftspolitik erhöht Berlin den Druck auf seine
Regierung.

Bolivien, das ärmste Land Südamerikas, verzeichnet keinen
besonderen Wirtschaftsaustausch mit Deutschland und wird in der Bundesregierung vor allem von den
Ressorts für Auswärtige
Kulturpolitik und Entwicklungshilfe berücksichtigt. Es ist
Schwerpunktland der deutschen Entwicklungszusammenarbeit und größter Zuwendungsempfänger in
Südamerika. Bedeutung besitzen die bolivianischen Erdgasreserven, die
die Bundesanstalt für Geowissenschaften und Rohstoffe (BGR) auf 680 Milliarden
Kubikmeter beziffert – wegen neuer Funde mit steigender Tendenz.[1] Es handelt
sich dabei um die zweitgrößten Erdgasvorkommen Südamerikas nach den Vorräten
Venezuelas. An ihrer Ausbeutung sind auch Unternehmen aus den EU-Kernstaaten
beteiligt (Repsol YPF, Total, British Gas).

Washington
Consensus

Die Regierung
des bolivianischen Präsidenten Morales, der sein Amt am 22. Januar angetreten
hat, wird der "Neuen
Linken Lateinamerikas" zugerechnet, einer heterogenen Strömung, die
inzwischen in zahlreichen Staaten die Regierungsmacht erobert hat. Als ihren gemeinsamen Nenner bezeichnet
die deutsche Entwicklungsministerin die Ablehnung der neoliberalen US-Hegemonie
("Washington
Consensus").[2]


"Die
USA verlieren (…) gegenüber dem Subkontinent an Boden", urteilen
Berliner Regierungsberater und bringen dies mit einem Scheitern der Washingtoner
Pläne für eine gesamtamerikanische Freihandelszone (FTAA/ALCA) in Verbindung.
Sie unterscheiden innerhalb der "Neuen Linken" zwischen zwei Flügeln:
einem "roten Bogen" und einer "rosa Welle".[3]

Rosa Welle

Der "rosa Welle" werden die Regierungen Chiles,
Argentiniens, Brasiliens und Uruguays zugerechnet. Sie gelten in Berlin als
kooperativ und für europäische Interessen offen. Über die Regierung Chiles heißt es sogar, sie führe die "makroökonomische(…)
Politik der unter Pinochet agierenden ‘Chicago-Boys’" fort – mit sozialer
Bemäntelung.[4]


Die gegenwärtige chilenische Präsidentin hat lange
Zeit in Leipzig und Berlin gelebt und gilt in Regierungskreisen als
"Deutschland (…) seit Jahren eng verbunden".[5] Der Präsident Uruguays, Tabaré Vázquez, ist
ein langjähriger Kooperationspartner der SPD-nahen Friedrich-Ebert-Stiftung.

Roter Bogen

Präsident Morales hingegen schlagen die Berliner
Regierungsberater dem "roten Bogen" zu. Er orientiert sich an Kuba und Venezuela, den
beiden lateinamerikanischen Staaten, die ihre Außenpolitik nicht an den Interessen der USA oder der EU
ausrichten, und strebt Enteignungen ausländischer Konzerne an. Dies
betrifft indirekt auch deutsche Unternehmen.


Bereits im vergangenen Sommer hatten Pläne der
damaligen bolivianischen Opposition, die Erdgas-Industrie zu verstaatlichen,
sowie die Erhöhung von Abgaben zu Unruhen und Belastungen auf dem südamerikanischen
Energiemarkt geführt.[6] Betroffen waren auch Brasilien und
Chile, zwei Staaten, in
denen deutsche Firmen umfangreiche Projekte unterhalten.

Die
bolivianischen Nationalisierungspläne gelten zudem in deutschen Wirtschaftskreisen
als prinzipielle Gefahr. Vergleichbare
Absichten werden auch dem aussichtsreichen peruanischen Präsidentschaftskandidaten
Ollanta Humala zugeschrieben, in Argentinien [7] und Brasilien [8] verfolgen
starke soziale Bewegungen ähnliche Pläne. Dem müsse ein Riegel vorgeschoben
werden, heißt es in Berlin.

Lieber früher


Gegen
Kuba und Venezuela gehen die deutsche Außenpolitik und ihre Vorfeldapparate
offen vor. Berlin hat im
vergangenen Jahr seine Unterstützung für die kubanische Opposition verstärkt,
eine SPD-Abgeordnete hat erst kürzlich bestätigt, die Bundesregierung strebe in
Havanna "Wandel durch Entwicklung" an.[9]

Gewaltforderungen
aus der deutschen
Regierungspartei CDU gegenüber Venezuela dokumentiert eine jüngst erschienene
Publikation, die verschiedene Versuche nachzeichnet, den gewählten
venezolanischen Präsidenten Hugo Chávez zu stürzen. Man könne "mit
Chavez nicht weitermachen", urteilte der damalige
CDU-Bundestagsabgeordnete Klaus-Jürgen Hedrich im Mai 2004 in der US-Presse.
"Wenn die Frage sein sollte, es früher oder später zu tun, dann tun Sie es
früher", forderte Hedrich nach einem gescheiterten Putsch und mehreren
weiteren Vorhaben, die vergeblich darauf abzielten, Chávez aus seinem Amt zu
entfernen.[10]

Gemeinsam


Die Auseinandersetzungen mit Bolivien hofft Berlin
noch mit Mitteln der Entwicklungspolitik gewinnen zu können. Wie die Bundesregierung berichtet,
belaufen sich allein die
Zahlungen der so genannten Berliner Entwicklungshilfe auf 1,5 Prozent des
gesamten bolivianischen Haushaltsvolumens – ein Betrag, der in dem
ärmsten Land Südamerikas Gewicht besitzt. Die eigentlich für 2005 vorgesehenen
Regierungsverhandlungen mit Bolivien sind inzwischen auf die zweite Hälfte 2006
vertagt worden. Wie die Bundesregierung mitteilt, hat die bolivianische Regierung ihre Forderung nach
Enteignung ausländischer Erdgas-Konzerne zwar "erheblich abgeschwächt",
dies aber "noch nicht konkretisiert". Ebenso sei "die außenpolitische Orientierung der Regierung
Morales (…) noch nicht eindeutig festgelegt".[11]


Entwicklungsministerin
Wieczorek-Zeul forderte Morales während ihres Besuchs zum Wechsel aus dem "roten Bogen" in die
"rosa Welle" auf: Lateinamerika und Europa seien "natürliche
Partner" und müssten "gemeinsam die Probleme lösen".[12]
In der kommenden Woche wird Außenminister Steinmeier Verhandlungen mit den drei
als kooperativer geltenden Nachbarstaaten Boliviens führen.

[1]
Bundesanstalt für Geowissenschaften und Rohstoffe: Commodity Top News No. 25
(2006): Erdgas in Südamerika. S. auch Im Vorfeld der deutschen Industrie

[2]
"Großes Interesse am Erfolg der Regierung Morales"; DW-World
24.04.2006

[3], [4] Die
neue politische Landkarte Lateinamerikas; SWP-Aktuell 6, Februar 2006

[5]
Wieczorek-Zeul vertritt die Bundesregierung bei der Amteinführung der neuen
chilenischen Präsidentin Bachelet; Pressemitteilung des Bundesministeriums für
wirtschaftliche Zusammenarbeit und Entwicklung 07.03.2006

[6] Politische
Unruhen im Andenland setzen Aktien der Gas-Produzenten unter Druck.
Bolivien-Krise belastet Energie-Konzerne; Handelsblatt 21.06.2006

[7] In
Argentinien handelt sich um die aus der Arbeitslosenbewegung hervorgegangenen
piqueteros.

[8] In
Brasilien handelt es sich um die Landlosenbewegung Movimento dos Trabalhadores
Rurais Sem Terra (MST).

[9] Kalter
Krieg im Bundestag; junge Welt 18.03.2006. S. auch Umsturzwünsche, Friss und
stirb und Eliten der Zukunft sowie Was kommt nach Castro?

[10] Ingo Niebel:
Venezuela not for sale. Visionäre
gegen neoliberale Putschisten, Edition Zeitgeschichte Band 24, Berlin 2006 (Kai
Homilius Verlag). S. auch "Generalsprotest" und Zuerst Gerechtigkeit
sowie Demokratische Werte

[11] Antwort
der Bundesregierung auf die Kleine Anfrage der Abgeordneten Dr. Karl Addicks,
Hellmut Königshaus, Dr. Werner Hoyer, weiterer Abgeordneter und der Fraktion
der FDP; Bundestags-Drucksache 16/1047

[12]
Bundesministerin Wieczorek-Zeul trifft bolivianischen Staatspräsidenten Morales;
Pressemitteilung des Bundesministeriums für wirtschaftliche Zusammenarbeit und
Entwicklung 22.04.2006

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