Prima della bufera/La fine della sovranità/ + altri

Grecia, crisi, Ue, Germania
Gfp     100216
Prima della bufera

+ Gfp 100204, La fine della sovranità (II)

●    L’esplosione del debito greco non è solo un risultato della crisi economica internazionale, ma anche espressione degli spostamenti dei rapporti di forza economici continentali,

o   negli scorsi anni i paesi dell’area euro “hanno avuto una vita economicamente separata”.

– Secondo il settimanale economico tedesco Wirtschafts Woche 18.01.2010,

o   La Germania sarebbe “il paese vincente che ha tratto vantaggi dalla moneta comune”:

o   i paesi del Sud, Portogallo, Italia, Grecia, Spagna, i cosiddetti paesi PIGS, avrebbero trasferito una quota maggiore di utili aziendali ad aumenti salariali, mentre la Germania con la sua politica dei bassi salari avrebbe garantito vantaggi alle sue imprese, e travolto i concorrenti europei con l’export.

o   Prima dell’introduzione dell’euro, per i singoli paesi era possibile difendere la propria valuta dalla svalutazione, mentre nello spazio monetario comune non possono più difendersi dagli attacchi a colpi di bassi costi salariali ed aumenti della produttività. Così i bilanci dei PIGS sono finiti in rosso.

– E proprio per questo l’euro sarebbe ora in pericolo, i divari economici dell’area euro portano a scontrarsi tra loro gli interessi politico-economici;

– non solo divergenze importanti tra Francia e Germania, ma anche difficoltà a governare l’unione monetaria nel suo insieme;

– Wirtschafts Woche, 18.01.2010: “una moneta comune non può funzionare se i paesi costretti all’unità si sviluppano economicamente una contro l’altra”; ecco dunque la necessità dei tagli al bilanci per i PIGS, come quelli imposti dalla BCE alla Grecia,

o   in ossequio alle richieste della Bundesbank e della Cancelliera, avanzate già nel dicembre 2009,

o   che potrebbero fare da modello per Italia, Spagna e Portogallo, che nel frattempo ha già introdotto misure di risparmio.

o   Critiche al diktat UE dal Nobel 2001 per l’Economia, Joseph Stiglitz, che parla di “feticismo del deficit”: le misure imposte potrebbero rallentare in modo significativo la crescita, diminuendo gli introiti fiscali e aumentando ulteriormente il deficit di bilancio. Analoghe misure sono fallite in Est Asia, ed ora rischiano di fallire anche in Irlanda

●    La vicenda sul debito greco è un’ulteriore riprova di come Berlino, inflessibile su bassi salariali e moneta forte, abbia negli scorsi anni rafforzato la propria supremazia nella UE, avvantaggiando le imprese tedesche rispetto a quelle estere, aumentando l’export, e di conseguenza anche il deficit di bilancio dei paesi compratori, i paesi più deboli alla periferia della UE.

o   Gerhard Schick, portavoce per la politica finanziaria dei Verdi tedeschi al Bundestag:

o   Axel Weber, attuale presidente della Bundesbank, fautore di una politica monetaria rigida, e del rigore verso la Grecia, se dal 2011 sarà il futuro presidente BCE,

o   accentuerà nella UE la linea del risparmio voluta dai tedeschi.[1]

o   Il diktat della UE sulla Grecia significa la temporanea cessione della sovranità greca sul proprio bilancio, un ambito centrale per l’indipendenza di uno Stato,

o   mentre la UE al contempo non prevede aiuti specifici e vincolanti.

●    Cedendo alle richieste della Germania – preoccupata che il deficit greco porti ad un aggravamento della crisi e all’indebolimento dell’euro, e addirittura del crollo dell’unione monetaria –

●    la UE impone alla Grecia forti tagli al bilancio, con conseguenti tagli occupazionali (prevista crescita della disoccupazione ufficiale dal 9,3 al 16%, dall’istituto di ricerca economica americano High Frequency Economics), salariali ed forti aumenti delle imposte.

o   La Germania esclude gli aiuti finanziari FMI, perché condizionerebbero la BCE.

o   Le misure di risparmio imposte alla Grecia (riduzione del deficit dal 12,7 al 2,8% del PIL entro il 2012) non hanno impedito a Berlino di chiedere ad Atene di acquistare aerei da guerra, Eurofighter, prodotti in Germania.

o   Diversi paesi UE, Germania compresa con il 6% del PIL, superano quest’anno la soglia del 3% prescritta da Maastricht per i deficit di bilancio. La Grecia sarà il primo Stato costretto a risparmi, e a riferire ogni 2-3 mesi a Bruxelles l’andamento del risparmio.

●    Kenneth Rogoff, capo-economista del FMI nel 2001-2003, prevede la possibilità di forti proteste di piazza in Grecia, in particolare contro la Germania, se le misure di risparmio verranno attuate, dato che

o   il patto di stabilità della UE è stato fortemente voluto dai tedeschi.

o   oltre ad aver rifiutato aiuti concreti per risolvere la questione del debito, ha fatto pressione su Atene perché proceda ai forti tagli salariali e occupazionali, confermati il 15 febbraio dai ministri Finanza della UE, che ha decretato l’obbligo per la Grecia di ridurre di 4 punti il proprio debito nel prossimo anno.

Alcuni esperti stanno discutendo la possibilità di escludere la Grecia e eventualmente altri paesi dall’area euro per impedire l’indebolimento dell’euro sul dollaro.

[1] Secondo il principio dell’equilibrio regionale, se il vice-presidente BCE proviene da uno dei paesi del Sud Europa, il presidente BCE dovrebbe essere di un paese del Nord Europa. Dato che alla successione a maggio del vice-presidente BCE in carica, il greco Lucas Papademos, è tato designato  il portoghese Vitor Constancio, tra i due candidati alla presidenza, il tedesco Axel Weber e l’italiano Mario Draghi, sarà il primo a succedere molto probabilmente all’attuale presidenza del francese Jean-Claude Trichet. Sarebbe il primo tedesco ad occupare tale incarico. Secondo Handelsbaltt, 15.02.2010, francesi e tedeschi si sarebbero accordati sul candidato tedesco; secondo Le Monde, Sarkozy appoggerebbe ufficialmente Weber che pur essendo visto dai francesi come “falco”, è preferito a Draghi, non ben visto per la sua precedente attività in Goldman Sachs; l’Eliseo preferirebbe un eventuale terzo candidato. Un’incognita rimane la sorte del capo-economista BCE, che fino al 2014 è il tedesco Jürgen Stark;  due tedeschi nel direttorio BCE non sono possibili. Potrebbe dimettersi in anticipo lasciando il posto ad uun francese, e diventare presidente della Bundesbank, o andare in pensione.

Gfp      100216
Vor dem Sturm
16.02.2010
ATHEN/BRÜSSEL/BERLIN
(Eigener Bericht) –

–   Angesichts der harten Haltung Berlins bei der Verhängung von EU-Zwangsmaßnahmen gegen Griechenland warnen Beobachter vor offenen Straßenprotesten gegen Deutschland.

–   Die Bundesregierung verweigert Athen nicht nur konkrete Hilfszusagen im Kampf gegen seine Verschuldung; auch die dramatischen Kürzungen bei Löhnen und Arbeitsstellen, die die EU-Finanzminister am gestrigen Montag bestätigt haben, wurden maßgeblich auf Druck Deutschlands verhängt.

–   Der aktuelle Streit um die griechischen Schulden legt einmal mehr offen, wie Berlin mit seiner Fixierung auf Lohnkürzungen sowie eine harte Währung die eigene Vormacht innerhalb der EU stärkt und gleichzeitig ärmere Staaten an der europäischen Peripherie in die ökonomische Katastrophe drängt. Mit der gestrigen Entscheidung über den nächsten Vizepräsidenten der Europäischen Zentralbank (EZB) ist die Wahrscheinlichkeit gestiegen, dass der derzeitige Bundesbank-Präsident, Axel Weber, im Jahr 2011 den Posten des EZB-Präsidenten übernimmt. Weber, ein Vertreter eines harten Kurses gegenüber Griechenland, gilt als geldpolitischer Hardliner und würde die bisherige Linie Berlins, die sich im aktuellen Spardiktat gegen Griechenland äußert, schärfen.

Straßenproteste gegen Deutschland

Angesichts der harten Haltung Berlins bei der Verhängung von EU-Zwangsmaßnahmen gegen Griechenland warnen Beobachter vor offenen Straßenprotesten gegen Deutschland.

–   Die Finanzminister der EU haben am gestrigen Montag bekräftigt, dass Athen im kommenden Jahr seine Staatsschulden um vier Prozentpunkte senken muss.

–   Das Diktat, das einen Beschluss der EU-Komission von Anfang Februar bestätigt, ist mit rigiden Kontrollen verbunden und bedeutet ein vorläufiges Ende der griechischen Souveränität in Fragen des Haushalts und damit in einem zentralen Bereich der staatlichen Hoheit.

–   Die Regierung in Athen klagt darüber, dass dem Oktroy keine präzisen Unterstützungszusagen Brüssels folgen; die EU-Hilfsversprechen der letzten Woche haben recht unverbindlichen Charakter. Es wird damit gerechnet, dass das Spardiktat, das Athen nun verwirklichen muss, schwere Unruhen auslöst. Experten gehen davon aus, dass die Proteste sich gegen die EU-Führungsmacht richten werden. Der Wirtschaftswissenschaftler Kenneth Rogoff, der von 2001 bis 2003 als Chefökonom des Internationalen Währungsfonds (IWF) amtierte, befürchtet "gewaltsame, gegen Deutschland gerichtete Proteste in den Straßen Griechenlands".[1]

"Dem deutschen Steuerzahler helfen"

–   Tatsächlich geht das EU-Diktat gegenüber Griechenland in hohem Maße auf deutsche Forderungen zurück. Der Euro-Stabilitätspakt, der eine Senkung des griechischen Haushaltsdefizits auf drei Prozent verlangt, ist in den 1990er Jahren von der Bundesrepublik durchgesetzt worden.

–   Bundeskanzlerin Merkel hatte bereits im Dezember erklärt, die EU müsse auch Zwangsmaßnahmen gegen Athen in Betracht ziehen, um die griechische Regierung zur Begrenzung ihrer Schulden zu zwingen.[2] Berlin hatte dann aus Sorge um die Stabilität des Euro den Druck erhöht, bis die EU-Kommission Anfang Februar Athen schließlich Zwangsmaßnahmen diktierte. Die Weigerung, Griechenland konkrete Hilfszusagen zu machen und damit dem Land eine Dämpfung der rigiden Haushaltskürzungen zu ermöglichen, geht maßgeblich auf die deutsche Kanzlerin zurück. Laut Otto Fricke, dem parlamentarischen Geschäftsführer der FDP-Bundestagsfraktion, "kann und darf es" in der ganzen Sache nicht "um eine Hilfe für Griechenland gehen": "Wenn überhaupt, geht es darum, vom deutschen Steuerzahler Schaden fernzuhalten."[3]

–   Einige Experten erörtern inzwischen Möglichkeiten, Griechenland und eventuell auch weitere Staaten aus der Eurozone auszuschließen, um ein Nachgeben der Währung gegenüber dem Dollar zu verhindern.

Ein erster Schritt

–   Die deutschen Maßnahmen gegenüber Griechenland werden inzwischen selbst im Bundestag kritisiert – auch weil Berlin eine Mitschuld an den griechischen Verschuldungsproblemen trägt. Die Bundesregierung habe mit einer harten Niedriglohnpolitik der deutschen Wirtschaft Vorteile gegenüber Unternehmen im Ausland verschafft, damit die deutschen Ausfuhren stark gesteigert und das Haushaltsdefizit der Abnehmerländer entsprechend vergrößert. "

–   Als Exportweltmeister hat Deutschland viele Jahre gute Geschäfte gemacht, zu Lasten anderer Länder", erklärt Gerhard Schick, der finanzpolitische Sprecher der Grünen im Bundestag: "Die Balance im Euroraum ist aus den Fugen geraten."[4] Es greife "zu kurz, Athen allein die Schuld an der Misere zu geben". "Es wäre ein erster Schritt", rät Schick, "wenn nicht die Kanzlerin selbst in Boomzeiten ständig fordern würde, die Menschen müssten den Gürtel enger schnallen."[5]

Der nächste EZB-Präsident

–   Mit der gestrigen Entscheidung über den nächsten Vizepräsidenten der Europäischen Zentralbank (EZB) ist die Wahrscheinlichkeit jedoch gestiegen, dass Berlin die jetzt gegenüber Griechenland exekutierte harte Politik noch weit tiefer in den EU-Institutionen verankern kann.

–   Die EU-Finanzminister einigten sich am gestrigen Montag darauf, den Portugiesen Vitor Constancio zum nächsten EZB-Vizepräsidenten zu ernennen. Dem üblichen Brüsseler Regionalproporz zufolge muss der gegenwärtige EZB-Präsident Jean-Claude Trichet, ein Franzose, von einem Banker abgelöst werden, der nicht aus den südlichen Mitgliedstaaten stammt. Als Kandidaten wurden bislang der Chef der Banca d’Italia, Mario Draghi, und der Bundesbank-Präsident, Axel Weber, genannt. Nach der Entscheidung für Constancio werden Draghi kaum noch Chancen eingeräumt.[6]

Unruhe

–   Gegen Weber gibt es Widerstände vor allem in Paris. Weber gelte "als ‘Falke’, als einer, der im Kampf gegen die Inflation bis zum Ende geht", umschrieb die französische Tageszeitung Le Monde am Wochenende vorsichtig die französischen Vorbehalte gegen eine Zementierung der harten deutschen Geldpolitik in der EU.

–   Es sei schon genug, dass die EZB nach deutschem Modell aufgebaut sei und ihren Sitz in Frankfurt am Main habe; ein deutscher EZB-Präsident könne "zu Unruhe führen".[7] Inzwischen hat das Taktieren um den Vorsitz der Zentralbank in vollem Umfang begonnen. Die Presse schreibt, die deutsche Kanzlerin habe dem französischen Staatspräsidenten Webers Präsidentschaft mit dem Versprechen schmackhaft gemacht, das Amt des Chefvolkswirts Paris zu überlassen; bislang hat es der Deutsche Jürgen Stark inne.[8] Dagegen heißt es in der französischen Presse, Sarkozy suche Merkels Drängen mit hinhaltenden Äußerungen auszuweichen und hoffe insgeheim auf einen dritten Kandidaten; schließlich übe Trichet noch bis zum Herbst 2011 die EZB-Präsidentschaft aus.[9] Mit einem Nachgeben Berlins wird nicht gerechnet. "Webers Wahl wäre eine Garantie, dass die Politik der Geldwertstabilität in der EZB gewahrt würde", erklärt der Präsident des CDU-Wirtschaftsrates, Kurt Lauk: "Es wird ohnehin Zeit, dass Deutschland wieder einmal eine der großen europäischen Institutionen leitet."[10]

[1] Empörung über Hilfe für Griechenland; Die Welt 14.02.2010

[2] s. dazu Das Ende der Souveränität

[3] Empörung über Hilfe für Griechenland; Die Welt 14.02.2010

[4] "Die Europäer müssen Griechenland helfen"; focus.de 10.02.2010

[5] s. dazu Das Ende der Souveränität (II)

[6] EU-Finanzminister nominieren neuen EZB-Vize; Spiegel Online 15.02.2010

[7] La nomination du vice-président de la BCE donnera une première indication sur le successeur de M. Trichet; Le Monde 14.02.2010

[8] Frankreich für Axel Weber als EZB-Präsident; Die Welt 13.02.2010

[9] La nomination du vice-président de la BCE donnera une première indication sur le successeur de M. Trichet; Le Monde 14.02.2010

[10] Unionspolitiker wollen Weber als EZB-Präsidenten; Handelsblatt 07.02.2010

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Handelsblatt           100215

Donnerstag, 18.02.2010

15.02.2010 , aktualisiert 15.02.2010 22:53 Uhr

EZB-Posten: Webers Weg an die Spitze ist nun frei

–   Am Montag einigten sich die EU-Finanzminister auf den Portugiesen Vitor Constancio als Vizepräsidenten der Europäischen Zentralbank. Diese Personalie beeinflusst direkt eine andere, denn damit steigen die Chancen Axel Webers auf den Platz an der EZB-Spitze. Geht es nach Angela Merkel, wird der Bundesbankchef 2011 Nachfolger von Jean-Claude Trichet.

von Ruth Berschens, Daniel Goffart und Marietta Kurm-Engels

BRÜSSEL/BERLIN/FRANKFURT. Die Bemühungen der Bundesregierung, zum ersten Mal einen Deutschen an die Spitze der Europäischen Zentralbank (EZB) zu bringen, sind einen entscheidenden Schritt vorangekommen. Die Finanzminister der Euro-Staaten einigten sich Montagabend in Brüssel darauf, den Portugiesen Vitor Constancio als Nachfolger von EZB-Vizepräsident Lucas Papademos vorzuschlagen.

–   Damit steigen die Chancen von Bundesbankpräsident Axel Weber, im Herbst 2011 die Nachfolge von EZB-Chef Jean-Claude Trichet anzutreten. Denn der Regionalproporz im Direktorium der EZB sieht jetzt relativ ungünstig aus für seinen einzigen Konkurrenten, den Chef der Banca d’Italia, Mario Draghi.

–   Eine künftige EZB-Führung mit einem Italiener an der Spitze und einem Portugiesen als Vize gilt als schwer vorstellbar. Die Südeuropäer hätten dann zu viel Gewicht in der Führung der Bank. Politische Kreise in Berlin gehen davon aus, dass die traditionelle regionale Verteilung europäischer Spitzenjobs „nicht in dem Augenblick obsolet wird, in dem es um einen deutschen Kandidaten geht“.

–   Bundeskanzlerin Angela Merkel und Frankreichs Staatspräsident Nicolas Sarkozy haben die EZB-Personalie nach Informationen des Handelsblatts bereits im kleinen Kreis erörtert. Dabei gab es politischen Kreisen zufolge „ein erstes Einvernehmen, dass die Regierung in Paris einen deutschen Kandidaten unterstützen will“.

–   Die französische Tageszeitung „Le Monde“ berichtete allerdings, dass Präsident Sarkozy Weber zwar offiziell unterstütze. Hinter den Kulissen aber fühlten sich die Franzosen sich mit dem deutschen Kandidaten nicht ganz wohl. Aus französischer Sicht gebe es aber auch bei Mario Draghi ein Problem. Seine frühere Tätigkeit für die US-Investmentbank Goldman Sachs wird in Frankreich nicht gern gesehen. Am liebsten wäre es dem Élysée deshalb, mit einer Entscheidung über die Trichet-Nachfolge noch abzuwarten. „Vielleicht taucht ja noch ein dritter Kandidat auf“, sagte ein Berater des Präsidenten der Zeitung zufolge.

In Berlin sind die leisen Zweifel der Franzosen offenbar bekannt. Auch deshalb wird dort mit Nachdruck darauf hingewiesen, dass die Nachfolge für Trichet erst in eineinhalb Jahren anstehe. Man wolle deshalb „nicht zur Unzeit“ auf eine Vorklärung dringen und dadurch die guten Chancen von Weber gefährden.

–   Ehe Weber an die EZB-Spitze rücken kann, muss auch noch die Zukunft von EZB-Chefvolkswirt Jürgen Stark geklärt werden. Stark gehört dem Direktorium der Europäischen Zentralbank eigentlich bis Mai 2014 an. Es gehört aber zu den ungeschriebenen Gesetzen der EZB, dass in dem sechsköpfigen Direktorium eine Nationalität nicht doppelt vertreten sein soll.

Eine Lösung für ein vorzeitiges Ausscheiden von Stark müsste im Konsens gefunden werden. Sollte Stark dem zustimmen, blieben ihm nur zwei Alternativen: Er könnte mit dann 63 Jahren die Nachfolge von Weber als Bundesbankpräsident antreten oder vorzeitig in Pension gehen.

 

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Gfp     100204

Das Ende der Souveränität (II)

04.02.2010
ATHEN/BERLIN
(Eigener Bericht) –

–   Die Europäische Union[e] gibt deutschen Forderungen nach und oktroyiert Griechenland beispiellose Einschnitte im Staatshaushalt. Die Folge sind Stellenabbau, Lohnkürzungen und Steuererhöhungen in erheblichem Umfang.

–   Ursache ist die Sorge Berlins, das griechische Haushaltsdefizit könne zu einer gravierenden Krise führen und den Euro belasten. Wirtschaftskreise spekulieren sogar über ein Ende der europäischen Währungsunion. Die griechische Regierung muss nun alle zwei bis drei Monate in Brüssel vorsprechen und dramatische Kürzungen ihrer Staatsausgaben nachweisen.

–   IWF-Finanzhilfen, wie sie die Bundesregierung außereuropäischen Staaten immer wieder aufdrängt, schließt Berlin aus: Sie wären mit Bedingungen gegenüber der Europäischen Zentralbank in Frankfurt am Main verknüpft.

–   Die Forderung, Athen müsse drastische Sparmaßnahmen ergreifen, hindert Berlin nicht daran, Griechenland den Kauf von teuren Kriegsflugzeugen aufzunötigen: Der deutsche Außenminister verlangte zu Wochenbeginn in der griechischen Hauptstadt die Anschaffung von Kampffliegern, Modell Eurofighter (Sitz des Herstellers: Hallbergmoos in Deutschland). Das Berliner Spardiktat ist äußerst umstritten. Ein Wirtschaftsnobelpreisträger wirft der Bundesregierung "Defizit-Fetischismus" vor und rechnet damit, dass die Maßnahmen wirkungslos verpuffen.

Das Diktat

–   Die Europäische Union[e] oktroyiert Griechenland bislang beispiellose Einsparungen im Staatshaushalt. Wie die EU-Kommission am gestrigen Mittwoch in Brüssel mitteilte, muss Athen sein Haushaltsdefizit von 12,7 Prozent bis 2012 auf 2,8 Prozent des Bruttoinlandsprodukts senken. Der "Euro-Stabilitätspakt", der 1997 auf deutsches Drängen zustande kam, sieht ein maximales Defizit von drei Prozent vor.

–   Mehrere EU-Staaten verstoßen dagegen, darunter auch Deutschland, dessen Defizit dieses Jahr sechs Prozent erreichen könnte. Griechenland wird jetzt als erster Staat zu Etatkürzungen gezwungen. Seine Regierung muss alle zwei bis drei Monate in Brüssel vorsprechen und die diktierten Einsparungen nachweisen. Dazu zählen insbesondere der Abbau von Arbeitsplätzen beim Staat, die Kürzung von Löhnen und die Erhöhung von Steuern, jeweils in erheblichem Umfang. Das US-Wirtschaftsforschungsinstitut High Frequency Economics hält einen Anstieg der offiziellen Arbeitslosenquote von derzeit 9,3 Prozent auf 16 Prozent für möglich.[1]

Die Exportwalze

–   Tatsächlich ist die griechische Schuldenexplosion nicht nur Ergebnis der Weltwirtschaftskrise, sondern auch Ausdruck kontinentaler ökonomischer Kräfteverschiebungen.

o    Wie die Wirtschaftspresse urteilt, haben sich die Länder der Eurozone in den vergangenen Jahren "wirtschaftlich weit auseinandergelebt".

o    Während insbesondere die südeuropäischen Länder Portugal, Italien, Griechenland und Spanien – als "PIGS-Länder" bezeichnet – größere Konzernerlöse durch Lohnerhöhungen an die Beschäftigten weitergegeben hätten, habe Deutschland mit harter Niedriglohnpolitik seinen Unternehmen Geschäftsvorteile verschafft.[2]

o    Weil sich die deutschen "Arbeitnehmer-Heere mit niedrigen Lohnzuwächsen zufriedengeben, überrollt die Exportwalze erneut die europäischen Konkurrenten", heißt es in einem Kommentar.[3]

o    Vor der Einführung des Euro habe man sich mit der Abwertung der eigenen Währung verteidigen können; "im gemeinsamen Währungsraum gibt es gegen Angriffe mit sinkenden Lohnstückkosten und Produktivitätsfortschritten keine Gegenwehr". Deswegen seien die Leistungsbilanzen der "PIGS-Länder" "tief in die roten Zahlen" gerutscht.[4] Weil Deutschland aufgrund der woanders fehlenden Abwehrmöglichkeiten weiterhin per Export Erlöse einstreichen könne, sei es "Gewinner und Profiteur der gemeinsamen Währung".[5]

Der Euro

–   Genau deswegen ist jedoch Experten zufolge der Euro nun in Gefahr: Die wirtschaftlichen Divergenzen in der Eurozone lassen die wirtschaftspolitischen Interessen auseinanderstreben.

o    Dies führt nicht nur zu beträchtlichen Differenzen zwischen Deutschland und Frankreich (german-foreign-policy.com berichtete [6]); die Währungsunion insgesamt "droht unregierbar zu werden, der Euro gerät in Gefahr", warnt ein Währungsexperte von der Bonner Universität.[7]

o    "Eine gemeinsame Währung kann nicht funktionieren, wenn die zwangsvereinigten Länder sich wirtschaftlich zu weit auseinanderentwickeln", schreibt die deutsche Wirtschaftspresse [8] – und empfiehlt, um den für die Bundesrepublik vorteilhaften Euro zu retten, den "PIGS-Ländern" dramatische Kürzungen bei den staatlichen Ausgaben, wie die EU-Kommission sie jetzt der griechischen Regierung verordnet hat. Tatsächlich hat sich die EU-Kommission mit ihrem jetzigen Diktat Forderungen der deutschen Bundesbank und der deutschen Kanzlerin gebeugt, die bereits im Dezember 2009 auf entsprechenden Maßnahmen bestanden hatten.[9]

Die Rüstungsindustrie

–   Bemerkenswert ist, dass Berlin sich dem dramatischen Spardiktat zum Trotz monetären Hilfen für Athen entschieden widersetzt und gleichzeitig von der griechischen Regierung teure Käufe bei der deutschen Rüstungsindustrie verlangt. Überlegungen, die Finanzschwierigkeiten Griechenlands durch einen Kredit beim Internationalen Währungsfonds (IWF) zu lösen, werden von der Bundesregierung brüsk zurückgewiesen: Ein IWF-Kredit wäre an Bedingungen geknüpft und brächte Einschränkungen für die Arbeit der Europäischen Zentralbank in Frankfurt am Main mit sich – ein Umstand, den die Bundesrepublik Drittstaaten gewöhnlich zumutet, selbst jedoch nicht ertragen will.

–   Zugleich drängt Berlin Athen zum Kauf von Kriegsflugzeugen. Griechenland soll Kampfflieger vom Typ Eurofighter kaufen, die von einem Rüstungskonsortium mit Sitz in Hallbergmoos (Bayern) hergestellt werden.

o    Deutsche Bemühungen, das teure Militärflugzeug auch an Kunden im Ausland zu verkaufen und damit die Gewinne der kerneuropäischen Rüstungsindustrie zu erhöhen, hatten in den vergangenen Jahren bereits zu heftigen Auseinandersetzungen geführt (german-foreign-policy.com berichtete [10]). Zu Wochenbeginn verlangte der deutsche Außenminister bei einem Besuch in Athen, die dortige Regierung solle sich ungeachtet ihrer akuten Finanznot für den Eurofighter entscheiden.[11]

Nicht nur Griechenland

–   Wirtschaftskreise warnen, die Zwangsmaßnahmen gegen Griechenland könnten Vorbild für gleichgerichtete Schritte etwa gegen Portugal und Spanien sein. "Die Peripherie der Euro-Zone, ob es nun Griechenland, Italien, Portugal oder Spanien ist, hat sehr große Probleme mit dem Budgetdefizit, aber auch mit ihrer Wettbewerbssituation", erklärte kürzlich ein prominenter US-Ökonom – die Folgen der Niedriglohnpolitik Berlins bleiben in der Tat keinesfalls auf Griechenland beschränkt.[12] Portugal hat mittlerweile auch Sparmaßnahmen in die Wege geleitet – gezwungenermaßen.

Fetischisten

–   Scharfe Kritik an dem von Berlin durchgesetzten Spardiktat übt der Wirtschaftsnobelpreisträger des Jahres 2001, Joseph Stiglitz. Stiglitz zufolge drohen die Maßnahmen, die Berlin und Brüssel völlig unabhängig vom Willen der demokratisch gewählten Regierung in Athen erzwingen, das Wachstum deutlich zu verlangsamen, die Steuereinnahmen zu senken und das Haushaltsdefizit noch weiter zu vergrößern. Wie der Ökonom erklärt, sind vergleichbare Programme zuletzt in Ostasien gescheitert und drohen jetzt in Irland gleichfalls ihr Ziel zu verfehlen. "Es gibt Leute in der EU, die Defizit-Fetischismus betreiben und eine gewisse Befriedigung daraus ziehen, grob zu sprechen", urteilt Stiglitz in unverkennbarer Anspielung auf die EU-Hegemonialmacht – Deutschland.[13]

[1] Greece’s Austerity Sparks a Warning; The Wall Street Journal 02.02.2010

[2] Euroland abgebrannt; WirtschaftsWoche 18.01.2010

[3] Der wahre Teuro; WirtschaftsWoche 18.01.2010

[4] Euroland abgebrannt; WirtschaftsWoche 18.01.2010

[5] Der wahre Teuro; WirtschaftsWoche 18.01.2010

[6] s. dazu Zweite Liga und Am längeren Hebel

[7] Euroland abgebrannt; WirtschaftsWoche 18.01.2010

[8] Der wahre Teuro; WirtschaftsWoche 18.01.2010

[9] s. dazu Das Ende der Souveränität

[10] s. dazu Die Eurofighter-Mafia

[11] Westerwelle vertraut Griechenland; Deutsche Welle 02.02.2010

[12] EU übernimmt Kontrolle über Griechenlands Finanzen; Spiegel Online 03.02.2010

[13] Greece’s Austerity Sparks a Warning; The Wall Street Journal 02.02.2010

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