Scandalo dati in Deutsche Bahn/ Bilancio di Mehdorn – 2008, crescono fatturato e utile delle Ferrovie tedesche + vari

Germania, ferrovie, scandali
Sz        090402

Scandalo dati in Deutsche Bahn – Nel mirino i giornalisti

Hans Leyendecker

●    DB è il maggior gruppo statale tedesco; lo scandalo è di maggiori proporzioni di quello di Telekom, e continua ad ampliarsi.

●    Secondo diverse fonti giornalistiche, dal 2005 Deutsche Bahn (DB), le Ferrovie tedesche hanno sistematicamente controllato le mail in entrata ed in uscita per evitare la trasmissione di informazioni ai media.
Tesi

Die Welt, 9.4.2009:  Mehdorn, in occasione delle sue dimissioni: non c’è nessuno scandalo di un’illecita raccolta dati, ma di una campagna contro la direzione del gruppo.

o   Nel mirino sarebbero oltre una dozzina di giornali, agenzie e riviste (tra cui i dirigenti di Magazin, Spiegel, Tagesspiel, Capital, Wirtschaftswoche, Focus, Financial Times Deutschland, Handelsblatt, le agenzie Reuters e Deutsche-Presse, Frankfurter Allgemeine Zeitung, die Welt e Süddeutsche Zeitung), oltre a circa 10 giornalisti singoli,

o   in particolare Marcus Wacket, autore del libro “Mehdorn, le Ferrovie e la Borsa”.

o   Questo spionaggio non è riuscito ad evitare l’informazione al pubblico sull’operato del gruppo statale.

Telekom aveva incrociato i dati di collegamento dei membri di presidenze, consigli di sorveglianza e sindacati con i collegamenti di giornalisti economici che trasmettevano i loro rapporti via telefono.

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Sz        090409

L’abisso nelle Ferrovie – smontato il disco fisso di un "Lavoratore recalcitrante "

+ Sz     090405, Db: Scandalo dati – La lista nera

●    Da oltre un decennio Deutsche Bahn ha spiato sistematicamente i propri dipendenti (dal un rapporto conclusivo del responsabile nazionale per la privacy, Alexander Dix).

●    Secondo “persone informate” all’interno di DB, ciò che è emerso è solo la punta dell’iceberg.

●    La lista per lo spionaggio di DB sarebbe stata concentrata quasi esclusivamente su esperti delle Ferrovie o giornalisti che criticavano la visione di Mehdorn di mantenere un grande gruppo unitario, che abbia anche il controllo della rete.

– Da febbraio 2005 a dic. 2008 DB aveva creato una lista con parole chiave (modificata 45 volte in 4 anni) per filtrare le mail dei suoi dipendenti, e scoprire chi fosse in contatto con eventuali avversari del capo di DB, Mehdorn.

o   DB ha raccolto su un data base i numeri di conto corrente, di telefono e gli indirizzi di 173mila dipendenti, incrociati con 80mila aziende, per scoprire eventuali truffe.

o   Nello scandalo di spionaggio Telekom sono emersi cenni di agenti di sicurezza secondo cui gli addetti alla sicurezza di Telekom, DB e Lufhansa avrebbero scambiato dati. Avrebbero collaborato anche agenti di sicurezza delle banche.

o   Alti agenti della sicurezza di DB sono ex agenti di polizia o dei servizi segreti.

o   DB raccoglieva una gran quantità di materiale su presunti critici di Mehdorn, tra cui le pubblicazioni del direttore dell’istituto Max-Planck e del presidente della commissione monopoli del governo; del senatore alle Finanze di Berlino, ex membro del direttivo di DB, definito “Noto critico delle Ferrovie e di Mehdorn” …

o   Era ad esempio sospettato chi aveva inviato una mail al responsabile per i trasporti del partito liberale (FDP) o inviato un’informazione ad esempio all’’ex esperto delle Ferrovie della Confindustria tedesca (DBI).

o   Oppure chi comunicava con i consulenti della società Uniconsult, con il CEO delle ferrovie regionali Connex, o determinati giornalisti o redazioni di giornali, periodici agenzie di informazione …

o   In casi di gravi sospetti entrava in azione un programma speciale di DB per controllare contati e azioni di un determinato dipendente (dopo averlo messo in aspettativa) …

o   Un impiegato S. è stato condannato a nove mesi con la condizionale, e ha dovuto pagare €70mila per aver fatto circolare informazioni interne tra gli avversari di Mehdorn.

– Oltre ai controlli delle mail il rapporto del responsabile della privacy, Dix, mette in guardia da indagini per motivi politici o presunti interessi del gruppo.

– Vari gli scandali su violazione della privacy in Germania: tra questi Telekom, Lidl e ora DB.

– Il capo DB, Medhorn si è dimesso su pressione del governo; il sindacato dei dipendenti DB chiede al governo di non nascondere nulla dello scandalo; solo quando sarà tutto chiarito acconsentirà ad eleggere come nuovo capo di DB, Rüdiger Grube, presidente Daimler.

– Fine 2002, giunge a diverse autorità fiscali una lettera anonima proveniente da DB che denuncia il gruppo e il suo capo, Harmut Mehdorn per un reato fiscale.

– Solo 40 dipendenti DB potevano accedere alle informazioni fornite dall’anonimo. DB cerca di scoprire questo dipendente tramite un’agenzia investigativa (Detektei Network), già utilizzata da Telekom nello scandalo che la coinvolse.

– Network riceve da DB “test prestazionali” di 4 dipendenti, ritenuti critici o recalcitranti; Network si rivolge ad un esperto di scrittura. Inoltre DB raccoglie dati mail e dati su computer di quasi 40 dipendenti.

– Nov. 2003, Network conclude facendo il nome di un principale sospettato, il disco fisso del suo computer viene smontato a dicembre; il dipendente è licenziato, licenziamento però respinto dal tribunale del lavoro.

– Nessuno degli altri dipendenti spiati è stato informato né da DB né da Network; DB ha dato a Network anche loro mail (ad esempio in una mail un dipendente si lamenta che gli è stata negato un periodo di ferie, oppure si parla di livelli di retribuzione, di una disdetta di una cassa malattia o di un contrato di affitto, di una lapide tombale …).

–  Per il garante della Privacy DB ha agito in violazione della legge … in particolare, DB poteva controllare solo le mail di lavoro, dopo averne informato il lavoratore.

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Die Welt        090330

Bilancio di Mehdorn – 2008, crescono fatturato e utile delle Ferrovie tedesche

 ●    2008, utile lordo di Deutsche Bahn +4,8%, a €2,48MD; Fatturato +6,8%, a €33,5MD.

– 2008, +4,6 passeggeri, + 84mn., a 1,9 MD; +3,8% trasporti su lungo percorso, regionali +3%, urbano +8%.

– DB si deve ora confrontare con il calo del traffico merci su rotaie; rischio di estensione del lavoro a tempo ridotto, finora riguardante 5000 addetti; DB non ha finora parlato di licenziamenti.

– Per 2007 (?): calo surplus del gruppo, da €1,7MD a €1,32MD, per motivi fiscali.

DB vuole diminuire i costi, ha però ancora corrisposto una compartecipazione di €400 per il 2008.

Ancora irrisolti i problemi tecnici per l’ICE; ancora non chiarite le cause dell’incidente sull’asse ICE del luglio 2008 a Colonia.

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Die Welt        090408/09

Disputa per milioni – Il sindacato di Db chiede moderazione a Mehdorn/ Buonuscita – Mehdorn si difende da “assurde accuse”

●    Secondo il giornale Handelsblatt per contratto a Mehdorn spetterebbe non solo uno stipendio fisso, ma anche una parte variabile; nel 2008 la parte fissa ammontava a €750mila, i bonus sarebbero stati molto maggiori.

●    – Il dimissionario capo DB, Mehdorn, rivendica una buonuscita di milioni di €; il suo contratto scade nel maggio 2011; secondo il portavoce del sindacato GDBA, Medhorn non ha offerto di andarsene ma di rescindere il contratto.

●    Il capo dei macchinisti: non si può accettare che Mehdorn voglia anche rimpinguarsi le tasche.

– I sindacati Transnet e GDBA non sono di principio contrari, ma chiedono a Mehdorn moderazione nelle trattative di risoluzione del suo contratto: «Un contratto è un contratto». Transnet chiede come condizione che Mehdorn riconosca le proprie responsabilità sullo spionaggio dei dipendenti, condizione che egli avrebbe accettato,

– Mehdorn: non si tratta di una buonuscita ma del rispetto di un contratto di lavoro; gli spetterebbe formalmente una retribuzione fino a metà 2011.

DB è accusata dal garante della privacy, Alexander Dix, di aver spiato i propri dipendenti, un’agenzia investigativa di Colonia avrebbe tra l’altro indagato sui conti bancari di un sospettato per presunta corruzione (secondo Süddeutsche Zeitung).

Sz        090402
Datenskandal bei der Bahn – Journalisten im Visier

Die Bahn hat jahrelang ein- und ausgehende E-Mails auf etwaige Pressekontakte überprüft. Die Dimension der Angelegenheit ist – was die Journalisten angeht – größer als der Fall Telekom.

Von Hans Leyendecker

In einer Fotoillustration ist eine E-Mail mit dem Betreff "Daten" an den scheidenden Vorstandsvorsitzenden der Bahn AG, Hartmut Mehdorn, zu sehen. Der Datenskandal bei dem Unternehmen weitet sich zunehmend aus. (Foto: ddp)

–   Um den Abfluss von Material an Medien zu verhindern, hat die Deutsche Bahn jahrelang und systematisch die bei dem größten Staatsunternehmen ein- und ausgehenden E-Mails auf etwaige Pressekontakte überprüft.

Das ist aus Unternehmenskreisen zu erfahren. Erste Hinweise auf die systematische Suche nach Kontakten zwischen Bahnmitarbeitern und Journalisten waren vorige Woche bekannt geworden. Inzwischen wird die Dimension des Falles erkennbar – sie ist, was die Journalisten angeht, größer als der Fall Telekom.

–   Den Schilderungen mehrerer Quellen zufolge soll im Frühjahr 2005 bei der Bahn die Ausforschung gestartet worden sein. Ins Visier seien damals mehr als ein Dutzend Blätter, Agenturen und Magazine geraten – darunter Manager Magazin, Spiegel, Tagesspiegel, Capital, Wirtschaftswoche, Focus, Financial Times Deutschland, das Handelsblatt, die Agenturen Reuters und Deutsche-Presse-Agentur, die Frankfurter Allgemeine Zeitung, die Welt sowie die Süddeutsche Zeitung.

Öffentlichkeit war trotzdem informiert

Öffentlich-rechtliche Anstalten oder private Fernseh- oder Rundfunksender sollen sich nicht auf den ersten Ausspählisten befunden haben. Die Überwachung durch den Apparat konnte allerdings nicht verhindern, dass die Öffentlichkeit über kritische Vorgänge bei dem Staatskonzern informiert wurde.

–   Fast zeitgleich soll von der Bahn nach elektronischem Briefverkehr mit etwa zehn namentlich genannten Journalisten gefahndet worden sein. Darunter sollen sich allein drei Journalisten der Süddeutschen Zeitung befunden haben.

–   Besonders intensiv sollen sich die Schnüffler der Bahn auch bemüht haben, die Quellen des Berliner Agenturjournalisten Markus Wacket ausfindig zu machen. Wacket ist auch Autor des Buches "Mehdorn, die Bahn und die Börse".

Die Listen mit den Namen der ins Visier geratenen Medien sollen etliche Male überarbeitet und auch aktualisiert worden sein. Die Suche nach Medienkontakten erfolgte demnach bei der Bahn weit systematischer und auch gründlicher als bei der Telekom.

–   Anders als die Bahn hatte die Telekom illegal die Verbindungsdaten von Vorständen, Aufsichtsräten und Gewerkschaftern mit den Anschlussdaten von Wirtschaftsjournalisten verglichen, die über die Telekom berichteten.

–   Auf Anfrage wollten die Sonderermittler im Datenskandal der Bahn, die früheren Bundesminister Herta Däubler-Gmelin (SPD) und Gerhart Rudolf Baum (FDP), keinerlei Angabe machen, ob ihnen bei ihrer bisherigen Arbeit Listen mit den Namen der Medien und/oder der Journalisten bekanntgeworden sind.

Bereits im Jahr 2001 hatte ein damaliger Konzernsprecher angeregt, "sehr schnell" eine Sondereinheit zu bilden, die versuchen solle, "die Informanten bei der Bahn zu ermitteln". Weil die Konzernsicherheit nicht in der Lage war, die Lecks aufzuspüren, soll später zusätzlich sogar die Revision eingeschaltet worden sein, um Abflüsse an Medien zu untersuchen. Konzernchef Hartmut Mehdorn hatte intern immer wieder über Lecks bei der Bahn geklagt.

(SZ vom 02.04.2009/pak)
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Sz        090409

Die Abgründe bei der Bahn – "Aufmüpfigem Mitarbeiter" die Festplatte ausgebaut

Die Deutsche Bahn hat mehr als ein Jahrzehnt lang ihre Belegschaft systematisch ausgespäht – die Dokumentation eines besonders krassen Falls.

Von Klaus Ott

Datenskandal bei der Deutschen Bahn – beim Staatskonzern wurden über Jahre hinweg Mitarbeiter durchleuchtet. (Foto: dpa)

Die Deutsche Bahn hat mehr als ein Jahrzehnt lang ihre Belegschaft systematisch ausgespäht – meist war das rechtswidrig. Zu diesem Ergebnis kommt der Berliner Datenschutzbeauftragte Alexander Dix in einem vorläufigen Abschlussbericht. sueddeutsche.de dokumentiert einen besonders krassen Fall.

–   Ende 2002 ging bei mehreren Finanzbehörden ein anonymes Schreiben ein, in dem ein Bahn-Insider das Unternehmen und Konzernchef Hartmut Mehdorn eines Steuerdelikts bezichtigte. Der Anonymus, er nannte sich Mehdorn, verfügte über Informationen, zu denen nur rund 40 Bahn-Mitarbeiter Zugang gehabt haben sollen.

–   Die Bahn schaltete die zuvor schon wiederholt beauftragte Detektei Network ein, um diesen Beschäftigten zu ermitteln. Network ist auch in den Spitzelskandal bei der Telekom verwickelt.

–   Laut Dix-Bericht erhielt Network von der Bahn "Vergleichstexte" von vier Mitarbeitern, die als kritisch oder "aufmüpfig" galten und mit den in dem anonymen Schreiben aufgeführten Vorgängen zu tun hatten. Network beauftragte einen Schriftstilgutachter, die Texte zu prüfen.

Arbeitsgericht weist Kündigung zurück

–   Außerdem wurden bei der Bahn die Maildaten und Computer-Dateien von fast 40 Mitarbeitern erfasst. Bei einem Beschäftigten wurde sogar eine Datei kopiert, die ausdrücklich als privat gekennzeichnet war. Network nannte im November 2003 schließlich einen Hauptverdächtigten. Die Festplatte dieses Mitarbeiters wurde dem Dix-Bericht zufolge am 18. Dezember 2003 ausgebaut, der Verdächtige wurde später gefeuert. Das zuständige Arbeitsgericht erklärte die Kündigung aber für unwirksam.

–   Die anderen durchleuchteten Beschäftigten wurden laut Dix-Bericht weder von der Bahn noch von Network über die Untersuchungen informiert. Der Datenschutzbeauftragte rügt, dass Network von der Bahn auch Mails dieser Mitarbeiter bekam. Darunter ein Schreiben, in dem sich ein Beschäftigter beim Betriebsrat beschwert hatte, dass ein Urlaub abgelehnt worden sei.

–   In anderen Fällen ging es beispielsweise um eine Gehaltseinstufung, eine Kündigung bei einer Krankenkasse oder einen Mietvertrag. Und um einen Grabstein, mit Geburts- und Sterbedatum. Die ausgewerteten E-Mails sollen bis heute bei der Konzernrevision erfasst sein.

–   Dix rügt, die Bahn hätte Network keine privaten E-Mails der Beschäftigten überlassen dürfen. "Die Datenübermittlung war rechtswidrig." Außerdem hätte die Bahn die betroffenen Mitarbeiter vorab über die Untersuchungen informieren müssen; die Ermittlungen wären dadurch nicht gefährdet worden. Die bis heute andauernde Speicherung der überprüften E-Mails verstoße gegen das Datenschutzgesetz.

Nach Ansicht von Dix hätte die Bahn zuerst klären müssen, ob die Überprüfung von 40 Beschäftigten angesichts des "nicht sehr schweren Tatvorwurfs" überhaupt verhältnismäßig gewesen wäre. Bei der Untersuchung hätten "nur dienstliche E-Mails verwendet werden dürfen".

Das ist nur einer von vielen Fällen, wenn auch ein besonders krasser. Insider sagen, was bislang bei der Bahn aufgedeckt worden sei, komme nur der "Spitze eines Eisbergs" gleich. Fortsetzung folgt.

(sueddeutsche.de/mel)
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Sz        090405

Deutsche Bahn: Datenskandal – Die schwarze Liste

Feindbeobachtung eines Staatskonzerns: Mitarbeiter, die mit Kritikern von Bahn-Chef Mehdorn in E-Mail-Kontakt standen, wurden mittels Hit-Words ausgespäht.

Von M. Bauchmüller, H. Leyendecker u. K. Ott

Geheimdienste verwenden bei der Suche nach verdächtigen Vorgängen Wortbanken, die mit bestimmten Begriffen ("Hit-Words") gespeist sind. Wenn etwa in E-Mails von "Rakete" die Rede ist, wird die Nachricht von Spezialisten der elektronischen Aufklärung gesichert und von deren Kollegen ausgewertet.

–   Die Deutsche Bahn (DB) benutzte von Februar 2005 bis Mitte Dezember 2008 eine Liste mit solchen Hit-Words, um die elektronische Post von Bahn-Mitarbeitern zu filtern. Die Aktion heiß Leakage (Leck). In knapp vier Jahren wurde die Liste insgesamt 45mal geändert, aktualisiert, erweitert – wie es eben die Geheimen auch machen.

–   Die Konzernsicherheit wollte Lecks entdecken und beispielsweise feststellen, welcher Mitarbeiter mit mutmaßlichen Gegnern des Bahn-Chefs Hartmut Mehdorn Kontakt hatte: Wer dem Verkehrsreferenten der FDP-Bundestagsfraktion, Lothar Neuhoff, unter fdp-bundestag. de eine Mail schickte, oder dem früheren Bahnexperten des Bundesverbandes der Deutschen Industrie (BDI), Kay Lindemann, eine Nachricht übermittelte, machte sich höchst verdächtig.

–   Ins Visier geriet aber auch, wer mit Beratern von der Firma Uniconsult, dem Geschäftsführer der Connex-Regionalbahnen, Hans Leister, namentlich aufgeführten Journalisten oder Redaktionen von Tageszeitungen, Magazinen und Nachrichtenagenturen kommunizierte. Selbst die Korrespondenz mit Fachblättern wie dem bahn report wurde beäugt.

Die Methode hieß intern "Datenabzug". Der Angestellte S. wurde von der Konzernsicherheit gefilzt, weil er sich von einem Mehdorn-Gegner das Manuskript eines Vortrags über "Effektive Netzinvestition" hatte schicken lassen. In mindestens 382 Fällen soll Leakage zu internen Untersuchungen geführt haben.

Verrat mit Kündigung bestraft

–   Für schwere Verdachtsfälle gab es ein spezielles Bahn-Programm: Erst sollten die Mitarbeiter beurlaubt, dann ihre Akten auf Feindkontakt durchforstet und womöglich sogar die Festplatten gesichert werden. Verrat hatte Kündigung zur Folge. Wie im Falle des Angestellten S., der als erster bei Leakage ins Netz ging. Er hatte wiederholt Interna an Mehdorn-Gegner weitergereicht und erhielt später einen Strafbefehl über neun Monate auf Bewährung. Außerdem musste S. 70.000 Euro zahlen.

–   Die Bahn legte auch, offenbar unabhängig von Leakage, interne Dossiers über Kritiker von Mehdorns Unternehmenspolitik wie den Berliner Finanzsenator Thilo Sarrazin oder den Vizepräsidenten des Bundesrechnungshofs, Norbert Hauser, an.

–   Die Republik hat viele unappetitliche Datenskandale erlebt. Telekom, Lidl sind nur einige Namen – die Reihe ließe sich fast beliebig fortsetzen. Die Affäre bei der Bahn entpuppt sich als eine absurde Melange aus Verfolgungswut, Größenwahn und Paranoia. Verrat und Ketzerei fielen offenkundig bei dem Staatsbetrieb zusammen. Welches Gewicht jedes dieser Elemente hatte, lässt sich noch nicht absehen: Möglicherweise handelt es sich um einen Abgrund von Beschnüffelung. Auch sind Fragen nach der Rolle Mehdorns und der Rolle anderer Vorstandsmitglieder noch nicht beantwortet.

Lesen Sie auf der nächsten Seite: Mehdorn geht, doch der Aufklärungsbedarf bleibt

–   Der Berliner Datenschutzbeauftragte Alexander Dix macht auch nach dem Rücktritt Mehdorns noch "erheblichen Aufklärungsbedarf" aus. Seine Behörde schickte einen 64-seitigen vorläufigen Abschlussbericht an die Bahn, in der die E-Mail-Kontrolle noch gar nicht berücksichtigt ist. Es geht um andere Spähaktionen, die Dix als Verstöße gegen den Datenschutz betrachtet. Dix warnt davor, die Ermittlungen "aus politischen Gründen oder aus falsch verstandenem Unternehmensinteresse" einstellen.

Nach einem Rücktritt erlischt häufig das Aufklärungsinteresse in der Politik und nicht selten auch in Medien. In diesem Fall sieht es anders aus, nachdem Mehdorn diese Woche auf Druck der Regierung seinen Rückzug erklärt hatte. Die Bahngewerkschaften verlangen von der Bundesregierung sogar eine schriftliche Zusage, dass nichts unter den Teppich gekehrt werde. Nur dann wollen sie im Aufsichtsrat den Daimler-Vorstand Rüdiger Grube als neuen Konzernchef mitwählen. Die Gewerkschaften können gar nicht anders. Der Unmut in der Belegschaft über das trübe Treiben der Schnüffelnasen bei der Deutschen Bahn ist groß.

Klares Profil vor Augen

–   Immer deutlicher zeichnet sich ab, dass die Konzernsicherheit bei ihrer Feindbeobachtung ein klares Profil vor Augen hatte: Auf den geheimen Listen fanden sich fast ausschließlich Bahn-Experten oder Journalisten, die Mehdorns Vision vom großen, einheitlichen Bahnkonzern in Zweifel zogen.

–   Eine Bahn, die nicht gleichzeitig die Kontrolle über das Schienennetz hat, war für Mehdorn nicht vorstellbar. Wer anderer Meinung war, habe als Feind gegolten, sagt ein Verkehrsexperte, der auf der Leakage-Liste steht.

–   "Die Bahn wollte die Netzwerke der Kritiker ausforschen", sagt ein anderer Bahn-Kenner. Bezeichnend ist, dass beide Fachleute auch nach dem Rückzug Mehdorns anonym bleiben wollen. Zu unheimlich ist ihnen die Krake Bahn geworden, die alles über alle wissen wollte.

–   Nachrichtendienste sammeln bekanntlich Material über potenzielle Gegner; die Bahn sammelte massenhaft Material über vermutete Mehdorn-Kritiker. Ein 20-seitiges Dossier gibt Aufschluss über das Ausmaß des Wahns: Veröffentlichungen von Direktoren des Max-Planck-Instituts und des Vorsitzenden der Monopolkommission, die die Bundesregierung berät, wurden in der internen Aktensammlung bewertet. Über Sarrazin, den Berliner Finanzsenator, der mal im Bahnvorstand war, findet sich die Einschätzung: "Bekannter Bahn- und Mehdornkritiker … Kürzlich aggressiver und inhaltlich anfechtbarer Artikel über das Bahnmanagement".

–   Über den Verkehrsexperten Gottfried Ilgmann heißt es: "Benutzt polemische Forderungen, die Öffentlichkeitswirkung entfalten." Ilgmann geriet früh auf die schwarze E-Mail-Liste. Er war von dem durch Leakage aufgeflogenen Angestellten S. mit Material versorgt worden. Nach dem Rauswurf von S. schrieb Mehdorn der Belegschaft: "In diesem eklatanten Fall kennt der Vorstand kein Pardon. Wir werden deshalb in unseren Anstrengungen, solchen Praktiken auf die Spur zu kommen, nicht nachlassen." Der Konzernchef soll, wie ein ehemaliger Mitarbeiter berichtet, der Abteilung Konzernsicherheit "den Kopf gewaschen" haben, weil es so viele Lecks im Unternehmen gebe. Von Februar 2005 an nahm sich dann die dem Bahn-Chef direkt unterstelle Konzernrevision der Sache an. Dort lief auch die Rasterfahndung, bei der die Bahn Kontonummern, Telefonnummern und Adressen von 173.000 Mitarbeitern mit den Daten von 80.000 Firmen verglich, um möglichen Betrügereien auf die Spur zu kommen.

–   Ungeklärt ist bislang die Frage: Was hat Mehdorn, was hat der Vorstand von alledem gewusst? Er bestreitet, von mutmaßlich illegalen Praktiken erfahren zu haben. Andererseits gibt es Spuren, die in die Konzernspitze führen. "Spitzenmanager sollen involviert gewesen sein", sagt ein Aufsichtsrat. Im Vorstand wird das dementiert: "Von uns hat das keiner gewusst." Man habe lediglich mitbekommen, dass in einzelnen Fällen, bei begründetem Verdacht, E-Mails kontrolliert worden seien. Im Rahmen dessen, was die Gesetze erlaubten. Ein Top-Manager berichtet, die Konzernsicherheit und die Revision hätten, wenn Interna nach draußen gelangten, in den Chefetagen gefragt. Welche Bedeutung diese Unterlagen denn hätten, wer Zugang zu diesen Papieren gehabt habe? "Da bin auch ich gefragt worden. Aber ich habe nie etwas veranlasst."

Lesen Sie auf der nächsten Seite: Wie Großkonzerne möglicherweise in Zusammenarbeit Bewegungsprofile von Verdächtigen erstellt haben.

–   Vieles ist noch unklar. Wie weit reichte das Netz, das die Bahn übers Land gespannt hatte und wo waren die Knoten? In Behördenakten des anderen großen Datenskandals, der Telekom-Affäre, findet sich der Hinweis von Sicherheitsleuten, dass Mitarbeiter der Konzernsicherheit der Telekom, der Bahn und der Lufthansa bei Bedarf mal Daten ausgetauscht hätten. So ließen sich dann leicht Bewegungsprofile von Verdächtigen erstellen. Auch sollen, so gab ein Detektiv zu Protokoll, Sicherheitsleute von Banken mitgemacht haben. Eine verifizierte Bestätigung für diese Behauptung gibt es nicht. An Verschwörungsszenarien ist kein Mangel, die Fakten sind oft bescheiden. Ermittlungen brauchen Zeit.

Schwierige Aufräumarbeiten

–   Vieles spielt im Milieu von (Ex-)Staatsunternehmen. Ranghohe Sicherheitsleute der Konzerne haben früher oft für Polizei oder Nachrichtendienste gearbeitet, sie kennen sich und der Polizei-Spruch "Datenschutz ist Täterschutz" kommt ihnen leicht über die Lippen. Die Aufräumarbeiten gestalten sich schwierig.

–   Die von Mehdorn eingeschaltete Berliner Staatsanwaltschaft hat sich bei der Bahn darüber beschwert, von dem Unternehmen "unvollständige Unterlagen" bekommen zu haben, mit denen nichts anzufangen sein. Gefledderte Akten mag kein Staatsanwalt. Da kommt bei Strafverfolgern leicht der Verdacht auf, dass etwas Größeres verdeckt werden soll.

–   Der Spürnasen der Bahn erging es ebenso wie oft den Geheimdiensten. Sie fanden nur wenig. Viele der jetzt in den schwarzen Listen aufgeführten Bahn-Kritiker hatten ihre Kontakte auf private Handys und private E-Mail-Adressen umgestellt. "Wir haben immer hochkonspirativ gearbeitet", sagt einer von ihnen. "Deshalb ist bei den Kontakten ja auch so gut wie nie jemand aufgeflogen."

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(SZ vom 04./05.04.2009/mel)
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Die Welt          090330

Mehdorns Bilanz – Bahn steigert Umsatz und operativen Gewinn 2008

 

30. März 2009, 12:27 Uhr

–   Die Deutsche Bahn hat 2008 das Geschäft trotz erster Auswirkungen der Wirtschaftskrise ausgebaut. Der Gewinn vor Zinsen und Steuern stieg um 4,8 Prozent auf 2,48 Milliarden Euro. Jetzt kämpft die Bahn jedoch mit dem Einbruch des Güterverkehrs auf der Schiene.

–   Im Kampf gegen Korruption bei der Deutschen Bahn hat der Konzern heimlich Daten der Mitarbeiter überprüft. Bahn-Chef Hartmut Mehdorn sagt, davon habe er nichts gewusst. Nachdem der Druck auf ihn gewachsen ist, bietet er jedoch seinen Rücktritt an. Nicht jeder hatte ihm geglaubt…

–   Im Kampf gegen Korruption bei der Deutschen Bahn hat der Konzern heimlich Daten der Mitarbeiter überprüft. Die Deutsche Bahn meldet für 2007 einen gesunkenen Konzernüberschuss. Unter dem Strich ging das Plus auf 1,32 Milliarden Euro (Vorjahr: 1,7 Milliarden Euro) zurück. Dazu hätten negative Steuereffekte beigetragen.

–   Der Umsatz erhöhte sich um 6,8 Prozent auf 33,5 Milliarden Euro. Vor Steuern und Zinsen (Ebit) hatte die Bahn ihren Gewinn um 4,8 Prozent auf 2,48 Milliarden Euro gesteigert.

–   Vor allem im Güterverkehr auf der Schiene seien derzeit Einbrüche bei der Nachfrage zu spüren, sagte Vorstandschef Hartmut Mehdorn bei Vorstellung der Jahresbilanz in Berlin. Es sei zu befürchten, dass die bisher auf 5000 Mitarbeiter beschränkte Kurzarbeit ausgeweitet werden müsse. An Entlassungen denke die Bahn vorerst nicht.

„Betriebsbedingte Kündigungen haben wir bisher nicht geplant“, sagte Mehdorn in Berlin. Ziel sei es, so durch die Krise zu kommen. Die weitere Entwicklung hänge aber von der Marktlage ab. „An Sicherheit und Service sparen wir nicht“, fügte der Bahnchef hinzu.

–   Die Zahl der Fahrgäste stieg laut Bilanz 2008 um 4,6 Prozent oder 84 Millionen auf 1,9 Milliarden. Dabei erzielten alle Geschäftsfelder Zuwächse. Der Fernverkehr verbuchte ein Plus von 3,8 Prozent, der Regionalverkehr um drei Prozent und die Sparte Stadtverkehr acht Prozent.

–   Im Schienengüterverkehr gab es nur dank der Ende 2007 erworbenen britischen Tochter EWS ein Plus der Verkehrsleistung um 15 Prozent. Ohne EWS wäre das Vorjahresergebnis nicht erreicht worden.

In den ersten beiden Monaten 2009 habe der Personenverkehr mit stabilen Geschäften über die Schwäche im Güterverkehr hinweggetragen, sagte Mehdorn. Die Bahn wolle Kosten senken. Eine Mitarbeiterbeteiligung von 400 Euro für das Geschäftsjahr 2008 werde aber ausgezahlt, obwohl ein dafür festgelegter finanzieller Schwellenwert knapp verfehlt worden sei.

–   Die technischen Probleme mit ICE-Achsen der Bahn sind weiterhin ungelöst. Noch immer könnten die Hersteller der Züge keine verbindlichen Zusagen zu den Laufzeiten zwischen erforderlichen Prüfintervallen machen, sagte Mehdorn. „Wir sind hierüber nach wie vor fassungslos und entsetzt.“

Die Ursache für den Bruch einer ICE-Achse im Juli 2008 in Köln sei nach wie vor unklar. Vorerst gelten daher stark verkürzte Prüfintervalle. Mehdorn stellte in Aussicht, dass die Bahn zum Fahrplanwechsel im Juni voraussichtlich wieder zum normalen Angebot auf allen ICE-Linien zurückkehren könne.

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Die Welt          090408

Streit um Millionen – Bahn-Gewerkschaft verlangt Umsicht von Mehdorn

 8. April 2009, 19:30 Uhr

–   Der scheidende Bahn-Chef Hartmut Mehdorn hat Anspruch auf ein Restgehalt in Millionenhöhe. Dagegen haben die Gewerkschaften Transnet und GDBA nichts, sie fordern ihn aber zur Mäßigung auf.

–   Anders der Chef der Lokführer: Er kann nicht verstehen, dass Mehdorn noch abkassieren will.

–   Die Bahngewerkschaft Transnet hat den scheidenden Bahn-Chef Hartmut Mehdorn aufgefordert, bei der Auflösung seines Arbeitsvertrages umsichtig zu handeln. Der Chef der Bahn-Gewerkschaft und stellvertretende Aufsichtsratsvorsitzende, Alexander Kirchner, sagte WELT ONLINE: „Vertrag ist Vertrag, er muss eingehalten werden. Doch trotz aller Verdienste von Hartmut Mehdorn ist klar, dass es keinen goldenen Handschlag für ihn geben darf. Da werden die Vertreter der Arbeitnehmer im Aufsichtsrat nicht mitmachen.“

–   Generelle Kritik an angeblichen Forderungen Mehdorns nach einer vollständigen Erfüllung der finanziellen Pflichten aus dem Vertrag wollte Transnet aber nicht üben. Die Gewerkschaft habe von Mehdorn gefordert, die Verantwortung für die Datenaffäre bei der Bahn zu übernehmen. Das habe er gemacht. Damit sei die Hauptforderung erfüllt, sagte ein Transnet-Sprecher. Über die Vertragsauflösung muss laut Transnet der gesamte Aufsichtsrat abstimmen, die Arbeitnehmer stellen in dem Gremium die Hälfte der Vertreter.

–   Auch für die Bahngewerkschaft GDBA sind die Forderungen Mehdorns, über die das „Handelsblatt“ berichtete zunächst „nicht zu kritisieren“. Mehdorn habe „sicherlich Ansprüche“ aus seinem Vertrag, sagte GDBA-Sprecher Uwe Reitz. Er betonte, der Bahn-Chef habe nicht seinen Rücktritt angeboten, sondern ein Auflösen seines Vertrags. Die GDBA gehe nun davon aus, dass Mehdorn und Aufsichtsratschef Müller eine „für alle Seiten tragbare Lösung“ fänden. Erst wenn die genauen Zahlen bekannt seien, sei auch eine Bewertung möglich, betonte Reitz.

–   Der scheidende Deutsche-Bahn-Chef Hartmut Mehdorn besteht einem Bericht zufolge auf der vollständigen Erfüllung von Finanzzusagen in Millionenhöhe aus seinem bis Mai 2011 laufenden Vertrag. Andernfalls drohe Mehdorn dem Unternehmen mit juristischen Schritten, zitiert das "Handelsblatt“ vorab eine mit den Verhandlungen vertraute Person. „Herr Mehdorn pocht auf die Einhaltung seines Vertrages“, sagte der Insider demnach.

Mehdorn sei im Urlaub und für eine Stellungnahme nicht zu erreichen, hieß es in dem Bericht weiter. Ein Bahn-Sprecher sagte der Zeitung, weder der amtierende Vorstandschef noch der Konzern würden sich vor Abschluss der Verhandlungen zu deren Inhalt äußern.

–   Die finanziellen Details der Vertragsauflösung stehen noch nicht fest. Ein Sprecher des bundeseigenen Konzerns bestätigte, dass der Aufsichtsratsvorsitzende Werner Müller Gespräche führe. Zu Inhalten machte er keine Angaben. Auch Müller habe einen Kommentar abgelehnt.

Die Lokführergewerkschaft GDL reagierte empört auf die Forderung. „Es kann nicht sein, dass ein Manager, der die Eisenbahner nachweisbar hat ausspähen lassen, jetzt solche Ansprüche stellt“, sagte Claus Weselsky, Chef der GDL, dem Blatt. „Man kann ihn doch jetzt nicht so bezahlen, als sei alles in bester Ordnung.“

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Die Welt          090409

Debatte um Abfindung – Mehdorn wehrt sich gegen "abwegige Vorwürfe"

9. April 2009, 08:04 Uhr

–   Bahn-Chef Hartmut Mehdorn wehrt sich gegen den Vorwurf der Maßlosigkeit. Es gehe ihm nur um die Erfüllung seines Arbeitsvertrages – und nicht um eine Abfindung. Formal steht Mehdorn sein Gehalt bis Mitte 2011 zu. Unterdessen wirft der Berliner Datenschutzbeauftragte der Bahn schwere Rechtsverstöße vor.

–    „Es geht um keine Abfindung, will ich auch gar nicht, es geht einfach um Vertragserfüllung“, sagte Mehdorn. Daher seien auch Vorwürfe der Maßlosigkeit abwegig. „Das ist jetzt so eine Welle“.

–   Regierungssprecher Ulrich Wilhelm hatte an Mehdorn appelliert, angesichts der Diskussion um Managerbezüge ein „gewisses Gebot zur Mäßigung zu berücksichtigen.“ Wilhelm räumte aber ein, er kenne die Bestimmungen dessen Arbeitsvertrages nicht, der formal noch bis Mitte 2011 läuft. „Da wird Stimmung gemacht, da kann man sich nicht wehren, das ist eben das Problem“, sagte Mehdorn dazu in seinen ersten öffentlich Äußerungen nach seinem angekündigten Rückzug von der Spitze der Deutschen Bahn.

●    Laut einem Bericht des „Handelsblatts“ hat Mehdorn aus seinem Vertrag Ansprüche nicht nur auf ein Fixgehalt, sondern auch auf variable Bezüge. Das Fixgehalt habe 2008 bei 750.000 Euro gelegen. Der Bonus sei aber teils weit höher gewesen.

–   Der Berliner Datenschutzbeauftragte Alexander Dix wirft der Deutschen Bahn unterdessen vor, bei der Ausspähung ihrer Mitarbeiter gegen Gesetze verstoßen zu haben. Unter anderem habe eine vom Unternehmen beauftragte Kölner Detektei in einem mutmaßlichen Korruptionsfall mehrfach Konten eines Verdächtigen ausgekundschaftet, meldet die „Süddeutsche Zeitung“ vorab aus ihrer Donnerstagausgabe. Dabei bezieht sich das Blatt auf Dix’ vorläufigen Abschlussbericht zu der Datenaffäre, den er dem Unternehmen vergangene Woche übersandte. Die Detektei habe etwa Unterhaltszahlungen für die Kinder des Verdächtigen erfasst. Dem Dix-Bericht zufolge sei es kaum vorstellbar, dass dies ohne Gesetzesverstöße geschehen sei.

Die Bahn habe diese Informationen „bis heute gespeichert“, zitiert die Zeitung weiter aus dem 64-seitigen Bericht, zu dem der Datenschützer bis zum 21. April eine Stellungnahme vom Konzern erwartet. Nach dem Bundesdatenschutzgesetz habe das Unternehmen diese Daten aber gar nicht rechtmäßig verarbeiten können. Auch spreche „einiges dafür“, dass in die Zusammenarbeit mit der Kölner Detektei auch ein amtierendes Vorstandsmitglied involviert gewesen sei. Das gehe aus einer internen E-Mail hervor.

Ein Bahn-Sprecher sagte zu dem Zeitungsbericht, die aus dem vorläufigen Bericht des Datenschutzbeauftragten zitierten Behauptungen hinsichtlich der Zusammenarbeit eines DB-Vorstandsmitglieds mit der Firma Argen entbehrten einer sachlich fundierten Grundlage. Aus den vorliegenden Unterlagen ergäben sich weder strafrechtlich verfolgbare Tatbestände noch, dass ein früheres oder heutiges Vorstandsmitglied die Firma Argen beauftragt hätte. Eine Sprecherin von Dix lehnte es ab, sich zum Inhalt der an die Bahn übermittelten Erkenntnisse zu äußern.

–   Mehdorn hatte noch bei der Bekanntgabe seines Rücktrittsangebots betont, es gebe keinen Daten-Skandal, sondern eine Kampagne gegen die Unternehmensführung. Niemand bei der Bahn habe etwas Rechtswidriges getan.

–   Die Zeitung zitiert aus dem Dix-Bericht auch, es seien weitere Kontodaten rechtswidrig gespeichert worden, die von einer anderen Detektei offenbar illegal beschafft worden seien. Keiner der von der Bahn vorgenommenen Abgleiche von Mitarbeiterdaten mit Lieferantenlisten habe die rechtlichen Anforderungen erfüllt. Die Konzernrevision habe nach Einschätzung des Datenschützers bei den Ausspähaktionen „völlig auf rechtliche Prüfungen verzichtet“.

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